In famiglia ci stiamo svagando con l'allegria e l'ottimismo della fs anni 70.
tipico pubblico degli anni 70 che se la sta spassando con un film di fantascienza
1974 The Terminal Man (L'uomo terminale) Mike Hodges
Sorpresona tratta da un romanzo di Michael Crichton. Mi aspettavo una al massimo dignitosa serie B, invece e' un glaciale thriller fanta-medico, di affascinante e inquietante grigiore. Il lato computeristico viene trattato con una sobrieta' realistica insolita per l'epoca e rara persino oggi. Con passo lento e tono cronachista si arriva a bei momenti di alta tensione. Regia, fotografia, sceneggiatura elegantissime e cast di prim'ordine. Spicca il sempre sottostimato George Segal, in una parte che rischiava il ridicolo involontario. Con i capi Andromeda e Westworld forma una specie di trilogia crichtoniana dei primi 70, come dramma medicale col fanta-innesto, anticipa e persino fa un po' meglio del successivo e piu' noto Coma profondo.
pure i formicai erano in design (scena all'inizio del film e ci mettono anche un po' ad allarmarsi sul serio)
1974 Phase IV (Fase IV: distruzione Terra) Saul Bass
Formiche mutanti e intelligenti vogliono dominare il mondo: da uno spunto di serie C ad altisimo rischio di ridicolo, una produzione di serie B con tre attori e un campo di grano, che a colpi di classe visivi si auto-promuove in serie A. Purtroppo e' l'unico lungometraggio del grandissimo designer Saul Bass, che sa dove mettere la cinepresa, sa come inquadrare le cose e sa che colori usare meglio della stragrande maggioranza dei registi professionisti. Ancora straordinarie le riprese delle formiche, in molti punti non ho davvero capito come abbiano simulato certe cose.
"Senti, Jonathan, smettila di rompere i coglioni o ti tiro in testa un elemento di arredamento vintage!"
1975 Rollerball Norman Jewison
Un classicone che non avevo mai visto, se non qualche pezzo. Mi sorprende averlo scoperto film quasi privo di intreccio. Tra i tre scontri sportivi che punteggiano il film, in una escalation di violenza, e' un film che si "limita" a raccontare un mondo e la psicologia del suo protagonista. Quest'ultima per altro con spigoli machisti (coerenti col tipo di personaggio) che oggi sarebbe inimmaginabile non vedere messi in discussione e non "redenti". E James Caan si riconferma un grandissimo tragicamente sottostimato da 40 anni a questa parte. Notevole anche la paradossale carica di anti-spettacolarita' con cui vengono mostrate le partite, di cui viene mosse in risalto la pesantezza, la violenza, il caos. Il che per una volta rende coerente l'invenzione di uno sport del futuro le cui regole restano fumose per lo spettatore.
"non mi interessa se pelle contro pelle appicicano, metti il tuo culo sulle mie poltrone à la page o ti sparo."
1976 Logan's Run Michael Anderson
Piu' che un film di fs degli anni 70, la fs degli anni 70 (e 60) tutta in un film. C'e' persino Farrah Fawcett gia' pettinata alla Farrah Fawcett in una particina. Uscito l'anno prima di Star Wars, in genere viene preso ad esempio del salto nell'iperspazio che il film di Lucas fece fare al genere sotto l'aspetto visivo. In effetti sembra un film antichissimo, con modellini, colori, costumi e scenografie ferme all'estetica pop di Star Trek (anche se c'e' da dire che il Logan di Michael York sembra anticipare pose e caratteristiche sia di Luke Skywalker che di Han Solo). Distopia adorabilmente invecchiatissima, tutta colori e invezioni visive, questo tardo discendente del filone avventuroso-satirico nato col Pianeta delle scimmie, funziona pero' ancora benissimo come divertimento. Purtroppo non si e' mai avverato un futuro in cui schiacciando un bottone ti si materializza in casa una Jenny Agutter giovane e seminuda.
sottili metafore
1968 Planet of the Apes Franklin J. Schaffner
Non avevo mai realizzato quanto fosse raffinato e curato a livello visivo. Tutta la fantastica parte iniziale nel deserto, dove monta una memorabile atmosfera di attesa: mi immagino gli spettatori di allora, che sapevano che sarebbero apparse le scimmie, e come gli autori li tenessero sulla corda. Anche migliore la parte nel villaggio, dove le fantastiche scenografie vintage-tribali incorniciano le scene di colori e forme surreali, che ancora redono efficace e coerente la satira swiftiana della storia. Toh, giusto qualche dialogo troppo lungo e un po' trombone, ma resta un Signor Classicone.
Di tutto rispetto anche i sequel:
1970 Beneath the Planet of the Apes (L'altra faccia del pianeta delle scimmie) Ted Post
Sgangherato, ma affascinante sequel, psichedelico e ultra-distopico. Qui alla fine scoppia il mondo. Allegria!
1971 Escape from the Planet of the Apes (Fuga dal pianeta delle scimmie) Don Taylor
Il passaggio al presente accentua il lato satirico e ironico. Come superare in pessimismo il film precedente? Con un bel primo piano di un neonato crivellato dalle pallottole. Evviva!
1972 Conquest of the Planet of the Apes (1999: conquista della Terra) J. Lee Thompson
Questo e il successivo sono i veri modelli della recente trilogia reboot. Ma per quanto seriosa e dark sia la serie moderna, il nerissimo pugno di stomaco finale di questo non si batte.
1973 Battle for the Planet of the Apes (Anno 2670 - Ultimo atto) J. Lee Thompson
Purtroppo la saga finisce col capitolo piu' moscio. Si lascia guardare e ha spunti interessanti, ma si notano problemi di budget e carenza di idee. E poi il semi-lieto fine nun se po' vede'.
e poi i tre mega-spazial-classiconi
come nel 1968 si immaginavano le case di riposo del 2001
1968 2001: A Space Odyssey Stanley Kubrick
Cosa dire di non del tutto scontato su un film del genere? Forse che per la prima volta mi sono accorto del sottile filo di ironia che lo attraversa. Ce n'e' un bel po' soprattutto in tutta la parte sulla stazione spaziale e i vari spostamenti con i mezzi, dove il film riprende i modi e i toni dei documentari promozionali delle aziende dell'epoca. Operazione pop in linea con la geniale intuizione di inventarsi il meno possibile di futuristico, processando piuttosto con la fantascienza elementi gia' esistenti nel presente di allora: la musica classica a commento della tecnologia, il teatro sperimentale per le scimmie, l'estetica psichedelica per il trip finale. Tanto che 2001 potrebbe essere preso come (anche) un fantasmagorico documentario sul 1968.
"Guarda, piu' che assomigliare a Paolo Villaggio, per me sei sputato il ciccione del Signore degli Anelli."
1972 Solaris Andrei Tarkovsky
Non avevo mai fatto caso a una cosa che pure e' rimarcata anche dagli stessi personaggi nel film: sembra un horror gotico ambientato nello spazio. Non voglio normalizzare il regista-poeta, ma per certi versi, in moltissime scene sembra quasi di vedere un film di Mario Bava. Poi chiaro, per quanto questo sia il suo film relativamente piu' normale e di genere, Tarkovsky fa comunque deragliare la narrazione e dilata i tempi a suo uso. Ma per una volta, cuciti su una struttura narrativa tradizionale, molti dei suoi momenti tipici mi sembrano esplodere con piu' potenza rispetto ai suoi film piu' "puri": i dieci minuti di tangenziale (una realta' di linee e suoni che era/e' gia' caos distopico?), l'esplorazione del paesaggio di Brueghel, la breve sospensione della gravita', la pioggia nella casa. Davvero inconcepibile il massacro della versione italiana, non solo amputata di tutti i primi 40 minuti, ma accorciata di numerosi dialoghi anche dopo. Cioe', avevano tagliato anche gran parte dei discorsi durante la festa di compleanno dove veniva praticamente spiegato il senso del film.
come riuscire ad essere il personaggio piu' inquietante in un film su un repellente e indistruttibile alieno assassino
1979 Alien Ridley Scott
Uno dei film della mia vita. Avevo quasi timore a riprenderlo, perche' tra una roba e l'altra non lo vedevo per intero da secoli, mi sa che e' stata la prima volta in digitale. Timore inutile, anzi e' riuscito quasi ad essere piu' geniale e diamantino che nel ricordo. Unico inevitabile cedimento: la tensione delle prime volte (pero' lo "stringifaccia" resta impressionante). A far piu' paura oggi e' che non sia invecchiato di un giorno, un film cosi' potrebbe uscire domani e nessuno batterebbe ciglio. Manco le pettinature degli attori sono fuori moda. Unico indizio vintage le micromutandine di Sigourney Weaver nel finale, mai oggi in un film mainstream coprirebbero cosi' poco e finirebbero un paio di volte al centro di un' inquadratura.