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2023: L'anno Del Mappazzone Magmatico


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57 replies to this topic

#1 Damy

    pophead

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Inviato 17 giugno 2023 - 10:51

Ok non è propriamente vero, anzi, ma mi andava di aprire una conversazione a parte su un fenomeno che non è certo nato adesso ma che sta sicuramente dando i propri frutti anche in questo 2023. Sto parlando di quegli album di estrazione "jazz" eccessivamente lunghi e magmatici, contorti e colorati, talvota cervellotici o lascivamente rilassanti, insomma quel tipo di ascolto impegnativo ma che può risultare tremendamente appagante nelle mani e ai momenti giusti. Ad arricchire la palette, il fatto che la matrice jazz venga manomessa e diluita dagli stessi autori per dirottare il suono verso lidi più personali, che sia ambient, elettronica, funk, rock o chissà quali altre fusioni di confine.

 

Questo non vuol essere un topic esclusivamente celebrativo - anzi, sovente si può incappare in lungagnate, sbrodolate e auto-compiacimenti da segaioli incalliti. Tuttavia, il fenomeno è interessante e mi piaceva sentire il parere del forum. Io al momento ho notato questi dischi qui sotto, li divido grossomodo per "sottogenere" in base a quel che ne ho capito, ma prendete le definizioni con le pinze.

 

Jazz puro e dintorni medio-piccoli:

 

London Brew - London Brew

Durata: 88 minuti

 

Dodici musicisti britannici uniscono le forze negli studi di Paul Epworth per un omaggio libero al celebre Bitches Brew di Miles Davis. Un ascolto pachidermico, pesante e acciaccato, che a tratti stride e strepita tra sibili di ottoni e bassi cavernosi, ma con un collante elettronico di sottofondo che lo rende vischioso e - per l'appunto - magmatico. Negherei se dicessi che si tratta di un disco perfetto o comparabile all'ispirazione dell'originale, d'altro canto la costosa e gentrificata Londra 2023 non è certo la delirante America anni Sessanta di un Miles in preda all'estro creativo e una debilitante dipendenza da eroina. Ma rimane al progetto London Brew una carica velatamente rabbiosa, sempre sul punto di scattare in avanti e mordere l'ascoltatore quando meno se lo aspetta. Il cast, del resto, si compone di tutti nomi clou della scena.

 

Per chi fosse interessato, un mini-documentario:

 

 

Fire! Orchestra - Echoes

Duarata: 110 minuti

 

:OR: Fire! Orchestra - Echoes :: Le Recensioni di OndaRock

 

Questo mi ha proprio confuso, lo ammetto. Una strumentazione gigante, brani che si snodano all'infinito tra pianissimi orchestrali e puntate di rumore, salvo poi planare verso edulcorate partiture bop anni Quaranta. Certo è un ascolto ricco e affascinante, ma non riesco a togliermi di dosso la sensazione che sia più una bella tappezzeria che si elogia criticamente che non un ascolto emotivo e passionale. Comunque ho visto che Good ha apprezzato molto - illustraci!

 

Verso l'ambient:

 

Colin Stetson - When we were that what wept for the sea

Durata: 70 minuti

 

:OR: Colin Stetson - When We Were That What Wept For The Sea :: Le Recensioni di OndaRock

 

Qui non posso dire molto perché non l'ho ancora ascoltato tutto, ma da quel che ho sentito m'è parsa una notevole dipartita verso lentezze ambient e atmosfere dilatate. Aspetto semmai i vostri commenti (ma quel titolo poetico suona malissimo e mi dà fastidio solo vederlo...).

 

Arooj Aftab, Vijay Iyer, Shahzad Ismaily - Love In Exile

Durata: 75 minuti

 

:OR: Arooj Aftab, Vijay Iyer, Shahzad Ismaily - Love In Exile :: Le Recensioni di OndaRock

 

Suoni bellissimi, atmosfere mediorientali zeppe di fascino e mistero, la voce di lei sempre molto evocativa pur senza mai prendere il sopravvento - assieme questi tre hanno una bella intesa e il risultato è uno dei crogiuoli ambient più curati dell'anno. Certo però, dal punto di vista della struttura, a tratti il trio indugia e perde tempo in maniera davvero autocompiaciuta, non sempre la lunghezza aiuta a creare atmosfera e l'impressione è che potevano portare tutto a casa con efficacia ben sotto i sessanta minuti. Ad ogni modo, nei momenti giusti, è davvero incantevole.

 

Verso il rock & dintorni:

 

Dave Okumu And The 7 Generations - I Came From Love

Durata: 65 minuti

 

:OR: Dave Okumu And The 7 Generations - I Came From Love :: Le Recensioni di OndaRock

 

C'ho messo un po' a entrarci dentro, ma questo mi è piaciuto davvero tanto. Okumu, già dentro ai London Brew di cui poco sopra, ha creato un magma dub-rock/post-punk oscuro e disperato ma catartico e venato di speranza, con tanta elettronica in sottofondo ma la salsa rimane profondamente blues. Una buona selezione di ospiti pure qui, tra i quali spiccano Eska e soprattutto Grace Jones - il cui ultimo album di studio, Hurricane, in un certo senso fa da presagio a sonorità come queste.

 

Ospiti da Jools Holland con Amnesia:

 

 

Ne avete altri da segnalare?


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#2 paloz

    Poo-tee-weet?

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Inviato 17 giugno 2023 - 11:31

Io il thread lo avrei intitolato RIP Jazz † (1917-2023) ashd


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esoteros

 

I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.

 

(Samuel Beckett, Malone Dies)


#3 Damy

    pophead

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Inviato 17 giugno 2023 - 18:21

C'avevo anche pensato asd

Ma alla fine non si tratta proprio di jazz puro dai, è più una vetrina su contaminazioni di confine, talvolta create da gente più nell'orbita che non strettamente rappresentativa del genere (tipo Okumu).
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#4 good vibrations

    Il primo disco del White Album è davvero un disc one

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Inviato 17 giugno 2023 - 19:13

Il disco dei Fire! Orchestra mi ha ucciso (in senso buono), non li ho mai sentiti così completi.
La mia preferenza è per le linee dei pezzi della "suite" (troncata e ripresa, in realtà). Ma trovo che gli altri pezzi siano inseriti nei punti giusti, spezzano un po' la ripetitività e danno un po' di brio (così anche la voce, quando appare).

I London Brew sulla carta dovrebbero farmi impazzire (di Shabaka, Theon Cross e Nubya Garcia apprezzo praticamente TUTTO), ma ancora non mi ha conquistato. Magari il doppio vinile rosso appena arrivatomi farà scoccare la scintilla.
Sul versante London jazz ti consiglio la compilation "Transmissions from Total Refreshment Centre", anche se è off-topic (dura meno di un'ora asd ).

Colin Stetson lo sto ascoltando in questi giorni. Mi sta piacendo molto, anche se vira quasi all'ambient (ogni tanto un po' di rilassatezza ci sta).

Il disco di Arooj Aftab, Vijay Iyer e Shahzad Ismaily l'ho invece comprato e rivenduto (doppio LP silver). Davvero noioso per me, pur se con alcuni buoni momenti.

Un consiglio per il topic è il nuovo dei Necks ("Travel"). La struttura del disco è sempre la solita (doppio LP con due tracce da circa 20 minuti per disco), anche qui siamo quasi in terra ambient. Ossessività e circolarità, come al loro solito tutto bello.
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#5 woody

    Classic Rocker

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Inviato 18 giugno 2023 - 11:04

Forse un po' off-topic ma "From the dancehall to the battlefield" di Jason Moran mi è piaciuto non poco!

Fire orchestra concordo piaciuto non poco pure a me, London Brew e Okumu me li sto scaricando, Iyer l'ho un po' perso di vista negli ultimi 6-7 anni ma il bassista Ismaily visto dal vivo in trio con RIbot è veramente bravo.

Giusto un precisazione, MIles Davis non era eroinomane nel periodo Bitches Brew, si era disintossicato dall'eroina nei primi anni 50. Fine anni 60 stava diventando cocainomane (fino ad arrivare a  cihudersi in casa per 5 anni più o meno dal 75 all'80 sfondarsi appunto di cocaina).

Comunque toppic interessante, bravo Damy


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#6 woody

    Classic Rocker

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Inviato 18 giugno 2023 - 14:10

I Necks mi mancano del tutto, ci sta che a casa abbia un paio di loro cd ma non ricordo niente del contenuto, prima mi sono dimenticato di metterli a scaricare.
Nel frattempo ho sentito un paio di brani di London Brew che mi hanno incuriosito non poco, vedrò di approfondire un po'


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#7 Damy

    pophead

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Inviato 19 giugno 2023 - 13:29

Ottimi suggerimenti, grazie. Col tempo li affronto tutti.

 

Quello dei Necks l'avevo sentito e in effetti mi era piaciuto "a pelle", pur senza grossi approfondimenti. Concordo sul fatto che non presenti nulla di nuovo, nel suo continuo e impercettibile girovagare all'infinito.

 

 

Giusto un precisazione, MIles Davis non era eroinomane nel periodo Bitches Brew, si era disintossicato dall'eroina nei primi anni 50. Fine anni 60 stava diventando cocainomane (fino ad arrivare a  cihudersi in casa per 5 anni più o meno dal 75 all'80 sfondarsi appunto di cocaina).

 

Hai ragione. Peraltro a me il Miles cocainomane piace abbastanza, ma ultimamente gli sto preferendo quello alcolizzato dei dischi fusion/funk anni Ottanta. Certo anche lui in vita non s'è mai fatto mancare niente, eh asd


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#8 wago

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Inviato 20 giugno 2023 - 08:01

Non è che mi piacciano proprio tutte le cose qui citate, anche se effettivamente ne apprezzo molte, né riesco davvero a vedere una connessione fra cose distanti quanto la Fire Orchestra e Dave Okumu. Però un trend, quantomeno riguardo alla parte più "black" e britannica delle segnalazioni, mi pare ci sia, e avrei anche qualche altro titolo (non di quest'anno) da aggiungere alla lista.

 

Cercando i tratti comuni, al di là della lunghezza che secondo me è indicativa ma non determinante, punterei proprio su quel mix di sviluppo "magmatico" e presa atmosferica, con accenti sia futuristici che retrò, che rende un disco come "I Came from Love" fra i titoli più incisivi e avvincenti del periodo. Funk al rallentatore (senza imputridirsi in fangosità varie), una certa magniloquenza orchestrale tenuta in scacco dal mood ombroso, attenzione alla diversità dei ritmi e degli arrangiamenti, predominio dell'evocazione e del groove sulla "canzone" in sé. Sì insomma, non ho ancora scritto che è tutta roba prog ma il concetto ovviamente è quello lì.
Heliocentrics per me determinanti nell'indicare la via. Quest'anno hanno fatto uscire un disco con The Gaslamp Killer ("Legna") che ha i suoi passaggi debitamente notturni e potrebbe interessare in questo thread.

 

Ci metterei anche:

Primissima cosa che mi viene in mente — "The Architecture of Oppression, pt. 1" del progetto The Brkn Records, capitanato da Jake Ferguson degli Heliocentrics. Il primo brano chiarisce il tono e il sound meglio di qualunque descrizione:

 

 

Un'altra citazione obbligata, di quest'anno, è "On the Romance of Being" di Desire Marea, giustamente celebrato dalla recensione di Vassiolios.

 

 

Sul fronte più strettamente jazzistico anche gli Ill Considered ("Liminal Space" del 2021 il loro disco meglio, a mio avviso).
Forzando forse un po' direi anche i belgi Sorcerers, con un sound di base legato all'ethio-jazz (il disco da sentire è In "Search of the Lost City of the Monkey God", che RYM etichetta anche come "exotica" e "crime jazz", a riprova degli aspetti vintage/atmosferici). Facilmente gli si possono avvicinare anche i loro amichetti Black Flower, che però sono ancora più in là lungo questa tangente etno-lounge che si allontana un po' dal core del "filone" (?).


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#9 Patrono

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Inviato 20 giugno 2023 - 08:33

Chiamatemi pure jazzofilo snob, ma a me questi progetti stile Gustafsson - che pure apprezzo a piccole dosi -  e sopratutto nu jazz londinese non mi hanno mai conquistato. Cioè, intendiamoci: sono molto contento che ci siano, perchè avvicinano pubblico diverso alla musica strumentale e improvvisata, ma mi sono sempre sembrati dischi innocui quando va bene quanto inutili quando va male. 

Musica per me senza troppo mordente, molto costruita.

 

Shabatka e i suoi tremila progetti, Nubya Garcia, London Brew (ma perchè? Perchè?), tutto il giro della Borwnston e alcune robe della International Anthem - buone uscite alcune, altre che cadono in questo calderone insipido - , mi paiono cose anche discrete, tutto molto equilibrato, pensato, progettato, ma boh...gli manca l'anima. Poi alcuni sono anche piatti come voci strumentali, per me...

 

Di jazz moderno molto bello ce ne è parecchio, comunque, solo non tira per nulla, ma di buone uscite ce ne sono ogni anno.

 

Quindi, come detto, molto bene che ci siano e creino curiosità verso una certa estetica sonora, ma se devo dire la mia...meh; tanto hype e immagine, poca qualità.

 

Se devo pensare ad un'altra ondata di jazz che ha attecchito anche in altri ambiti, ho preferito mille volte quella delle jam band degli anni 90 (tipo MMW). 


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#10 Patrono

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Inviato 20 giugno 2023 - 09:31

Vijay Yier era fenomenale, poi purtroppo è passato all'ECM (per quanto "Break Stuff" fosse un gran bel disco) e ha ricevuto il trattamento dell'etichetta tedesca, ce sostanzialmente narcotizza chiunque gli capiti a tiro da un po' di anni, ma lui non lo metterei necessariamente nel calderone citato, anche se certo è un nome "jazzistico" che "tira" (ovvero viene recensito su Pitchfork..).

 

Stetson faceva cose interessanti, poi per me si è perso. 

 

Comunque ripeto: di jazz che meriterebbe più visibilità "mainstream" ce ne è molto. Ma la situazione è un po' complicata, e ci sono vari fattori che secondo me fanno in modo che questo non avvenga - fattori concreti, non parlo di grandi complotti eh, per carità. 


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#11 good vibrations

    Il primo disco del White Album è davvero un disc one

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Inviato 20 giugno 2023 - 11:49

Suggerisci qualcosa allora!
Anche se non proprio in linea col thread (damy ci perdonerà)
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#12 Damy

    pophead

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Inviato 20 giugno 2023 - 12:41

Ah certo, segnalate pure eh! Io ho aperto il topic citando jazz stilisticamente "di confine", e mettendo qualche paletto tipo anno e durata media, ma espandete pure a piacimento tanto la sezione musica di questo forum ormai vede pochissimi contributi.

 

 

 

Un'altra citazione obbligata, di quest'anno, è "On the Romance of Being" di Desire Marea, giustamente celebrato dalla recensione di Vassiolios.

 

 

 

Questo dritto tra i dischi dell'anno, di una bellezza abbacinante dalla prima all'ultima nota. Non l'ho inserito nel post iniziale solo per la durata concisa (punto a favore, tra l'altro) ma soprattutto per la struttura dei pezzi che, salvo qualche istanza, virano verso un cantautorato "prog" spesso davvero poco "jazz". Ad ogni modo, fragoroso.


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#13 wago

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Inviato 20 giugno 2023 - 14:33

Suggerisci qualcosa allora!
Anche se non proprio in linea col thread (damy ci perdonerà)

 

Concordo!

 

L'analisi di Patrono, come legittima espressione di predilezioni personali, ci sta senz'altro. Fa un po' acqua però quando cerca di spiegare i perché tirando in ballo categorie vuote ("senz'anima") o agitando lo spettro del "vero jazz".

Anche a me le cose "tipo Gustafsson" non piacciono (ma non è che ne abbia ascoltate moltissime), però il bello di questi terreni di confine è proprio che non ci stanno nelle scatole precostruite, fondono linguaggi e modi di fare musica senza rispecchiare i canoni di questo genere o di quell'altro.

Per dire, nel nu jazz britannico ci sono artisti che non improvvisano affatto, quindi sì, l'"accusa" di essere costruiti ci sta, ma più che un demerito è proprio una scelta espressiva. Ascoltando gente tipo i GoGo Penguin (per citare una formazione che attrae un pubblico un po' diverso da Shabaka e soci) uno può poi anche accostarsi a stili con una maggiore componente estemporanea, ma non è mica detto. Magari resta legato a quelle cose lì, magari si mette ad ascoltare Squarepusher o Einaudi. E non ci vedo il male.


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#14 good vibrations

    Il primo disco del White Album è davvero un disc one

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Inviato 20 giugno 2023 - 15:31

I Gogo Penguin (che adoro, sia chiaro) mi sembrano i più artificiosi e costruiti del lotto
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#15 wago

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Inviato 20 giugno 2023 - 15:46

I Gogo Penguin (che adoro, sia chiaro) mi sembrano i più artificiosi e costruiti del lotto

 

Appunto, li ho scelti apposta  :firuli:


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#16 Patrono

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Inviato 20 giugno 2023 - 16:10

Attenzione, io non ho parlato nè scritto di "vero jazz" o similia, ben me ne tengo distante da queste etichette - anche perchè veramente ascolto di tutto e nel jazz c'è di tutto (e c'è spazio per tutti)

 

Io dico sinceramente che per me è musica mediocre, a livello melodico e soprattutto improvvisativo. Sono brani che mi dicono poco, che secondo me vivono più nella forma che nella sostanza. Il senz'anima questo è da intendersi cosi - in alternativa, si potrebbe fare una vera analisi musicale, ma per parole e senza far ascoltare il pezzo è dura - ;  musicisti mediamente li trovo piatti, senza guizzi, e non c'entra quanta fisicità ci mettono nel suonare. Parlo proprio di costruzione, improvvisazione e interplay, arrangiamenti e brani in sè. Cioè ho sentito un pezzo del nuovo album di Tom Skinner e sinceramente mi è sembrato una jam qualunque, con un risultato che non si discosta da millemila altri, e non parlo di nomi blasonati. Anzi...

 

Questo indipendetemente dal fatto che siano personaggi di confine o meno - cosa che non mi crea alcun problema, anzi...la fusione di robe è sempre stata centrale nel jazz; e chi lo nega...beh ha portato molto jazz alla percepita stagnazione attuale.. - 

Li trovo costruiti perchè dietro questo movimento c'è stato un grande (per il tipo di proposta) battage pubblicitario, secondo me ingiustificato per il tipo di risultato musicale. Mi sembrano gruppi che vivono di un grande (per il genere) hype, ma che poi ha poca ciccia, almeno secondo me. Gli unici che mi piacevano erano i defunti Polar Bear che erano un po' i capostitpiti del genere. 

 

Ripeto e ripropongo il paragone: riascoltatevi i Medeski Martin And Wood. Gruppo di formazione jazzistica ma che negli anni 90 ha fatto abbastanza scalpore, portando nel loro pubblico tanti ragazzi giovani e amanti del rock: per me tutt'altra pasta per quanto riguarda  gusto, sound, intenzione, interplay, inventiva. John Medeski, Chris Wood e Billy Martin sono dei musicisti e conosciutori dell musica della madonna,

 

E stiamo parlando di un gruppo molto easy, e va benissimo cosi, perchè ha aperto il mondo jazzistico a tantissimi che prima manco si immaginavano di ascoltare qualcosa di similare al jazz. 

 

Per quanto riguarda il jazz attuale, beh, ripeto, di nomi ce ne sono diversi. Penso a Brian Blade, Chris Potter, Julian Lage, Fred Hersch, il sempiterno Mehldau, Miguel Zenon, Shai Maestro, Maria Schneider, Ambrose Akinmusire, ma ovviamente anche lo stesso Iyer citato prima...e la lista è davvero lunga eh (per fortuna). Poi ci sono i vecchietti che tengono botta: a parte Wayne Shorter che ha sunato musica incredibile fino alla morte (sigh), quest'anno Franco D'Andrea ha fatto uscire un disco fantastico...

 

Poi oh che volete farci: il jazz - anche per "colpa" sua, per essersi musuealizzato da solo anche grazie a certe politiche miopissime - è nicchia dagli anni 60, circa..

 

Quindi ben vengano questi gruppi recenti che lo sdoganano in forme accessibili; però se devo dire se li ritengo buoni gruppi, buon proposte...ecco, no. Non me la sento di dirlo, a mio gusto. Ovviamente non tutti e in forme diverse, ma a me dietro questa ondata vedo, appunto, tanta forma e poca sostanza.


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#17 wago

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Inviato 20 giugno 2023 - 17:03

Però i nomi che citi non mi sembrano esattamente personaggi carbonari, alcuni mi piacciono anzichenò, altri mi dicono meno, ma in generale direi che godono di buona stampa e di una considerazione che va anche oltre al pubblico dei jazzofili duri e puri.

 

Comunque il discorso che fai è chiaro, ha un suo senso anche se ovviamente resto della mia idea e continuo a ritenere espressioni come "tanta forma e poca sostanza" abbastanza arbitrarie (nel senso che ciò che è solo forma per te può non esserlo per un altro ascoltatore, e non per forza più "formalista" negli apprezzamenti). Per fare un esempio, visto che citi i Polar Bear: sono una formazione che mi ha sempre lasciato freddo, di cui riconosco l'abilità formale ma che trovo distante, in negativo, dalla scena britannica successiva come capacità di evocare atmosfere, costruire groove, piazzare melodie incisive. Nelle cose loro che ho sentito hanno uno stile che chiamerei un po' alla Tortoise, ma senza avere un Jeff Parker* o un John McEntire a fare la differenza (Tom Herbert è un musicista che apprezzo ma molto di più quando lavora con altri). Nel complesso, mi suonano noiosi.
O per prendere un altro nome che citi e che spesso mi piace: Brad Mehldau. È uno che può piacermi tantissimo come farmi venire attacchi di narcolessia, sulla classe non si discute ma alle volte mi pare ci sia solo quella. Potrei applicare un discorso simile al suo compare (?) Mark Guiliana, che è una garanzia pressoché assoluta quando suona per altri e che invece quando si lancia in progetti solistici può fare roba che trovo fichissima ma anche cose delle quali non colgo appieno il quid espressivo.

 

Per curiosità: conosci invece la gente del giro anglo/scandinavo di Petter Eldh, Otis Sandsjö, Anton Eger, Ivo Neame, Marius Neset, Kit Downes...? Loro hanno sempre un taglio che chiamerei "nu jazz", molto elettronico e in diverse occasioni materico, con in più un approccio "wonky" alle parti ritmiche che li rende spesso e volentieri decisamente fangosi e storti (nonché "magmatici", per riprendere un termine da questo thread e far finta di essere in topic). Però in più occasioni suonano anche parecchio jazzistici, da lì vengono e lo si sente (in alcune uscite anche troppo, li preferisco nelle cose più pazze). Se non li hai mai approfonditi potrebbero forse interessarti, viste le inclinazioni che manifesti.

* Un altro capacissimo di fare cose mortali, se lasciato in pieno controllo della situazione


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#18 Damy

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Inviato 20 giugno 2023 - 20:09

Potrei applicare un discorso simile al suo compare (?) Mark Guiliana, che è una garanzia pressoché assoluta quando suona per altri e che invece quando si lancia in progetti solistici può fare roba che trovo fichissima ma anche cose delle quali non colgo appieno il quid espressivo.

 

Io di lui non ho sentito molto e quel che ho sentito non mi ha mai conquistato - certo l'ho apprezzato dal vivo, ma si trattava appunto di un contesto ben diverso dal formato album.

 

Comunque Guiliana suona sul nuovissimo album di Meshell Ndegeocello appena uscito, che possiamo inserire tranquillamente anche in questo topic proprio per le caratteristiche che citavo in apertura. Sono 72 minuti di fusion variegata e cangiante, ricca di spunti jazz, tante voci diverse e bellissimi incastri ritmici, con un contorno atmosferico di soul, hip-hop & afrofuturismi assortiti. Mi ha conquistato a pelle proprio per questo lato spiccatamente morbido e umano.


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#19 wago

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Inviato 20 giugno 2023 - 20:17

Sì, volevo citarlo pure io. Ma volendo anche i suoi n lavori precedenti condividono svariate caratteristiche degli album qui citati (di quelli più "black" appunto, gli altri per me fanno abbastanza storia a sé anche se magari formano un trend parallelo).
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#20 wago

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Inviato 29 giugno 2023 - 17:51

Ciao, ho beccato questo disco per caso ieri e direi che è già il mio disco dell'anno 2023.

Dura un'ora e poco, è prog/art/jazz/bigband electro-avanguardistico e a tratti simil-Bjork (non troppo altrimenti non mi piacerebbe granché). In ragione di ciò direi che rientra appieno nel thread.

 

Monika Roscher Bigband: Witchy Activities and the Maple Death

 

In questo video il primo pezzo, un po' tagliato:

"8 Prinzessinnen"



Questa invece è "A Taste of the Apocalypse", tutta intiera:


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#21 good vibrations

    Il primo disco del White Album è davvero un disc one

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Inviato 30 giugno 2023 - 07:45

Assolutamente, ne parlavo in chat qualche giorno fa.

 

Meraviglioso, jazz sporco e dark, mi sta rapendo.


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#22 Damy

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Inviato 04 luglio 2023 - 11:32

 

Monika Roscher Bigband: Witchy Activities and the Maple Death

 

 

L'ho ascoltato pure io. Disco interessante, ma anche molto strano e un po' estenuante sulla lunghezza complessiva, per qualche motivo me lo sono immaginato subito in una transposizione dal vivo, dove forse assumerebbe un taglio piu ruggente e coinvolgente. Ad ogni modo, mi piacciono gli arrangiamenti tuonanti e ingombranti stile rito pagano inscenato su un palcoscenico Off-Broadway. Quando parte il beat e lei si contorce su interpretazioni arty, mi fa pensare a una Roisin Murphy aggiunta all'ultimo minuto nel cast di "Le streghe di Eastwick" - diciamo che il titolo dell'album combacia alla perfezione con i contenuti musicali, ecco asd


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#23 Damy

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Inviato 19 luglio 2023 - 11:17

Forse un po' off-topic ma "From the dancehall to the battlefield" di Jason Moran mi è piaciuto non poco!

 

Eccomi - col tempo ho affrontato anche questo, e l'ho trovato molto bello!

 

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Non sapevo niente della storia alle spalle di James Reese Europe, conviene leggerla per farsi un'idea di quel che si sta andando ad ascoltare. E l'intero lavoro in un certo senso segue a ruota, snodandosi con tenacia tra continue invettive ritmiche e torrenti di pianoforte e ottoni, finanche qualche inserto elettronico. Un ascolto dinamico e tuonante, a tratti aggressivo, poi romantico e disperato per non dire notturno in certi frangenti. Mi piace questo continuo equilibrio tra big band vecchio stampo e moderne svisate post-bop, che non sono necessariamente free ma traslitterano la piacevole nostalgia dell'orchestrina verso qualcosa di moderno, minaccioso e personale.

 

Al momento mi pare si trovi solo su Bandcamp, piattaforma che comunque offre lo spazio necessario per credits & press release ▶︎ From the Dancehall to the Battlefield | Jason Moran (bandcamp.com)


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#24 wago

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Inviato 26 luglio 2023 - 13:59

L'espressione "mappazzone magmatico" ha fatto il suo debutto giornalistico (perdonami Damiano, te ne ho pure rifilata la paternità :D):

https://www.ondarock...emapledeath.htm


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"It's a strange world." "Let's keep it that way."

#25 Damy

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Inviato 19 settembre 2023 - 13:07

Eccone un altro!

 

Yussef Dayes - Black Classical Music

 

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▶︎ Black Classical Music | Yussef Dayes (bandcamp.com)

 

Un titolo a dir poco impegnativo, va detto, ma se c'era qualcuno in grado di portarlo avanti con cognizione di causa, questo poteva essere solo il virtuoso batterista di Londra sud, Yussef Dayes (meglio conosciuto qualche anno fa per l'acoppiata con Kamaal Williams risultata nell'hyppatisimo "Black Focus"). L'idea di musica classica nera di Dayes prende la forma di quasi ottanta minuti di nu-jazz ricco di ospiti, suoni, strumenti e variazioni, capace di saltare da Cuba all'elettronica, dall'afrobeat all'hip-hop, da rapsodie pianistiche e sassofoni ruggenti a pattern percussivi che parlano come se avessero la lingua. Devo ancora digerirlo per bene, ma oltre alla lunghezza-monstre non sto trovando veri e propri punti morti, semplicemente 'sto tipo c'ha un sacco di cose da dire e le vuol dire tutte assieme impiegando quel che ha a disposizione. In foto di copertina, un giovanissimo autore ritratto nel pieno del proprio scomodissimo dramma adolescenziale.

 

Chi l'ha affrontato?


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#26 Merlo

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Inviato 19 settembre 2023 - 13:33

Io l'ho ascoltato 2 volte: c'è davvero tanta carne al fuoco, ma che classe  :wub:


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"Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace"


#27 wago

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Inviato 03 ottobre 2023 - 19:09

Dayes bello, invece il suo (ex?) amico Kamaal Williams ha davvero pubblicato un mappazzone: un disco e mezzo, pochissimo magmatico, anzi, molto piatto e pedissequo per quanto variegato negli stili. Poco "nu", molto classicismo bordeggiante nell'easy listening, ed essenzialmente nessun guizzo. A parte un singolo brano, l'ultimo, che mi fa dire "ma fai tutto il disco così, no, che ti costa?".

 


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#28 Damy

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Inviato 06 ottobre 2023 - 11:48

Kamaal lo ascolto a breve.

 

Intanto ho notato che i KNOWER hanno finalmente messo in streaming il nuovo album, uscito mesi fa solo in download/formato fisico:

 

 

Non credo sia un mappazzone magmatico, ma non sapevo quale altro topic usare. Cosa ne pensate?


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#29 wago

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Inviato 06 ottobre 2023 - 13:24

Grazie dell'avviso. La recensione credo esca domani, e ci ho scritto dentro che il fisco non è disponibile sui servizi di streaming...
Per me 2nd best dell'anno, comunque. Ma decisamente non mappazzonico!
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#30 wago

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Inviato 09 ottobre 2023 - 09:23

Solo per continuità (ma appunto: non siamo in area mappazzonica): https://www.ondarock...owerforever.htm


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"It's a strange world." "Let's keep it that way."

#31 Damy

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Inviato 09 ottobre 2023 - 10:32

Bene, dopo ci ascoltiamo anche questo che tra una cosa e l'altra per ora ho sentito solo pezzi sparsi ;)

 

 

invece il suo (ex?) amico Kamaal Williams ha davvero pubblicato un mappazzone: un disco e mezzo, pochissimo magmatico, anzi, molto piatto e pedissequo per quanto variegato negli stili. Poco "nu", molto classicismo bordeggiante nell'easy listening, ed essenzialmente nessun guizzo. A parte un singolo brano, l'ultimo, che mi fa dire "ma fai tutto il disco così, no, che ti costa?".

 

 

Sai che a me invece questo di Kamaal sta piacendo molto? Si muove tra le mie corde: elegante, morbido e finemente lounge, niente di rivoluzionario intendiamoci, ma riesce a variare la formula senza stancare, tra una prima parte elettronica vagamente psichedelica stile Azymuth/Ayers, e una seconda bucolica e acustica. Belle anche le tre tracce extra, che donano al lavoro una postilla curiosa e zig-zagante, ma che non stona. Lui del resto ha sempre avuto quel modo di fare intimo e riservato sin dai tempi di "The return", era Yussef semmai l'amico casinista e spaccapentole.

 

:OR: recensione di Mandolini.


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#32 woody

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Inviato 09 ottobre 2023 - 12:27

Bravo wago bella recensione!

Comunque finisce con una frase incompleta, c'è un ma a cui no nsegue niente.
Di Cole apprezzo parecchio oltre anche l'ironia ovviamente, una certa attitudine a prendersi poco sul serio nonostante musicalmente la roba proposta è molto seria.

Una cosa che vorrei chiedere, visto che io non ho competenze "tecniche" è cosa abbiano di particolare le melodia di Cole, in alcuni casi scrive roba orecchiabile che però risulta alle mie orecchie molto particolare, a volte sembrano quasi scritte al contrario.
Sam Gendel in alcuni brani tira fuori delle sonorità veramente interessanti, vorrei approfondire un po' pure la sua discografia.
Molto brava e pure carina anche Genevive Artadi.


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#33 woody

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Inviato 09 ottobre 2023 - 12:35

Forse l'avevo già linkata da qualche parte, comunque è interessante


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#34 reallytongues

    Pietra MIliare

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Inviato 09 ottobre 2023 - 12:44

Chi sono quelli che suonano nella parte finale del video mentre i tizi ascoltano?
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Caro sig. Bernardus...

Scontro tra Titanic

"Echheccazzo gdo cresciuto che nin sei altro."<p>

#35 wago

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Inviato 09 ottobre 2023 - 13:28

Bravo wago bella recensione!

Comunque finisce con una frase incompleta, c'è un ma a cui no nsegue niente.

 

Uffa, ci sono stati casini tecnici e la recensione è rimasta a una vecchia versione senza frase finale e senza copertina, nonostante io ieri avessi aggiornato. Non ho idea del motivo. Grazie per la segnalazione.

 

 

 

Una cosa che vorrei chiedere, visto che io non ho competenze "tecniche" è cosa abbiano di particolare le melodia di Cole, in alcuni casi scrive roba orecchiabile che però risulta alle mie orecchie molto particolare, a volte sembrano quasi scritte al contrario.

 

Sai fare un esempio relativo a un brano? Probabilmente sono le progressioni o il modo di scandire il ritmo, ma senza un riferimento non saprei dire.


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#36 woody

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Inviato 09 ottobre 2023 - 14:42



Questo ad esempio (ma anche Gotta be another way sempre con la wdr big band) nelle linee melodiche cantate, quindi non so se attribuibile a Cole compositore o alla Artadi.

Ma anche Let it happen anche li alcune parti cantate, stavolta da Cole stesso.
DI sicuro ci sono anche altri esempi più pertinenti ma così al volo non mi sovvengono


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#37 woody

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Inviato 09 ottobre 2023 - 14:44

Chi sono quelli che suonano nella parte finale del video mentre i tizi ascoltano?

 Thundercat?


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#38 wago

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Inviato 09 ottobre 2023 - 15:11

Guarda, il disco di quest'anno della Artadi mi è parso così brutto e melodicamente inconsistente che, ammetto, ho un po' un bias rispetto al valore dei suoi possibili contributi compositivi. Senz'altro però è una voce che apprezzo e ha qualità esecutive non irrilevanti, anche solo per la capacità di rendere immediate melodie che spesso sono all'essenza assai tortuose (il brano che posti ne è un chiaro esempio).

A me sul piano melodico ricorda talvolta certo avant-prog con voce femminile, dai Thinking Plague agli After Dinner (con qualche accento più svaporato e canterburiano, anche se non credo questi siano i riferimenti principali a cui il duo guarda).

 

Il pezzo che linki alterna una pentatonica minore e un'ordinaria scala maggiore (con la stessa tonica): le due scale non si mischiano, ma i movimenti al loro interno sono piuttosto zigzaganti. Poi a metà brano circa (lo stacco si sente molto chiaramente) la tonalità sale di una terza maggiore, che è un bel salto, per poi tornarsene giù dove stava. Tutte cose in sé non particolarmente sconvolgenti, ma l'effetto è abbastanza bizzarro anche grazie all'intonazione calante data a certe note (tipo all'inizio del cantato: "High above me the signal burns bright") e all'impiego in posizioni chiave di alcuni accordi particolarmente dissonanti (subito prima del cambio di tonalità i fati ne picchiano fuori uno che non so cosa sia ma graffia un sacco). Aggiungerei che il pezzo è in 4/4 ma in tante battute lo sviluppo della melodia mi risulta come "tagliato", quasi come se la melodia "giusta" sarebbe dovuta proseguire e invece viene interrotta. Una cosa buffa, è il tipo di sensazione che uno ha con certi tempi dispari ("dove è sparito quel beat?") ma al contrario.

Comunque grazie, non conoscevo questa versione, mi ero fermato a quella sul secondo Family Dinner degli Snarky Puppy, bellissima anche quella (peraltro io i Knower li ho scoperti con quel disco) ma questa direi che è più tagliente.


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#39 woody

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Inviato 09 ottobre 2023 - 15:22

I tre brani sul tubo con la WDR orchestra mi sembrano gli apici di Cole, che ha arrangiato anche le parti orchestrali.

Della Artadi non ho ascoltato praticamente niente, quindi non saprei dire, ma a livello esecutivo e di timbro vocale mi piace parecchio.
Devo approfondire gli Snarky Puppy, non sapevo il brano apparisse li per la  prima volta.
Io l'ho scoperto con In the weird part of the night, non riuscivo a capire perchè quel brano tamarro mi piacesse così tanto, mi ero fatto l'idea di una "one hit wonder" youtubesca e invece ho scoperto un musicista interessante, originale e divertente
 


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#40 Damy

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Inviato 11 ottobre 2023 - 09:49

Eccone un altro!

 

Yussef Dayes - Black Classical Music

 

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▶︎ Black Classical Music | Yussef Dayes (bandcamp.com)

 

Ho un filo ridimensionato gli entusiasmi in sede di recensione, principalmente a fronte di una durata eccessiva e qualche momento morto di troppo rispetto ai picchi toccati dalle altre tracce in scaletta (tipo la title track, che mi porta via). Rimane comunque un bel lavoro, variopinto e ambizioso, ripieno di amore e sentimento, tante voci e strumenti diversi a colorare un arazzo sgargiante.

 

:OR: Yussef Dayes - Black Classical Music :: Le Recensioni di OndaRock


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#41 Damy

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Inviato 19 ottobre 2023 - 09:25

Solo per continuità (ma appunto: non siamo in area mappazzonica): https://www.ondarock...owerforever.htm

 

Continuo ad ascoltarlo eh, ma ancora non riesco a inquadrarlo. Sono bravissimi e interessanti, ma mi sfuggono da tutte le parti - colpa mia, che magari non mastico troppo questi ambienti prog/hyper & derivati. Pestano sul ritmo e giochicchiano con le tastiere, poi ogni tanto spuntano dal nulla queste folate di archi morbidissimi, la voce entra ed esce di continuo, impiegata come un orpello attorno al piatto forte dell'album che sarebbe semmai un funk elettrificato e digitalizzato da videogioco. A pelle lo trovo certo migliore del disco solista di Genevieve uscito qualche mese fa, ma meno accattivante di quello di Cole di anno scorso, che forse aveva qualche momento "pop" extra.

 

Mappazzone no, ma forse un po' magmatichino? asd


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#42 markmus

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Inviato 19 ottobre 2023 - 13:00

a me quello di kamaal piace. non e' wu hen e avere le 3 magnolie di fila forse e' un po' troppo, pero' sempre gran classe.

 

per niente magmatico grazie a dio, vero che per certi versi e' "classicista" ma trovo che abbia sempre un suo tocco personale e moderno, tipo la title track sembra bebop d'altri tempi ma quando la batteria cambia passo nella parte finale acquisisce un suo senso kamaaliano.

 

ah avrei evitato anche i due spoken word, mi infastidisce abbastanza la voce del tipo e non mi pare aggiunga molto.

 

meh invece quello dell'amico yussef per me, le cose piu' vecchio stile sembrano brutte copie di gente tipo mccoy tyner e le cose piu' moderne mi suonano insulse (ma c'e' da dire che non sono arrivato a fine disco, era giusto per buttare li' un giudizio tranchant   ashd)


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#43 markmus

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Inviato 13 novembre 2023 - 18:11

a proposito di kamaal (e tanti altri, in pratica l'arrangiatore jazz piu' richiesto da 10 anni a questa parte), e super in tema:
Miguel Atwood-Ferguson on his giant 50-song album: ‘I wanted to approach it like an experiment’ | Music | The Guardian

su bbc 6 c'era un'intervista domenica, non so se accessibile dall'italia: Gilles Peterson - Miguel Atwood Ferguson, Corinne Bailey Rae, IZCO - BBC Sounds

non ho ancora avuto il coraggio di ascoltarlo :fear:
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#44 wago

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Inviato 13 novembre 2023 - 18:38

(è accessibile)


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#45 Damy

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Inviato 18 novembre 2023 - 12:45

[faccio io il post allora]

 

A pochissime settimane dalla fine dell'anno, ecco che arriva lo sborone ufficiale 2023: Miguel Atwood-Ferguson con "Les Jardin Mystiques Vol.1". Quattordici anni di lavoro, oltre una cinquantina di ospiti a prendervi parte, un totale di cinquantadue canzoni divise in tre album per tre ore e mezza di durata complessiva.

 

Genere? Jazz orchestrale, a tratti minimalista, altri da colonna sonora exotica, poi arrivano le folate elettroniche analogiche spaziali (esce su Brainfeeder), i flauti psichedelici, i bordoni neoclassici, insomma un gran canaio molto variopinto, a tratti sicuramente suggestivo, ma... c'era davvero bisogno di tirarla avanti per le lunghe a questo modo? Tra l'altro, nonostante la mole totalizzante, che sa tanto di impresa epica dell'uomo vittoriano che scala la montagna a piedi nudi, il lavoro mi sembra soffrire lungo svariati tratti di un'impostazione spesso troppo "tradizionale" che non aggiunge molto agli stilemi del passato. Ci sono comunque momenti incantevoli, e di notevole ricchezza timbrica - i tappeti di tuba, le scorie di synth, violini in sordina, vari tipi di corde pizzicate, percussioni di ogni genere. 

 

 

Copertina non necessariamente bellissima, ma sicuramente molto esplicativa sui contenuti:

 

a0107252825_10.jpg

 

Chi ha il coraggio di affrontarlo? asd


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#46 markmus

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Inviato 18 novembre 2023 - 14:43

ascoltato il primo CD e concordo con le impressioni, nonostante la mole non sembra aver molto da dire


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#47 woody

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Inviato 18 novembre 2023 - 21:13

Beh di sicuro sono curioso del progetto, non ne avevo mai sentito parlare! Certo voi non mi avete troppo incoraggiato das.gif 

Tra l'altro ieri ho riascoltato a volumi piuttosto fastidiosi (per i vicini s'intende) Monika Roscher Big Band, veramente un bel lavoro, forse la cose peggiore è proprio la voce.
Tra l'altro in alcuni passaggi mi ricorda Bjork ma in gran parte una qualche cantante piuttosto famosa (almeno su questi lidi) che però al momento non riesco a ricordare.
Cercando un po' sul tubo vedo che non si trova molto nonostante sia in giro da più di 10 anni.  Credevo fosse più famosa, l'avevo scoperta grazie alla home page di RYM, visto che ci sono un po' di sonorità indie e che appunto era in home page credevo in una qualche giovane cantante con un minimo di hype, invece è al solito una sconosciuta e quasi mia coetanea das.gif


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#48 Damy

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Inviato 20 novembre 2023 - 11:16

Usiamo questo topic, visto che non saprei assolutamente dove altro collocarlo...

 

andrenewbluesun500_1700391579.jpg

 

:OR: André 3000 - New Blue Sun :: Le Recensioni di OndaRock

 

Tutto mi sarei aspettato quest'anno tranne che ascoltare un progetto ambient/new age di ottantasette minuti da parte del mitico 3 Stacks. E invece, eccoci qui. Capolavoro? No, l'avesse realizzato qualcun'altro non credo sarebbe nemmeno entrato nei radar. Tuttavia, se si ha un minimo di predisposizione verso questo tipo di musica da sottofondo, l'ascolto offre timbriche interessanti e sottigliezze assortite giostrate con buon gusto, oltre a mostrare la figura di un uomo assolutamente libero e in totale pace con se stesso - tag: Jon Hassell, Terry Riley, Laraaji, il tardo Sylvian, insomma quel giro di gente.

 

(Magmatico solo a tratti, mappazzone di sicuro).


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#49 markmus

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Inviato 28 novembre 2023 - 12:34

mi piace molto il primo pezzo, gli altri mi sembra abbiano meno personalita'. tipo l'ultima sembra un po' una post-rockata di quelle che gia' giravano vent'anni fa


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#50 good vibrations

    Il primo disco del White Album è davvero un disc one

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Inviato 28 novembre 2023 - 13:48

Ex Machina di Steve Lehman con la Orchestre National de Jazz.

 

Segnatevelo.

 

Ben assorbito il maestro Braxton, direi.


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