La mia posizione nei confronti della figura di Berlusconi è allineata a quella della maggior parte di coloro che si sono espressi: fermo disgusto per l'operato di un imbonitore che ha inquinato il cervello di tre generazioni di italiani (colpevoli a loro volta di recepire le informazioni senza filtro critico).
Ciò detto, non mi posso banalizzare, nascondendo la mano dopo aver lanciato il sasso perché, invero, sono stato berlusconiano convinto per molti anni, fino all'agosto del 2003. L'orientamento familiare avrà inciso come per tutti quanti nel forgiare la mia forma mentis, ma, da studente qual ero a suo tempo, io in lui credetti. Mi ripetevo che un uomo che si era fatto da solo, che era un così abile industriale, sarebbe stato il meglio anche per l'Italia. Dopo il militare, nel giugno del 2002, arrivai persino a iscrivermi a Forza Italia, giuro. E finii in un antro di caini: avevo solo otto compagni di partito giovani (sotto i ventotto anni), ma si scagliavano gli uni contro gli altri per interesse meramente personale come se si avessero dovuto spartire il mondo e non le ossa disossate di una carogna di piccole dimensioni e già malaticcia!
Se ci penso ora non impreco e non farò il gesto di chi prenda le distanze da un suo passato di cui è imbarazzato e che voglia disconoscerlo per apparire diverso da quel che è: so di aver avuto un'evoluzione (laddove col termine intendo il naturale processo di maturazione di una persona) e che semplicemente non sono più in linea con quanto fui... ma quella fu una mia fase durata più o meno sei anni e tale resterà. Fu interrotta all'improvviso, semplicemente perché iniziai a lavorare e, di colpo, in modo traumatico, tutte le astruse fantasie e panzane che avevo assorbito in anni di tv mi presentarono il conto. Rammento benissimo con quale gaudio, nella sede del partito, gioimmo nel 2002 per aver rotto l'asse dei sindacati, accordandoci con cisl e uil e lasciando la cgil da sola e se ci penso -ora che sono diventato rsu nella ditta in cui lavoro- qui sì che m'imbarazzo e provo vergogna. E come ci rammaricammo uno, due giorni dopo perché l'uscita "avventata" di Scajola su Biagi aveva già smorzato l'eco della nostra "vittoria"! Se penso a ciò che abbia fatto di positivo per me un qualunque governo Berlusconi (allargando quindi i meriti anche a tutti i vari ministri), posso dire che trovai valido Raffaele Costa (lui sì d'estrazione liberale) come ministro della Sanità del governo Berlusconi I, ma fu un fuoco di paglia che durò pochi mesi.
Rammento comunque con simpatia quel caprone di D'Onofrio, sempre governo Berlusconi I perché mi tolse gli esami di riparazione a settembre (ed io ne ero ospite fisso). La motivazione è quindi stringatamente e squallidamente personale, come fosse una questione di tornaconto. Nel complesso, lo rammento ancora, era dialetticamente quasi analfabeta.
La legge che maggiormente ha inciso in meglio sulla mia persona (e non solo sulla mia) è la 3/2003, la cosiddetta legge antifumo. E se da non fumatore gioisco tantissimo per questo passo, non posso non dimenticare che chi l'ha voluta (Sirchia), ha poi avuto numerosi problemi con la legge che solo indulto e prescrizioni hanno potuto appianare a suo vantaggio.
Per il resto... velo pietoso.
Il che, sia chiaro a chi qui difende ad oltranza uno pseudo centro-destra decisamente indifendibile, non corrisponde (come in un ipotetico gioco a somma zero) ad un elogio del centro sinistra.
Con Berlusconi abbiamo probabilmente avuto il più longevo premier socialista italiano di sempre, laddove il termine socialista si debba intendere nell'accezione craxiana. Si è sempre fatto li cazzacci sua in modo talmente palese che giuro più volte mi sono chiesto: "Ma perché prima non mi era evidente?" e non mi so dare risposte. Semplicemente credevo pedissequamente ad una parte e vi era una chiusura totale alle opinioni, seppur motivate, degli antagonisti. Quel cambio d'identità, nel 2003, fu uno stravolgimento totale, per me. Se da un lato i risultati nulli di quest'uomo sono sotto gli occhi di tutti, penso anche come sindacalista e come politico (ora, da anni ormai, faccio orgogliosamente parte del partito Umanista e ho trovato la mia quadra) che il lavoro interinale in Italia lo ha portato D'Alema nel 1998, che le autostrade le ha privatizzate sempre il Baffo e molto altro. Ecco, a parte questi ultimi due anni, in cui era palesemente tenuto per le palle perché i suoi vizi di malato mentale lo avevano costretto a piegarsi a novanta dinnanzi agli ultimi alleati rimasti (la Chiesa e la Lega), Berlusconi non è mai stato propriamente un liberalizzatore. Certo, se il governo del 1994 fosse durato di più, probabilmente è in quel modo che avremmo avuto il famigerato "milione di posti di lavoro". E intanto dobbiamo a lui i finanziamenti alle scuole private, il taglio dell'ICI alla Chiesa (che gli possano...), oltre all'imbarbarimento culturale in cui siamo caduti, però il vero dramma di un elettore di sinistra è che per anni si è dovuto solo turare il naso perché ad una destra schietta (quella del "facciamo quel cazzo che ci pare") si è contrapposta una destra ipocrita e liberista.
Ad Ale dedico questa locandina rara, con l'auspicio che rifletta sul significato: