1. John Steinbeck - La valle dell'Eden
2. Gunter Grass - Sbucciando la cipolla
3. Israel Joshua Singer - La famiglia Karnowski
4. John Dos Passos - Manhattan Transfer
5. Salman Rushdie - La caduta dei Golden (2017 questo eh, pure l'attualità c'abbiamo)
6. Clemens Meyer - Eravamo dei grandissimi
7. Aldo Busi - Un cuore di troppo
8. Emanuel Carrère - Io sono vivo, voi siete morti
9. Antonio Pennacchi - Mammut
10. Luke Rhineheart - L'uomo dei dadi
Saggio immenso, pure se immerso nei dettagli:
Hans Voller - I conti con il fascismo
Un Maigret per gradire: L'impiccato di Saint-Pholien
Qualche commento:
1. Steinbeck era un po che non lo riprendevo, principalmente perchè temevo (sbagliando eh, non dico di no) di ritrovarci le stesse storie di Furore in qualche altra salsa. La luna è tramontata era diverso per forza, L'inverno del nostro scontento idem... su La valle dell'Eden non ero sicuro. Preso, tenuto in libreria per tre mesi e iniziato senza troppa convinzione: strike. Un romanzo su tutta l'umanità.
2. Avevo timori anche per Grass Letto tanti anni fa Il tamburo di latta (lo dovrò rileggere), faticato ma soddisfatto con Anni di cani di cui però temo di non aver capito nulla, abbandonato dopo manco 30 pagine La ratta al grido di "ma chi me lo fa fare?". Qui tutt'altro discorso. Non è una lettura troppo facile, Grass tende sempre a prenderla molto larga e il flusso dei ricordi non è per nulla lineare. Tutto è lasciato alle bucce di cipolla che vengono via, con strati perfino divertenti e alcuni veramente sofferti.
3. Cercavo una bella saga familiare, magari un po' complicata, ma La famiglia Karnovski si è rivelato meno faticoso del previsto. Preso senza sapere una mazza, leggendo il retro della copertina cercando di capire chi diavolo fossero tutti quei Singer, non me ne sono pentito.
4. Manhattan transfer invece ricordo di averlo preso perchè era uno dei remainders su Amazon. Ne avevo sentito già parlare qua e mi son detto "ma sì". Per usare una formula volutamente del tutto assurda e che mi viene in mente ora, è un frullato tra il grande romanzo americano e Mattatoio n. 5 di Vonnegut: frammentario, polifonico, sconnesso, con personaggi che vanno e vengono a costruire una città caotica con tutti gli strati della società.
5. Rushdie invece l'ho comprato perchè ho visto la sua comparsata con Larry David in Curb your enthusiasm, giuro. Anche di lui apprezzati I versi satanici, I figli della mezzanotte e il memoir sulla fatwa Josephn Anton, ma poi ho abbandonato La vergogna e me ne sono tenuto lontano per qualche tempo. E' un romanzo nuovo e del tutto attuale, con una storia drammatica nel contesto di tutti i giorni in cui Trump è il Joker di Batman.
6. Consigliato da combat. Meyer si offende ma sostanzialmente "un Trainspotting della caduta del muro". Se però gli scozzesi non sembravano avere nessuna speranza, qui il mondo crolla portandosi con sè una generazione di adolescenti.
7. Opera minore, pure nel formato (200 paginette di quegli Oscar Mondadori piccolini), del secondo scrittore bresciano più famoso d'Italia. Storia di un centro per dimagrire con la sua folata di pazienti isterici e ridicoli, con al centro ovviamente Busi.
8. La biografia di Philip K. Dick sarebbe già interessante di per sè, visto quante se n'è inventate, se poi ci aggiungiamo la bravura nel raccontarla e nello spiegare i romanzi principali (alcuni dei quali poi con momenti di vero delirio) siamo a posto. Anche questo, letto di qualcuno che lo leggeva qua e segnato. Grazie.
9. Ho letto anche Canale Mussolini parte seconda, quest'anno, ma ho preferito inserire questa breve storia di fabbrica. La lotta, la vittoria, la resa di un sindacalista, operaio metalmeccanico.
10. Una follia: uno psichiatra decide di passare la vita lasciando tutte le decisioni, da quelle più idiote a quelle fondamentali, al lancio dei dadi e rimettendosi completamente alla loro volontà casuale. Una satira continua.