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Melancholia [Lars Von Trier, 2011]


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131 replies to this topic

#101 William Blake

    Titolista ufficiale

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Inviato 15 dicembre 2011 - 20:15


Comunque, a prescindere dalla comprensione, faccio notare che mi hai citato un(1) dialogo in c e n t o t r e n t a m i n u t i.
Gli eventi riguardanti "la buca 19, i bastoni, le pillole, il ponte e la danza della morte" non li definirei proprio eventi, e nemmeno scene, sono particolari, ognuno potrebbe significare qualsiasi cosa.

a me pare che coloro ai quali è piaciuto vi hanno visto (grosso modo) la stessa cosa. poi se vuoi manipolare quello che ti si sta dicendo solo per darti ragione da solo fai pure :P allora, però, non capisco che discuti a fare....
Melancholia fa un discorso tutto sommato anche abbastanza semplice ma utilizzando un immaginario (quello pittorico simbolico/metaforico) molto denso e stratificato. a ciascuno di noi il compito di andare al di là della semplice linea narrativa intrapresa da vonTrier (il confronto tra le due sorelle e il raffronto con l'inevitabile apocalisse). poi, scusa se lo rimarco, ma le spiegazioni di neuro mi pare abbiano messo a nudo alcune grosse lacune nella comprensione del testo: non parlo nemmeno di "interpretazione" perché oltre a essere una brutta parola, qui si parla semplicemente di riuscire a seguire il film.
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Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#102 sokurov

    Bambino Adattato +

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Inviato 15 dicembre 2011 - 22:39


Benvenuto!

Ho già scritto la mia su questo film qualche pagina fa. Premetto che tutto sommato il mio giudizio non si discosta troppo dal tuo: per me Melancholia non è certamente un capolavoro. Rimane ciononostante un buon film che ha tutta una serie di difetti e anche, però, il grande pregio di indurre lo spettatore a pensare con il solo ausilio delle immagini, e non di dialoghi, narrazioni o di quelli che tu chiami "eventi". Sarò forse troppo deleuziano ma per me il compito del cinema, inteso come forma d'arte a tutti gli effetti e non come mezzo di intrattenimento di massa, è questo: far pensare attraverso le immagini, non attraverso dialoghi, personaggi, o accadimenti. Ad es. la scena di nudo che hai citato non mi pare per niente ingiustificata, mostra Justine che entra in un rapporto diretto con l'influsso del pianeta blu. Non è verosimile, è solo bella. Piuttosto, io trovo ingiustificato questo bisogno di "giustificare" ogni immagine, di inserirla in un quadro narrativo coerente, lineare, verosimile e perfino divertente! Se mi piace tanto la fantascienza, ad esempio, è proprio perché, posti i giusti presupposti, tutto diventa possibile, tutto diventa verosimile e nessuno rompe più le scatole dicendo a ogni piè sospinto "ma dai! non è verosimile! non è plausibile!" etc.


Si chiama "economia interpretativa" e ce l'ha spiegata il nostro caro Umberto Eco.
Sono completamente d'accordo con te.
Il cinema è arte, deve suscitare emozioni e non deve dare risposte a nessuno.
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#103 parlopernoia

    aspirante indie

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Inviato 16 dicembre 2011 - 00:26

Mi sono appena ricordato del motivo per cui avevo smesso di frequentare i forum.

Non volevo avere ragione, non me ne faccio di nulla della ragione di sconosciuti, volevo solo capire.
C'è chi mi dice che il film non va razionalizzato, che non ha importanza l'esistenza di un quadro narrativo e che mi devo lasciare emozionare. Va bene, rispetto assoluto, anche se non condivido(e qui potremmo aprire una meravigliosa discussione sull'identità molto confusa del cinema).
Lascio perdere tutto il resto(sì i quadri li avevo già visti. probabilmente "Durer" dovrebbe aprirmi gli occhi ma non lo fa. mi scuso se non riesco a seguire un film e traviso ciò che tutti hanno invece compreso[bell'argumentum ad populum]).
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#104 marz

    in un romanticismo hegeliano

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Inviato 16 dicembre 2011 - 01:59

Mi sono appena ricordato del motivo per cui avevo smesso di frequentare i forum.

Non volevo avere ragione, non me ne faccio di nulla della ragione di sconosciuti, volevo solo capire.
C'è chi mi dice che il film non va razionalizzato, che non ha importanza l'esistenza di un quadro narrativo e che mi devo lasciare emozionare. Va bene, rispetto assoluto, anche se non condivido(e qui potremmo aprire una meravigliosa discussione sull'identità molto confusa del cinema).
Lascio perdere tutto il resto(sì i quadri li avevo già visti. probabilmente "Durer" dovrebbe aprirmi gli occhi ma non lo fa. mi scuso se non riesco a seguire un film e traviso ciò che tutti hanno invece compreso[bell'argumentum ad populum]).



Mah.
Comunque, se ti fa piacere, non siete in pochi ad avere quest'attitudine nel cercare di sviscerare i significati ed i significanti da ogni fotogramma ed impostarli in qualcosa che sia verosimile e coerente. Se è verosimile e plausibile (e soprattutto razionale e spiegabile) allora va bene, altrimenti non ci siamo. Per me è una cosa un po' perversa perchè non consente a parecchie persone di apprezzare davvero l'intrinseca ed irrazionale bellezza di certe di opere. Perchè un'opera d'arte, qualsiasi opera d'arte, dovrebbe proprio esplorare lo stato ulteriore al verosimile, come già accennato da altri utenti. Ma va bene uguale eh, c'è spazio per tutti. ^_^
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Everybody needs a bosom for a pillow

#105 Guest_Tyvek_*

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Inviato 21 dicembre 2011 - 00:01

Per la serie "andatelo a raccontare ai Wu Ming". Che una volta sotto con 300 di Frank Miller hanno passato al setaccio film e fumetto, tagliuzzandolo pezzo pezzo per spiegare alla fin fine che "gli ammerigani piegano la storia alla propaganda". E sti cazzi dico io, ci volevano loro.

Cmq io Lars Von Trier l'ho abbandonato da Il Grande Capo, anche perchè non ricordo di aver visto qualcos'altro dopo :shifty: . Cmq esco fuori dalla visione dell'albero della vita di Malick. Moooolto ma mooooolto suggestivo, scorpacciata di immagini bellissime, a metà strada tra il film francese Microcosmo e gli sfondi per desktop dell'iMac. Film molto emotivo, bello ventoso, quando lo guardi ti sembra davvero di sentirlo il vento che ti accarezza la pelle. Malick con le immagini ci sa davvero fare, con la telecamera ti immerge proprio nella scena. Tutto bellissimo ma mica l'ho capito che cavolo volesse Malick da me. Si mi sono suggestionata ma senza acquisire nuova coscienza, a parte che Sean Penn è un figo e invecchia una meraviglia.

Detto questo l'ultimo di Von Trier mica è pieno di scene mute, dialoghi senza senso e stacchi di camera alla cazzo? Perchè se è così glisso.

E cmq io non sono nè per l'emozione nè per la razionalizzazione con buona pace del sistema tolemaico. Sono per il rispetto dell'opera e del volere dell'autore. Non tutte le opere richiedono di essere scomposte per essere comprese; ad esempio The Prestige è un film che ti chiede di essere analizzato dettaglio per dettaglio mentre appunto, un film come 300 non vuole proprio essere scomposto, è un monoblocco che si sorbisce così com'è (velleità critiche a parte). Quindi nel limite del possibile si deve cercare di rispettare l'opera ma prima di ogni cosa l'intelligenza dello spettatore. E prima di qualsiasi altra cosa rispettare le nuove scoperte della psicologia cognitiva, secondo cui i momenti della conoscenza sono 3: viscerale, comportamentale, riflessivo dislocati all'interno di un volume e non su di una retta, quindi le cose sono un po' più complesse del classico dittico ragione/sentimento. Che le creoline e il doppio petto nessuno li indossa più asd .
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#106 piersa

    Megalo-Man

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Inviato 21 dicembre 2011 - 00:10

la promessa
la svolta
il prestigio
(e la classificaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!)
  • 1

#107 Guest_Tyvek_*

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Inviato 21 dicembre 2011 - 00:39

la promessa
la svolta
il prestigio
(e la classificaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!)


se vuoi ti faccio quella dei peggiori, quest'anno ho letto poco e per la metà si sono rivelate tutte cagate. Fa un po' tu -_- .
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#108 piersa

    Megalo-Man

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Inviato 21 dicembre 2011 - 06:42


la promessa
la svolta
il prestigio
(e la classificaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!)


se vuoi ti faccio quella dei peggiori, quest'anno ho letto poco e per la metà si sono rivelate tutte cagate. Fa un po' tu -_- .


Ok, mettila però nel 3d dei commenti.
Se hai pochi titoli buoni, invece, metti quelli, anche 4-5, nel 3d della classifica. :cool:
  • 0

#109 strangelove

    Scaruffiano

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Inviato 21 dicembre 2011 - 11:50

Se hai pochi titoli buoni, invece, metti quelli, anche 4-5, nel 3d della classifica. :cool:


Il regolamento (che andrebbe letto prima di postare) dice che bisogna postare minimo 10 titoli.
  • 0

#110 marcio

    burning from the inside

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Inviato 21 dicembre 2011 - 15:10

finalmente son riuscito a vedermelo, e ne son rimasto colpito e straniato, la scena finale con questa palla blu che si avvicina alla terra e ci colpisce e spazza via tutto è stupendo, mi ha dato una tremenda sensazione di impotenza rispetto allo spazio
bella la prima parte del matrimonio in un'atmosfera irreale (giuro che all'inizio non capivo che Justin fosse depressa e si sposasse solo per accontentare i suoi parenti, pensavo fosse solo stronza :facepalm: ), ma il film cresce veramente con la seconda parte nell'attesa del pianeta blu, la tensione è palpabile, bella la contrapposizione tra le due sorelle: la depressa Justin che accetta il destino e la fine imminente, mentre l'iperattiva e protettiva Claire tenta fino alla fine di salvarsi o di avere una fine "dignitosa", ma viene schernita dalla sorella (che le ricorda che siamo delle insignificanti merdine in confronto all'immenso cosmo)
mi sembra ci sia anche una grossa critica anche alla scienza da parte di Von Trier, nel personaggio di John, prima sicuro che il pianeta ci sfiori soltanto, e poi appena si rende conto del disastro non ha il coraggio di vedere la fine
cmq il migliore di Von Trier che abbia visto (però non ho visti tanti di suoi)

Messaggio modificato da marcio il 21 dicembre 2011 - 15:10

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#111 Guest_Tyvek_*

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Inviato 21 dicembre 2011 - 23:28

Finalmente sono riuscita a vederlo! Quest'anno è stata proprio un'annata pessima per il cinema "d'autore". Mi manca solo quello di Van Sant, vista la spocchia dei colleghi ho il timore d'avvicinarmi all'ultima pellicola. Cmq Malick il meno peggio, vince per grazia e perchè è uno che la telecamera sa come farla muovere.

Belle tette la Dunst meno la colonna sonora a metà strada tra la versione Disney della Bella Addormentata e un peplum ammeriggano anni '40, tipo chessò Ulisse, La Tunica, con quel doppiaggio sommesso che pare provenga direttamente dall'ade. Ah, il film. Von Trier ha perso un sacco di smalto, lontano anni luce da Dancer in the Dark e Dogville, 2 pugni allo stomaco. Sto Melancholia è uno scherzoso puffetto sulla guancia al confronto. E alla fin fine siam sempre al "che ne sarà dei bambini?". Non so, in generale riscontro una difficoltà nel cinema autorale di questo 2011 nel rappresentare gli stati d'animo. E fare un film dalla storia semplice, che va per dati di fatto, lasciando spazio agli stati d'animo è una bella scommessa che secondo me Von Trier fallisce. Il suo film rispetto a quello di Malick ti chiede di razionalizzare (perchè si comporta così? che ha? è depressa aaahh!!), di palesare a parole i sottintesi, mentre L'albero della Vita è pura immersione, nella poca trama non ci sono zone d'ombra, alcun dettaglio da chiarire. Che Von Trier tornasse a fare il menestrello raccontando storie, per poi si spiattelare la sua solita morale (tutto è una merda) che anche qui ci tiene a ricordare. Qui si sforza al minimo, fa dire a Justine "il mondo è cattivo" e bona lì, mentre prima quella merda di mondo ce la faceva toccare ed odiare. Salvo solo le tette della Dunst e il broncio della Charlotte.

Messaggio modificato da Tyvek il 21 dicembre 2011 - 23:45

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#112 Jules

    Pietra MIliare

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Inviato 21 dicembre 2011 - 23:33

Ho delle domande per te:

1) Che cosa intendi per cinema d'autore?

2) Perché annata pessima?

3) E quali colleghi?
  • 0

#113 Guest_Tyvek_*

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Inviato 22 dicembre 2011 - 00:05

Ho delle domande per te:

1) Che cosa intendi per cinema d'autore?

2) Perché annata pessima?

3) E quali colleghi?


1) Quelli che sono indie o giù di lì e al box office si piazzano sempre bassi / venuti fuori da festival vari
2) Perchè tutti i film visti quest'anno e osannati dalla grande critica e piccolo pubblico o mi hanno fatto pena o lasciato indifferente, ovvero:
3) Colleghi registi Polanski, Sorrentino, Cronenberg, Arnofsky, il regista di Drive che non ricordo come si chiama e quello del discorso del re
  • 0

#114 neuro

    king (beyond the wall)

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Inviato 22 dicembre 2011 - 07:59

2) Perchè tutti i film visti quest'anno e osannati dalla grande critica e piccolo pubblico o mi hanno fatto pena o lasciato indifferente, ovvero:
3) Colleghi registi Polanski, Sorrentino, Cronenberg, Arnofsky, il regista di Drive che non ricordo come si chiama e quello del discorso del re


sia Polanski che Cronenberg fanno passi falsi, Sorrentino manco l'ho visto da quanto tutti me l'hanno demolito, Discorso del re palla totale buono giusto per la mi'nonna: se hai visto questi non mi meraviglio del tuo giudizio sull'annata.

Drive e Cigno nero però mi sono piaciuti e Melancholia e Tree of life mi sono piaciuti parecchio (però capisco che possano non piacere). Non condivido la tua condanna complessiva all'anno e credo sia dovuta al fatto che a parte questi i film belli erano un pò nascosti - Una separazione, l'ultimo dei Dardenne, Miracolo a le havre, Venere nera sono tutti gioielli che sono passati dai cinema come meteore, e così altra roba interessante come This is England, Corpo celeste, 13 assassini. Però con mezzi ovvi si possono trovar più o meno tutti - la bellezza va un pò cercata, tutto qua, e un forum come questo serve appunto a scovare film meno scontati.

Messaggio modificato da neuro il 22 dicembre 2011 - 08:02

  • 1
apri apri, apri tutto!

#115 Guest_Tyvek_*

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Inviato 22 dicembre 2011 - 19:17


2) Perchè tutti i film visti quest'anno e osannati dalla grande critica e piccolo pubblico o mi hanno fatto pena o lasciato indifferente, ovvero:
3) Colleghi registi Polanski, Sorrentino, Cronenberg, Arnofsky, il regista di Drive che non ricordo come si chiama e quello del discorso del re


sia Polanski che Cronenberg fanno passi falsi, Sorrentino manco l'ho visto da quanto tutti me l'hanno demolito, Discorso del re palla totale buono giusto per la mi'nonna: se hai visto questi non mi meraviglio del tuo giudizio sull'annata.

Drive e Cigno nero però mi sono piaciuti e Melancholia e Tree of life mi sono piaciuti parecchio (però capisco che possano non piacere). Non condivido la tua condanna complessiva all'anno e credo sia dovuta al fatto che a parte questi i film belli erano un pò nascosti - Una separazione, l'ultimo dei Dardenne, Miracolo a le havre, Venere nera sono tutti gioielli che sono passati dai cinema come meteore, e così altra roba interessante come This is England, Corpo celeste, 13 assassini. Però con mezzi ovvi si possono trovar più o meno tutti - la bellezza va un pò cercata, tutto qua, e un forum come questo serve appunto a scovare film meno scontati.


Neuro ma quello che dici è più che ovvio e condivisibile, vale per ogni forma d'espressione "l'andare a funghi" e se sono perle quelle che dici splenderanno col tempo. Ma attualmente non ho la pretesa di guardarmi tutte le pellicole uscite quest'anno, quindi è ovvio che il mio giudizio è relativo alle pellicole che ho visto e non può essere diversamente. I film "d'autore" conclamati che ho visto mi hanno suggerito più di una riflessione, e sono giunta alla conclusione che:

a) la critica cinematografica web è troppo entusiasta rispetto alle pellicole dei "maestri"
b) il marketing carica le pellicole di aspettative che alla visione sono sistematicamente deluse
c) il 2011 è stato l'anno dei ritorni dei grandi registi, i quali hanno dimostrato che dietro la macchina da presa è necessario un cambio generazionale, tutti troppo fiacchi

E non sono bruscolini, parliamo di Cronenberg, Sorrentino, Arnofsky, Von Trier, Refn (mi sa il più giovane), Almodovar (sulla fiducia). Mentre l'anno scorso già con Fincher e Scorsese si andava sul sicuro. Il massimo che sono riuscita ad apprezzare quest'anno è stata una commedia romantica ed un kolossal. Tragodìa!

Messaggio modificato da Tyvek il 22 dicembre 2011 - 19:18

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#116 tiresia

    Sue Ellen

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Inviato 22 dicembre 2011 - 21:18

infine visto. Quoto in ordine sparso neuro e Fitz. Mi è piaciuto, molto. Tanto era farlocco il precedente tanto è affascinante questo. Due parti che mi sembrano l'una l'allegoria della vita, l'altra della morte. Perchè la sezione Justine è metavita, tutto un discorso su cosa è vivere: uno spettacolo, parti attribuite da altri, la mancanza di vera libertà, ruoli che si assumono per convincimento, per noia, per dovere, per amore e così via. Cosa è la vita se non una recita continua? E quale costrizione essa ci impone? E Von trier usa il matrimonio perchè è un rito sociale rigido e riconoscibile universalmente, facendo esasperare tutte le personalità attorno all'illogicità di quella serata che ha una scaletta (e va a marengo), ha un direttore d'orchestra, ha aiutanti, ha personaggi e nessuno se ne libera mai anche di fronte al fallimento, anche di fronte ai litigi, anchde di fronte alla mancanza di senso. Un luogo asfittico (sono tutti piagitissimi) in cui tutti recitano se stessi e soccombono alla recita.
La sezione Claire è dominata dal senso della fine e della morte. Qui l'innocenza e la consapevolezza sono facce della stessa medaglia, c'è un senso di calma nel bambino e nella depressa che non può appartenere agli altri. E gli altri siamo noi, più o meno, ossia chi si toglie la vita e chi vuole bere un bicchiere di vino, gesti inutili, lui sarebbe morto ugualmente di lì a poche ore, ma come urlare altrimenti la sconfitta della ragione? C'è un senso enorme di umanocentrismo in quel gesto, lei morirà comunque, ma essendo emotivamnete sensibile e matura pensa all'ultima cosa bella da fare.
Perchè Justine è depressa? La vediamo arrivare abbastanza serena, il marito poi dice che la vedeva strana almeno dal giorno prima, eppure Justine è schiacciata rovinosamente da tutto il gioco del matrimonio che squaderna relazioni affettive, lavorative, sociali, economiche, insomma appunto la vita. E lei abbandona tutto. Il senso della morte della seconda sezione le dona invece la sua dimensione, il suo equilibrio, perchè all'interno della fine lei è la portatrice di consapevolezza. Ecco che l'acqua diventa elemento di annullamento, il primo bagno, e di acquisizione del sè, il secondo bagno, elemento contenitivo e primordiale (lei che galleggia, la pioggia che si fa grandine). Cosa costruiamo per salvarci dalla paura della morte? La scienza (calcoli, previsioni, strumenti), il racconto, il mito (la caverna magica è una invenzione culturale pura), tutti e due sono inutili, si muore.
Claire ripete due volte il suo odio per la sorella, nella prima parte quando tutto va a rotoli e Justine fa fallire quella serata nata davvero per traverso e che Claire sente di dover portare avanti comunque; la seconda volta quando Justine non demorde dal ricondurre Claire ad una verità che non si può fuggire e che l'equilibrio emotivo (ossia la normalità) di Claire non riesce a governare.
Bella la fotografia, belle le citazioni bruegeliane, bravi tutti direi, anche se la Dunst rimane la Dunst.

Ps: la dunst ha belle tette e un bel sedere, ma Charlotte è molto più sensuale, c'è poco da fare

ancora una distribuzione Nordisk, a uesti bisogna fargli un monumento

Messaggio modificato da tiresia il 22 dicembre 2011 - 22:57

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#117 sokurov

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Inviato 22 dicembre 2011 - 23:06

infine visto. Quoto in ordine sparso neuro e Fitz. Mi è piaciuto, molto. Tanto era farlocco il precedente tanto è affascinante questo. Due parti che mi sembrano l'una l'allegoria della vita, l'altra della morte. Perchè la sezione Justine è metavita, tutto un discorso su cosa è vivere: uno spettacolo, parti attribuite da altri, la mancanza di vera libertà, ruoli che si assumono per convincimento, per noia, per dovere, per amore e così via. Cosa è la vita se non una recita continua? E quale costrizione essa ci impone? E Von trier usa il matrimonio perchè è un rito sociale rigido e riconoscibile universalmente, facendo esasperare tutte le personalità attorno all'illogicità di quella serata che ha una scaletta (e va a marengo), ha un direttore d'orchestra, ha aiutanti, ha personaggi e nessuno se ne libera mai anche di fronte al fallimento, anche di fronte ai litigi, anchde di fronte alla mancanza di senso. Un luogo asfittico (sono tutti piagitissimi) in cui tutti recitano se stessi e soccombono alla recita.
La sezione Claire è dominata dal senso della fine e della morte. Qui l'innocenza e la consapevolezza sono facce della stessa medaglia, c'è un senso di calma nel bambino e nella depressa che non può appartenere agli altri. E gli altri siamo noi, più o meno, ossia chi si toglie la vita e chi vuole bere un bicchiere di vino, gesti inutili, lui sarebbe morto ugualmente di lì a poche ore, ma come urlare altrimenti la sconfitta della ragione? C'è un senso enorme di umanocentrismo in quel gesto, lei morirà comunque, ma essendo emotivamnete sensibile e matura pensa all'ultima cosa bella da fare.
Perchè Justine è depressa? La vediamo arrivare abbastanza serena, il marito poi dice che la vedeva strana almeno dal giorno prima, eppure Justine è schiacciata rovinosamente da tutto il gioco del matrimonio che squaderna relazioni affettive, lavorative, sociali, economiche, insomma appunto la vita. E lei abbandona tutto. Il senso della morte della seconda sezione le dona invece la sua dimensione, il suo equilibrio, perchè all'interno della fine lei è la portatrice di consapevolezza. Ecco che l'acqua diventa elemento di annullamento, il primo bagno, e di acquisizione del sè, il secondo bagno, elemento contenitivo e primordiale (lei che galleggia, la pioggia che si fa grandine). Cosa costruiamo per salvarci dalla paura della morte? La scienza (calcoli, previsioni, strumenti), il racconto, il mito (la caverna magica è una invenzione culturale pura), tutti e due sono inutili, si muore.
Claire ripete due volte il suo odio per la sorella, nella prima parte quando tutto va a rotoli e Justine fa fallire quella serata nata davvero per traverso e che Claire sente di dover portare avanti comunque; la seconda volta quando Justine non demorde dal ricondurre Claire ad una verità che non si può fuggire e che l'equilibrio emotivo (ossia la normalità) di Claire non riesce a governare.
Bella la fotografia, belle le citazioni bruegeliane, bravi tutti direi, anche se la Dunst rimane la Dunst.

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#118 William Blake

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Inviato 24 dicembre 2011 - 13:35


c) il 2011 è stato l'anno dei ritorni dei grandi registi, i quali hanno dimostrato che dietro la macchina da presa è necessario un cambio generazionale, tutti troppo fiacchi


a parte che è una tua opinione, visto che poi parli di maestri mettendo sullo stesso piano Polanski-Cronenberg e Sorrentino- Refn, che non sono proprio della stessa generazione. poi l'esaltazione su certi titoli è stata generale e non della critica web (leggasi ad esempio l'articolo di Alberto Pezzotta che cerca di attenuare le lodi per "Drive", tanto per fare un esempio recente)
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#119 parlopernoia

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Inviato 25 dicembre 2011 - 11:09

Ancora a parlare di 'sto filmaccio?! Ripigliatevi.

Nel frattempo ho visto anche Antichrist in attesa del Natale. Mi è parso più sincero di Melancholia.
Rimane la sensazione che LvT ci stia prendendo tutti per il culo e continuo a pensare a Melancholia come un'accozzaglia di riferimenti più o meno casuali, confezionata per vendere. E poi, continuo a leggere gente che mi risponde con frasi del tipo: "non per forza un'opera deve esser verosimile o razionale".
Ma chi ha mai detto questo?! Io cercavo una comunicazione, su qualsiasi piano. Quella che ho ricevuto è banale, e da quello che ho letto è stato uguale per tutti, però vi è piaciuto. Non so più che pensare. Probabilmente avete una soglia di soddisfazione molto bassa; buon per voi.
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#120 Paz

    Roadie

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Inviato 25 dicembre 2011 - 13:18

Va bene, proviamo a sviluppare la diatriba "Malick vs. von Trier". Mi limito a esporre la mia opinione, le argomentazioni sono troppo lunghe e complicate da svolgere. Ripeto: non trovo che l'ultimo von Trier sia all'altezza dei suoi capolavori, è sicuramente un film minore. Ciononostante io ho trovato decisamente più banale The Tree Of Life, che non mi ha lasciato granché, a parte qualche bella immagine (e anche qualcuna brutta...). Ma sul piano delle immagini von Trier non ha niente da imparare da Malick: le immagini di Melancholia mi sono sembrate molto più belle, fulgide e oscure al tempo stesso, disturbanti senza bisogno di sfociare nel cattivo gusto (al contrario di quando Aronofsky disturba con cattivo gusto, per es. in Black Swan quando la protagonista "mette le piume" del cigno). Sul piano tecnico ho preferito l'uso del digitale nei tableaux vivants nell'intro di Melancholia alle reboanti sequenze di Malick, che non mi sono parse per nulla originali, sospese a metà tra un Reggio fuori tempo massimo e un Antonioni patinato. La scelta musicale di von Trier, che ho già commentato qualche pagina fa, è ruffiana ma particolarmente efficace. Certo von Trier gioca con i clichés, dai quali forse si lascia incantare, lui stesso se ne rimprovera (cfr. l'intervista che ho riportato supra). Ma è chiaro che i clichés di genere sono per lui un détour, uno stratagemma, non il fine. Ecco, il difetto principale di Melancholia è che von Trier si lascia incantare dal suo stesso stratagemma, dai suoi bravi attori e dalle sue belle immagini. Ma si capisce che si trova a disagio, che si è spinto un po' troppo in là, basta leggere le interviste. Il che mette in luce il suo gioco, svela la natura di "stratagemma" delle sue immagini. Malick invece sembra perfettamente a suo agio nelle sue immagini lustre da spot commerciale.

Ma il punto nodale è il discorso di base: la coppia teologica "natura/grazia" in Malick, la coppia psicologico-esistenziale "malinconico/solare" in von Trier. Ebbene, la prima finisce inevitabilmente per suonare retorica e falsa, la seconda a me suona molto più concreta e tangibile, più vera.

In definitiva, tra i "maestri" io, al contrario di Tyvek, salvo von Trier, da cui mi aspetto ancora molto in futuro, e non Malick.
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#121 Fitzcarraldo

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Inviato 25 dicembre 2011 - 14:11

posto che trovo abbastanza infruttuoso un confronto, soprattutto se mosso a partire da questi presupposti, nel delirio allucinatorio post-pranzo natalizio provo a dire qualcosa in merito anche io.

Innanzitutto non inizierei a guardare la questione come un "Malick vs Von Trier" nel porre un confronto oppositorio tra i due, ma partirei da un "Malick e Von Trier" nel cercare di individuare un sentiero comune sul quale i due si incamminano e cercano di instradarci. In questo caso porrei domande del tipo: "da quali presupposti muovono i due film?", "c'è qualcosa a monte dei film che li accomuna?" e poi "in che modo i due registi svolgono questi presupposti?" Dare una risposta a queste domande significherebbe avvicinarci al cuore vivo dei film e al modo in cui sono stati concretati visivamente.
Non vado nel dettaglio ché ciò richiederebbe uno sforzo che ora mi porterebbe ad esplodere in mille tortellini, lasagne e panettone, ma do qualche indicazione in merito:

I due film (The tree of Life e Melancholia) sono film non di sole immagini (meglio: immagini in movimento), ma di immagini che vogliono distanziarsi da quelle che vediamo continuamente nella vita quotidiana (ad esempio nelle varie pubblicità) facendosi carico di più significati che si allacciano tra loro e nel procedere dei film divengono stringenti come una cerneria. Le immagini non sono mai neutre, i soggetti ripresi non significano solo ciò che un dizionario riporterebbe: un fiume non è un letto su scorre dell'acqua, un cavallo non è un esemplare equino. Non solo. Alcune immagini ricorrono nei due film risemantizzate nell'immaginario culturale conscio, ma anche nel subconscio dei registi: il fiume che citavo (mi pare che anche nella recensione di "Melancholia" ho provato ad indicare brevemente questa strada) è una delle più evidenti. Il fiume nel film di Malick viene mostrato in tutte le varie sfumature che la cultura occidentale gli ha attribuito: lungo il fiume si scopre il peccato (il figlio maggiore che nasconde la veste rubata lungo la riva, il cane ucciso lungo un corso del fiume), ma anche il male scorre con la corrente ad un livello più primordiale (il velociraptor che sancisce la sua superiorità sull'altro animale abbassandogli la testa con la zampa). Il fiume è un luogo interiore che scorre in tutti i personaggi potente e invalicabile, il fiume significa che non possiamo contrastare la nostra natura o meglio non possiamo senza artifici (l'ultima immagine del film è un ponte che richiama la precedente scena della spiaggia che era un ponte anch'essa, un'invalicabile e turbolenta scissione dell'animo ricucita attraverso quell'artificio pacificatorio), non senza condannarci alla falsità, alla miseria dell'animo (Jack è un perdente, era l'unico personaggio che aveva saputo mantener vive le scissioni del suo animo -"padre, madre... voi sarete sempre in lotta dentro di me"- ma alla fine con un gioco da equilibrista ricerca la pace artificiale per sopportare il dolore del'essere (umano), il dolore dell'incertezza e del conflitto che appartiene a ciascuno). Vorrei e si potrebbe andare molto più a fondo e si potrebbe essere più chiari ma per brevità passo subito a Von Trier: "Melancholia" mostra immagini simili e con significati simili: per ben tre volte il cavallo di Justine si ferma dinanzi al ponte su di un fiumiciattolo/ruscello, tre volte, alla terza lei si incazza come una bestia ed inizia a frustarlo, ma niente! Nemmeno sotto la violenza delle scudisciate il cavallo si vuole muovere, nemmeno allora vuole superare quel confine naturale grazie all'artificio umano del ponte, certo: il cavallo è nell'elemento naturale stesso e in esso vive e fiorisce. Il cavallo è la forza vitale stessa (questo significato al cavallo lo attribuiva anche Tarkovskij, "Andrej Rublev" e "Solaris" lo mostrano chiaramente, e non è un caso se il marito di Claire -l'uomo di scienza che tutto calcola e prevede portando le qualità intellettuali umane al loro zenith- nel momento della contraddizione logica si vada a suicidare nella stalla dei cavalli). La vita è natura ed unità, in ciò c'è armonia anche difronte ad una scissione (come quella di un fiume) che si mostra in quanto scissione solo all'essere umano che la vuole oltrepassare, che ci getta un ponte sopra. Allora se per Malick la scissione insuperabile che creava scandalo era l'esperienza della mortalità, per Von Trier è l'incertezza del vivere, ma stanno parlando della stessa cosa solo che cambiano leggermente le angolature da cui riprendono la medesima scena.

Spero di essere stato quantomeno un minimo intellegibile. Ho fatto un singolo esempio, stilizzando il possibile discorso che si potrebbe fare e scrivendo di getto, ma spero che dove voglio andare sia chiaro: "The Tree of Life" e Melancholia" sono due film potentissimi che trovano una loro ragion comune in un sottotesto dove dialogano tra loro e con tutta la cultura umana e cinematografica. Direi che per confrontare i due film questo sia il più fruttuoso punto di partenza: partiamo dalle immagini, dai significati, dalla ricerca di senso che li accomuna!
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#122 Jules

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Inviato 25 dicembre 2011 - 14:14

Simone ma ti rendi conto che li hai recensiti entrambi??
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#123 Fitzcarraldo

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Inviato 25 dicembre 2011 - 14:16

Simone ma ti rendi conto che li hai recensiti entrambi??

già :hands: spero d'averlo fatto decentemente però
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#124 Paz

    Roadie

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Inviato 25 dicembre 2011 - 15:01

Eh, non è mica facile confrontare i due film... Ci vorrebbe un lavoro più sofisticato di quello che si può svolgere qui. In ogni caso non mi pare infruttuoso un confronto, anzi mi sembra necessario. Chissà, oltre alle due recensioni sarebbe stato bello avere un pezzo scritto sui due film insieme...

Io non so dire perché e non vorrei tediarvi oltre il necessario, ma a me i due film hanno dato sensazioni opposte. Per me stanno tra loro nello stesso rapporto in cui stanno il Lacrimosa scelto da Malick e il Preludio scelto da von Trier. Il primo rimane estraneo e dopo un po' infastidisce, il secondo cattura immediatamente e non molla più.

http://www.youtube.com/watch?v=lkUBECRoAwM

http://www.youtube.com/watch?v=xWQ2YZG8kcA
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#125 marz

    in un romanticismo hegeliano

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Inviato 25 dicembre 2011 - 18:07

Sarò banale, infantile e senza grandi costruzioni razionali/circostanziali:

Per me quei due hanno, semplicemente e genialmente, creato due film dal respiro universale ed allo stesso tempo domestico. Due film che toccano le tue interiora, nella sfera più intima e viscerale. E che poi ti catapultano nella profondità infinita dell'universo. Finalmente hanno creato un contatto originale, autoriale ed artistico tra la complessità dell'animo umano e l'infinita dimensione ignota dell'universo. Un universo ignoto ma vivo. Che dà la vita e la morte sulla Terra.

In definitiva hanno fatto due film nuovi, suggestivi, non visionari, intimi. Tanto simili nelle immagini, nelle suggestioni, negli orizzonti. Tanto diversi nelle emozioni che sanno trasmetterti.

Messaggio modificato da Marz il 25 dicembre 2011 - 18:10

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#126 tiresia

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Inviato 25 dicembre 2011 - 19:34



ti meriti un + a prescindere per il coraggio di aver scritto più di due righe mentre il 90% di italiani sta pensando al bypass gastrico come via di fuga
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#127 Fitzcarraldo

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Inviato 26 dicembre 2011 - 14:23

Eh, non è mica facile confrontare i due film... Ci vorrebbe un lavoro più sofisticato di quello che si può svolgere qui. In ogni caso non mi pare infruttuoso un confronto, anzi mi sembra necessario. Chissà, oltre alle due recensioni sarebbe stato bello avere un pezzo scritto sui due film insieme...

Io non so dire perché e non vorrei tediarvi oltre il necessario, ma a me i due film hanno dato sensazioni opposte. Per me stanno tra loro nello stesso rapporto in cui stanno il Lacrimosa scelto da Malick e il Preludio scelto da von Trier. Il primo rimane estraneo e dopo un po' infastidisce, il secondo cattura immediatamente e non molla più.
[...]

ok, capisco cosa intendi, ma secondo me sbagli il tiro del confronto: da un lato perché in quelle due scene i due sono lontani mille miglia e parlano di due cose differenti, l'unica cosa che le accomuna è un certo tono lirico -e credo proprio su questo tu ti trovi più vicino a Lars che a Malick- ma che ha sfumature molto differenti e da un'altro lato il preludio di "Melancholia" è una scena chiusa che può essere separata dal film e valutata quasi al modo d'un corto perché produce senso nell'essere l'indice del film che ne precorre tutte le tappe in forma allegorica mentre la scena della genesi in "The Tree of Life" è la genesi punto e basta che acquista un senso nel porsi in parallelo con molte altre scene del film (ad esempio nel video che hai postato di TTOL al minuto 1:35 le galassie nel loro nascere saranno richiamate dalla nascita della vita sottomarina con le meduse o al minuto 3:33 le eruzioni solari saranno richiamate dalle trasformazioni della cellule).
Poi è normale trovarsi più vicini al tono dell'uno piuttosto che a quello dell'altro, personalmente li apprezzo molto entrambi e li trovo a modo loro entrambi molto inquietanti: quello di "Melancholia" per una grande potenza evocativa descritta a tinte marce e quello di Malick per il terrore dell'infinito che genera nel gioco di richiami che ti intrappola senza concederti via di fuga alcuna sotto una patina di fasulla serenità che in realtà è solo impotenza.

Messaggio modificato da Fitzcarraldo il 26 dicembre 2011 - 14:24

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#128 Guest_Tyvek_*

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Inviato 26 dicembre 2011 - 20:46



c) il 2011 è stato l'anno dei ritorni dei grandi registi, i quali hanno dimostrato che dietro la macchina da presa è necessario un cambio generazionale, tutti troppo fiacchi


a parte che è una tua opinione, visto che poi parli di maestri mettendo sullo stesso piano Polanski-Cronenberg e Sorrentino- Refn, che non sono proprio della stessa generazione. poi l'esaltazione su certi titoli è stata generale e non della critica web (leggasi ad esempio l'articolo di Alberto Pezzotta che cerca di attenuare le lodi per "Drive", tanto per fare un esempio recente)


Che sia una mia opinione mi pare classico visto che siamo in un forum :mellow: e non al G20 da cui dipendono le sorti dell'umanità, quella che tu fornisci è allo stesso modo una tua opinione, quindi spiegami a che cavolo serve rimarcare la premessa su cui si basano tutte le conversazioni del forum <_< . Poi, le generazioni, sono due quelle prese in considerazione, quella sui 50-60 anni in su (Von Trier etc) e quella sui 40 (Refn, Aronofsky, Sorrentino), è indice che forse i secondi hanno fatto prima a bollirsi rispetto a chi li ha preceduti ;D . E sulla critica cartacea, solitamente questa è più severa rispetto a quella web che si lascia prendere da facili entusiasmi. Basta farsi un giro per la rassegna stampa di My Movies. Ma sinceramente dopo le incenserie per Inception e Into the Wild il web può sparare tutte le cavolate che vuole.
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#129 sokurov

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Inviato 27 dicembre 2011 - 12:28




c) il 2011 è stato l'anno dei ritorni dei grandi registi, i quali hanno dimostrato che dietro la macchina da presa è necessario un cambio generazionale, tutti troppo fiacchi


a parte che è una tua opinione, visto che poi parli di maestri mettendo sullo stesso piano Polanski-Cronenberg e Sorrentino- Refn, che non sono proprio della stessa generazione. poi l'esaltazione su certi titoli è stata generale e non della critica web (leggasi ad esempio l'articolo di Alberto Pezzotta che cerca di attenuare le lodi per "Drive", tanto per fare un esempio recente)


Che sia una mia opinione mi pare classico visto che siamo in un forum :mellow: e non al G20 da cui dipendono le sorti dell'umanità, quella che tu fornisci è allo stesso modo una tua opinione, quindi spiegami a che cavolo serve rimarcare la premessa su cui si basano tutte le conversazioni del forum <_< . Poi, le generazioni, sono due quelle prese in considerazione, quella sui 50-60 anni in su (Von Trier etc) e quella sui 40 (Refn, Aronofsky, Sorrentino), è indice che forse i secondi hanno fatto prima a bollirsi rispetto a chi li ha preceduti ;D . E sulla critica cartacea, solitamente questa è più severa rispetto a quella web che si lascia prendere da facili entusiasmi. Basta farsi un giro per la rassegna stampa di My Movies. Ma sinceramente dopo le incenserie per Inception e Into the Wild il web può sparare tutte le cavolate che vuole.


Sempre secondo una tua opinione, sottolineiamolo.
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#130 sfos

    utente unisalento

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Inviato 27 dicembre 2011 - 12:40

A me il film è piaciuto molto: continuo a trovare qualche lungaggine nella prima parte, ma tutto il secondo capitolo è memorabile, soprattutto per come vengono rappresentati l'acuirsi della tensione e l'incrinarsi dei legami affettivi (anche se la scena finale della grotta sta a proprio simboleggiare l'importanza della corrispondenza d'affetti nell'accettazione serena del proprio destino). Sarebbe poi interessante analizzarlo in un confronto col gemello indie "Another Earth", che però deve ancora uscire in Italia.
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#131 debaser

    utente stocazzo

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Inviato 29 dicembre 2011 - 22:43

Che bello. Altro che Malick :P
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Codeste ambiguità, ridondanze e deficienze ricordano quelle che il dottor Franz Kuhn attribuisce a un'enciclopedia cinese che s'intitola Emporio celeste di conoscimenti benevoli. Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in (a) appartenenti all'Imperatore, (b) imbalsamati, c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s'agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.
 
non si dice, non si scrive solamente si favoleggia


#132 Çorkan

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Inviato 03 febbraio 2012 - 00:25

Per me 6,5.


Von Trier si autolimita. Nella prima parte il ritmo è troppo sincopato, l'ondeggiare della camera esagerato, e tutte le emozioni che il film potrebbe dare rimangono strozzate in culla.
Trier si diverte troppo nel volerci mostrare la meschinità dell'ambiente, non ci dà il tempo di apprezzare i personaggi prima di distruggerli. La velocità con cui ci mostra il volto oscuro di cose che appaiono felici e sfavillanti è eccessiva, e il pungo manca l'impatto, collezionando pure alcuni falliti tentativi di sarcasmo.
Da metà in poi, il film assume respiro, si fa più arioso. La scena della cavalcata ripresa dall'alto, è la prima che veramente regali un'emozione.
Ma, per quanto il film, mostri potenzialità di capolavoro, queste rimangono sempre solo accennate.
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