Primo ascolto ieri sera: incipit ed episodi cruciali folgoranti, il sound di "Double Negative" ancor più polarizzato verso la distorsione / deflagrazione; non vedo l'ora di riascoltarlo, grazie Low.
Inviato 12 settembre 2021 - 08:02
Primo ascolto ieri sera: incipit ed episodi cruciali folgoranti, il sound di "Double Negative" ancor più polarizzato verso la distorsione / deflagrazione; non vedo l'ora di riascoltarlo, grazie Low.
I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.
(Samuel Beckett, “Malone Dies”)
Inviato 12 settembre 2021 - 20:12
Inviato 12 settembre 2021 - 20:23
Inviato 12 settembre 2021 - 20:24
su bandcamp c'è una bella retrospettiva/intervista .
https://daily.bandca...iscography-list
Sono ancora in trattativa per riprendersi i diritti dei loro primi dischi Speriamo ci riescano.
Inviato 13 settembre 2021 - 09:33
Ma che carriera hanno questi qui ? grandissimo disco anche questo, ma Double Negative mi sorprese ancora di più
Inviato 13 settembre 2021 - 10:32
Senza dubbio più a fuoco e infuocato rispetto a Double Negative, che era a tutti gli effetti la prima immersione in un territorio ostile e a loro quasi ignoto, ma era proprio quello il suo fascino, tale da renderlo una sorta di nuova opera prima. Non mi stupirei se col prossimo album chiudessero un'ideale trilogia dello sgretolamento sonoro, per poi tornare con nuova consapevolezza all'estetica "classica".
Laddove in DN c'era fragilità, senso di vuoto e di perdita, in HW li sento cavalcare l'onda della distruzione, come risorti da quel fuoco che li aveva quasi ridotti in cenere ("Tempest").
I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.
(Samuel Beckett, “Malone Dies”)
Inviato 13 settembre 2021 - 11:24
Inviato 13 settembre 2021 - 12:54
Senza dubbio più a fuoco e infuocato rispetto a Double Negative, che era a tutti gli effetti la prima immersione in un territorio ostile e a loro quasi ignoto, ma era proprio quello il suo fascino, tale da renderlo una sorta di nuova opera prima. Non mi stupirei se col prossimo album chiudessero un'ideale trilogia dello sgretolamento sonoro, per poi tornare con nuova consapevolezza all'estetica "classica".
Laddove in DN c'era fragilità, senso di vuoto e di perdita, in HW li sento cavalcare l'onda della distruzione, come risorti da quel fuoco che li aveva quasi ridotti in cenere ("Tempest").
Io sento quest'ultimo ancora più catartico, più liberatorio e (strano per loro) più speranzoso e "leggero" di Double Negative. Paradossalmente, visto i tempi che corrono, un disco meno cupo e violento.
Inviato 13 settembre 2021 - 14:22
Inviato 14 settembre 2021 - 14:23
Ha preso tantissimo anche me, sin da subito. Le più belle sono White Horses e All Night, quest'ultima con un bellissimo che di dream pop. DN e questo sono sicuramente due album molto legati, sia tematicamente che come suono.
Il sound è praticamente lo stesso, con questa ostentata e soverchiante ultradefinizione, trovo però tante differenze nelle parti cantate, che in DN sono praticamente inghiottite dal marasma digitale, mentre invece qui sono registrate ben in risalto e cantano con un afflato quasi gospel. Quasi come se Mimi e Alan si fossero adattati a questa apocalisse digitale e la cavalchino con forza e speranza, mentre nel disco precedente ne venivano ancora sopraffatti.
Un paragone campato in aria, ma non tanto, per la sussidiarietà dei due dischi e per la rivoluzione elettronica sarebbe quello con Kid A e Amnesiac.
Inviato 15 settembre 2021 - 07:29
Inviato 15 settembre 2021 - 08:27
Boh, sentiti alcuni pezzi, non esattamente la mia tazza da tè. Probabilmente riascoltandolo cambierò, in parte o del tutto, idea.
Le prime tracce non si distinguono particolarmente, mentre a partire da "Hey" forse c'è qualche spunto interessante.
Concordo che anche per me non è proprio il mio genere...
P.S.
di loro ho un cd originale, "The Great Destroyer" che dovrei risentire (spero sia meglio)... anche se quello più celebrato è "Trust".
Inviato 15 settembre 2021 - 08:31
Probabilmente il loro disco più celebrato resta l'esordio, mentre, per me, il loro migliore è Trust.
Per chi ama queste sonorità, i Low sono veramente una delle migliori esperienze sonore che un appassionato di musica possa affrontare.
Fa piacere comunque, che loro restano ancora sul pezzo dopo 30 anni di carriera
Inviato 15 settembre 2021 - 11:22
Inviato 16 settembre 2021 - 07:37
Non sono un fan. Eppure ogni volta che metto su un loro disco nuovo penso che quelli lì siano davvero toccati dalla grazia di Dio.
Sorprendono ogni volta pur nella loro assoluta coerenza.
Inviato 16 settembre 2021 - 14:56
Inviato 16 settembre 2021 - 22:33
Bella e condivisibile (da me) la recensione di Marmoro
Grazie, disco non facile da mettere a fuoco, credo che tra molti anni ne parleremo ancora
Inviato 17 settembre 2021 - 05:28
Inviato 17 settembre 2021 - 16:23
Coi Low ho un problema atavico. Li ho conosciuti ai tempi di "The Great Destroyer", che m'era piaciuto ma a quanto pare è stato come suono e come approccio un unicum nella loro traiettoria artistica. Visti live a un Primavera di molti anni fa, sono stati una delle peggiori esperienze concertistiche di cui abbia memoria (in termini di "segno" lasciato, la peggiore). Suonavano una roba inconcludente, sbrodolata, seriosissima e diradata che non mi diceva nulla e mi faceva pure incazzare. Mi ero sentito preso per il culo. Va detto che già allora non apprezzavo i loro "classici" come "I Could Live In Hope" e "Things We Lost In Fire", grossomodo per gli stessi motivi.
Di "Double Negative" mi aveva incuriosito sì il lavoro sul suono, ma l'impressione che questi una canzone decente non la sapessero o peggio ancora non la volessero scrivere era rimasta intatta. L'approccio sonoro poi era un po' minestra riscaldata, per quanto curato e spiazzante (per i fan storici non so, ma a me aveva sorpreso sentire gente che associavo a chitarra-e-tamburo suonare a quella maniera lì). Non so se sentirò per bene quest'ultimo disco, col ben di dio che c'è in giro. Ho ascoltato i singoli e mi paiono valere considerazioni analoghe a quelle sul disco precedente. Penso a un altro che in sti anni ha fatto del sound "sbagliato", capace di ribaltare un songwriting vecchio stampo un tratto essenziale: Bon Iver. Il modo in cui lui manda a carte e quarantotto l'ordinaria costruzione sonora di un pezzo indie-folk mi coinvolge e mi trasmette al volo sensazioni forti. Nel caso dei Low mi sembra tutto un famolo strano che poi tanto strano non è neanche.
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