Salve a tutti.
Mi piacerebbe portare l'attenzione alla PESSIMA monografia riguardante gli Iron Maiden pubblicata su questo sito.
Andiamo con ordine:
1) "[gli Iron Maiden hanno] per primi affrancato il metal dall'hard rock": errore storico. I Judas Priest (che organizzavano tour nazionali quando i Maiden suonavano ancora al Ruskin Arms) dove li mettiamo? I Deep Purple? I Black Sabbath? I Rainbow? I Motörhead? Solo per citare i più celebri...
2) "istituzionalizzato per primi, con Clive Burr, l'uso sistematico del doppio pedale alla batteria": mai nella vita, e chiunque conosca un minimo di storia degli Iron Maiden dovrebbe sapere che né il defunto Clive Burr né Nicko McBrain hanno mai fatto uso "sistematico" di doppio pedale. Clive Burr non lo usò mai, mentre McBrain ne ha fatto uso una sola volta in trentuno anni di carriera nei Maiden (Face in the sand, nona traccia di Dance of Death). Come lo stesso Nicko ama ricordare, il doppio pedale è "troppo complicato e inutile" da usare, per questo ha sviluppato una rapidissima tecnica a pedale singolo.
3) "tematizzato drammaticamente e fabulisticamente i temi horror ideati dai Black Sabbath": gli unici pezzi "horror" (ma che vuol dire, poi?!) dei Maiden possono essere Murders in the Rue Morgue, Killers, The number of the beast e Fear of the Dark. Quattro canzoni in trentanove anni. Non mi sembra così "tematizzato".
4) "codificato e vincolato le trame e la dimensione concettuale di ogni brano che, solo rispettando questi loro dettami, potrà essere definito "metal classic": i Maiden sono uno dei gruppi heavy metal meno "Classic metal" che esistano. Ditemi voi se Seventh son of a Seventh son (o uno qualsiasi dei successivi quattro, o il precedente, di cui parleremo) è "Classic metal".
5) "rappresentato l'unica alternativa, rispetto alla quale le altre sono solo dei derivati, dell'heavy metal (trash, speed) inventato dai Metallica": a casa mia è il contrario, perché i Metallica sono arrivati nel 1983, mentre i Maiden hanno pubblicato il primo lavoro nel 1979 (The Soundhouse Tapes). E sorvolo sul fatto che il thrash (come anche lo speed) siano derivati anch'essi dall'heavy metal. Inoltre ribadisco: Judas Priest, Rainbow, Deep Purple, Black Sabbath, Motörhead...
6) "concepito la dimensione esistenzialistica all'interno di un mondo monotematico, a se stante, fatto di power metal come sottofondo perpetuo e martellante, e di mostri, zombie, morti viventi, umani spauriti, come incredibili attori": belle parole, ma sbagliate. Anzitutto la monotematicità non esiste in casa Maiden. In secondo luogo, power metal e heavy metal sono due cose ben distinte. Terzo: dove li vedete gli zombie, i mostri, i morti viventi?! A questo si ricollegano anche il punto 10 e 11 della recensione (Tolkien? Ma parliamo dei Maiden o dei Blind Guardian?).
7) salto per pietà le valanghe di stupidaggini scritte nell'introduzione alla storia del gruppo. Fantasmi? Trasfigurare la città?! Ma per piacere...
Arriviamo al punto forte: le recensioni agli album.
1) Iron Maiden: discuterei su certi giudizi sparati sulle canzoni del gruppo e sul gruppo stesso. Voce più evocativa del metal? Di'Anno? Allora David DeFeis, così per dirne uno, dovrebbe essere una specie di aedo greco. Running free è un brano violento? E Purgatory del successivo album cos'è allora? Brutal? Poi spuntano i Pink Floyd. A caso. Si, perché i Maiden non hanno NULLA a che vedere con Waters & co. Infine il punto forte: Iron Maiden è il capolavoro supremo dell'album? Sentite, non discuto i gusti, ma andiamo, nessuno che abbia anche solo ascoltato quel disco può oggettivamente pensare una cosa del genere. Pensate un po': quel brano porta lo stesso nome del gruppo che lo suona ad ogni concerto, ma non è neppure lontanamente famoso come Run to the hills o The number of the Beast, che peraltro considerate pezzi mediocri.
2) Killers: anche qui opinioni assolutamente discutibili a iosa. Wrathchild è oggettivamente uno dei punti più bassi del CD, mentre viene esaltato come il punto vocale più alto. Bah. Murders in the Rue Morgue è un fallimento. Chissà perché i fan darebbero un occhio per sentirla ancora una volta in concerto (e non è power!). Killers ha un assolo da jam session? Ma il signore ha idea di cosa sia una jam session? E dove sarebbe il rap in Drifter?
3) The number of the Beast: oltre al fatto che si loda quasi Di'Anno per essersi rovinato a forza di droghe e alcool, è quantomeno insensata l'affermazione secondo cui Bruce Dickinson sia "poeticamente" inferiore al dipartito Paul. Ma scherziamo? Voi stessi avete definito Running Free per nulla evocativa e ora lodate il suo operato? Quel testo da ribellione adolescenziale da due soldi l'ha scritto lui, vi ricordo. Passiamo ai brani. Il ritornello di "The Prisoner" (peraltro il titolo è scritto sbagliato nell'articolo) è sciocco; bene, avete appena sminuito una delle più celebri e amate serie TV di tutti i tempi. Oltretutto, l'intero testo (e così la serie TV) è centrato sulla ricerca di indentità del "prigioniero", il famigerato "numero 6", segno che manco vi siete preoccupati di fare un minimo di ricerca. Run to the hills messa tra i punti bassi? È solo, ancor oggi, un inno dell'heavy metal, dopotutto. Nulla da dire sui tre brani considerati i migliori, in effetti quelli sono.
4) Piece of mind: non ha picchi. Where eagles dare, Revelations, Flight of Icarus, The Trooper sono brani scadenti. Die with your boots on è scadente. Per contro, Quest for fire è un capolavoro. Boh, non so che dire, posso solo chiedermi se quest'album l'avete anche solo ascoltato una volta.
5) Powerslave: qui c'è un errore di fondo. Powerslave viene commentato come se fosse un concept album sull'Egitto, ma, udite udite, non lo è. Eh già, ecco perché vi chiedevate cosa c'entrassero gli spitfire, i marinai, le osterie (che vedete solo voi, tra l'altro). Poi, indicatemi il punto preciso in cui 2 minutes to midnight vuole assomigliare ad Hallowed be thy name. Vorrei anche sottolineare la lacuna culturale (perché di questo si tratta, nel caso migliore) che porta il signor Franci a non sapere che Rime of the ancient mariner è un poemetto epico di Samuel Taylor Coleridge, e non una storia inventata da Harris, come sembra voler far intendere.
6) Somewhere in time: forse il CD più importante per ciò che i Maiden sono oggi, saltato a piè pari. No comment.
7) Seventh son of a Seventh son: l'unico concept album dei Maiden, trattato come se non lo fosse. Complimenti.
8) No prayer for the dying: saltato pure questo. A questo punto, mi chiedo se fosse troppo lungo da ascoltare. Album fondamentale, per inciso, nel processo che riporterà i Maiden a sonorità più pesanti.
9) Fear of the dark: ok, qui posso in linea di massima essere d'accordo.
10) The X Factor: premettendo che la carriera solistica "senza senso" di Dickinson ha quasi fatto finire la storia dei Maiden, specificando che il suono di questo CD non c'entra niente con i Blind Guardian (ancora? Ma così per curiosità, li avete mai ascoltati?), e dicendo infine che parlare di futurismo e poi di tematiche medievali è quantomeno una boiata, vediamo il vostro giudizio: Lord of the flies ha un'atmosfera da osteria. Mi sa che non conoscete i Dropkick Murphys, eh? The Aftermath, Judgement of heaven, Blood on the world's hands, The Edge of darkness, the unbeliever sono fatte con lo stampino. Mi chiedo quali canzoni abbiate sentito (se lo avete fatto). L'ultima, in particolare, non ha eguali nella discografia del gruppo, ma vabbé. E vorrei, una buona volta, sapere da dove l'avete tirata fuori l'immagine di Harris come poeta dei cimiteri.
11) Virtual XI e Brave New World: non dico cosa penso del modo in cui avete trattato questi CD. Tre/quattro righe. Ma per favore.
In conclusione: recensione/monografia assolutamente pessima, piena di luoghi comuni e di scelte (lessicali in primis) discutibili (quando non sono palesemente errate).
Il signor Franci dimostra in primo luogo di non conoscere la storia del gruppo di cui sta scrivendo la biografia (!!!), o comunque di conoscerla in modo molto lacunoso; in più di un punto (specialmente per quanto riguarda gli ultimi due album in studio e quelli degli anni 1986 e 1990) l'argomento è trattato con una tale superficialità che non posso che pensare che questi lavori non siano neppure stati ascoltati dall'autore, ma che invece si sia parlato "per sentito dire", per luoghi comuni. Ma voglio sperare di sbagliarmi.
In più punti si assiste inoltre a palesi interpretazioni (peraltro errate) dei brani di cui si parla, oltre a giudizi assolutamente personali ed inappropriati, come ad esempio nel definire un brano come Run to the hills addirittura "un cesso"; ha parlato Mozart, mi vien da pensare.
Il fatto che, a conti fatti, gli album cui si è dedicata più attenzione sono quelli che contengono le cosiddette hit, e che queste siano spesso poste al centro dell'attenzione (le varie Iron Maiden, The number of the Beast, Wrathchild, Can I play with Madness? eccetera) mi fa pensare che il caro recensore si sia limitato ad ascoltare queste, a dare un giudizio e da questo estrarre un commento all'album. Questo, a casa mia, non è recensire una discografia.
E con questo chiudo, sperando che diate una cordiale lavata di capo al vostro Tommaso Franci e che gli facciate imparare qualcosa (di giusto) sui Maiden. Vi consiglio il libro "Iron Maiden dalla A alla Z", di Cristiano Canali, edito da Tsunami. Un'ottima enciclopedia del mondo degli Iron Maiden, chissà che la prossima volta non pubblichiate qualcosa di giusto.
Il testo è tratto da una e-mail che ho inviato tempo fa alla redazione, un pochino ritoccato qua e là (ma si tratta tuttavia di ritocchi che assolutamente NON modificano il senso del testo).