Progetto downtempo/acid jazz/instrumental hip hop italo-inglese di metà anni '90 che comprendeva James Braddell aka Funki Porcini sotto acronimo:
9 Lazy 9 - Black Jesus
Inviato 21 marzo 2022 - 19:46
Progetto downtempo/acid jazz/instrumental hip hop italo-inglese di metà anni '90 che comprendeva James Braddell aka Funki Porcini sotto acronimo:
9 Lazy 9 - Black Jesus
You're an island of tranquillity in a sea of chaos. :.:: Last.fm
Inviato 23 aprile 2022 - 16:21
Bel pezzo downtempo in un disco nu/industrial/djent [Northlane - Obsidian]
The core principle of freedom
Is the only notion to obey
Inviato 11 maggio 2022 - 15:48
Provate quest'album: Soulstice - Illusion
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Inviato 20 maggio 2022 - 23:09
Paper musicologico sul trip hop: "Just Don’t Call it Trip Hop: Reconciling the Bristol sound style with the trip hop genre"
https://www.cambridg...A7CF0CB3AC07465
Per leggerlo usate Sci-Hub: https://sci-hub.hkvi...355771815000369
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Inviato 22 maggio 2022 - 20:54
"Dummy wasn’t a chillout album. Portishead had more in common with Nirvana."
Blast from the past: https://www.theguard...ey-beth-gibbons
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Inviato 08 luglio 2022 - 17:19
Un bel reperto dai '90 italiani:
"Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace"
Inviato 03 marzo 2023 - 18:31
Bizarre - Leatherette
(brano che è eccezione nella loro discografia altrimenti shoegaze)
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Inviato 13 novembre 2023 - 07:08
1998 Whale All Disco Dance Must End in Broken Bones
Le vie misteriose dell'interesse collettivo. Non che gli svedesi Whale avessero fatto numeri stile Nirvana nel '95, quando pubblicarono quell'uber-figata a forma di disco che era "We Care", pero' un piccolo botto l'avevano fatto, coi loro video spassosi e un po' matti in buona rotazione su Mtv e tutto un regolare corollario di recensioni, interviste, ospitate tv e concerti. Eppure tre anni dopo, quando usci' la loro seconda e ultima opera, tutto passo' nell'indifferenza piu' totale e sotto il silenzio piu' assoluto. Roba che io stesso, che "We Care" l'avevo adorato e che sulla cantante Cia Berg avevo fatto piu' di qualche buon sogno, credo di aver scoperto che avevano fatto un secondo album giusto qualche anno fa consultando wikipedia quando scrissi di loro in questo forum. E oggi basta anche solo notare le differenze di visualizzazioni su youtube tra le robe del primo album e le robe del secondo per dire che fu cosi' per tutto il mondo.
Vai a capire perche' di quell'on/off di notorieta'. Di certo non perche' rispetto all'esordio i brani difettassero di ispirazione o perche' improvvisamente facessero roba fuori moda, anzi quel loro cocktail tra trip hop, crossover, indie folk destrutturato e "sexi-pop", avrebbe dovuto fare piu' rumore nel '98 che non tre anni prima. Al secondo giro diminuivano un po' i chitarroni e alla formula aggiungevano un po' di elettronica da capanne nelle foreste alla Bjork e persino un afflato simil-britpopparo. Per essere piu' "1998" di cosi' mancava solo un video con una citazione di "Titanic". Ecco, unico elemento in chiave minore che posso individuare, furono forse dei video molto meno efficaci, con la carica erotica di Cia Berg, ben esibita nel 1995, messa in disparte.
Comunque va beh, il succo e' che pure il secondo album era tanta, ma tanta, roba. Come da copertina piu' notturno e sospeso, meno da festini cocainomani in citta' e piu' da sballo impasticcato nei boschi. Nella prima parte replicavano efficacemente la formula di "We Care", con forse una maggiore influenza dei Portishead, omaggiati e sottilmente parodizzati in "Roadkill". Nella seconda invece stupivano tutti (si fa per dire) con una vena di gentille psichedelia quasi "natalizia", roba un po' da zona del crepuscolo alla Mercury Rev di "Deserter's Songs". Chissa', alla fine forse a fregarli e' stata proprio la loro aria da affiatata compagnia di lunatici, sopratttto perche' venivano associati a un filone che premiava i musi lunghi di Beth Gibbons, la piva dell'ex-sodale Tricky e le facce da malmostosi dei Massive Attack.
Inviato 24 dicembre 2023 - 19:11
Ho comunque riascoltato Dummy dei Portishead a tipo 10 anni dall'ultima volta, ma niente è cambiato.
Musicalmente mi piace anche, ma la voce di Beth Gibbons mi urta come poche, dischi trip-hop con voci femminili migliori?
Inviato 25 dicembre 2023 - 09:59
Beh, i Massive Attack in fatto di voci femminili qualche buona scelta la hanno fatta...
Ma immagino tu li conosca bene. Lo stesso varrà per Tricky, visto che il contributo di Martina Topley-Bird ha sempre ricevuto apprezzamenti sperticati.
Magari meno nota, anche se meno particolare, è Lou Barlow dei Lamb (il mio preferito è "Fear of Fours"). Una mia fissa relativamente recente è invece "Resist" dei Kosheen, con Sean Welsh che ha una voce molto avvolgente e versatile. Ma magari sono già un po' troppo sul breakbeat.
Uscendo dal Regno Unito, posso consigliarti i portoghesi Coldfinger, ovviamente i Gathering, Emiliana Torrini, o sempre in Islanda i Samaris.
Inviato 26 dicembre 2023 - 09:08
Ho comunque riascoltato Dummy dei Portishead a tipo 10 anni dall'ultima volta, ma niente è cambiato.
Musicalmente mi piace anche, ma la voce di Beth Gibbons mi urta come poche, dischi trip-hop con voci femminili migliori?
Alcuni dischi trip hop con voce femminile e che a me piacciono, vedi se c'è qualcosa fa al caso tuo:
Archive - Londinium
Blue Foundation - Blue Foundation
Bowery Electric - Lushlife
Crustation - Bloom
Daughter Darling - Sweet Shadows
Hooverphonic - A New Stereophonic Sound Spectacular
Morcheeba - Who Can You Trust?
Smoke City - Flying Away
Soulstice - Illusion
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Inviato 26 dicembre 2023 - 13:46
Sneaker Pimps-Becoming x
stupendo
Inviato 27 gennaio 2024 - 15:37
L'ultimo singolo degli Hooverphonic, che sarà anche la title track del nuovo album in uscita pare ad aprile, Fake Is the New Dope, è un parziale ritorno al passato con un pop/downtempo che mi ricorda un po' More Sweet Music:
Niente di memorabile però, imho.
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Inviato 02 febbraio 2024 - 10:57
Compie oggi 20 anni Sweep of Days, il secondo album dei danesi Blue Foundation. Questo è il primo degli anniversari attinenti a questo topic che verranno ricordati quest'anno - alcuni dei quali anche MOLTO importanti.
Il gruppo venne fondato da Tobias Wilner e Bo Rande nel 2000, in precedenza attivi nelle scene rock alternativa e shoegaze di Copenaghen, ma poi desiderosi di sperimentare qualcosa di diverso. Nel corso degli anni sono stati affiancati da svariati altri artisti e collaboratori per realizzare i loro lavori, e hanno cambiato anche radicalmente genere. Il "padrone" di fatto che teneva le redini è comunque sempre stato Wilner, che ha sempre avuto l'ultima parola su tutto, ammettendo esplicitamente di non accettare compromessi.
Il disco di esordio del 2001 è l'omonimo Blue Foundation.
Si tratta di un disco di trip hop oscuro e graffiante, arricchito da effetti elettronici stranianti, linee vocali eteree affidate a Kirstine Stubbe Teglbjærg, rap quasi parlato di supporto di Scott Martingell (mi ricorda di solito Tricky), distintive tinte noir. Si tratta di uno dei miei dischi trip hop preferiti e lo consiglio un po' a tutti, soprattutto a chi il genere lo apprezza molto nelle sue interpretazioni più tetre e "nordiche" rispetto a quelle più calde e soul delle origini (comunque presenti).
Tra i brani che spiccano:
- l'iniziale Wiseguy, il cui battito è un campionamento di "Get Out of My Life, Woman" di Allen Toussaint / Lee Dorsey, ma trasfigurato totalmente di modo che non suona più groovy bensì angosciante, soprattutto abbinato alla chitarra acustica ossessiva e ai sintetizzatori ripetuti;
- Grand, soffusa e jazzata grazie a tromba e flicorno, mette in evidenzia le influenze più hip hop e r&b del gruppo, a tratti suona portisheadiana quando questi sono più morbidi;
- Crushed, strumentale nostalgica e commovente;
- Jabber, molto oscura e arricchita da spunti dark jazz, sembrano quasi gli Ulver di Perdition City ma più umani e conformi alla forma canzone;
- Black S, nenia spettrale, dolente e alienante, vicina ai Bowery Electric di Lushlife.
In generale tutto l'album però è molto saporito, le atmosfere notturne e fumose danno un'idea di decadenza metropolitana, ma non la proiettano verso uno sfacelo e abbandono totali, invece lasciano intravedere un bagliore di umanità che cerca di nuotare e sopravvivere nell'oscurità.
Il nome del gruppo e del disco hanno una duplice interpretazione, letteralmente è "fondotinta blu", ma come ben sapete blue è anche un termine associato alla malinconia, in particolare in musica con il blues. Negli intenti di Wiener doveva essere esemplificativo di come suonasse la sua musica, che ambiva fosse diversa dal resto.
Nel 2004 arriva il secondo album, per l'appunto Sweep of Days di cui ricorre l'anniversario.
Di solito i fan del gruppo ritengono che da qui sia iniziato il loro declino, ma a me l'album piace lo stesso, in alcuni aspetti forse anche più dell'esordio. Gli arrangiamenti sono molto più lineari e immediati, mostrando una decisa impostazione pop che viene fusa al trip hop in un ibrido molto orecchiabile. Ciò porta a volte a diluire la prevalenza di quest'ultimo tanto da risultare talvolta approssimativa come etichetta, per contro alcuni brani si dilettano in giochi elettronici stranianti e intriganti che suonano più complessi, assieme a vari spunti hip hop, di archi, e di ottoni. I ritornelli accattivanti o commoventi la fanno da padrone, senza rinunciare ad atmosfere cupe che però suonano più dolceamare e decisamente meno opprimenti. I testi mi sembrano più semplificati, a volte quasi post-adolescenziali.
Svettano a mio avviso soprattutto:
- l'accattivante iniziale As I Moved on, con uno dei ritornelli più efficaci del disco, il canto di KST è trascinante ma mantiene un tocco onirico e malinconico;
- la dolce Embers, duetto di voce maschile e femminile, bassi dub in evidenza, suoni cocktail/lounge misti ad atmosfere oscure che fanno molto Crustation;
- la romanticoneria di Bonfires ("I was given wine, we're feeling okay, even quite all right, you wash my tears away, and make me wanna stay, and bonfires lit up the shores");
- The Yellow Man, brano con rap in giapponese affidato a *controllo gli appunti* pare tal Tatsuki Oshima, che però secondo altre fonti si è affidato solo al turntablism mentre il rap è di Boss the MC del trio Tha Blue Herb qui ospite. Comunque sia, probabilmente l'idea del brano nasce perché faceva esotico e quindi figo, ma è comunque ben riuscito;
- Shine, corposa, pervasiva, straziante, la cantante sembra quasi come se il mondo stesse per crollarle addosso, la tromba enfatizza la malinconia;
- la conclusiva My Day, pezzo elettronico liquido guidato da beats alienanti, atmosfere desolanti, tromba struggente, e dalla voce dismessa di KST che sembra quasi crollare su sé stessa mentre a parole dice che va tutto bene, ma col timbro sembra come far capire che non va affatto bene.
Mixed feelings per il singolone End of the Day, un pezzo europop con ritornello antemico ultracatchy e chitarroni dal volume ovattato in sottofondo, personalmente a me ricorda le t.A.T.u. ma suona troppo banale, e anche per Save This Town che sembra una canzoncina da pubblicità del Mulino Bianco.
Nel 2007 esce il terzo album Life of a Ghost
Lo trovo ancora ascoltabile, ma decisamente inferiore agli altri. Lo stile è cambiato radicalmente, il trip hop viene abbandonato a favore di un indie rock tinto di elettronica danzereccia. Personalmente non ci trovo niente di particolarmente avvolgente o carismatico nel disco, che nonostante gli arrangiamenti ben curati suona molto meno ricco di idee e perde anche i ritornelli emozionanti del secondo disco a favore di melodie più annacquate. Probabilmente ad altri utenti piacerà molto di più, ma in generale secondo me molte cose le hanno fatte meglio gruppi come Editors o Metric. La maggior parte dei brani mi danno l'idea come se il cambio di rotta fosse forzato anziché occasione di nuova ispirazione. La voce di KST diminuisce di prominenza e incisività rispetto alle sue prove precedenti, anche se continua a metterci del suo ed è apprezzabile l'impegno. Tra i brani svettano la malinconica Little by Little (eccezione vicina alle coordinate passate, trip hop rarefatto e atmosferico sulla scia degli Antimatter), Hero Across the Sky (alt rock tendente allo shoegaze con muro sonoro al climax), la conclusiva Equilibrium (piacevole duetto su ballata elettronico-acustica).
Gli album successivi sono proseguiti su questo filone e non mi hanno mai lasciato nulla, soprattutto dopo l'abbandono di KST. Mi è piaciuto però che uno di questi fosse intitolato "In My Mind I Am Free", che non è solo molto suggestiva come frase ma è anche significativamente una citazione di Stephen Hawking.
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Inviato 25 marzo 2024 - 00:04
Vista la classifica appena uscita in home?
https://www.ondarock...po-trip-hop.php
Podio piuttosto ovvio, per non dire tedioso, ma che ci si vuole fare, quelle sono le formazioni più note e riverite. Bello invece che sia nel listone generale sia negli elenchini personali saltino fuori tante prospettive anche molto diverse sul territorio, volutamente lasciato vago e onnicomprensivo. C'è chi nel downtempo mette i To Kill A Petty Bourgeosie e chi (il sottoscritto) parecchio nu jazz anche contemporaneo, chi i Boards of Canada e chi i Röyksopp o i múm.
In realtà comunque nelle settimane successive alla compilazione mi son messo ad approfondire altro ma per ragioni di adiacenza stilistica mi son ritrovato ad ascoltare album di artisti che non avevo mai sentito nominare prima, e che potrebbero rientrare a pieno titolo nel calderone oggetto della classifica (anche nell'accezione - restrittiva e volutamente lasciata in disparte - di puro e semplice trip hop).
Giusto oggi ho sentito il primo album degli svedesi Baxter e il secondo degli Attica Blues (britannici), entrambi con una formula che ibrida drum'n'bass e trip hop. Devo dire che questo tipo di commistioni (che in qualche caso sfocia in sequenze che di tecnicamente downtempo non hanno più nulla) mi entusiasma tendenzialmente di più del rallentamento ritmico sempre e comunque. Altre cose che ho messo in classifica e che conoscevo da tempo, ad esempio i Kosheen o i Lamb (ma anche gli Stereo Nova di "Vitamina Tek", o i Moloko in album come "I Am not a Doctor"), si muovono pure loro su terreni simili. Mi chiedevo che altro conosceste un po' sulla falsariga, mi sembra un filone ricco.
Inviato 25 marzo 2024 - 08:43
Inviato 25 marzo 2024 - 09:23
ma che c'entra cerati col triphop! downtempo? addirittura top ten
Che farsa
Inviato 25 marzo 2024 - 12:11
Io mi sono divertito molto a compilare questa classifica, tra un passaggio di moda e l'altro non ho mai smesso di ascoltare l'universo downtempo.
Mi ha dato l'occasione di infilarci dentro feticci personali che evidentemente ascolto solo io. Allo stesso tempo, guardando le classifiche degli altri, mi rendo conto di aver lasciato fuori un sacco di roba che, istintivamente, ho sempre considerato troppo di confine, curioso quindi notare come ognuno di noi interpreti il genere a proprio modo. Peraltro tante sono uscite che amo molto, e adesso mi dispiace non averle inserite anche solo per dargli qualche punto, ma mi parevano troppo dance, o troppo pop-rock, o troppo affini al jazz, tipo Heather Duby, Frou Frou, Moby, Enigma, Bowery Electric, Royksopp, Neneh Cherry, Bjork e St Germain. Discorso analogo per il mitico Ray Of Light di Madonna, sempre sia lodato, ma che non inserirei nel genere, a meno di non aprire le porte anche al Choirgirl Hotel di Tori Amos e al resto del cantautorato con elementi elettronici pubblicato in quegli anni, ma appunto secondo me si inizia a sviare troppo dal concetto di downtempo. E come la metteremmo col pop elettronico orbittiano fortemente rallentato delle All Saints?
Qualche (auto-contradditoria) riflessione sparsa:
Ho inserito il mio amatissimo Felt Mountain, ma diciamocelo francamente: quel disco secondo voi ha un "genere"? Quasi un quarto di secolo dall'uscita, l'album meno definibile della storia: forest ambient-pop? Folktronic-tempo? Deercore? Boh.
Ho inserito Walking Wounded degli EBTG per puro amore, ma adesso mi chiedo se l'elemento breakbeat sia preponderante su quello downtempo.
Sono l'unico al mondo che dei Portishead preferisce il Live? Gli album di studio sono belli ma mi opprimono, su quel palco il magone si apre alla magniloquenza orchestrale, risultando in un ascolto sempre intensissimo ma avvincente.
Bonobo in teoria sarebbe ancora il "Re" della downtempo, tutt'oggi rimane tra gli artisti di punta di casa Ninja Tune, il suo nome tira molto nei cartelloni dei festival estivi e va discretamente bene anche in streaming, al contrario di altri beniamini del genere oggi scomparsi. Siamo solo noi su OR che non ce lo filiamo troppo? Io stesso non l'ho messo in classifica, me ne sono ricordato solo dopo, che appunto spiega quanto me ne freghi, ma magari un posticino per Animal Magic l'avrei trovato.
Mi ha fatto troppo piacere l'alto piazzamento dei Laika <3
Podio prevedibile, e va anche bene figuriamoci, personalmente sia dei Portishead che dei Massive Attack preferisco altre uscite. Ma nessuna supercazzola e forzata celebrazione storica riesce a guastarmi l'ascolto di Moon Safari dopo tutti questi anni, quel disco rimane troppo bello.
Mi sono dimenticato Agricantus e Gotan Project, ma venti posti sono pochi.
In conclusione, un calderone che amo molto e che non mi stanca mai, anche nelle uscite meno entusiasmanti. Con due eccezioni: Lemon Jelly e Fila Brazillia mi provocano fastidio, sono patinati, hanno cattivo gusto, sono i Teletubbies dell'elettronica cheap. Sorry
Inviato 25 marzo 2024 - 16:39
ma che c'entra cerati col triphop! downtempo? addirittura top ten
Che farsa
È classificato così anche su RYM e Wikipedia, non è che sia una strana trovata Ondarockiana.
Una FARSA addirittura!
Inviato 25 marzo 2024 - 16:43
Classifica dei dischi downtempo di tutti i tempi su RYM, con "Bocanada" al numero 6:
https://rateyourmusi...me/g:downtempo/
Peraltro sei posizioni sopra a "Blue Lines", otto posizioni sopra a "Moon Safari", undici posizioni sopra a Tricky, eccetera. Farsa è la tua esistenza, Pdevo.
Tra due anni torniamo per vincere.
Inviato 25 marzo 2024 - 18:14
Inviato 25 marzo 2024 - 19:17
Ovviamente niente da ridire sul fatto che risulti sesto anche su RYM, sulla base dei voti di migliaia di persone. Capita.
Quanto al resto zitto dai, che conosci tre dischi in croce e hai la capacità dialettica di un tricheco.
Tra due anni torniamo per vincere.
Inviato 26 marzo 2024 - 01:42
Don't feed the troll.
Ho inserito il mio amatissimo Felt Mountain, ma diciamocelo francamente: quel disco secondo voi ha un "genere"? Quasi un quarto di secolo dall'uscita, l'album meno definibile della storia: forest ambient-pop? Folktronic-tempo? Deercore? Boh.
Secondo me Felt Mountain non è mai stato davvero trip hop ma solo influenzato da alcuni elementi della corrente, e l'accostamento nacque principalmente dalla forte similitudine tra le atmosfere da film noir/spy-story con Dummy, e forse il fatto che Allison Goldfrapp avesse in precedenza collaborato con Tricky - che l'ha sponsorizzata abbastanza nei suoi circoli. Però tutti lo hanno citato per anni e quindi è entrato nell'immaginario comune. (penso cose analoghe del debutto dei Lamb che è molto più drum & bass/jungle che downtempo)
Non lo consiglierei mai come esempio introduttivo a chi mi chiedesse "consigliami qualche disco trip hop standard così che possa inquadrarne le caratteristiche e riconoscerlo", ma paradossalmente lo consiglierei prima di altri importanti dischi di genere a chi mi chiedesse specificatamente qualcosa di affine ai Portishead per umori, timbro, produzione.
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Inviato 26 marzo 2024 - 11:19
Hai ragione, FM ha un'atmosfera cinematografica molto suggestiva, che unita all'associazione temporale della pubblicazione colloca il lavoro grossomodo nell'ambito. Ma come struttura, beat e arrangiamenti spesso sta proprio fuori dal mondo, che poi sono i motivi che me lo fanno amare in maniera particolare. Utopia il capolavoro nel capolavoro.
Bellissima anche Pumpkin di Tricky con Alison, pezzone
Inviato 27 marzo 2024 - 15:44
Bonobo in teoria sarebbe ancora il "Re" della downtempo, tutt'oggi rimane tra gli artisti di punta di casa Ninja Tune, il suo nome tira molto nei cartelloni dei festival estivi e va discretamente bene anche in streaming, al contrario di altri beniamini del genere oggi scomparsi. Siamo solo noi su OR che non ce lo filiamo troppo? Io stesso non l'ho messo in classifica, me ne sono ricordato solo dopo, che appunto spiega quanto me ne freghi, ma magari un posticino per Animal Magic l'avrei trovato.
Mi sono ritrovato a riascoltarlo in questi giorni ("Black Sands" però, 10 anni dopo "Animal Magic"...) per ragioni che non c'entrano con la classifica. Non ci sono mai andato matto, però lui lo avevo visto dal vivo all'Alexandra Palace a Londra, in uno stesso weekend con Tigran Hamasyan e Nils Petter Molvaer, "The Book of Mormon" e una mostra sugli ABBA (niente male insomma). Mi piacque poco, lo trovai piuttosto retorico e ampolloso come stile, senza che però questi elementi portassero una qualche maggiore carica emotiva o riuscissero a evocare qualcosa. Anche ieri, risentendo, l'impressione che ho avuto è che sia musica che può funzionare come sottofondo ma che continuamente cerca di rapire l'attenzione, eppure quando ci riesce di cose a cui fare attenzione non è che ne presenti tante. Emotivamente parlando è molto ripetitiva, e almeno nel mio caso non trasmette granché né colpisce particolarmente come suoni e invenzioni. Curata è curata, ma compositivamente ci trovo un po' (tanto) pilota automatico, e automatizzato in una direzione non particolarmente stimolante.
Scrivo queste cose, e lo risento, e lo ero andato a vedere, perché stilisticamente si muove in un territorio che dovrebbe essermi affine: le prime cose di Floating Points e i GoGo Penguin, per dirne due, mi sono sempre piaciute, e sarebbero probabilmente accusabili di avere proposte parimenti modaiole e leggerine. Però con questi ultimi due qualcosa scatta, vuoi per la classe esecutiva degli strumentisti vuoi perché c'è il ritmino azzeccato o il suono che balza all'orecchio e avvolge in modo efficace. Con quel disco di Bonobo forse giusto "Animals", debitamente jazzata e variegata, riesce a suscitarmi entusiasmo. Dovrei risentire anche altro ma non è che muoia dalla voglia...
Inviato 28 marzo 2024 - 13:09
[...] stilisticamente si muove in un territorio che dovrebbe essermi affine: le prime cose di Floating Points e i GoGo Penguin, per dirne due, mi sono sempre piaciute, e sarebbero probabilmente accusabili di avere proposte parimenti modaiole e leggerine. Però con questi ultimi due qualcosa scatta, vuoi per la classe esecutiva degli strumentisti vuoi perché c'è il ritmino azzeccato o il suono che balza all'orecchio e avvolge in modo efficace. Con quel disco di Bonobo forse giusto "Animals", debitamente jazzata e variegata, riesce a suscitarmi entusiasmo. Dovrei risentire anche altro ma non è che muoia dalla voglia...
Non avevo mai neanche fatto l'associazione tra Bonobo e Floating Points/Go Go Penguin, in effetti interessante. Ho sempre considerato il primo come un dj di matrice dub-chillout tendente al soulful, anche grazie al tipo di vocalist che riesce a chiamare a rapporto sui suoi album - Rhye, Jordan Rakei, Jamila Woods e addirittura Joji (ma anche la noiosissima Andreya Triana). Gli altri mi sembrano invece orientati verso ricercatezze sonore avantgarde e intersezioni col (nu)jazz suonato. Certo ci sono punti in comune nell'uso dell'elettronica e nel dispiego di certe sensazioni "jazzy".
Inviato 26 maggio 2024 - 10:00
Inviato 22 agosto 2024 - 13:11
Oggi è un giorno importante: il 22 giugno 1994 usciva Dummy dei Portishead, che oggi quindi compie 30 anni. Buon compleanno!
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Inviato 26 settembre 2024 - 03:49
Il 26 settembre 1994 invece usciva Protection dei Massive Attack, buon compleanno ad anch'esso!
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