Il grinta - Joel & Ethan Coen
#1
Inviato 22 gennaio 2011 - 20:29
Questa volta, però, è con malinconia, e non con spietatezza che ci si aggira in un mondo di deficienza (nel senso più letterale del termine), dove ogni personaggio paga a modo suo lo scotto della propria menomazione (l'occhio di Cogburn, il braccio di LaBoeuf, il ritardo mentale di Chaney): il West dei Coen, tuttavia, è tutt'altro che crepuscolare, eppure profondamente moderno, burocratizzato, svuotato di ogni poesia, e la caratteristica che dà il nome al titolo, "la vera grinta", è in questo senso quella della ragazza e non dell'eroe, ridotto ad una caricatura di se stesso e privo di qualsiasi alone mitico. In questo senso, si inserisce perfettamente l'autentico epilogo del romanzo, in cui appare una Mattie sfiorita e altrettanto menomata, sostituito nel film con John Wayne da un finale celebrativo ed edulcorato che poco teneva conto del generico tono della vicenda, paragonabile a certe pagine di Cormac McCarthy.
La fotografia di Roger Deakins, poi, ventennale collaboratore dei registi, fotografa la frontiera con un'attenzione maniacale alle luci, agli aloni, all'abbaglio, ed è il sensazionale valore aggiunto ad un progetto che, tuttavia, finisce per scontare la scarsa necessità di un nuovo adattamento del materiale di partenza e il motivo di interesse nei confronti di una storia vista più volte non è davvero impellente al livello dei capolavori precedenti ("A Serious Man" su tutti). Ciò che manca, sostanzialmente, è una sceneggiatura in grado di rendere seriamente accattivante il tutto, dato che non vengono consapevolmente sviluppati né il percorso di formazione, né l'intesa fra i protagonisti, né il discorso sulla morte di un'epoca.
E se il film vanta una confezione straordinaria, con una solenne, classicissima colonna sonora del solito Carter Burwell, le scelte di cast lasciano un po' l'amaro in bocca: se fa piacere rivedere Jeff Bridges al fianco dei Coen, ci si rende conto che il suo ruolo prosegue nel solco senile e mesto del modesto "Crazy Heart", modello a cui l'attore sembra essersi abbonato e che sembra ben lontano dalla vitalità ruspante del resto della sua carriera; Matt Damon, seppur diligente, non riesce a trasmettere l'amarezza struggente che caratterizza il suo personaggio, punto nodale del romanzo. Al contrario, la fugace apparizione di Josh Brolin è davvero memorabile, un orco che nel giro di pochi primi piani conferisce al tradizionale villain tutte le caratteristiche squallidamente umane del male; su tutti svetta la piccola Hailee Steinfeld, una protagonista da urlo, che domina il film dall'alto dei suoi 14 anni con il vigore e la versatilità di una vera veterana.
(7.5/10)
#2
Inviato 06 febbraio 2011 - 12:43
Ma no, questi sono fermi agli anni '60. E infatti nel 2011 ci dovremmo ANCORA sorbire il cretinissimo titolo "Il Grinta", nomignolo in salsa spaghetti western inventato di sana pianta in Italia nel 1969 per il personaggio di John Wayne, che oltre a travisare il titolo originale (porca troia, "la vera grinta" è quella della ragazzina, non quella dello sceriffo!), alle orecchie di molti spettatori puzzerà (giustamente) di vecchiume western, rievocando nomi tipo Ringo e Gringo. E naturalmente la bischerata del "Grinta" ce lo beccheremo pure nei dialoghi doppiati, visto che ci saranno da giustificare i giochi di parole sul vero nome del personaggio di Bridges: Rooster/Gallo.
Il film è peraltro tranquillamente visibile da più di un mese in streaming, con tanto di sottotitoli italiani. Sono stato tentato di vedermelo così piuttosto che sganciare soldi a 'sti cialtroni... ma poi i Coen sono tra i pochi che per me vale ancora la pena vedere su schermo gigante, quindi attendo pazientemente altre due settimane.
Sempre più convinto che il vero cinema ormai vive fuori dalle sale.
Sempre più convinto di andarci il meno possibile.
#3
Inviato 06 febbraio 2011 - 13:10
Comunque vivissimi complimenti ai distributori italiani, che faranno uscire il film a due mesi dall'uscita americana
comunque stavolta i nostri distributori non hanno colpa. il film per ora è uscito solo negli usa, nel resto del mondo verrà distribuito tra la metà e la fine di febbraio (forse per sfruttare l'effetto Oscar), quindi in questo caso non si può parlare di uscita "in ritardo".
Comunque, a sorpresa, il film si è trasformato in un vero successo da blockbuster: 150 milioni incassati (sinora) in patria a fronte di un budget di soli 30. Un vero colpo a segno per i fratelli Coen (che dopo questo film si occuperanno della sceneggiatura-produzione del remake di "Gambit")
#4
Inviato 06 febbraio 2011 - 13:25
Però, se non ne vincono un bel po' e di importanti, il film rischia di arrivare sul mercato internazionale "bruciato". Tra l'altro sia i Coen che Bridges sono tutti oscarizzati freschi - freschi, il che non è mai un buon precedente.
#5
Inviato 06 febbraio 2011 - 13:26
Con risultato un impoverimento culturale ed etico poiché non tutti hanno la tua pazienza e cultura di aspettare l'uscita ufficiale*.
Discorso che andrebbe affrontato in maniera più dettagliata in un thread specifico.
* Preciso che non sono contro il download a prescindere, ma solo quando viene perpetuato con queste modalità "criminali".
#6
Inviato 06 febbraio 2011 - 13:37
Che esagerazione accanirsi in questo modo verso i distributori italiani...due mesi, mica otto!
Non so dove vivi tu, ma purtroppo qui nel buco di culo di provincia dove abito io, un banale "ritardo" di due mesi significa spesso non vedere il film normalmente distribuito nelle sale, ma al massimo vederselo recuperato per qualche cineforum solo dopo altri mesi di attesa.
Roba capitata a film di Eastwood e Scorsese, eh, mica solo a Apichatpong Weerasethakul.
#7
Inviato 06 febbraio 2011 - 13:57
Certo sarebbe bello un mondo in cui i film escono in contemporanea mondiale...ma ormai è un trattamento riservato solo a blockbuster milionari per prevenire la pirateria.
#8
Inviato 06 febbraio 2011 - 15:46
Che esagerazione accanirsi in questo modo verso i distributori italiani...due mesi, mica otto!
Non so dove vivi tu, ma purtroppo qui nel buco di culo di provincia dove abito io, un banale "ritardo" di due mesi significa spesso non vedere il film normalmente distribuito nelle sale, ma al massimo vederselo recuperato per qualche cineforum solo dopo altri mesi di attesa.
Roba capitata a film di Eastwood e Scorsese, eh, mica solo a Apichatpong Weerasethakul.
Non sono così addentro le dinamiche distributive, però non colgo il collegamento tra i due concetti. Perché un film dei Coen dovrebbe arrivare nelle sale "in un buco di culo di provincia" se esce in contemporanea con gli Stati Uniti mentre rischia di saltare se viene programmato sessanta giorni dopo (che poi mi sembra una tempistica anche breve, rispetto alla stragrande maggioranza delle pellicole)? Fatto cento gli appassionati - moderati - di cinema "Il grinta" l'avranno visto in due, quindi l'hype così detto c'è eccome. A Milano come a Moena.
Comunque, ho risposto principalmente perché mi interessa l'altra questione ("download non solo free, ma anche before") e pensavo c'entrasse con il tuo intervento.
#9
Inviato 06 febbraio 2011 - 21:06
"Beh, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me... io direi... per Groucho Marx tanto per dirne una, e Willie Mays e... il secondo movimento della sinfonia Jupiter... Louis Armstrong, l'incisione Potatoehea Vlues... i film svedesi naturalmente... L’educazione sentimentale di Flaubert... Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili... mele e pere di Cézanne, i granchi di Sam Wo, il viso di Tracey"
"Saigon. Merda. Sono ancora soltanto a Saigon. Ogni volta penso che mi risveglierò di nuovo nella giungla"
#10
Inviato 06 febbraio 2011 - 22:37
bellissime immagini e grandi interpretazioni, ma nel finale lascia un piccolo senso di vuoto, come se i Coen avessero potuto osare di più.
Lo devo assolutamente rivedere coi sottotitoli in italiano: l'interpretazione di Jeff Bridges è animalesca, quasi bestiale, e il suo inglese mugugnato è difficilissimo da capire. Molto diverso dal John Wayne - affettuosa figura paterna nel film di Hathaway: bravo si, ma nulla a che vedere con il protagonista di Sentieri selvaggi, per dirne uno.
#11
Inviato 07 febbraio 2011 - 00:29
Concordo perfettamente.Visto a New York:
bellissime immagini e grandi interpretazioni, ma nel finale lascia un piccolo senso di vuoto, come se i Coen avessero potuto osare di più.
Non avendo visto l'originale (shame on me), non so quanto i Coen abbiano inventato. In generale mi è parso che si siano tenuti su un certo classicismo di genere e di stile, all'apparenza, sottolineando però con piccoli tocchi che non si tratta di un classico.
Il west da loro disegnato è una deformazione tra il caricaturale e il grottesco (un po' come la Hollywood di Barton Fink), ma tenuta molto giù di tono. A tratti, ci si può anche credere.
#12
Inviato 07 febbraio 2011 - 09:11
Non avendo visto l'originale (shame on me)
Ma anche no. E' un filmetto, anche se migliore e meno reazionario di quasi tutti quelli girati da Wayne a fine carriera (di cui salvo il capolavoro "Eldorado", l'ottimo "Rio Lobo", il simpatico "Quel maledetto colpo al Rio Grande Express" e il commovente "Il pistolero"). I Coen si sono rifatti direttamente al romanzo di Portis, quello sì un' opera notevole a quanto leggo in giro.
#13
Inviato 07 febbraio 2011 - 23:14
Ottima caratterizzazione della giovane protagonista, per la quale però mi sembra fuori luogo parlare di un eventuale Oscar. Tra l'altro le copertine citano solo Bridges, Damon e Brolin (che ha una parte minima in True Grit).
A giudicare dal trailer italiano, il doppiaggio del Grinta dev'essere fastidiosissimo.
I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.
(Samuel Beckett, “Malone Dies”)
#14
Inviato 18 febbraio 2011 - 17:59
E c'ho pure speso parecchio tempo a cercarlo in rete 'sto cazzo di film, eran due settimane che c'andavo dietro.
Piuttosto. Mereghetti qui non sembra star molto bene: è malato?
http://video.corrier...0e-b467f0f3f2af
#15
Inviato 19 febbraio 2011 - 11:51
e scelte di cast lasciano un po' l'amaro in bocca: se fa piacere rivedere Jeff Bridges al fianco dei Coen, ci si rende conto che il suo ruolo prosegue nel solco senile e mesto del modesto "Crazy Heart", modello a cui l'attore sembra essersi abbonato e che sembra ben lontano dalla vitalità ruspante del resto della sua carriera
Ma manco per niente: prova immensa di Bridges, che sotterra il ricorda di Wayne (che vinse l'oscar per una delle prove peggiori della sua carriera, lontanissima dalle sue corde) e da vita ad un personaggio straordinario. Ci sono delle scene in cui l'unico occhio visibile da spento si accende di una luce assassina che sono da brividi.
#16
Inviato 19 febbraio 2011 - 21:28
Il film è un 'minore' per quanto mi riguarda, ma godibile e a tratti epico. Le scene di grande respiro e i 'topoi' del grande western ci sono: c'è pure la silhouette della cavalcata sul sole che tramonta, un classico. I Coen comunque si dimostrano ecclettici al massimo. Non si staccano mai da certi temi -non sai mai quello che ti aspetti dalla vita -, ma è un film diversissimo da A Serious Man e il loro prossimo, ne sono certo, sarà diversissimo da questo.
Il cast è ottimo, compresi anche i comprimari con le facce veramente 'coeniane': quello memorabile rimane il dentista vestito da orso.
Quanto a Bridges non recita a parole, ma a mugugni, è qualcosa di animalesco.
Stranamente l'anno scorso Firth si è fatto fregare l'oscar da Bridges, quando la sua interpretazione in A Single Man era molto più intensa di quella vista in Crazy Heart. Quest'anno è Firth a fregare l'oscar a Bridges, ma sarebbe il secondo a meritarla di più.
Belle anche le musiche di Carter Burwell che riarrangiano temi tradizionali statunitensi, come indicato da Portis stesso, autore del libro.
Non è un film da oscar, ma visti gli incassi qualche statuetta se la aggiudicherà sicuramente. Io dico fotografia e sceneggiatura, forse pure la piccola Steinfeld.
#17
Inviato 20 febbraio 2011 - 00:01
La caratteristica principale dei Coen, il taglio originale dei personaggi (in genere numerosi) e del loro intreccio, va totalmente a farsi benedire in nome di un film assolutamente lineare, retorico e grondante luoghi comuni vecchi come il mondo. Bocciatissimo.
“Era un animale difficile da decifrare, il gigante di Makarska, con quella faccia da serial killer e i piedi in grado di inventare un calcio troppo tecnico per essere stato partorito da un corpo così arrogante." (Marco Gaetani - UU)
#18
Inviato 20 febbraio 2011 - 22:14
Dopo tre polpette avvelenate come "Non è un paese per vecchi", "Burn After Reading" e "A serious man", cosa potevano i fratelli Coen per spiazzare e sorprendere ulteriormente? Semplice: girare un film classico, accostandosi al romanzo di Portis con il rispetto dovuto ad un testo esemplare. Molto di più che nel film del 1969, si intuisce che il modello della storia è "L'isola del tesoro" di Stevenson. Una storia quindi di formazione al contrario, dove il Male è un maestro di vita quanto il Bene, e ha un po' più di fascino. Qui come là c'è un adolescente precipitato in un mondo di adulti crudeli e canaglieschi, dove il mito dell'avventura deve fare i conti con la crudezza della realtà. Una realtà grigia e buffamente spietata che agli occhi della piccola protagonista si accenderà dei colori della leggenda solo nel delirio del veleno (nobilitando quella che nel 1969 era una delle scene meno riuscite del film).
Se Cogburn è tranquillamente sovrapponibile a Long John Silver come figura paterna quantomeno irregolare, Mattie Ross è però molto diversa dall'ingenuo Jim Hawkins di Stevenson. Se nel film del 1969 la ragazzina risultava un personaggio gretto, monotono e in fin dei conti odioso, in questa versione i Coen, a sorpresa, sembrano guardare quasi con ammirazione al carattere stoico con cui la loro giovanissima eroina accetta e si adegua tutto senza troppi problemi. Irremovibile, petulante, calcolatrice, la ragazzina rappresenta l'America impregnata di cultura puritana, quella convinta che in ogni uomo alberghi il peccato (il cadavere pieno di serpenti) e che tutti prima o poi , in un modo o nell'altro, debbano pagare il prezzo di essere vivi. Quando Mattie sceglie di ingaggiare Cogburn lo fa perché gli viene descritto come una specie di spietato angelo sterminatore e lo preferisce significativamente ad un altro sceriffo federale che gli viene descritto come garantista e indulgente. Come viene suggerito poi nei dialoghi, è quasi una scelta religiosa: la ragazzina decide di seguire la filosofia vendicativa dell'Antico Testamento, invece di quella misericordiosa dei Vangeli.
Esemplare il tristissimo e laconico finale con quel definitivo "Il tempo fugge" e la canzone che parla di un riposo e una pace che arriveranno solo giacendo in una fossa. .
La regia dei Coen è misuratissima e composta, totalmente al servizio della storia. Per i gusti moderni una scelta stilistica forse ancor più esotica e lontana delle disorientanti elissi dei film precedenti. La personalità dei Coen esce solo nelle scene nel bosco, con la compravendita del cadavere dell'impiccato e l'incontro surreale con il curatore. Forse non a caso sequenze non contenute nel film con Wayne. In generale più che rivisitare il genere western (quello che più o meno hamnno tentato di fare anche cani e porci negli ultimi trent'anni), sembrano aver girato la versione "giusta" del romanzo.
La natura "riparatrice" della versione dei Coen si nota bene confrontando la Prova di Wayne con quella di Bridges.
Il fascino di John Wayne stava nella sua aria statuaria e imperturbabile, in quella specie di burbera nobiltà che manteneva anche nelle parti brillanti, in una inespressività che valeva più di mille espressioni, come quella di altre grandissime facce da totem che hanno segnato il cinema americano. E invece, con l'involontaria crudeltà che hanno spesso i premi riparatori, l'oscar gli fu assegnato per una parte in cui gigioneggiava, faceva un sacco di smorfie e strabuzzava gli occhi (anzi l'occhio). Praticamente lo premiarono perché per una volta non recitava alla John Wayne.
E' quindi un bel paradosso notare che Jeff Bridges interpreta un Cogburn per certi versi più personaggio alla John Wayne di quello interpretato da John Wayne stesso. Il nuovo Cogburn è sì il solito cialtrone, alcolizzato e barcollante, ma non diventa mai un' innocua e simpatica macchietta, mantenendo fino alla fine un sottofondo minaccioso e persino inquietante.
Non è da meno la giovanissima Hailee Steinfeld, che polverizza la dimenticata Kim Darby, mentre Matt Damon è ottimo, in un ruolo più sfumato di quello che può apparire. Perfette, come sempre nei film dei Coen, le altre facce del cast. Da sottolineare anche la bellezza della colonna sonora, più sottotono e contenuta rispetto ad altri film dei Coen, ma che rielabora con gusto e raffinatezza melodie d'epoca.
Messaggio modificato da Tom il 21 dicembre 2011 - 16:35
#20
Inviato 20 febbraio 2011 - 23:07
Statisticamente parlando, non lo so.
#21
Inviato 22 febbraio 2011 - 01:18
Viaggio di formazione in cui la protagonista è la piccola Mattie, orfana di padre, che trova però nello sceriffo guercio e ubriacone Bridges e nel retto e risoluto ranger Damon due modelli di riferimento, "True Grit" è un western contemplativo, fitto di dialoghi, attese, pause ironiche, quasi completamente spogliato dall'epica, dalla violenza e dalla spettacolarità che ci si aspetterebbe in un prodotto del genere. Il personaggio del villain Josh Brolin, ricercato in lungo e in largo per tre quarti di film, entra in scena all'improvviso, e si rivela ben presto un uomo piccolo e squallido, un ladro come tanti, un cattivo spogliato da ogni facile retorica e maledettismo. Le sparatorie sono brevi e decisamente poco eroiche, il maggiore pericolo per l'incolumità della protagonista è rappresentato dal morso di un serpente e non dai gesti degli uomini che la circondano.
Non affiora il pessimismo di altre opere dei Coen, manca quel qualcosa in più che avrebbe fatto gridare al capolavoro, ma resta l'omaggio sentito e inattuale ad un cinema scomparso, e soprattutto il piacere della visione.
Nulla da aggiungere a quanto detto da altri sul cast (su tutti la giovane Stainfeld e Brolin, ma anche Bridges che gigioneggia a dovere) e sulla confezione, ineccepibile.
#22
Inviato 22 febbraio 2011 - 01:24
Da sottolineare anche la bellezza della colonna sonora, più sottotono e contenuta rispetto ad altri film dei Coen, ma che rielabora con gusto e raffinatezza melodie d??epoca.
purtroppo per questo non nominata all'oscar. Concordo quasi al 100% con la tua bella disamina.
Credo inoltre che al di là degli states (dove comunque ha registrato incassi sbalorditivi) il film incasserà due lire
#23
Inviato 22 febbraio 2011 - 07:43
Non affiora il pessimismo di altre opere dei Coen, manca quel qualcosa in più che avrebbe fatto gridare al capolavoro,
Forse per questo motivo quando la bambina è caduta nella buca mi sono aspettato che là ci rimanesse e il film finisse così, mi aspettavo da qualche parte la zampata coenina e quello era forse il punto in cui poteva starci di più. Ma anche da questo punto di vista mi hanno lasciato spiazzato (ovviamente da conoscitore della loro filmografia).
Statisticamente parlando, non lo so.
#24
Inviato 22 febbraio 2011 - 08:44
Non affiora il pessimismo di altre opere dei Coen, manca quel qualcosa in più che avrebbe fatto gridare al capolavoro,
Forse per questo motivo quando la bambina è caduta nella buca mi sono aspettato che là ci rimanesse e il film finisse così, mi aspettavo da qualche parte la zampata coenina e quello era forse il punto in cui poteva starci di più. Ma anche da questo punto di vista mi hanno lasciato spiazzato (ovviamente da conoscitore della loro filmografia).
La trama era blindata, aderente alla storia originale.
“Era un animale difficile da decifrare, il gigante di Makarska, con quella faccia da serial killer e i piedi in grado di inventare un calcio troppo tecnico per essere stato partorito da un corpo così arrogante." (Marco Gaetani - UU)
#25
Inviato 22 febbraio 2011 - 08:57
L'Oscar lo vincerà Colin Firth, che fa un po' il Forrest Gump della situazione. Ironia dell'inutilità della statuetta: l'anno scorso era Firth che meritava l'oscar con un'interpretazione struggente e memorabile, ma il ruolo tipico ce l'aveva Bridges che vinse. Quest'anno è Jeff a sfoderare l'interpretazione da standing ovation, ma vincerà Colin.
L'unica cosa buona è che in questi due anni meritavano loro due e avranno una statuetta a testa. Peccato però che l'avranno vinta nell'anno sbagliato.
:'(
#26
Inviato 22 febbraio 2011 - 09:15
L'unica cosa buona è che in questi due anni meritavano loro due e avranno una statuetta a testa. Peccato però che l'avranno vinta nell'anno sbagliato.
mah, non sono molto d'accordo. Credo anzi che la statuetta Bridges, pur essendo bravissimo, non la meritasse per nessuno dei due film (mentre Firth è straordinario in entrambi i casi).
Spezzo una lancia poi a favore dei giovani Eisenberg e Franco.
#27
Inviato 22 febbraio 2011 - 09:41
son d'accordo con la tua disamina, soprattutto per questi due punti..Non affiora il pessimismo di altre opere dei Coen, manca quel qualcosa in più che avrebbe fatto gridare al capolavoro, ma resta l'omaggio sentito e inattuale ad un cinema scomparso, e soprattutto il piacere della visione.
Nulla da aggiungere a quanto detto da altri sul cast (su tutti la giovane Stainfeld e Brolin, ma anche Bridges che gigioneggia a dovere) e sulla confezione, ineccepibile.
western classico, ineccepibile, fatto benissimo, un piacere guardarlo, ma anche per me ci manca il tocco coeniano, forse perchè ultimamente mi ero abituato troppo bene con loro..
#28
Inviato 22 febbraio 2011 - 10:40
Se era facile immaginare che gli autori de "Il grande Lebowski" avrebbero provato simpatia per un cialtrone come Cogburn, avrei giurato che si sarebbero scatenati contro il personaggio della ragazzina e del ranger texano. Invece, pur nella sua stupidità di fondo, persino il secondo alla fine non ne esce male. In questo film nessuno si fa troppe illusioni sulla vita o vuole essere diverso da quello che è, nonostante le rispettive fanfaronate. Mancano quindi le classiche situazioni di scacco esistenziale del cinema dei Coen.
Per me la vera sorpresa è stato il trattamento riservato al personaggio della ragazzina.
Paradossalmente, tramite la sua rigidità morale e il suo integralismo religioso, la ragazzina (poi donna) ha lo stesso sguardo lucido e disincantato del ristrettissimo gruppo di personaggi "positivi" del cinema dei Coen. Ovvero: il cinico Tom Reagan di "Crocevia della morte" e ovviamente Lebowski.
In un cinema non certo facile alla partecipazione come quello dei Coen, ho trovato tutto il monologo conclusivo tra le loro cose più sentite e toccanti, pur filtrato dalla brusca concisione del personaggio. Tutte le ultime sequenze mi hanno trasmesso una grande malinconia: l??abbattimento del cavallo, la bellezza ??velenosa? della natura, la lanterna che si accende nella notte. E ovviamente tutto il finale crepuscolare (anche quello fedele al romanzo, nel film del '69 finiva con Wayne tutto arzillo che salutava la ragazzina e saltava staccionate).
Un?? altra cosa mi preme sottolineare: vivaddio i Coen non hanno tentato di rivisitare, riscrivere, resuscitare, modernizzare le regole del western: cosa negli ultimi anni tentata praticamente da tutti, persino da gentaglia tipo Cosmatos, Kaplan, Reynolds. Si sono limitati a raccontare una storia ambientata nel West, senza pretendere di rifondarne o annientarne definitivamente il mito. Chissà che il "fregarsene del western" come hanno detto di aver fatto nelle interviste, non sia il modo migliore di raccontare ancora storie western.
#29
Inviato 22 febbraio 2011 - 11:42
Quanto a Bridges non recita a parole, ma a mugugni, è qualcosa di animalesco.
Stranamente l'anno scorso Firth si è fatto fregare l'oscar da Bridges, quando la sua interpretazione in A Single Man era molto più intensa di quella vista in Crazy Heart. Quest'anno è Firth a fregare l'oscar a Bridges, ma sarebbe il secondo a meritarla di più.
L'Oscar lo vincerà Colin Firth, che fa un po' il Forrest Gump della situazione. Ironia dell'inutilità della statuetta: l'anno scorso era Firth che meritava l'oscar con un'interpretazione struggente e memorabile, ma il ruolo tipico ce l'aveva Bridges che vinse. Quest'anno è Jeff a sfoderare l'interpretazione da standing ovation, ma vincerà Colin.
L'unica cosa buona è che in questi due anni meritavano loro due e avranno una statuetta a testa. Peccato però che l'avranno vinta nell'anno sbagliato.
:'(
La pensiamo allo stesso modo a quanto pare
#30
Inviato 22 febbraio 2011 - 11:47
#32
Inviato 24 febbraio 2011 - 14:29
#33
Inviato 24 febbraio 2011 - 16:08
- la piccola Mattie dalla lingua biforcuta che con frasi a metà tra il biblico e il giuridico fa zittire sceriffi federali, commercianti, texas ranger.
- Rooster che grugnisce, sputa, spara ubriaco. con apice dell'infernale scena nella baracca.
- i battibecchi tra LeBoeuf e Cogburn, come quelli tra marito e moglie o tra democratici e repubblicani e così via.
- Rooster che, redini tra i denti, si getta a capofitto contro i quattro banditi.
- la corsa disperata alla ricerca di medicine, a furia di suggestive dissolvenze incrociate (mi è sembrato anche che i Coen abbiano utilizzato degli pseudo-trasparenti, perchè l'effetto era quello).
- l'epilogo dedicato all'invecchia Mattie, ora "bisbetica zitella", che ricorda di avventure di un tempo relegato all'elegia privata o agli spettacoli di paese.
I Coen si confermano dei grandi, per ora infallibili. Finalmente prendono di petto il western e lo plasmano alla loro maniera, infondendo al respiro classico, a metà tra Mann e Hawks, le loro stoccate postmoderne.
Su tutto sovrasta la grinta imberbe di Mattie: americana dall'innocenza perduta, rigida nel suo protestantesimo fino a rasentare la spietatezza; tutto il contrario dell'anarcoide Cogburn che non nasconde i propri istinti dietro nessun credo, e anche per questo è oggetto anomalo, affascinante e destinato a essere superato.
#34
Inviato 24 febbraio 2011 - 17:30
Alcuni validissimi motivi per cui vedere l'ultima fatica dei fratelli Coen, "Il Grinta":
- la piccola Mattie dalla lingua biforcuta che con frasi a metà tra il biblico e il giuridico fa zittire sceriffi federali, commercianti, texas ranger.
- Rooster che grugnisce, sputa, spara ubriaco. con apice dell'infernale scena nella baracca.
- i battibecchi tra LeBoeuf e Cogburn, come quelli tra marito e moglie o tra democratici e repubblicani e così via.
- Rooster che, redini tra i denti, si getta a capofitto contro i quattro banditi.
- la corsa disperata alla ricerca di medicine, a furia di suggestive dissolvenze incrociate (mi è sembrato anche che i Coen abbiano utilizzato degli pseudo-trasparenti, perchè l'effetto era quello).
- l'epilogo dedicato all'invecchia Mattie, ora "bisbetica zitella", che ricorda di avventure di un tempo relegato all'elegia privata o agli spettacoli di paese.
Incredibile come a volte le prospettive possano essere opposte... hai elencato con precisione millimetrica i motivi per cui io direi di NON andare a vedere questo film
Togliamo il punto 2, dai, che è una signora scena
“Era un animale difficile da decifrare, il gigante di Makarska, con quella faccia da serial killer e i piedi in grado di inventare un calcio troppo tecnico per essere stato partorito da un corpo così arrogante." (Marco Gaetani - UU)
#35
Inviato 24 febbraio 2011 - 18:24
#36
Inviato 24 febbraio 2011 - 20:26
mi dispiace per te, spero che almeno ti sia piaciuto "Black swan"
Come dicevo altrove, i farabutti non lo vogliono proiettare, ma ce l'ho pronto lì coi sottotitoli. E cmq è quasi impossibile che non mi piaccia un film di Aronofsky
“Era un animale difficile da decifrare, il gigante di Makarska, con quella faccia da serial killer e i piedi in grado di inventare un calcio troppo tecnico per essere stato partorito da un corpo così arrogante." (Marco Gaetani - UU)
#37
Inviato 26 febbraio 2011 - 16:53
Fine di un'epoca(nel finale ormai gli antieroi dell'epoca sono diventati personaggi da circo e l'unica l'unica erede è la giovane protagonista orami cresciuta), rapporto emotivo quasi padre/figlia tra la giovane e tosta Mattie Ross e il vecchio Cogburn e senso dell' onore e dell'amicizia descritte in maniera commovente ma senza cadere in facili sentimentalismi. La corsa finale disperata e crudele al tempo stesso da lacrimoni.
Fotografia stupenda nel ritrarre i vari paesaggi e climi(le scene sotto la neve e il cielo notturno finale :-*) e un cast in stato di grazia.
Miglior film di questo inizio di 2011.
Alfonso Signorini: "Hai mai aperto una cozza?"
Emanuele Filiberto: "Sì, guarda, tante. Ma tante..."
(La Notte degli Chef, Canale 5)
"passere lynchane che finiscono scopate dai rammstein"
"Io ho sofferto moltissimo per questo tipo di dipendenza e credo di poterlo aiutare. Se qualcuno lo conosce e sente questo appello mi faccia fare una telefonata da lui, io posso aiutarlo"
(Rocco Siffredi, videomessaggio sul web)
"Ah, dei campi da tennis. Come diceva Battiato nella sua canzone La Cura"
#38
Inviato 27 febbraio 2011 - 00:55
è anche il primo western che mi vedo al cinema però, probabilmente questo dettaglio cambia parecchio le carte in tavola
#39
Inviato 27 febbraio 2011 - 01:28
probabilmente questo dettaglio cambia parecchio le carte in tavola
ad esempio non puoi cambiare caanale
Codeste ambiguità, ridondanze e deficienze ricordano quelle che il dottor Franz Kuhn attribuisce a un'enciclopedia cinese che s'intitola Emporio celeste di conoscimenti benevoli. Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in (a) appartenenti all'Imperatore, (b) imbalsamati, c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s'agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.
non si dice, non si scrive solamente si favoleggia
#40
Inviato 27 febbraio 2011 - 01:36
probabilmente questo dettaglio cambia parecchio le carte in tavola
ad esempio non puoi cambiare caanale
per esempio si , ma anche certi paesaggi, certi momenti più lenti e riflessivi davanti a un piccolo schermo rendono ovviamente molto meno.
poi in coen ci mettono anche un'ironia nei dialoghi che mi rende il film sicuramente più guardabile rispetto a un western di 50 anni fa
#41
Inviato 27 febbraio 2011 - 11:30
Il guaio a mio parere è però una trama veramente troppo lineare e un finale che arriva quasi troppo naturalmente, intendo tutta l'ultima mezz'ora, dalla cattura della ragazzina alla caverna dei serpenti con la fuga seguente. Mi è sembrata un'evoluzione molto trita e senza la necessaria drammaticità che probabilmente un regista dallo stile pià classico dei Cohen sarebbe forse riuscito a infondere. Giusto sull'ammazzamento del cavallo ci si resta male. Ottima cmq, e (credo) volutamente non realistica, l'illuminazione notturna, che nella scena della fuga mi ha ricordato la fotografia del sublime "La Morte corre sul fiume" di Laughton (peraltro il film dei Cohen si chiude con una cover della canzone che in quel film là cantava Mitchum. Sarà un caso?).
Il finale-finale con lei invecchiata e tutto il resto è giù meglio, anche se pure lì si chiude di botto e lasciarti il pathos che lasciava, ad esempio il meraviglioso anticlimax finale di "Non è un paese per vecchi". Secondo me qui non raggiunge lo stesso effetto.
Rimane un grande primo tempo e nel complesso ancora una volta una prova sopra la media per i Cohen.
#42
Inviato 27 febbraio 2011 - 11:33
:'(Cohen.
#43
Inviato 27 febbraio 2011 - 11:39
#44
Inviato 28 febbraio 2011 - 23:29
la scena della ragazzina che attraversa il fiume a cavallo da antologia.
per me film perfetto
(scusate l'entusiasmo)
In realtà secondo me John Lurie non aveva tante cose da dire... ma molto belle
#45
Inviato 03 marzo 2011 - 13:25
E?? un racconto nelle corde dei Coen per quell??etica veterotestamentaria che aleggia sin dall??incipit: è la ricerca di vendetta e la definizione della giustizia all??interno della vendetta. Mattie vuole vendetta, si accontenta della giustizia, impiccare l??assassino, ma vuole una giustizia in qualche modo privata, che l??assassino sia impiccato per il suo di reato. Lo iato vendetta giustizia c??è per tutto il film: per l??entrata di Cogburn interrogato in un??aula di tribunale lì dove si comincia a distinguere cosa è legale e lecito o meno; per il ruolo del texas ranger che stabilisce, a parole, cosa sia o meno una violazione della legge, la rottura del contratto sociale. E?? l??america ai suoi inizi, il senso del western è lì nella definizione, difficile, fra violenza e reato, giustizia e vendetta.
Mattie sicuramente cresce durante il film, ma mi sembra che cresca nella capacità di provare pietà, solo alla fine, quasi a scapito della propria vita, prova pietà per il suo cavallo morente, mentre non riesce a fermare Cogburn per esaudire il desiderio del ragazzo morto, non riesce a fermare se stessa e la sua vendetta privata.
E alla fine ricalca le orme dei suoi due adulti tutelari, anche lei perde qualcosa nel suo percorso di crescita, un handicap fisico che è il prezzo da pagare, il prezzo che lei ricorda all??inizio del film in linea con la sua visione puritana della vita.
Gli interventi di Tom sono molto belli
#46 Guest_ale_*
Inviato 28 giugno 2011 - 08:24
#47
Inviato 08 gennaio 2012 - 17:34
Stupido io a non esserlo andato a vedere al cinema quando uscì nelle sale.
Non ho visto "Il Grinta" di Wayne quindi non conosco la rappresentazione che ha dato al protagonista ma quella di Bridges è di alto livello.
Soprattutto è bellissima la corsa a cavallo che rappresenta perfettamente l'orgoglio e la forza di un eroe di tempi andati e che diventerà mito del Far West e quel diventare un padre di una ragazzina con la stessa forza d'animo quando appariva come un personaggio abbastanza crudo e poco portato ai rapporti umani e che così sembrerà tornare ad essere dopo quel gesto. Bellissima scena con una notevole forza evocativa.
Tannen, io ti maledico.
#48
Inviato 09 gennaio 2012 - 10:48
impeccabile ma mi aspettavo di più, per essere un western (e un loro film) succede molto poco, troppo poco, probabilmente è fatto apposta ma comunque mi mancano i benefici di questa scelta traslati su altri aspetti (psicologico, drammatico, ecc.) anche se come fotografia e ambientazione ed epicità rimane notevole
comunque si è fatto vedere..
#49
Inviato 09 gennaio 2012 - 17:06
Soprattutto è bellissima la corsa a cavallo che rappresenta perfettamente l'orgoglio e la forza di un eroe di tempi andati e che diventerà mito del Far West
La fotografia di Deakins
Tra le scene che mi sono piaciute di più insieme al lungo dialogo iniziale e al finale che mostra in maniera disincantata ma emotivamente forte la fine di un'epoca che rivive al massimo con le rappresentazioni del circo fatte da chi veramente ha vissuto quelle Storie.
Alfonso Signorini: "Hai mai aperto una cozza?"
Emanuele Filiberto: "Sì, guarda, tante. Ma tante..."
(La Notte degli Chef, Canale 5)
"passere lynchane che finiscono scopate dai rammstein"
"Io ho sofferto moltissimo per questo tipo di dipendenza e credo di poterlo aiutare. Se qualcuno lo conosce e sente questo appello mi faccia fare una telefonata da lui, io posso aiutarlo"
(Rocco Siffredi, videomessaggio sul web)
"Ah, dei campi da tennis. Come diceva Battiato nella sua canzone La Cura"
#50
Inviato 18 ottobre 2012 - 10:10
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