Mattia ha ben riassunto una serata davvero incredibile; Tony Conrad, oltre ad essere quella magnifica ed eclettica persona che tutti abbiamo imparato a conoscere sui libri e attraverso i dischi, si è dimostrato un artista a tutto tondo, come raramente capita di incontrare.
In lui l'artista è spoglio di tutti gli orpelli di parata a cui siamo abituati e si cala nel suono senza reticenze; perché l'elemento fondamentale della sua performance è il suono in quanto tale, la sua trasformazione, la sua trasfigurazione, quello scavare nelle possibilità al limite dell'infinito e dell'inauduto che sono il tratto più distintivo di colui che oltre ad essere musicista ama definirsi un "ricercatore".
Assistere a una performance di un Tony Conrad è come assistere a un Fermi che fa ricerca nel sub-atomico, solo che al posto dell'uranio la materia è il suono. Il suono come materia, questo è il punto cruciale dell'esperienza artistica di Conrad.
La prima parte della serata, quella che mi ha lasciato di sasso, consisteva in un unico drone che per circa 60 min ha esplorato tutte le possibilità sonore del suo strumento, un violino con una corda aggiuntiva non vincolata che gli permetteva di emettere dei glissandi paurosi, esasperati da un distorsore e arricchiti da delay e riverberi; il tutto a formare un suono molto simile a un fluido lattiginoso che gli ruotava intorno. Conrad, dopo una trentina di minuti, sembrava essere un buco nero attorno al quale ruota la giostra dell'universo sonoro, comprendente tutte le
Sister Ray, lo space-rock, i Cage, i Maderna di questo mondo.
Sarà un caso ma il sipario bianco latte, dietro al quale ha suonato senza farsi vedere, sembrava davvero la via lattea, mossa da un piccolo ventilatore... un piccolo ma grande effetto speciale che suona come uno sberleffo a tutti i George Lucas della minchia.
La performance ha messo a dura prova l'uditorio, un terzo del pubblico ha abbandonato dopo 30-35 min.
In effetti, come tutte le performance avanguardistiche, dopo un primo momento di stupore e curiosità, sopraggiunge l'incapaciatà di liberarsi di tutti i vincoli a cui il nostro orecchio è legato e non tutti sono disposti a rompere quel momento; ma chi lo fa, liberatosi di quei vincoli, è rapito dal suono e non vi oppone più resistenza per lasciarsi guidare in quell'universo di cui, magari, si ignorava persino l'esistenza.
insomma, alla fine ci si sballa, soprattutto se ti dà una mano una birra o una canna.
La seconda performance, quella con gli A col pallino, invece mi ha lasciato un po' così. Gli A sono bravi, però secondo me non sono stati in grado di sostenere Conrad; infatti, si sono "lasciati andare" troppo presto, il climax è stato raggiunto dopo 10 min scarsi e, ovvimente, non puoi pretendere di sostenerlo per troppo tempo. Alla fine la performance è durata poco, 15-20 min ma proprio abbondando.
ps: un salutone agli amici con i quali ci siamo fatti compagnia durante questa esperienza. uno dei tre, non dirò chi
, a un certo punto ha cominciato a vedere la madonna...
). E fatta eccezione in parte per Youngs, preferirei di sicuro gli ?.
