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City Pop :: Quando La Coolness Sbarcò In Giappone


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#1 wago

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Inviato 29 settembre 2015 - 11:15

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POPOLARE

"City pop" - il pop delle città. Facilissimo, no? E' pop ed è urbano. Cool. Adulto. Un po' posh, senz'altro molto occidentale. Di classe, e facendolo sentire. Moderno, ma moderno il giusto: tecnologico senza apparire giovanilista o troppo allineato con le tendenze elettroniche e la loro frenesia; "facile" e per tutti - ma per tutti quelli sufficientemente raffinati da apprezzarne l'eleganza.
 
Insomma, sì, sophisti-pop. In salsa nipponica. Jazz-fusion infiocchettata, ripulita di stratificazioni e condita di synth ottantiani. Vocal jazz spogliato di virtuosismi vocali, farcito di fiati, accordi diminuiti e inglese... ma senza esagerare con quest'ultimo - perché i Giapponesi l'inglese mica lo sanno. Basteranno dunque i titoli e qualche frasetta nel ritornello. Ritmi funky, un po' di riverbero, e-piano in abbondanza che fa tanto chic e tempi moderati, tendenti al lento, che questa è roba da aperitivo in, da cenetta a base d'ostriche per stupire la nuova fiamma e farla sentire non un'impiegata Tokyo o a Sendai, ma a una starlette che si gode la vita a New York su qualche sky terrace molto mondana.
 
Insomma, le premesse ci sono tutte perché il genere rappresenti una vera porcheria. E magari per qualcuno sarà proprio così. Io però me ne sono innamorato, complice la "preparazione spirituale" (aka: scaricamento compulsivo di 8 GB di mp3) per il mio recente viaggio nel Paese del Sol Levante.
Non sono in grado di fare grandi analisi o esegesi, né di fornire sai quale contestualizzazione al fenomeno. La mia conoscenza della musica e della cultura pop del Giappone è limitata al poco che ho visto e ho scelto di ascoltare nel mesetto che son stato lì, e come mio consueto ho puntato dritto su "quel che avrebbe potuto interessarmi" piuttosto che dedicarmi a carrellate introduttive alla storia o al panorama generale.
 
Tuttavia mi sento di abbozzare un paio di cardini, che possano essere d'aiuto per orientarsi e capire se l'articolo può essere o meno di proprio gradimento:
- A parte l'approccio sincretistico, il core del genere c'entra zero con lo Shibuya-kei. Se avete in mente Cibo Matto e Pizzicato Five, dimenticateveli perché l'aria che tira nel City Pop è tutta un'altra.
- I generi occidentali più vicini al sound del City Pop sono jazz-fusion, sophisti-pop, smooth jazz, baroque pop, adult-oriented pop
- Il genere mostra un'evoluzione temporale da forme più vicine alla jazz-rock/fusion funkeggiante verso un pop barocco più spigliato e sigladeicartonianimatoide, ma la transizione non è a senso unico e porta in alcuni casi anche a risultati in apparente controtendenza (questa sensazione forse è dovuta in modo determinante alla mia conoscenza molto parziale del genere).
 
I nomi da tirare in ballo sarebbero un po' (non dozzine però, almeno credo): io in realtà nella mia esplorazione mi sono soffermato solo su un paio di figure, di cui accennerò alle uscite che conosco. Essendo un territorio nuovo anche per me non sarò precisissimo, tra i dischi faccio ancora un po' di confusione e gli stili personali li distinguo se li ho sotto il naso, ma potreste tranquillamente fregarmi facendomi sentire un pezzo dell'uno e dicendomi che è dell'altro.
Questo per dire che le descrizioni che ora farò sono tutte da prendere con le pinze. Le riporto più che altro perché un minimo di commentino orientativo è pur sempre meglio che nulla.
 
Di Tatsuro Yamashita deve già avervi parlato un pochetto Gozer.
Il suo disco più noto tra i melomani occidentali pare essere For You, dell'82, bello e ostentatamente estivo fin dalla copertina e dal primo pezzo, "Sparkle". Sound smagliante, chitarrine funky, fiati in ogni dove, e melodie distese, un po' jazzy ma senza esagerare, qualche numero più lento o giocoso ogni tanto (vedi "Morning Glory", praticamente sunshine pop): è il sound classico del city pop e uno dei dischi da cui iniziare per farsi un'idea ad ampio spettro del genere.
cover.jpg
Ripercorrendo gli anni precedenti di Yamashita, però, si trovano altre cose interessanti. Spacy (1977) è il suo secondo anno e offre uno spaccato di quelle che probabilmente possono essere considerate le radici storiche del genere: un suono rigoglioso, un po' orchestra della RAI, molto radiofonico (se non televisivo) negli arrangiamenti e senz'altro apparentabile come sound a ciò che almeno un cinque sei anni fa da queste parti era chiamato orgogliosamente "easy listening". Gli ingredienti melodici sono già vicini a quella che sarà poi la formula ottantiana, ma - tra progressioncine jazz beneducate e ritmi sempre al posto loro - va ammesso che il tutto risulta meno scoppiettante e sbrilluccicante che nei dischi successivi.
Procedendo di pochi mesi, ecco Pacific (1978), realizzato in combutta con Shigeru Suzuki e Haruomi Hosono (membro, tra le altre cose, della YMO). Questo è un disco di exotica fatta e finita, assai distante come stile da tutto il resto del genere, ma utile a individuare il momento in cui le costruzioni barocche, loungy e "solari" si sono fatte strada nel sound classico che di lì a poco avrebbe preso vita. Non conosco bene il territorio, quindi magari si tratta di roba assolutamente nella norma, ma a me brani come "Coral Reef" e la yellowmagica "Cosmic Surfin'", più yellowmagica di quella a nome YMO, hanno preso piuttosto bene.
Infine Ride on Time (1980), che sbilanciandomi un po' direi che è il disco da avere di Yamashita se quello che piace del genere è più l'aspetto chic-jazz che quello neo-Beach Boys. Qua tutti gli elementi sono a fuoco e i brani sono più sgargianti che mai; l'inglese (o un grammelot probabilmente indistinguibile dall'inglese alle orecchie dei nipponici) inizia a farsi onnipresente e il basso è il re incontrastato della sezione ritmica, vero cardine compositivo dei brani. Andrebbero linkati circa tutti i pezzi, ma per farsi un'idea del taglio più grintoso (e al tempo stesso più melenso) di questo disco rispetto al più celebrato "For You" dovrebbero bastare le fantastiche sbruffonate chitarristiche e il ritmo pestone di "Silent Screamer" e le smancerie da lume di candela di "My Sugar Babe". Quella bomba della title track, che riesce nel prodigio di unire le due anime, la lascio scoprire a voi.

Devo però dire che il mio autore preferito è al momento Makoto Matsushita, e visto l'interesse suscitato nell'ultimo mese dal suo primo album First Light (1981) direi di partire da lì. First Light è un capolavoro, e mi fa piacere tanti se ne siano rapidamente accorti senza bisogno di particolari opere di convincimento (di cui non sarei stato capace). Al di là di presentare al massimo grado tutti gli elementi distintivi del genere, credo che l'elemento più rilevante dell'album sia l'assoluta perfezione sonora: il sound è ricco e stratificato, ma sempre coeso, compatto, come se anziché essere il lavoro di una fitta schiera di turnisti si trattasse del prodotto del più oliato dei power trio. Matsushita è prima di tutto un chitarrista, e infatti l'elemento più iconico dell'intero blend è proprio il suono tagliente e millimetrico dei suoi frequenti assoli e abbellimenti. Ma notevolissimo è anche il piglio movimentato e notturno delle ritmiche, così come una certa allure di eleganza per nulla esibizionista, decisamente lontana dal carattere estivo e ultramondano di altri autori. Un'allure che nei dischi successivi si farà più definita, e diventerà elemento di grande originalità e personalità.

The Pressures and the Pleasures (1982) è l'opera seconda e segna la virata della proposta verso un sound più intellettuale e di frontiera, al tempo più stesso più svuotato e più sfrontato come scelte sonore. Matsushita lascia un po' da parte l'eleganza dei timbri e l'equilibrio pop-jazz delle composizioni, sbilanciandosi su un coraggioso gioco di contrasti tra melodie introspettive e momenti strumentali, poderose sferzate ritmiche e soffusi paesaggi di synth e arpeggini. Immagino sia prevalentemente per la mia inguaribile fissa per i King Crimson, ma la lunga title-track a me porta molto presto la mente al periodo Discipline e a certe follie di Belew; "The Garden of Walls" invece si sposta molto di più sui vuoti, con "Carnaval" a farle da contraltare col suo funk astratto virato fusion. Altri pezzi si mantengono su una formula più affettata e ricercata, allontanandosi anch'esse dal perfetto bilanciamento dell'esordio, ma in una direzione meno interessante per quanto ancora di classe. Nel complesso, si tratta di un disco di transizione, con alcuni episodi davvero eccezionali.
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L'album più peculiare è l'ultimo, Quiet Skies, per la cui descrizione davvero fatico a trovare le categorie adeguate. Penso che mi converrebbe sbrigarmela con due parole, un po' di namedropping per stuzzicare i palati adatti, e il linkino integrale piazzato a tutto campo in modo tale che chi vuole possa ascoltare e valutare da sé... Non fosse che Youtube il linkino non ce lo ha mica (però -<---<-@). Tenterò dunque l'impossibile: Talk Talk, Dif Juz, Durutti Column, però... però no, non c'entra una fava. E' svuotato, è etereo, è astratto, piovigginoso, impressionistico, ma dentro e dietro c'è ancora la roba di prima, jazz fusion altolocata con troncamenti funk, fioriture prog e allagamenti elettronici. E' musica strana. E' musica molto bella. Ascoltatela, ma sappiate che potrebbe annoiarvi a morte. Per me è stupenda.

Proseguiamo. L'altro pezzo grosso in cui mi sono imbattuto è Toshiki Kadomatsu, di cui è piuttosto noto Sea Is a Lady, 1987. Qua siamo di nuovo dalle parti di un pop molto variopinto e molto di classe, ma interamente strumentale, con una dose piuttosto elevata di syntheggiamenti e retto da una perizia e una fantasia chitarristica che spostatevi. Bastino "Sea Line 'Rie'" col suo portamento da Lunedifilm o la fiammeggiante "Midsummer Drivn' 'Reiko'" o la quasi videoludica "52nd Street 'Akiko'" a dare un'idea della maestria melodica del Kadomatsu, capace di realizzare canzoni strumentali anziché suite o esercizi di stile o pezzi d'atmosfera. 

Negli album precedenti, comunque, la voce c'è. Non ho sentito tutto, ma qualche disco un po' qua e un po' là l'ho pescato. Weekend Fly to the Sun, dell'82, presenta un sound più sunshine, animato dal consueto pot pourri funky-fiatistico-barocco-jazzy leggerino e sciccoso a cui ormai dovremmo esserci abituati. Il disco è indubbiamente piacevole, e faccio fatica a trovare brani non riusciti: è tuttavia molto "standard" e rischia di essere messo in ombra dalle altre vette del genere. Nondimeno, beccatevi "Space Scraper" e "Rush Hour", che spero possano aiutare a capire che non si sta comunque parlando di robetta.
Saltando all'84, pervengo a After 5 Clash, ovvero un signor discone. Qua il suono è più energico, più urbano (c'è pure il sax asd), lo sbruffoneggiamento strumentale che sarà la condicio sine qua non per permettere il sound miracoloso di Sea Is a Lady inizia a farsi avanti. Ciononostante, resta un album di canzoni - canzoni con la voce, intendo. I synth iniziano a reclamare un certo ruolo nella costruzione del suono, e anche la carica ritmica è enfatizzata dall'uso di un suono nettamente elettronico. Diversi pezzi sono assai sbilanciati sul lato synth-funk (vedi "116.39 BPM/Step into the Light") e lasciano un po' perdere tutto il lato raffinato-solare-mondano della faccenda City Pop, ma chissene. Tanto poi ci sono sempre le "Maybe It's a Love Affair" a ripareggiare.

Ok, mi avanzano le briciole. Nomi sparsi, che non ho avuto modo di approfondire al di là di singoli dischi. A Long Vacation di Eiichi Ohtaki sembra godere di una certa fama e direi che la fama è meritata: barocchissimo, westcoastissimo, si tratta di un disco che esprime al massimo grado il versante sunshine pop e caramelloso del genere, rivisitando la musica sessantiana in veste solo moderatamente funky-synthosa e mettendo sostanzialmente da parte quell'anima jazz-fusion che è invece per me l'elemento di richiamo del genere. Io non ci esco pazzo, ma mi è difficile non riconoscere che brani come "Velvet Motel" o "Funx4" abbiano il loro perché.
Anche coi Seaside Lovers siamo in territori piuttosto sunshine: nel loro unico album Memories in Beach House (1983) però gli accenti sono più lounge/exotica che pop canzonettaro. Il sound complessivo è a mio avviso assai interessante, intriso di coolness da immaginari mari del sud e nostalgia un po' futuristica e un po' retrò (qualcuno potrebbe trovare parallelismi con robe chillwave odierne). E' un disco che sto sentendo da poco, quindi non mi spreco in gran paroloni: mi limito a droppar giù "Melting Blue", che secondo me è un gran pezzo.
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Chiudo coi Casiopea, band più che altro jazz-rock/fusion; che però mi pare rispecchiare comunque il medesimo milieu stilistico. Ho sentito Cross Point, 1981, molto melodico, molto leggero e ben suonato, decisamente "da sottofondo". E' strettamente strumentale, e pare roba per sigle e sonorizzazioni varie. Francamente non ne ho idea, ma vi lascio qualcosina per dare un live in studio che dovrebbe dare l'idea (l'album è più pulitino, ma insomma le idee sono quelle).

Fine del giro turistico. Mi spiace non poter dare grossi inquadramenti generali e ricostruzioni storiche anche solo velatamente soddisfacenti. Non mi sono approcciato al genere con sguardo enciclopedizzatore (altrimenti forse avrei ascoltato anche i lavori di Ohtaki e Yamashita a nome Niagara Triangle, che comunque prima o poi recupererò), non conosco la musica giapponese precedente, successiva e a ben vedere pure contemporanea, e non sono in grado di interpretare il giapponese in cui il grosso delle fonti è scritto. Prendetela dunque giusto come una panoramica del tutto idiosincratica a delle robe che ho sentito e mi sono piaciute. Se avrete voglia, potremo parlarne e magari aiutarci a vicenda a conoscerne contesti, orizzonti, personaggi e via dicendo.

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#2 Trespassive-aggressive

    Strawberry Switchblade

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Inviato 29 settembre 2015 - 11:20

Gran thread (Gozer ne aveva parlato comunque nel suo su Yamashita).

Tra quelli nominati l'unico che non conosco è Kadomatsu.

Andrò a recuperarlo.
Grazie!


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#3 wago

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Inviato 29 settembre 2015 - 11:22

(Gozer ne aveva parlato comunque nel suo su Yamashita).

 

Che però non son riuscito mica a trovare! Do' sta?
Mi averebbe fatto comodo per cross-checkare le eventuali minchiate che ho scritto :D


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#4 Moreno Saporito

    burzumaniaco

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Inviato 29 settembre 2015 - 11:26

Gozer ne aveva parlato comunque nel suo su Yamashita).


magari così torna
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#5 corrigan

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Inviato 29 settembre 2015 - 11:27

Il thread si chiama "White Power" asd
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#6 corrigan

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Inviato 29 settembre 2015 - 11:38

Cmq sul fatto che lo Shibuya-kei c'entri zero sbagli wago
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#7 wago

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Inviato 29 settembre 2015 - 11:41

Cmq sul fatto che lo Shibuya-kei c'entri zero sbagli wago

 

Poesse, il mio è un giudizio basato su una conoscenza estremamente sommaria di tutto quanto il contesto. Tu a che connessione pensi? E che pezzi avvicineresti in particolare?
Quel che posso dire è che il City Pop che trovo più rappresentativo non mi ricorda per nulla come spettro sonoro e tipo di ricerca il pochissimo Shibuya-kei che ho provato a sentire. Magari certe bagatelle un po' sunshine che saltan fuori qua e là nel City Pop possono aver dato il là ad analoghi nello Shibuya-kei, ma per me l'anima e l'interesse centrale del City Pop sta altrove.
Magari però pensi a tutt'altro, boh.


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#8 bosforo

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Inviato 29 settembre 2015 - 11:50

Sto ascoltando e mi sta piacendo.

 

Pero' una cosa va precisata, dalla descrizione mi aspettavo musica di sottofondo da yuppie anni Ottanta, invece mi sembra musica molto notturna e, soprattutto, malinconica, quasi avvolta da una coltre di nostalgia.

 

Tutto questo senza capire un testo uno eh, parlo degli arrangiamenti, di quei sax che fanno capolino, dei cori che rimpinguano le armonie, ecc.


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#9 wago

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Inviato 29 settembre 2015 - 11:53

Va anche detto che io ho scelto i brani più sfumati, e più nostalgici. Ci sono cose che sono proprio più sfrontatamente sunny, o paraculate da abbordo che ok, di classe, ma di certo non le uso per reclamizzare il disco a una platea indie-oriented :D


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#10 vuvu

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Inviato 29 settembre 2015 - 12:26

Sto ascoltando e mi sta piacendo.

 

Pero' una cosa va precisata, dalla descrizione mi aspettavo musica di sottofondo da yuppie anni Ottanta, invece mi sembra musica molto notturna e, soprattutto, malinconica, quasi avvolta da una coltre di nostalgia.

 

Tutto questo senza capire un testo uno eh, parlo degli arrangiamenti, di quei sax che fanno capolino, dei cori che rimpinguano le armonie, ecc.

 

 

E dei bassi ne vogliamo parlare? 

 

Firmerei ogni giorno per avere thread così e per tuffarmi in nuovi ascolti di tale portata, anche se i Casiopea ad esempio li conoscevo già, però sono gli unici tra quelli citati da Wago: sempre sia lodato. 


  • 0

"L'intensità del rumore provoca ostilità, sfinimento, narcisismo, panico e una strana narcosi." (Adam Knieste, cit.)

 

"Deve rimanere solo l'amore per l'arte, questo aprire le gambe e farsi immergere dal soffio celeste dello Spirito." (Simon, cit.)

 

La vita è bella solo a Ibiza (quando non c'è nessuno).


#11 Damy

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Inviato 29 settembre 2015 - 12:39

Wago ma quei primi due paragrafi del post di apertura che hai scritto erano perfetti, perché porcheria? asd Vassilios comunque mi ha passato qualche disco di City proprio in questi giorni di crossing, e si tratta di ascolti sempre piacevolissimi.


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#12 zefis

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Inviato 29 settembre 2015 - 12:57

In realtà soltanto uno dei due che ti ho passato è realmente ascrivibile al city-pop, cioè "Sunshower" di Taeko Ohnuki, sul quale tornerò quanto prima. "Crimson" della Nakamori può avere qualche tratto in comune, ma io fatico ad inserirlo nel filone, foss'anche a causa del personaggio stesso. In ogni caso grandissimo thread, tra qualche giorno torno con un paio di dischi in più e magari qualche coordinata aggiuntiva.


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#13 Dark Mavis

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Inviato 29 settembre 2015 - 13:13

Bellissimo, grazie wago. Matsushita grandioso, peccato non riesca a trovare i due successivi, che vista la descrizione mi hanno incuriosito molto. Yamashita un gigante, mi permetto di segnalare anche il bellissimo boku non naka no shonen dell'88 mi sembra, con una sequela di canzoni pop stupende ed alcune delle sue migliori. È diventato per me uno dei dischi pop migliori di quegli anni.
Per il resto è un genere che mi ha preso subito, nonostante non conoscessi nulla della scena e di eventuali riferimenti. Forse perchè adoro il sophisti pop e le cose ibride tra funk, jazz, pop e, come sottolineato, la dolce malinconia che pervade questi bellissimi acquerelli musicali. Poi sono tutti suonati con ottima perizia strumentale e sembrano tutti di alto livello anche come produzione.
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#14 corrigan

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Inviato 29 settembre 2015 - 13:23

@wago, scusa il ritardo ero col cellulare. secondo me una certa percezione occidentale dello shibuya-kei, legato ai successi dei Pizzicato verso meta' 90, da' un'immagine un po' distorta del genere.

pero' se prendi le primissime cose, tipo i due dischi d'esordio dei Pizzicato stessi, "Couples" e 'Pizzicatomania" entrambi dell'87 - senza Maki Nomiya alla voce, l'influenza di Tatsuro e delle atmosfere City Pop e' ben presente, oltretutto cominciano ad incidere praticamente alla fine del City Pop e della baburu economy della quale questo genere e' la colonna sonora. Idem per il primo gruppo del futuro Cornelius, i Flipper's Guitar che fanno tre album tra l'89 ed il 91.

poi certo, nelllo SK manca la componente jazz-fusion (e AOR) a favore di una sensibilita' sophisti-pop, forse parti da la'.


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#15 dick laurent

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Inviato 29 settembre 2015 - 13:26

Va anche detto che io ho scelto i brani più sfumati, e più nostalgici. Ci sono cose che sono proprio più sfrontatamente sunny, o paraculate da abbordo che ok, di classe, ma di certo non le uso per reclamizzare il disco a una platea indie-oriented :D

 

io infatti se devo giudicare quel che ho sentito finora lo trovo proprio un genere estremamente ottimista, che immagino rifletta anche la ricchezza e il benessere del giappone di quel periodo.


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dai manichei che ti urlano o con noi o traditore libera nos domine


#16 corrigan

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Inviato 29 settembre 2015 - 13:38

altre note a margine.

1) Spacy e' il migliore di Tatsuro

2) Yamashita me l'ha fatto conoscere Gozer ma in realta' il City Pop lo conoscevo gia' da un po' tramite la Vaporwave (ma non Ferraro), che rimastica suoni ed estetica di questo genere in chiave ironica/intellettuale. con risultati pessimi.

3) Di quelli segnalati da Wago, a parte Tats non mi convince nessuno in fondo, ma l'unico disco che non ho ascoltato e' Quiet Skies che potrebbe piacermi tanto.


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#17 wago

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Inviato 29 settembre 2015 - 17:01

Sono molto contento della buona risposta generata dal thread, sia da parte di chi non conosceva affatto il genere, sia da parte di chi come me muove in questo periodo i primi passi.
Qualcuno ha detto di conoscere già le cose trattate (segno che non sono scelte più di tanto assurde): bene, immagino dunque conosciate anche altro, e pertanto... FUORI I NOMI :D
Perché io ste cose le ho pescate circa a caso, basandomi sulle copertine, su quel che era reperibile su slsk una settimana prima che partissi e sulle cose di cui trovavo spezzoncini Youtube sufficientemente proggosi per le mie orecchie. Insomma, il quadro è inevitabilmente biased. Servono altre campane, fateve sentì!

 

ps. Appena mi si ripiglia la connessione - che per motivi misteriosi è in down pazzesco - dispenso roselline di Quiet Skies, chi è interessato faccia un fischio.


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#18 Dark Mavis

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Inviato 29 settembre 2015 - 20:20

il disco di Shintaro Sakamoto, how to live with a phantom, sul versante sophisti pop anche se non so se possa rientrare propriamente nel genere. Questo è recente, 2011.


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#19 Sleepyhead

    Enciclopedista

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Inviato 29 settembre 2015 - 20:21

Aspettavo questo topic da tempo. Grazie.


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"Dovete vedere noi, perché la televisione non vi fo' far crescere quando fa le sue trasmissioni, ve vo' tene boni; la televisione non ve vo' fa capire, ve vo' addormentà. Questa trasmissione discute e vi fa discutere dei vostri problemi, perché vedete - guardate che bell'abito che c'ho, ho una casa al mare - HO mi guardate o io me ne vado, ma me dovete guardà in tanti e vi dovete sentire il dovere IL DOVERE, perchè io a causa VOSTRA c'ho rimesso MILIARDI per divve aaverità."


#20 bosforo

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Inviato 30 settembre 2015 - 16:22

Ho ascoltato 4-5 dischi consigliati qui sopra.

 

Per ora mi piace solo For you di Tatsuro Yamashita, forse perche' molto sunshine e ricco di parti cantate. Forse le mie aspettative sono state deluse da questo, si tratta per lo piu' di jam fusion futuristiche, una musica molto descrittiva, catchy nelle armonie tutt'altro che di facile ascolto per via delle strutture. Sto pensando a Sea Is a Lady, un turbine di assoli di tastiera e chitarra, continui cambi, ecc. Tutto molto smooth e leccato, pero' quei suoni lo fanno sembrare una sorta di colonna sonora di un videogioco di meta' anni Ottanta, c'e' un che di "tamarro" e smargiasso nella sua musica, io invece mi aspettavo una specie di Style Council strumentale giapponese.


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#21 wago

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Inviato 30 settembre 2015 - 16:45

Io senz'altro ho sentito più roba tendente alla fusion e alle proggherie sbruffone (tanti dischi li ho tirati giù sentendo un pezzo su YT e dicendomi "sì questo è ok"), quindi molto probabilmente nella mia presentazione quel genere di cosa è sovrarappresentato rispetto alla massa effettiva. C'è tutta una serie di robe più pop a cui non mi sono sostanzialmente interessato; lo stesso Ohtaki (hai provato a sentirlo? è molto diverso) ha fatto diverse altre cose, che non ho sentito perché una ok, la digerisco anche bene, ma più di un tot di cose così tutte insieme mi piglia l'iperglicemia.
Uno dei vantaggi per me di sto filone è che rispetto al sophisti britannico ci trovo molto più la componente prog-jazz: è come se la matrice non fosse la wave poi Coleporterizzata e jazzificata, ma un certo jazz-rock da sigla tv (non so se questa combinazione sia mai esistita nella realtà, ma è l'idea che mi fa) poi aggiornata ai suoni sintetici dei primi Ottanta. Capisco bene le perplessità, ma io per background mio mi ci trovo assai bene.


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#22 Dark Mavis

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Inviato 30 settembre 2015 - 16:53

Sto ascoltando after 5 clash di Kadomatsu, scintillantissimo e con un basso fighissimo e continuano ad essere confermate le mie buone impressioni. Sto apprezzando molto il genere anche per il mio debole per l'AOR settantiano/ottantiano che è ripreso in questi dischi anche se più sul versante pop. E poi queste atmosfere malinconico/nostalgiche da tramonto di fine estate son bellissime.

Avevo ascoltato anch'io sea is a lady che mi aveva lasciato un po' freddo forse perchè venivo da Yamashita che mi ha folgorato. Poi non me l'aspettavo tutto strumentale, dovrei riprovarci.


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#23 captino

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Inviato 30 settembre 2015 - 17:48

Taeko Ohnuki ha pure delle copertine stupende (Sunshower capolavoro, GreySkies non ancora sentito)

 

tumblr_nvi2wcMHqX1u16c8lo1_1280.jpg

 

tumblr_nvi2wcMHqX1u16c8lo2_1280.jpg


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#24 wago

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Inviato 30 settembre 2015 - 19:20

Ma sta qua è una cover? La melodia vocale sembra troppo bella per essere vera. Una ricerca sulle parole 
fatta su google non porta a nulla, ma se fosse una traduzione dal portoghese...


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#25 Dark Mavis

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Inviato 30 settembre 2015 - 21:04

nel libretto del disco dice Lilika Shinzato e Masataka Matsutoya penso come autori, non mette altri riferimenti boh


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#26 wago

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Inviato 04 ottobre 2015 - 08:44

Ho ascoltato un poco in questi giorni Sunshower di Taeko Ohnuki e Adventure di Momoko Kikuchi. Al di là delle copertine molto "in stile", devo ammettere di esserne stato deluso.

 

R-3664286-1339430772-8686.jpeg.jpgR-5089736-1384193617-1799.jpeg.jpg

 

I due dischi hanno un taglio diverso - più jazzy e svolazzante il primo, più synthetico il secondo, tuttavia hanno anche alcuni tratti comuni che mi rende più comodo il dirne insieme. Entrambi sono dischi retti dalla voce femminile, in entrambi sono ben visibili i moduli J-Pop che in altre uscite di cui si è discusso nel thread sono assai più nascosti sotto la coltre occidentalizzata. Come conseguenza, in entrambi gli album l'elemento strumentale (sia esso di matrice jazz/fusion o exotica o synth) passa in secondo piano e ritorna sostanzialmente ad essere arrangiamento, arredamento funzionale alla canzone e non centro nevralgico del pezzo.
Probabilmente un amante del J-Pop troverà le canzoni che compongono questi album fantastiche, le vocine delle due cantanti assolutamente perfette, e apprezzerà il carattere così visibilmente nipponico degli stili melodici e armonici. A me purtroppo del J-Pop non me ne può fregà dde meno - mi ci avvicino se mi attira, e già essermi preso bene per le cose di cui nel primo post è un grosso passo, ma non ho alcun interesse per lo "stile giapponese" in sé e per sé, e il tutto ha lasciato perplesso. Quello che le mie orecchie sentono sono infatto voci inconsistenti e un po' querule, melodie da cartone giapponese anni 80/90 e arrangiamenti mielosi (che mi generano reazioni alterne in stile: "ma che è sta roba, sti violini, è cheapissima sta cosa, leva un po' diamine" / "ah, ah, figo qua... ma no cazzo, va' avanti, alza il volume di sto flauto, che cazzo canti sta' zitta che era bello"). Ogni tanto poi in Sunshower nonsochi dei quattro chitarristi che si alternano inizia a tirar fuori armamentari blues, blues in una roba tutta frivola sviolinante funkettinantante ma non troppo... E lì non ci vedo più.
Comunque, un paio di pezzi che mi piacciono ci sono, da entrambe le parti. Sono quelli in cui, in fin dei conti, ritrovo ciò che trovo di interessante negli altri dischi che avevo ascoltato: la fusion, le atmosfere tra il raggiante e il malinconico, il senso di sospensione... Purtroppo non trovo link né alla fusioneggiantissima "Law of Nature" di Sunshower né alle vaporwavesche "Overture" e "Adventure" del disco della Momoko... Segno, forse, che non sono tra i pezzi più apprezzati di quegli album dagli ammiratori, e che il resto dei dischi non mi piace perché ci cerco la roba sbagliata.


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#27 wago

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Inviato 13 ottobre 2015 - 10:38

Ho rallentato il ritmo ma non mi sono ancora fermato :D

In questa settimana ho ascoltato un paio di dischi che ho visto, o qua o là, ricondurre al genere. Prima di ogni analisi qualitativa devo dire che più espando il raggio d'azione più mi rendo conto di come esistano quantomeno due accezioni piuttosto distinte del termine "City Pop": da un lato c'è la roba synth-sophisti-prog-fusion occidentalizzata con cui ho aperto entusiasticamente il thread; da un altro c'è un pop sì sfarzoso negli arrangiamenti e jazzy nelle progressioni, ma assai più convenzionalmente giapponese nell'impostazione vocale e nell'ipermelodismo, e senz'altro meno interessante sul piano strumentale.
Quest'ultima forma di City Pop ha senz'altro un taglio più "commerciale" e forse avrà avuto più successo discograficamente parlando, ma a me risulta decisamente meno particolare e accattivante. Se chi avvicinava il City Pop allo Shibuya Kei lo faceva con in mente cose del tipo che descriverò sotto, comunque, posso capire condividere il paragone: probabilmente una continuità fra i due fenomeni c'è. Sulle cose poco interessanti, mi permetto di dire.

Anyway, vengo ai dischi, che poi brutti non sono.

Prodotto da Sakamoto, suonato praticamente dalla YMO, "Aventure" è l'uscita del 1981 di Taeko Ohnuki, compagna di Yamashita nei Sugar Babe e già autrice di altri LP fra cui il "Sunshower" di cui parlavo nel post sopra. Il disco è un synth-pop spumeggiante dalle influenze variegate (si va dal Brasile allo smooth jazz agli episodi classicheggianti), in cui tuttavia resta sempre ferma la centralità della voce e dello stile vocale un po' dolce un po' malinconico (e un po' solare e un po' aiuto se non stacco mi viene il diabete) tipico di diverso pop femminile nipponico. I pezzi sono ben costruiti, sufficientemente diversi l'uno dall'altro, gli arrangiamenti sempre sobri e azzeccati anche se del tutto privi di guizzi. Nel complesso un disco piacevole, a tratti davvero parecchio "musica da cartoni animati" ma immagino sia soltanto per via del nostro immaginario di bambini a cui per anni la cultura giapponese è arrivata solo tramite gli anime.

 


Disco assai più energico e scoppiettante di quello citato sopra, "Timely!!" (a quanto pare il doppio punto esclamativo non era una bimbominkiata nel Giappone degli anni Ottanta) esordisce con la versione funky-chic della sigla di Occhi di Gatto e passa poi in rassegna una serie di pezzi in cui l'elemento big band funky/disco la fa da padrone, con basso slappante, chitarrina in vamping costante e sessione di ottoni prontissima a controbattere a ogni chiusura di hook vocale o strumentale. Che i brani siano lenti o galoppanti, infusi di coretti soul o pianoforti da big ball room, la voce resta sempre al centro dei riflettori con una presenza scenica abbastanza significativa (lo stile è sempre quello iperpop precisino e melensino di cui sopra, ma qua pare esserci almeno a me un po' più di corpo). Se il piglio prog di altri dischi citati nel thread qua è del tutto assente, una certa parentela con la fusion più disco-inclined appare presente, e si rispecchia oltre che nell'andamento melodico dei pezzi anche in un'apprezzabile attenzione agli intrecci strumentali e al vigore ritmico dei contrappunti. Da quel che ho capito (e che si può intuire dal video sopra) il disco è stato abbastanza saccheggiato da vaporwavari assortiti, quindi en garde.

 

Reflections_(Akira_Terao_album).jpg

 

Non c'entra più di tanto coi due dischi citati sopra, ma visto che lo ho ascoltato in questi giorni lo piazzo nello stesso post: "Reflections" dell'attore televisivo prestato alla musica Akira Terao è il disco giapponese più venduto in patria negli anni Ottanta, e un esempio fulgido di City Pop a metà tra il ramo più j-pop, quello più sunshine e quello più jazz-fusion. Non ci sono registrazioni decenti disponibili sul tubo (a parte questa, non troppo rappresentativa del disco però), quindi il consiglio è di affidarsi al buon vecchio Slsk e scaricarlo direttamente, ché ne vale la pena.
Coadiuvato da un esercito di turnisti e dall'arrangiatore Akira Inoue (un terzo dei Seaside Lovers citati qualche post fa), nel suo unico LP Terao condisce la sua voce discretamente confidenziale con una moltidudine di stili musicali, ben fusi comunque in un marchio sonoro riconoscibile nonostante le variazioni anche vistose da brano a brano. Affondando senza problemi le loro radici compositive negli anni cinquanta/sessanta, pescando suoni sia dai tempi recenti (synth e chitarrine sfavillanti, ma anche qua e là un po' di corposi assolazzi Manzanera-style) che dai tempi passati (pianoforte stile night, vibrafono, flauto traverso), e frullando senza dar nell'occhio stili che vanno dal reggae alla disco al surf i pezzi di Reflections si inficcano sostanzialmente in qualche limbo fuori dal tempo, eppure indiscutibilmente rappresentativo della sua epoca e della "scena" a cui appartiene.


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#28 Dark Mavis

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Inviato 13 ottobre 2015 - 11:00

me va su slsk


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#29 corrigan

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Inviato 14 ottobre 2015 - 09:33

Ho ascoltato Quiet Skies di Makoto Matsushita ed e' una bomba, bellissimo. Comunque la colonna sonora del supermercato di fronte casa mia e' City Pop purissimo, infatti si chiama

 

ls.jpg


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#30 Sleepyhead

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Inviato 14 ottobre 2015 - 13:06

Non so se questo Hiroshi Satoh a proprio a che fare con la coolness da città, tende più all'infinità dei cieli azzurri, però è di una classe cristallina con arrangiamenti jazzati pop piuttosto variegati e sfiziosità elettroniche e funky a ingolosire il palato.

 

https://www.youtube....h?v=vUQjdwRno5g- Say Goodbye

 

https://www.youtube....h?v=KPVclXvrTPA- Son Go Kuw

 

https://www.youtube....h?v=bQQk4SkmMLY- Blue and Moody Music (with Wndy Matthews)

 

https://www.youtube....h?v=phQ3KMHVXUs- This Boy

 

E basta ma potrei andare all'infinito.


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"Dovete vedere noi, perché la televisione non vi fo' far crescere quando fa le sue trasmissioni, ve vo' tene boni; la televisione non ve vo' fa capire, ve vo' addormentà. Questa trasmissione discute e vi fa discutere dei vostri problemi, perché vedete - guardate che bell'abito che c'ho, ho una casa al mare - HO mi guardate o io me ne vado, ma me dovete guardà in tanti e vi dovete sentire il dovere IL DOVERE, perchè io a causa VOSTRA c'ho rimesso MILIARDI per divve aaverità."


#31 slothrop

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Inviato 31 gennaio 2016 - 22:15

Scopro da questa discussione l'esistenza di questa categoria, "City Pop", della quale conosco abbastanza bene i "fondatori", ovvero Ohtaki e Yamashita. Da una lettura veloce mi sembra che il vero limite di questa discussione molto interessante sia il mancato inquadramento storico del fenomeno, che sembra nato dal nulla mentre si tratta di un'evoluzione piuttosto naturale del pop-rock giapponese per come maturò negli anni '70.

(sarebbe interessante approfondire anche l'attinenza estetica con la vaporvawe, ci ho pensato proprio ieri ripescando "A Long Vacation" di Ohtaki, che ha una copertina clamorosamente in linea con la vaporwave, ma magari un'altra volta)

A grandi linee è andata così: al principio degli anni '70 Ohtaki e Haruomi Hosono (troppo poco menzionato in questa discussione) sono 2 dei 4 cervelli pensanti degli Happy End, band che rivoluziona il pop-rock giapponese imitando alla grande gli hippie e i southern americani ma cantando sistematicamente in giapponese (era una novità, che prelude all'esplosione del moderno mercato j-pop).
Sciolto il gruppo, Hosono forma i Tin Pan Alley coi quali si dedica a una musica pop languida che si abbevera a Bacharach come all'exotica, a Van Dyke Parks come all'elettronica (vi dice niente?). Nel '78 battezzerà la Yellow Magic Orchestra con l'intento preciso di fondere exotica ed elettronica e il successo clamoroso e imprevisto del debutto omonimo farà del trio (con Sakamoto e Yukihiro Takahashi) una cosa seria e persino esportata.

Ma proprio nel cruciale '78 Hosono aveva firmato un disco insieme al fido chitarrista Shigeru Suzuki (già negli Happy End) e il poco conosciuto Tatsuro Yamashita (disco nel quale, tra l'altro, suona anche Sakamoto) e, guarda un po', si tratta di un disco molto exotic-oriented.
Yamashita, per quel che ne posso capire, venne scoperto e lanciato da Ohtaki qualche anno prima. Ohtaki nel periodo successivo agli Happy End gestiva una sublabel di una grossa etichetta, con la quale produsse i suoi Niagara Triangle e subito prima gli Sugar Babe di Yamashita.

In qualche modo le strade di Ohtaki e Hosono tornano a convergere anche grazie al talento di Yamashita, di cui Hosono si accorge al volo (perchè, sennò, co-firmare un disco con un uno meno famoso di lui?).
Un dettaglio interessante è che Yamashita introduce nel "giro" (stiamo parlando della Ymo, la più grossa fucina di talenti del mercato giapponese per quasi un decennio) alcuni ottimi musicisti fusion come Shigeharu Mukai, Shuichi "Ponta" Murakami e Kenji Omura, che avevano partecipato ai suoi primi album.

Il loro ingresso è determinante per dare quell'elasticità ritmica a una musica  che gradualmente avrebbe perso la connotazione exotica (Hosono è la figura intorno alla quale tutti si son trovati, ma alla lunga la sua influenza è calata) per diventare sempre più pop e sempre più elettronica, andando a plasmare quello stile che qui chiamate "City Pop".


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#32 corrigan

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Inviato 01 febbraio 2016 - 08:30

Perfetto Sloth. Ora ci vorrebbe un post per connettere il giro YMO ed il city pop con la techno-kayo
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#33 slothrop

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Inviato 01 febbraio 2016 - 08:51

oddio, pure la techno-kayo esiste?

 

https://rateyourmusi...re/Techno Kayo/

 

un fuoco di paglia proprio, eh?

 

 

 

Comunque anche Yuji Ohno sarebbe da sentire, è l'autore delle più celebri musiche di Lupin III: anche qui molto Bacharach, molto Love Boat, molta fusion e molto soul-funk. Gli anni son quelli e la produzione è ottima. Erano tutti suoni molto in voga negli anni '70, ma i giapponesi in questo intruglio di musiche soft-ruffiane-fasulle c'han creduto tantissimo, tant'è che i risultati sono spettacolari e non hanno la pesantezza di tanta roba coeva anglosassone dello stesso periodo.

Inoltre questi personaggi, anche quelli che negli anni '80 finirono in alta classifica (come Yamashita e Sakamoto) credo che in fin dei conti siano rimasti sempre "più compositori che rockstar", quindi liberi di esprimersi su ogni registro, senza dar troppo peso ai condizionamenti dell'immagine pubblica.


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#34 slothrop

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Inviato 01 febbraio 2016 - 09:58

A giudicare dalle poche altre cose "city pop" che ho ascoltato grazie ai link di Wago direi che Yamashita è senza dubbio la figura chiave, solo che non nasce dal nulla ma in un contesto nel quale c'era sovrabbondanza delle musiche di cui lui si è nutrito (pop barocco, prog e hard-rock molto complessi e "narrativi", gli influenti Happy End che chiudono la carriera suonando con Van Dyke Parks, le musiche dei cartoni animati, la fusion che trabocca estro e ingolfa il mercato, persino il free-jazz orchestrale della New Herd Orchestra).

Sulle musiche soliste di Ohtaki e Hosono pesano i retaggi sixties: il pop-rock wilsoniano del primo, l'exotica e l'influenza di Van Dyke Parks sul secondo, che poi si getterà acapofitto sull'elettronica, senza rinnegare il passato ma contaminandolo fortemente con le nuove sonorità, mentre l'evoluzione di Yamashita è stata più graduale, meno brusca. Così, lo stile di Yamashita ha finito per costituire un'alternativa molto peculiare, negli anni '80, al synth-pop degli altri due Ymo, Sakamoto e Takahashi. In pratica fra tutte le possibili miscele musicali sintetizzabili negli anni '70, la ricetta di Yamashita è stata quella che attraversato le epoche con maggiore successo. Per lui, tra l'altro, i trionfi commerciali arrivano all'alba degli '80, non prima.


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#35 beatoangelico

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Inviato 01 febbraio 2016 - 10:39

Comunque anche Yuji Ohno sarebbe da sentire, è l'autore delle più celebri musiche di Lupin III: anche qui molto Bacharach, molto Love Boat, molta fusion e molto soul-funk. Gli anni son quelli e la produzione è ottima.


Sbaglio o avevi fatto una recensione recente su di lui su blowup? L'avevo messo nel listone di cose da ascoltare ma come il 90% dei nomi che mi segno non l'ho ancora ascoltato...
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#36 slothrop

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Inviato 01 febbraio 2016 - 10:59

sì, l'avevo recensito, citando anche Hosono e Yamashita, se ricordo bene. E' uno dei tanti dischi che dimostrano quanto quel tipo di sound - orchestrale, barocco, ruffiano, funky - fosse pervasivo nel Giappone di quegli anni, che secondo me aveva proprio portato al parossismo musiche nate altrove, soprattutto negli Stati Uniti. Inquadrata in questo modo, la faccenda ha punti di contatto con lo Shibuya Kei che sarebbe venuto poi, ma anch'io - come dice wago - ci andrei cauto con similitudini troppo strette.


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#37 dick laurent

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Inviato 13 luglio 2016 - 12:43

http://www.waxpoetic...y-japanese-aor/

 

il pezzo a 34:30, Paradise degli Spectrum ricorda in maniera sospetta Mi ritorni in mente, se Mi ritorni in mente fosse un pezzo city pop


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dai manichei che ti urlano o con noi o traditore libera nos domine


#38 Unison

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Inviato 29 gennaio 2017 - 13:54

Taeko Ohnuki possiede tre gran bei dischi, Sunshower (che però rischia in certi momenti di tirare un pochino troppo per le lunghe, ma arrangiamenti ricchi, spumeggianti che ben compensano la voce che rischia spesso di risultare monocorde), Mignonne (Più ''groovy'' rispetto al predecessore, ma comunque un disco decisamente compatto e consistente anche se con meno vette rispetto al primo, 4 Am rimane però forse uno dei suoi pezzi più riusciti) e Signifie (che invece va più su un synth pop sofisticato, a volte anche un pò infantilesco, ma il brano di apertura rimane una gran bella cosa), Aventure mi è risultato un pò inconsistente come ascolto, mentre ho sentito parlare assai bene di Clichè che a detta dell'autrice era fortemente ispirato al French Pop del tempo.

 

Segnalo: Fuyu Kuukan di Tomoko Aran, che è molto più 80s nel mood ed infatti alcuni episodi come ''Lonely Night'' fanno arricciare il naso per gli arrangiamenti plasticosi forse un pò troppo saturati, ma pezzi come Midnight Pretenders e I'm In Love sono decisamente validi e riescono a dosare con intelligenza una produzione più sintetica, risultando molto piacevoli

 

Tasogare di Mai Yamane pure è un debutto decisamente valido, la title track (che ricorda a tratti molto, anche troppo Can't Hide Love degli Earth, Winder & Fire) è un pezzo culto del genere ed in generale è un ascolto leggero ed estivo, fanno sorridere gli episodi più ''rock'' come Get Away che risultano forse un poco pacchiani.

 

Consiglierei anche l'ascolto di qualche brano come la incredibile Bay City di Junko Yagami (l'album non è male, ma a tratti risulta un pò anonimo).


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“Looking forward is only an imagination of your brain.

It’s what you want to imaginate.

I can honestly say what I think now, ‘cause I’m in the time now, is what I can tell you.

So, giving you a story of the future is just an imagination.”


#39 slothrop

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Inviato 05 febbraio 2017 - 20:03

Riapro perchè ultimamente ho recuperato un po' di cose e nel complesso devo dire che condivido gli entusiasmi di wago per i tizi che vita in apertura. Bello e uber-riccardone ma con la testa ben accesa e una classe quasi jazzistica il Toshiki Kadomatsu strumentale, non potevano non piacermi e infatti mi piacciono molto i Seaside Lovers ma il vero colpo di fulmine è Makoto Matsushita, con tre dischi che si superano per bellezza e sperimentazione. Il terzo è quasi parente delle operazione di Mark Hollis ma Matsushita non rinuncia a un grammo di "suono pop plasticoso" e semplicemente lo asserve alle sue fluttuanti visioni a mezz'aria, canzoni pop dilalate al punto da scomporsi senza rinunciare alla propria essenza.

 

Già che son qui consiglio "Deadly Drive", esordio del '77 di Ginji Ito, già negli Sugar Babe e poi nei Niagara Triangle, vale a dire collaboratore di Yamashita e Ohtaki, che produce una specie di versione lo-fi dei dischi coevi di Shigeru Suzuki, cioè un city-pop versante sounthern-chitarristico vagamente campagnolo, con tanti simpatici suoni concreti e un piglio ruspante e naif niente male. Non è city-pop al 100? - troppo poco lustro e "fighetto", e poi nel '77 il genere era ancora agli albori  - ma è un buon disco, divertente.


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#40 slothrop

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Inviato 18 aprile 2017 - 06:52

Ecco lo specialissimo:

 

http://www.ondarock....ali/citypop.htm

 

Articolo che non avrei potuto fare, mi interessa più il come ci si è arrivati che non gli esiti; più o meno il contrario di gozer, che infatti qui caccia pure la playlist, e si concentra soprattutto sugli anni '80, che sono stati quelli dell'affermazione commerciale "pesante", dopo l'abbrivio più incerto dei '70. E comunquen son d'accordo anch'io che il city-pop vero e proprio parte con gli Sugar Babe.


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#41 slothrop

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Inviato 18 aprile 2017 - 07:15

forse ci poteva stare shigeru suzuki (l'ho scritto a gozer ora su facebook). Rispetto a Hosono (che è importante solo nella fase pre e nell'intero complesso dell'evoluzione della musica pop in GIappone nei '70, ma non nel city-pop tout court) Shigeru Suzuki ha fatto dischi più in linea con le prime fasi di questo filone (in playlist c'è Gingji Ito, un minore che consigliavo anch'io e che faceva musica piuttosto simile a quella di Suzuki).


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#42 bosforo

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Inviato 19 aprile 2017 - 09:11

Hahaha primo paragrafo di pura gozerness

Sentirò la playlist. Francamente i dischi interi non li riesco ad ascoltare ma mi gaso con canzoni singole (meglio se di artisti diversi). C'era un bel mix su YouTube se ricordo bene.
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#43 slothrop

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Inviato 19 aprile 2017 - 10:26

sì, l'incipit diciamo che è decisamente più a tesi che a tema. Non che sia una tesi sbagliata (anche se personalmente mi sono imbattuto in meno plagi farlocchi vaporistici rispetto a quelli che tolgono il sonoo a gozer), però in effetti l'attacco del pezzo tutto su quel tema è forte. E' però anche l'appiglio all'attualità: giornalisticamente è tutt'altro che un errore.


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#44 Trespassive-aggressive

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Inviato 19 aprile 2017 - 14:30

Comunque bravo Gozzy che è riuscito in qualche modo ad inquadrare bene il genere e a darne una sorta di definizione (anche se, come dice lui stesso, è praticamente impossibile farlo, per tanti motivi).
Da quando mi sono appassionato a questa corrente musicale (praticamente due anni fa) non ero mai riuscito a trovare nessun sito o recensore che sapesse spiegarla in maniera comprensibile anche a chi si avvicina per la prima volta. Avevo sempre letto descrizioni sommarie, quando non proprio vaghe, da cui non si evinceva praticamente nulla.


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#45 Guest_Resp Into_*

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Inviato 19 aprile 2017 - 14:42

Bellissimo avere un articolo in italiano su questo. La frecciata iniziale lascia un po' il tempo che trova.

 

Sono appena stato a Tokyo, era quasi impossibile orientarsi tra gli scaffali dei (bellissimi) negozi di dischi. Comunque un po' a tentoni sono riuscito a portare a casa questi

 

2266036.jpg

 

R-1006498-1322902455.jpeg.jpg

 

 

più il disco dei Kiwami Otome. Tra l'altro hanno dei prezzi esagerati, mai meno di 2500 ¥  che sono più di 20€.


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OBIETTIVO MEDIA DI ALMENO UN + A POST RAGGIUNTO ;)

 

 

raramente ho visto un'immagine più autenticamente devastante dell'inermis dell'uomo contemporaneo occidentale


#46 slothrop

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Inviato 19 aprile 2017 - 14:49

Comunque bravo Gozzy che è riuscito in qualche modo ad inquadrare bene il genere e a darne una sorta di definizione (anche se, come dice lui stesso, è praticamente impossibile farlo, per tanti motivi).
 

 

beh, c'è riuscito molto bene secondo me, in particolare questo passaggio:

 

""" Come intuibile, si tratta di musica fortemente collegata a quella americana, il cui miscuglio è tuttavia originale e inconfondibilmente nipponico, soprattutto per quanto riguarda le parti vocali. Il tasso tecnico è estremamente elevato e i musicisti coinvolti sono degni dei migliori session men anglofoni del periodo."""

 

è mirabile per sintesi, chiarezza e pertinenza dell'osservazione


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#47 Trespassive-aggressive

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Inviato 28 aprile 2017 - 13:44

Segnalo, per chi volesse, che su Spotify c'è il (bellissimo) disco di Akira Terao ("Reflections").

 

Reflections_%28Akira_Terao_album%29.jpg

 

E' uno dei pochissimi, se non addirittura l'unico esponente di questo thread, presente su Spotify.
Lo dico per chi magari vuol cominciare ad entrare in questo mondo ma fatica a trovare fonti d'ascolto (solitamente dischi del genere o si trovano fortunatamente su YouTube, oppure tocca cercare in siti astrusi).


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#48 solaris

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Inviato 21 luglio 2017 - 10:03


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#49 bELLE ELLEish

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Inviato 21 luglio 2017 - 10:18

Quasi jigsaw-pop! ashd
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A proposito del Maurizio Costanzo show, a me l'ospitata del Joker al programma del personaggio di De Niro ha ricordato una di Aldo Busi, ma proprio uguale, compreso il balletto con cui si presenta al pubblico. Dubito che Phoenix si sia ispirato a quella, ma in certe parti, quando si mette a checcheggiare, la somiglianza era impressionante.

il primo maggiorenne che vedrò vestito da joker a carnevale, halloween o similia lo prendo per il culo di brutto
minimo un A STRONZOOOO, ANCORA STU JOKER? STRONZOOOO, vieni a casa mia che ho bisogno di una mano a sgomberare la mansarda, STRONZOOOO

There is a duality between thought and language reminiscent of that which I have described between dreaming and play

Man the sum of his climatic experiences Father said. Man the sum of what have you


#50 slothrop

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Inviato 07 agosto 2017 - 10:12

Non so se questo Hiroshi Satoh a proprio a che fare con la coolness da città, tende più all'infinità dei cieli azzurri, però è di una classe cristallina con arrangiamenti jazzati pop piuttosto variegati e sfiziosità elettroniche e funky a ingolosire il palato.

 

https://www.youtube....h?v=vUQjdwRno5g- Say Goodbye

 

https://www.youtube....h?v=KPVclXvrTPA- Son Go Kuw

 

https://www.youtube....h?v=bQQk4SkmMLY- Blue and Moody Music (with Wndy Matthews)

 

https://www.youtube....h?v=phQ3KMHVXUs- This Boy

 

E basta ma potrei andare all'infinito.

 

 

Ultimamente l'ho ascoltato molto (e fa pure parte dei Seaside Lovers). Secondo me nel filone è un autore di prima grandezza (consiglio in particolare "The Awakening" ma c'è roba interessante anche prima, probabilmente anche dopo), proprio un ottimo melodista Fagen/'80 e un ottimo pianista pre-Joe Hisaishi, con un gusto per il suono tipicamente '80 ma con garbo e sensibilità. In quest'ultimo senso è una specie di contraltare di Toshiki Kadomatsu, che spingeva parecchio sull'elemento esplositvo del suono '80 - salvandosi con una grande solidità compositiva e tecnica impeccabile -, laddove Sato è un anti-spettacolare ma dalle idee chiarissime e dal talento evidente.


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