mi sto fidanzando seriamente con una psicologa di ventotto anni potete immaginare il mio stupore di entrare in questo topo dedicato interamente alla più ambulante del circo rock con i contro coglioni, e trovarmi davanti allo specchio tanti ratti che mi fanno le pernacchie, e osano sfidarmi in giochi matematici stranissimi, enigmi feudali che non sono in nessun grado capace di risolvere.
mio padre che è totalmente avanti anni luce rispetto allo scrivente sia a livello di produzione meta-sessuale che nel campo musicale, almeno venti anni fa mentre io ascoltavo timidamente Radio Maria, lui alzava a tutto volume quando spuntavano anche nei topoi della televisione italiana, questi macho rock che stavano spezzando tutto quanto con la forza eruttiva degna del ragioniere volante gonfio come una otre geo-lunare di acqua minerale francese.
nel corso del tempo, titolo molto toccante di una grandissima pellicola di un genio del cinema tedesco occidentale, ho cercato di ampliare la mia incultura musicale, e per prima cosa ho seguito i consigli paterni, tuffati direttamente su qualsiasi cosa che suoni inglese e americana, brutale e melodica allo stesso tempo.
proprio in quel momento formativo stavo vivendo con una forza del tutto inversamente proporzionale alla mia forza fisica degna di una pagliuzza, il primo amore, tutto flash sgranati e concupiti sguardi vitaminici alla malcapitata stanga triestina a nome Alessia. durante il tragitto che ci conduceva alacremente al bordello della cena della matura, seduto su uno dei sedili posteriori venni rapito da una scala vagamente pentagonale che esplodeva, razzi e razzi, ancora razzi di elettrica con canto selvaggio tendente al bastardo dannato del rock tipico. svenni dall'emozione, mi si aprirono le porte della Natura, delle scale armoniche, dei ritmi-terzine che coinvolgevano con amore la mia voglia di algebra coitale.
sono stati grandiosi, granate e melodie sempre uguali ripetute fino allo sfinimento, come vuole certa tradizione orientale, mantra, bordoni cangianti ma anche incredibilmente scrivendo e ascoltando, frane di folk acustico di una disarmante facilità che rivelava il loro cuore di panna, e le acredini della vita proletaria venivano annientate. erano altri anni, potevi trovare le pasticche magiche ovunque, persino nelle palestre del ghetto, mal illuminate da torce elettrificate e girare con i tacchi a spillo e la tuta blu da ginnastica ricreativa con i capelli unti di olio extra-vergine di oliva non era reato, gli sbirri erano migliori, erano i tuoi più grandi fan.
avevo anche i vinili originali, comperati in un'edicola gigantesca, che spacciava di tutto, novità inglesi e francesi soprattutto anche se la nostra attenzione cadeva peculiarmente sui primi numeri di una rivista pornografica che, finalmente, scartava i rapporti consueti tra esseri viventi e condiva il divertimento massimo con liquidi organici che sono il nostro "pane" quotidiano, nacquero in quelle giornate peccaminose le mie prime rivolte all'Ordine. sfogliavo questo fetore fotografico e capivo che la mia presunta strada sacerdotale poteva finire immediatamente. portava a casa il vinile e lo gettavo in aria lasciandolo cadere sulla moquette color cremisi e accompagnavo questo planare deciso con un fischio da teppista, non avevo il giradischi, ma solo un videoregistratore a batteria, archeologicamente proveniente dalla collezione privata della Duchessa di Savona targata settantanove, tanto per dire.
furono la risposta classicheggiante alla rivolta di una bellissima località nord americana che aveva appena inventato i Nirvana e altre grandi band annientate da overdose demoniaca e troppi scatti in avanti a livello psico-motorio, è inevitabile raggiungendo questo limine, cadere nel fosso arzigogolato del suicidio, urlando fino alla fine la parola dolore. abbiamo constato che il Vaticano ha sempre taciuto su questi grandi fermenti culturali giovanili, su queste forze sempre oscillanti tra il Bene e il Male, ma siete voi, miracolati dalla Natura, a testimoniare la loro personale grandezza non solo sonora, ermeneutica ed estetica classica come una grande onda rock che investe altri sistemi culturali non accentrati, come quelli della psichiatria legata alla fenomenologia del tempo interiore e la sicumera della teologia estetica.
se superi te stesso arrivi a perderti, sei il fantasma precedente alla tua venuta, come Cristo nel deserto, denutrito per quaranta giorni lunghissimi e beffato dal demonio. ma per quale motivo scrivo questo, mentre dovrei festeggiare con il candelotto il mio nuovo fidanzamento acrobatico? per quale motivo l'oasi mi attrae in questo modo, questa fantascienza albionica della normalità baciata dai pub per alcolizzati e affaristi mulatti mi ruba all'amore, ai polpacci femminili più belli dai tempi della Gina Nazionale? non so, la musica supera qualsiasi altra cosa, è pensiero del pensiero, sensibile calcolo che rende la volontà una umida ulteriore astrazione condominiale, e poi tutte quelle liriche che affondavano il machete sulla miseria e nobiltà del lavoro visto da un'ottica liberale e marxista ortodossa allo stesso tempo.
il più grande gruppo degli anni novanta, il più grande gruppo dell'ordinaria cultura pop rock si intende, quella degli stadi e dei grandi palchi sindacali, tutto sommato un blues atomico che ruba il cuore pulsante dell'essere nero per reinvestirlo nel riff impiegabile del nudo pallore della mente bianca. bianca, fino a svanire.