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[Monografia] Joel Coen (E Suo Fratello Ethan)


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177 replies to this topic

#101 nicholas_angel

    mainstream Star

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Inviato 29 settembre 2010 - 19:21

Ancora immagini 'fordiane' e facce particolari in puro stile Coen (Damon ha ancora il baffo alla Informant): il teaser mi ha messo i brividi.
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#102 Guybrush Threepwood

    avvocato delle cause perse

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  • Locationromagnolo in teutonia

Inviato 19 ottobre 2011 - 12:20

Visto che si parlava di Tarantino mi sono venuti immediatamente in mente i due geniali fratelli; che trovo per certi versi simili, regia sopra le righe, humor nero nonché una stile di regia molto forte e personale e in grado di arrivare con temi e film discretamente complessi/profondi a un pubblico anche "mainstream".

adoro il loro uso dell anticlimax e il giocare con le aspettative dello spettatore; nonché il loro umorismo cinico sulla condizione umana.

i miei film preferiti sono:

Fargo - (da molti considerato il loro capolavoro), una commedia nera già solo geniale per l ambientazione é il perenne contrasto tra il bianco candido della neve e il rosso del sangue

fratello dove sei? - brillante rivisitazione dell odissea, uno dei loro film più "leggeri" ma adorabile nelle sue continue chicche, gag e citazioni, oltre ad un clooney adorabilmente autoironico (quanto é bella la scena della sua improvvisa conversione nel finale, prontamente rinnegata subito dopo?)

barton fink - il più surreale e metafisico

a serious man - inizialmente mi aveva deluso ma poi rimurginandoci sopra é cresciuto a dismisura; il loro film più cattivo e pessimista, praticamnte devastante
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#103 piersa

    Megalo-Man

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  • Location14-16 Fabrizi Nicola e Aldo

Inviato 19 ottobre 2011 - 12:21

Rifa.
Scrivilo corretto
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#104 Mcguffin

    lago di orchidee che bruciano

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Inviato 19 ottobre 2011 - 12:22

Io ho visto solo fargo e il grande lebowski, ma sono stati entrambi delle esperienze mistiche.
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#105 Siberia

    Radical Schick

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Inviato 19 ottobre 2011 - 12:22

http://forum.ondaroc...__fromsearch__1

Coen, non Cohen (quello è Leonard). Fica, non figa.

E ai preferiti mancano The Big Lebowski e No country for old men.
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#106 Guybrush Threepwood

    avvocato delle cause perse

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  • Locationromagnolo in teutonia

Inviato 19 ottobre 2011 - 12:23

http://forum.ondaroc...__fromsearch__1

Coen, non Cohen (quello è Leonard). Fica, non figa.

E ai preferiti mancano The Big Lebowski e No country for old men.


ah, ottimo magari potete spostare lí? grazie! :)
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#107 Guest_GioM_*

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Inviato 19 ottobre 2011 - 19:03

Dall'assenza totale di giudizi su "Il Grinta" posso a buon diritto dedurre che secondo la maggior parte di voi (e del pubblico) sia stato un passaggio trascurabile(issimo) nella carriera dei Coen?

Anche considerando quello che disse Jules a suo tempo su "Ladykillers" (che al contrario de "Il Grinta" a me piacque assai, sarà che all'epoca ero quattordicenne :cool:) :

il remake proprio non fa per i Coen.


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#108 Seattle Sound

    Non sono pigro,è che non me ne frega un cazzo.

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  • LocationTiny little green

Inviato 19 ottobre 2011 - 19:08

Dall'assenza totale di giudizi su "Il Grinta" posso a buon diritto dedurre che secondo la maggior parte di voi (e del pubblico) sia stato un passaggio trascurabile(issimo) nella carriera dei Coen?


http://forum.ondaroc...oel-ethan-coen/
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Alfonso Signorini: "Hai mai aperto una cozza?"
Emanuele Filiberto: "Sì, guarda, tante. Ma tante..."
(La Notte degli Chef, Canale 5)

 

"simpatico comunque eh" (Fily, Forum Ondarock)

 

"passere lynchane che finiscono scopate dai rammstein"

"Io ho sofferto moltissimo per questo tipo di dipendenza e credo di poterlo aiutare. Se qualcuno lo conosce e sente questo appello mi faccia fare una telefonata da lui, io posso aiutarlo"
(Rocco Siffredi, videomessaggio sul web)


"Ah, dei campi da tennis. Come diceva Battiato nella sua canzone La Cura"


#109 Guest_GioM_*

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Inviato 19 ottobre 2011 - 19:16


Dall'assenza totale di giudizi su "Il Grinta" posso a buon diritto dedurre che secondo la maggior parte di voi (e del pubblico) sia stato un passaggio trascurabile(issimo) nella carriera dei Coen?


http://forum.ondaroc...oel-ethan-coen/

ops. :facepalm:
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#110 nicholas_angel

    mainstream Star

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Inviato 19 ottobre 2011 - 20:10

Il prossimo sarà un film su un cantante folk anni '60 interpretato dal bravo Oscar Isaac (l'ispanico di Drive e Sucker Punch). L'Inizio riprese è previsto a gennaio 2012 quindi c'è ancora da aspettare. Titolo: Inside Llewyn Davis

http://www.badtaste....-davis-dei-coen
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#111 William Blake

    Titolista ufficiale

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Inviato 18 maggio 2012 - 20:54

Col loro stile intellettuale e raffinato, l’ironia cinica e impietosa, i due cineasti hanno gettato uno sguardo nuovo e originale sulla contemporaneità, sempre riadattando ai tempi e rinnovando tutti i generi nei quali si sono cimentati. Una carriera quasi trentennale per due precoci maestri del cinema postmoderno che OndaCinema rilegge in questa monografia

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La monografia di OndaCinema dedicata ai fratelli Coen: http://www.ondacinem...ethan_coen.html
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Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#112 Guest_ale_*

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Inviato 18 maggio 2012 - 23:29

mai stato un loro fan. infatti mi mancano alcune visioni. troppo cerebrali? non so, è comunque un cinema postmoderno molto arido il loro, ma già lo stesso concetto di "postmoderno" mi sa di arido, quindi non è una contraddizione in termini (di termini). non ho nemmeno mai stimato il loro humor, quindi forse direi che non sono proprio tra i miei registi preferiti.
tuttavia devo riconoscere che alcune loro intuizioni valgono una carriera: il modo in cui rappresentano la violenza in Fargo e le nuvole nere apocalittiche che concludo A Serious Man, giusto per fare due esempi di intuizioni che mi sono rimaste fortemente in mente. ma anche alcuni abbozzi del personaggio di Thorton in L'uomo che non c'era.
forse non sono così male, eh. ma chi l'aveva detto? io? no.
tra gli ultimi, preferisco Burn After Reading e Il Grinta al tanto elogiato Non è un paese per vecchi, anche se quest'ultimo rimarrà e gli altri due verranno dimenticati. mi dispiace soprattutto per Burn After Reading, veramente un film che ho trovato lucido, imprevedibile e spietato.
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#113 Fitzcarraldo

    Conquistatore delle cose inutili

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Inviato 19 maggio 2012 - 02:24

Bravi, temevo mi avreste preso il Drugo sottogamba e invece... :D
Bellissima lettura!
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I'm too old for this shit


#114 William Blake

    Titolista ufficiale

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Inviato 19 maggio 2012 - 10:49

temevo mi avreste preso il Drugo sottogamba e invece... :D


come si faceva a prenderlo sottogamba, è uno dei loro film più importanti!
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Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#115 Rebel Rebel

    Roadie

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Inviato 25 gennaio 2013 - 01:35

Ecco il trailer di Inside Llewyn Davis, ultima fatica dei fratelli di Minneapolis, fotograta da Bruno Delbonnel, reduce da Faust e Dark Shadow

http://www.youtube.com/watch?v=r5ngyALMRR4
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#116 BillyBudapest

    Enciclopedista

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Inviato 25 gennaio 2013 - 01:58

non sembra entusiasmante, a parte gli ultimi due secondi.
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#117 vegeta851

    Enciclopedista

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Inviato 25 gennaio 2013 - 07:33

e a febbraio esce anche il remake di "Gambit" da loro scritto e prodotto, con Colin Firth e Cameron Diaz al posto di Michael Caine e Shirley McLaine
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#118 tiresia

    Sue Ellen

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Inviato 25 gennaio 2013 - 07:50


Ecco il trailer di Inside Llewyn Davis, ultima fatica dei fratelli di Minneapolis, fotograta da Bruno Delbonnel, reduce da Faust e Dark Shadow

http://www.youtube.com/watch?v=r5ngyALMRR4


:ossequi:


queste sì che sono belle notizie
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#119 nicholas_angel

    mainstream Star

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Inviato 25 gennaio 2013 - 13:03

Ecco, questo insieme a Jarmusch e a Kar-Wai è il titolo che più attendo dell'anno. Poi ci sarebbe Coscarelli, ma so già che da noi sarà possibile vederlo solo attraverso altre vie...
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#120 davidep

    attendente

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Inviato 28 gennaio 2013 - 10:53

mai visto Il grande Lebowski
provvederò, promesso
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#121 Reynard

    No OGM

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Inviato 28 gennaio 2013 - 11:15

e a febbraio esce anche il remake di "Gambit" da loro scritto e prodotto, con Colin Firth e Cameron Diaz al posto di Michael Caine e Shirley McLaine

Visto il trailer e mi convince poco, specialmente per Cameron Diaz.
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La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.

#122 Tom

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Inviato 20 maggio 2013 - 22:27

Non capitando tutti i giorni che tipo la mia coppia di registi preferiti faccia un film su tipo una delle scene musicali che più mi affascinano, ecco qua un po' di rassegna stampa per il film, che pare essere l'ennesimo gioiello...

inside-llewyn-davis-oscar-isaac-620x350.

L'odissea umana di Inside Llewyn Davis. La New York anni '60 dei Coen sbarca a Cannes

Arriva sulla croisette l'ultimo film dei fratelli più osannati nel mondo del cinema. Particolare, come al solito, la trama, che parla di musica come nessuno aveva mai osato, lasciandoci ascoltare le canzoni dall'inizio alla fine

Il suono del folk dei primi anni '60 intride l'aria come un profumo strano, persistente, un po' tossico, un po' balsamico. Malinconico, eppure divertente, Inside Llewyn Davis parla di musica come nessuno aveva osato, lasciandoci ascoltare le canzoni dall'inizio alla fine, persino la prima, dopo i titoli di testa, quando non c'è nessuna storia intorno ma una chitarra è solo una chitarra. Al centro del film, un looser interpretato da uno sconosciuto (Oscar Isaac) e che ha come amico un attore-popstar (Justin Timberlake). «Ma potreste anche raccontarlo come la storia di un gatto», dice Nathan Coen, scherzando sull'onnipresenza del micio nel suo film (ne sono serviti sei per le riprese, incluso quello che è scappato prendendo la via della metropolitana) e sul fatto che proprio attraverso i suoi occhi, ad altezza gatto cioè, il quartiere di Llewyn viene introdotto. Geniale.

La coppia di fratelli più osannata e criticata del cinema francese conquista ancora una volta la platea di Cannes (che per vederlo ha fatto la coda per ore sotto una pioggia scrosciante), questa con un film profondamente americano. Ambientato nel Greenwich Village di New York anni '60, ricostruisce un mondo quasi sconosciuto, già estinto quando sulla stessa scena fece la sua apparizione Bob Dylan, ma che pure la preparò: un universo abitato da esseri nostalgici, che tentano di evadere alla noia e al conformismo dell'America sotto la presidenza Eisenhower, complici vecchie canzoni folk, il loro linguaggio segreto. «Non c'è una storia, non c'è un intrigo», spiega Joel, low profile come sempre. C'è un'odissea umana, più nel senso di Joyce che in quello di Omero, ci sono dei quadri di vita, c'è un uomo che tenta di riconciliare la propria arte con la propria vita, e che intanto passa da un divano all'altro come da un amore al successivo. Perfettamente sintonizzato il cast: «Merito della musica”», dice Carey Mulligan.

Chi l'avrebbe mai detto: il personaggio più divertente della squadra è la popstar Justin Timberlake, a Cannes già per presentare Spinning Gold, il film sulla star della disco Neil Bogart. Nei panni di Jim, in maglioncino a V e aria da damerino, è l'antitesi ironica del suo personaggio nel mondo reale: “Il suo look è modellato su Paul Clayton, un cantante folk irlandese. E canta una musica molto diversa da quella che faccio io normalmente. Ma è quella con cui sono cresciuto. Nel Tennessee si ascolta molto country, che proviene dal folk, e poi blues e rock: è la musica che mi ha insegnato a suonare mio nonno”. Il personaggio di Timbarlake è in qualche modo l'opposto a Llewyn anche dal punto di vista musicale: «Credo che rappresenti la transizione tra due epoche: in questo senso sento di assomigliargli». Il cantante, hanno raccontato i registi, ha partecipato al film anche oltre le sue scene, curando la musica, scritta da T Bone Burnett, collaboratore storico dei Coen.

«E' stato lui a darmi la chiave per cantare: sempre, l'ho fatto come cantassi solo per me stesso», racconta Isaac (Llewyn Davis), scelto, hanno raccontato i registi, perché sapeva reggere come cantante e come attore, ma anche perché non assomigliava per niente, né nella voce né nei tratti somatici a quel Dave van Rock sulla cui vita i Coen si sono basati.
Nel cast, anche un enorme (in tutti i sensi) John Goodman nei panni di... John Goodman, un suonatore di jazz un po' mafioso, ricco arrivato e arrogante con la stazza di un Orson Welles o di un Brando ultimi tempi: «è protagonista di una scena che abbiamo ampliato pensando a lui», raccontano i Coen. Più grande di lui, solo la musica.

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Inside Llewyn Davis - la recensione del film di Joel e Ethan Coen

In mezzo c’è stata la parentesi western (a modo loro) de Il grinta, ma i fratelli Coen riprendono il discorso laddove l’avevano lasciato con un film ingiustamente sottovalutato come A Serious Man. E sottovalutato, probabilmente sarà anche questo Inside Llewyn Davis, che del film del 2009 è (il)logica prosecuzione, nuovo capitolo di un discorso iniziato, forse, già con L’uomo che non c’era.
Splendidamente fotografato da Bruno Delbonnel, che non fa rimpiangere l’assenza del “solito” Roger Deakins e che utilizza una paletta cromatica tutta autunnale, Inside Llewyn Davis è infatti un film carico di struggente malinconia, di tagliente sarcasmo esistenziale, di umorismo e filosofia Yiddish.

Parafrasando la vera vita del folk singer Dave van Ronk, i Coen fanno del Llewyn Davis ben interpretato da Oscar Isaac l’ennesimo loro personaggio in perenne affanno contro la vita e il suo irrimediabile caos, un artista di talento che si barcamena nell’esistenza quotidiana alla ricerca di un successo che è destinato a sfuggirgli: di un soffio ma a sfuggirgli.
Il racconto si costruisce attraverso una successioni di momenti quotidiani e (spesso, per questo) paradossali, nei quali seguiamo il dibattersi inutile di Llewyn, condannato a mancare le cose per un soffio, ad un eterno ritorno negli stessi luoghi, all’amara presa di coscienza della circolarità dell’esistenza nonostante i suoi tentativi vadano in una direzione che si dimostra impossibile.
Impossibile perché l’egoistica chimera inseguita da Llewyn gli sfugge di continuo, e perché lui si ostina testardamente a non prendere le deviazioni (metaforiche e fisiche) che incontra lungo il cammino, a ignorare i segno del fato, a lasciar andare ciò che gli si para di fronte proprio per essere afferrato. E lui rimane sconfitto sì per via delle circostanze ma anche di sé stesso.

Nel ragionamento dei Coen c’entra l’arte, indubbiamente. Il suo senso e la sua ossessione. Ma c’entrano ancora di più la vita e la Storia, perché Inside Llewyn Davis travalica il suo contesto Greenwich Village primi anni Sessanta, e si fa parabola universale di un perdente (per scelta) nel quale, in un modo o nell’altro, per sogni o per scontrosità, per passioni o per inettitudine, ci possiamo riconoscere tutti.
Indubbiamente, vi si riconoscono i Coen, che dimostrano per questo protagonista un’empatia, perfino una tenerezza forse inedite nel loro cinema. Un cinema che non s’illude più di poter scartare in avanti, di essere realmente interprete del tempo in cui è calato, e che proprio in virtù di questa serena consapevolezza cerca il nuovo nei risvolti del consunto plaid dell’esistenza, fra i cuscini del vecchio divano della Storia, nell’ennesima cover del grande brano folk della Vita.

inside_llewyn_davis_oscar_isaac.jpg.CROP

Cannes 2013, Inside Llewyn Davis: ecco la tragi-follia dei fratelli Coen

Il 66° Festival non potrà trascurare dal palmares i Bros. La loro ultima pellicola è infatti tra i titoli finora migliori in concorso sulla Croisette. Nonché della loro più recente filmografia. A interpretare Llewyn Davis come meglio non si poteva è Oscar Isaac, finora il più accreditato al premio per l’interpretazione maschile

di Anna Maria Pasetti

Lunga vita ai fratelli Coen. Che il 66° Festival di Cannes non potrà trascurare dal palmares. Il loro ultimo sforzo – Inside Llewyn Davis – è infatti tra i titoli finora migliori in concorso sulla Croisette. Nonché della loro più recente filmografia. Protagonisti assoluti di questa domenica finalmente rasserenata, Joel & Ethan Coen hanno siglato un film perfettamente intonato alle loro corde, sinteticamente rappresentativo di quell’universo d’umana tragi-follia che li ha resi autori di culto. Al centro è la figura immaginaria del cantautore folk Llewyn Davis che trova radici d’ispirazione in Dave Van Ronk, soprannominato “The Mayor of MacDougal Street”, e tra gli indiscussi protagonisti della scena del Village newyorkese tra la fine dei ’50 e gli inizi dei ’60. Al suo fianco “strimpellava” un ragazzo di nome Bob, la cui esistenza e carriera avrebbero avuto esiti notoriamente più luminosi.

“Abbiamo un rapporto genuino e di profondo rispetto per la musica, da sempre rivestita di un ruolo vitale nei nostri film”, annunciano i Bros. per l’occasione accompagnati dal “mitico” T Bone Burnett nelle vesti di produttore musicale esecutivo. “Ci affascinava il mondo socio-musicale dell’area di Greenwich e l’abbiamo esplorata raccontando l’insuccesso di un ragazzo talentuoso ma umorale e teso all’autodistruzione come Llewyn Davis”. Un tipico “Coen character” verrebbe da definirlo per l’ironica naturalezza con cui si lascia travolgere dalle sfortune di un’esistenza marginale. A interpretarlo come meglio non si poteva è Oscar Isaac, finora il più accreditato al premio per l’interpretazione maschile. Struggente fino ai brividi per chi l’osserva/ascolta suonare/cantare, Isaac si è mostrato attore a tutto tondo com’è tipico della tradizione anglosassone: sembra l’incarnazione di un cantautore folk professionista al pari del suo collega sul set Justin Timberlake, pure bravo ma di altra pasta. Malinconico, struggente, divertente, commuovente, spiazzante e poetico, Llewyn Davis è il personaggio “coeniano” più limitrofo in versione soft al nerissimo A Serious Man, con altrettanto e immancabile Jewish humour. Un “loser” consapevole, teneramente lirico. Nel cast anche Carey Mulligan e il solito “immenso” John Goodman, capace di rendere la decadenza dentro al corpo sfatto dell’opulenza a stelle e strisce.

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Una ballata comica e struggente per uno dei perdenti più belli della galleria dei Coen

C'era una volta la capitale indiscussa del folk, quel Greenwich Village a partire dal quale Bob Dylan avrebbe cambiato la storia della musica. Ma questa storia comincia prima, quando la musica folk è ancora inconsapevolmente alla vigilia del boom e i ragazzi che la suonano provengono dai sobborghi operai di New York e sono in cerca di una vita diversa dalla mera esistenza che hanno condotto i loro padri. Llewyn Davis è uno di questi, un musicista di talento, che dorme sul divano di chi capita, non riesce a guadagnare un soldo e sembra perseguitato da una sfortuna sfacciata, della quale è in buona parte responsabile.
Anima malinconica e caratteraccio piuttosto rude, Llewyn è rimasto solo, dopo che l'altra metà del suo duo ha gettato la spugna nel più drastico dei modi, e ha una relazione conflittuale con il successo, condita di ebraici sensi di colpa, purismo artistico e tendenze autodistruttive. Appartiene alla categoria più fragile e più bella dei personaggi usciti dalla mente dei fratelli Coen, come Barton Fink o Larry Gopnik (A serious man), così come il film appare immediatamente come il ritorno ad un progetto più intimo rispetto all'ultimo Il Grinta. E tuttavia Inside Llewyn Davis, nei confini di uno spazio limitato a pochi ambienti (l'unica possibilità di fuga si rivela un altro fallimento) e di una sola settimana di tempo (arrotolata in una circolarità tipicamente coeniana), è una celebrazione dell'arte -della musica, ma anche e più che mai del cinema- amara e sentita, tutt'altro che contenuta.
Per quanto il lavoro di rievocazione storica dell'ambiente musicale e degli ambienti in generale (è il 1961, l'anno di Colazione da Tiffany, qui omaggiato dalle finestre che si aprono sulle scale antincendio e da un gatto senza nome, destinato a riuscire nell'impresa giusto per far sentire Llewyn ancora più perdente) sia uno dei protagonisti indiscussi del film, è in un una scena molto diversa che si nasconde il suo cuore.

Spoiler

Ispirato in parte al memoir del folk singer Dave Van Ronk ("The Mayor of MacDougal Street), Inside Llewyn Davis è anche una piccola summa del cinema precedente dei fratelli di Minneapolis, fatto di incontri enigmatici, facce incredibili, bizzarre riunioni canore attorno ad un microfono, tragicomici doppi. Perché in due è meglio.

insidellewyndavis_cohen.jpg

CANNES, I FRATELLI COEN APPLAUDITISSIMI PER 'INSIDE LLEWYN DAVIS'

CANNES - Cappelli da cowboy, donne sboccate, tanta musica e il fascino discreto degli eterni perdenti: il festival di Cannes ha salutato ieri il ritorno dei fratelli Coen, applauditi con Inside Llewyn Davis come non accadeva dai gloriosi tempi della Palma d'oro per Burton Fink. Atteso in Italia in autunno, il nuovo film dei registi de Il Grande Lebowski racconta il mondo della musica folk «alla fine degli anni 50, poco prima che sulla scena irrompesse Bob Dylan», attraverso le vicende di un musicista pieno di talento ma del tutto incapace di mettere a frutto le proprie qualità. Ricca la colonna sonora della pellicola, interpretata dall'attore-cantante Oscar Isaac in tandem con il cantante-attore Justin Timberlake: «La paura del palco è molto più diffusa di quanto si creda fra i cantanti - ha detto Timberlake - io ne soffro ancora. Ma non è quella a decretare il successo o il fallimento di un artista. A volte capita di trovarti nel posto sbagliato e con le persone giuste, altre volte nel posto giusto ma con le persone sbagliate. A me sono successe entrambe le cose. Ma ho visto tanti giovani talenti che non sono diventati nessuno».
Soddisfatti della scelta i Coen, che a Timberlake hanno chiesto anche di comporre una delle canzoni del film, la ballata Please Mr Kennedy: «Anche se scrivo un genere di canzoni molto diverse - ha detto l'attore - mi sento legato a quel periodo di avanguardia: fu mio nonno, nel Tenessee, a insegnarmi l'amore per la musica suonandomi il country».
Nel cast anche vecchie conoscenze dei Coen come John Goodman, alla quinta collaborazione con i registi, e la lanciatissima Carey Mulligan, già vista a Cannes ne Il Grande Gatsby ma qui trasformata in un personaggio «che non mi capita mai di fare: rude, sboccato e aggressivo». Ruolo che potrebbe consacrarla, definitivamente, nell'olimpo delle celebrità: «Un film con i Coen è un'occasione irripetibile, di quelle che capitano una sola volta nella vita. A meno che tu non sia John Goodman, naturalmente».


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#123 superfico

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Inviato 03 marzo 2014 - 18:41

Qualche settimana fa mi sono cimentato nella mia prima lettura hard-boiled: "Chiave di vetro" di Hammett. Praticamente divorato da quanto mi ha preso, ho deciso pure di vedermi "Crocevia della morte". Con un pò di preoccupazione perchè temevo che i Cohen ne alterassero troppo le atmosfere.
Premesso che il film non è una trasposizione del romanzo, ma lo usa come modello per alcuni risvolti e personaggi, ne sono rimasto pienamente soddisfatto. Ma anche un pò perplesso nel vedere adottato dai Cohen un taglio quasi epico e romantico (specie se lo si paragona a quello gelido del romanzo), decisamente meno pessimista rispetto alle pellicole successive.
Nonostante sia il Cohen più riuscito, a mio avviso, a livello narrativo, con dei tempi perfetti sia nell'accumulare che nel stemperare la tensione...sembra già destinato a sbiadirsi nella memoria. Bello e fatto bene, ma senza quei guizzi e quella cattiveria divenuta poi caratteristica dei registi.
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#124 Garp Buzzy Power

    Inelegantly Wasted In Papa's Penthouse Pad In Belgravia

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Inviato 12 ottobre 2015 - 09:53


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"Garp sei un pochino troppo monotematico coi gusti secondo me."
 
"Io sono tutto ciò che vale. Non sono uno come Garp che ascolta solo un genere."
 
"Che imabarazzante battuta e due cretini ti hanno dato pure i più riparatori. Sei sempre fortunato, prima o poi ti arriverà una mazzata in testa riparatrice spero."
 
"Echheccazzo gdo cresciuto che nin sei altro."
 
"Coglione"
 
"Ma basta sto tipo di musica da sfattone finto dai"
 
"vabbeh garp te oltre alla barriera linguistica c'hai pure la barriera monogenere"
 

 


#125 solaris

    Simmetriade.

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Inviato 12 ottobre 2015 - 10:08

Ho visto che ha riscosso parecchio successo fra gli appassionati (almeno quelli che conosco); a me non ha messo alcuna voglia di vederlo, sembra il trailer di un film stanco, da autore che ha finito le cose da dire e s'appoggia al cast.


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#126 Tom

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Inviato 12 ottobre 2015 - 10:30

Qualcuno dica a Pannofino che Boris è finito da cinque anni.
 
Quella dei Coen autori finiti la sento ripetere dai tempi di mister Hula Hoop ed è una simpatica gag che da allora si rinnova quasi ad ogni loro film, comunque sì: un trailer poco attraente e con un che di già visto. Ma non mi preoccupo, sarà come minimo un film divertente.


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#127 solaris

    Simmetriade.

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Inviato 12 ottobre 2015 - 10:37

Boh Tom, io parlo per me, alcune cose loro recenti mi sono piaciute, qualcuna anche molto. Questo in particolare mi sembra stanco.


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#128 Tom

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Inviato 12 ottobre 2015 - 15:22

Mica ne facevo un discorso personale.
E' che mi fa sorridere che da più di vent'anni ogni volta che esce un loro nuovo film c'è sempre qualcuno che dice che sono alla frutta. Ma va beh, credo di averla già scritta altre volte 'sta cosa. Sono noioso, sì. 


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#129 An Absent Friend

    We're happening

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Inviato 12 ottobre 2015 - 15:41

Mi sa che sono io, Tom, però cerco di essere coerente: non me ne piace uno loro da L'Uomo Che Non C'era, con cui hanno aperto alla grande il decennio, e l'ho sempre vissuta come vedersi un vecchio amico col quale non c'è più dialogo, senza tragedie. Oddio, a me Prima Ti Sposo... piaciucchia molto.


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Talmente brutto che e' da considerare 90

 

 
In pratica vogliono il magical negro senza i poteri magici, sai che palle.

 

 

I voti sono sull'attività svolta e sulle iniziative dichiarate o parzialmente avviate

 


#130 Tom

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Inviato 12 ottobre 2015 - 17:23

Mi sa che sono io, Tom, però cerco di essere coerente: non me ne piace uno loro da L'Uomo Che Non C'era, con cui hanno aperto alla grande il decennio, e l'ho sempre vissuta come vedersi un vecchio amico col quale non c'è più dialogo, senza tragedie. Oddio, a me Prima Ti Sposo... piaciucchia molto.

 

Ma no, quel "qualcuno" è astratto  ^_^  parlo molto più in generale anche di critica dei quotidiani e delle riviste, anche prima di internet. La cosa la notò una volta anche il vecchio Morandini, recensendo mi pare "Fratello dove sei?", dove si domandava appunto perché ad ogni loro nuovo film ci fosse una buona fetta di critica che parlava di un film minore rispetto alla produzione precedente. Per dire, anche per "L'uomo che non c'era" ricordo accuse di formalismo, ripetitività, fine dell'ispirazione.

 

Ma va beh, è un discorso che ho fatto male a (ri)sollevare, alla fine non interessa più molto neanche a me.


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#131 Seattle Sound

    Non sono pigro,è che non me ne frega un cazzo.

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Inviato 12 ottobre 2015 - 22:49

E celebrando la grandezza di A serious man si può chiudere tutto.

 

Spoiler

  • 3

Alfonso Signorini: "Hai mai aperto una cozza?"
Emanuele Filiberto: "Sì, guarda, tante. Ma tante..."
(La Notte degli Chef, Canale 5)

 

"simpatico comunque eh" (Fily, Forum Ondarock)

 

"passere lynchane che finiscono scopate dai rammstein"

"Io ho sofferto moltissimo per questo tipo di dipendenza e credo di poterlo aiutare. Se qualcuno lo conosce e sente questo appello mi faccia fare una telefonata da lui, io posso aiutarlo"
(Rocco Siffredi, videomessaggio sul web)


"Ah, dei campi da tennis. Come diceva Battiato nella sua canzone La Cura"


#132 tiresia

    Sue Ellen

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Inviato 13 ottobre 2015 - 08:25

a me ha fatto tanto Wes a vedere questo trailer


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#133 Earl Bassett

    se ci dice bene finiamo nella merda

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Inviato 13 ottobre 2015 - 08:51

Che è un po' come dire che il trailer del nuovo film di Spielberg fa tanto JJ Abrams. asd


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#134 Jack DiSpade

    Critico proto-punk

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Inviato 13 ottobre 2015 - 18:21

Vabè c'è la Johanson che emerge da un getto di spruzzi bianchi, cosa volete di più


  • 1

#135 tiresia

    Sue Ellen

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Inviato 14 ottobre 2015 - 08:58

Vabè c'è la Johanson che emerge da un getto di spruzzi bianchi, cosa volete di più

solo per quella citazione vado a vederlo, credo di aver visto tutti i film di Esther Williams :P


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#136 corrigan

    気持ち悪い

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Inviato 15 ottobre 2015 - 00:56

Ma Brolin quanti film ha girato ultimamente?!
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I distrust orthodoxies, especially orthodoxies of dissent
「その時僕はミサト さんから逃げる事しかできなかった。 他には何もできない、 他も云えない… 子供なんだと ... 僕はわかった

 


#137 Mr. Atomic

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Inviato 14 marzo 2016 - 20:34

TOP 10

 

1. A Serious Man

2. Il grande Lebowski

3. Non è un paese per vecchi

4. Fargo

5. Crocevia della morte

6. L'uomo che non c'era

7. Burn after reading

8. il Grinta

9. A proposito di Davis

10. Fratello, dove sei?


  • 0

#138 chronochromie

    Laurea presso Facoltà di Non Rispondere

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Inviato 21 marzo 2016 - 15:54

Io sono ignorante totale del cinema dei Coen; conosco poco di cinema in generale ma apprezzo le storie ben fatte.

Ho appena visto al cinema "Ave, Cesare" e penso sia uno dei film peggiori mai visti in vita mia.

Mi incoraggiate a vedere qualche loro titolo maggiore o questo film, benché minore, è in ogni caso rappresentativo del loro stile e quindi mi invitate a lasciar perdere?


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Prima ch'io mi profilassi...

#139 Tom

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Inviato 21 marzo 2016 - 16:06

Lascia perdere.


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#140 Onironaut

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Inviato 20 giugno 2016 - 14:40

Minchia, se Ave, Cesare! è uno dei film peggiori mai visti...

Ora dico, sì, è un film dalla trama un po' situazionistica e claudicante, con un eccesso di macchiette e anche una certa pigrizia in fase di scrittura (soprattutto se raffrontato ai loro capolavori), ma di qui a definirlo un film brutto, secondo me ce ne passa.

Poi sì, de gustibus, ma io sono stato in visibilio anche solo per la ricostruzione certosina di un mondo che non c'è più, per le coreografie impeccabili, per la recitazione su altissimi livelli, la fotografia favolosa... 

Va visto secondo me anche solo per rimanere incantati dal comparto tecnico, ecco.

Visto ieri ed effettivamente mi aspettavo di più, ma ritengo di aver speso il mio tempo in modo assolutamente gradevole.


  • 4

#141 Tom

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Inviato 13 settembre 2018 - 12:31

 

Seghe a due mani, altroche'.

 

Dal trailer italiano il doppiaggio stavolta sembrerebbe 'na roba davvero invereconda. Grossi dubbi se andare a vederlo al cinema in quelle condizioni. Sarebbe il loro primo film che salterei al cinema dall'epoca di "Barton Fink" (ah no, avevo saltato "Ladykillers").


  • 2

#142 Mr. Atomic

    Classic Rocker

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Inviato 13 settembre 2018 - 12:50

TOP 10

 

1. A Serious Man

2. Il grande Lebowski

3. Non è un paese per vecchi

4. Fargo

5. Crocevia della morte

6. L'uomo che non c'era

7. Burn after reading

8. il Grinta

9. A proposito di Davis

10. Fratello, dove sei?

 

dopo 2 anni farei questi cambiamenti: Il grande Lebowski scende di 2 posizioni, dunque sul podio sale Fargo come terzo. Per il resto direi che la classifica resta immutata


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#143 cinemaniaco

    FЯEAK ON A LEASH

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Inviato 13 settembre 2018 - 12:58

[...]


ne approfitto per dire: sbaglio o in quest'ultimo decennio è ritornato in auge il western? paradossalmente però non come genere popolare, ma come genere d'autore, credo dato anche dal fatto che i generi popolari dei nostri tempi sono altri (fantascienza, fantasy e anche horror)

riflessione (2): come dimostrato anche dall'ultima mostra di venezia, netflix sta puntando sugli Autori. questo cambia le carte in tavola un po' per tutti
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#144 Tom

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Inviato 13 settembre 2018 - 13:06

 


ne approfitto per dire: sbaglio o in quest'ultimo decennio è ritornato in auge il western? paradossalmente però non come genere popolare, ma come genere d'autore, credo dato anche dal fatto che i generi popolari dei nostri tempi sono altri (fantascienza, fantasy e anche horror)

 

Si'. Anche a livello produttivo e' dagli anni 70 che non se ne vedevano in giro cosi' tanti. Cioe', sono sempre pochi titoli, ma sempre di piu' che nei 30 anni precedenti.


  • 0

#145 cinemaniaco

    FЯEAK ON A LEASH

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Inviato 13 settembre 2018 - 13:13

secondo me la percezione è cambiata proprio con non è un paese per vecchi, anche se si tratta di neo-western (faccio comunque fatica ad immaginarmi la carriera di taylor sheridan senza questo film, ad esempio). quello stesso anno è uscito anche il remake di quel treno per yuma che pure era stato accolto bene. e poi da lì tarantino, coen , the revenant… per citare i più famosi
  • 0

#146 Tom

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Inviato 13 settembre 2018 - 13:28

Mi sa di si', tanto per il film che per la figura di McCarthy, che ha definitvamente dato al genere quell'aurea "artistica" che in fondo gli era sempre stata negata in campo letterario. Infatti e' dal 2006 - 2007 che escono con costanza quei due o tre titoli all'anno, fino al piccolo boom degli ultimi 3 - 4 anni con una ventina di titoli.


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#147 Stephen

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  • LocationLa Callaretta della Colla

Inviato 14 settembre 2018 - 05:59

 

TOP 10

 

1. A Serious Man

2. Il grande Lebowski

3. Non è un paese per vecchi

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5. Crocevia della morte

6. L'uomo che non c'era

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8. il Grinta

9. A proposito di Davis

10. Fratello, dove sei?

 

dopo 2 anni farei questi cambiamenti: Il grande Lebowski scende di 2 posizioni, dunque sul podio sale Fargo come terzo. Per il resto direi che la classifica resta immutata

 

Ma che classifica è senza Mister Hula Hoop? :mattarello: (Buona prima posizione: molto sottovalutato, un po' come Ave, Cesare!)


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E un passo di quella danza era costituito dal tocco più leggero che si potesse immaginare sull'interruttore, quel tanto che bastava a cambiare...

... adesso

e la sua voce il grido di un uccello

sconosciuto,

3Jane che rispondeva con una canzone, tre

note, alte e pure.

Un vero nome.


#148 woody

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Inviato 15 settembre 2018 - 14:33

Ave Cesare me lo vidi al cinema, mezzo sbronzo che avevamo fatto un aperitivo con degli amici, di solito non bevo troppo prima di vedere un film (non è che fossi barcollante, solo che ero abbastanza brillo diciamo) ed ebbi la stessa reazione di Zerocalcare. 

 

Zerocalcare-BMaprile.jpg

Poi rivisto qualche mese dopo a casa con maggiore lucidità l'ho rivalutato e mi sembra un film riuscito, leggero e divertente, che parla di un aspetto di Hollywood (il controllo del "sistema" sugli attori) di cui si è sempre parlato pochissimo, io a parte in alcuni spezzoni del libro Hitchcock/Truffaut raramente ho sentito parlare di questo aspetto.
Quindi ennesimo lavoro ben fatto dei Coen, che per i miei gusti hanno sbagliato solo una volta e mezzo, Lady Killers quello completamente sbagliato, addirittura noioso a mio avviso, non vale nemmeno la visione per completezza, e Prima ti sposo poi ti rovino, film non memorabile e alimentare ma perlomeno coeniano, ti strappa pure qualche risata e ha un paio di trovate niente male.


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#149 Tom

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Inviato 15 settembre 2018 - 16:13

"Ladykillers" sembra roba fatto da qualche loro imitatore in effetti, comunque non e' neanche poi quel ciofecone che tutti dicono. Interessante come abbiano trasformato un puro distillato di inglesita' come l'originale di Mackendrick (inarrivabile), in un concentrato di cultura e atmosfere americane. E il personaggio del vietnamita e' divertente. Poi va beh, meglio se non lo giravano.

 

"Prima ti sposIntolerable Cruelty" invece secondo me e' sottovalutato. Per carita' loro film minore (stavolta sul serio), ma tutto sommato non troppo riuscito solo per i loro standard, quando poi invece e' una commedia lucida, graffiante e divertente, con un che di putrescente. Secondo me fa parte di quel filone di film che citano in maniera piu' o meno esplicita atmosfere de "Il laureato" di Nichols (come anche "A Serious Man", ma pure "Jackie Brown"), con anche un serio indizione in tal senso: l'uso delle canzoni di Paul Simon solista. 

 

Non sono un suo fan, ma una gag "buongiornista" come quella non me la aspettavo da Zerocalcare.


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#150 ravel

    mon cœur est rouge

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Inviato 15 settembre 2018 - 16:19

 

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1. A Serious Man

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dopo 2 anni farei questi cambiamenti: Il grande Lebowski scende di 2 posizioni, dunque sul podio sale Fargo come terzo. Per il resto direi che la classifica resta immutata

 

 

... io non farei nemmeno quelli.

Va bene così. :)


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«Ciò che l'uomo può essere per l'uomo non si esaurisce in forme comprensibili».
(k. jaspers)

 

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