Inviato 16 settembre 2010 - 11:26
premettendo che non ho visto la partita, ho trovato interessante quest'analisi tecnica:
MILANO - La vittoria del Milan sull'Auxerre ha confermato quattro cose. La prima è che l'acquisto di Ibrahimovic, al di là del corredo mediatico, è tecnicamente un notevole colpo di mercato: adesso la squadra ha proprio il centravanti-rifinitore che le mancava. La seconda è che Allegri, per duttilità e pragmatismo, ricorda un po' Ancelotti: starà a lui continuare a insistere sulla priorità della fase difensiva, che anche al debutto in Champions ha scricchiolato, ma intanto è partito bene e ha rivelato buona capacità di gestire, già in questo avvio di stagione, le risorse della ricca rosa milanista. La terza è che la fame di divertimento e di gol del pubblico rossonero, mortificato nell'ultimo anno dalla superiorità dell'Inter, si sta già traducendo in vantaggio ambientale, tipico soltanto dei grandi club: gli abbonati alle partite europee casalinghe sono diventati quasi sessantamila e l'entusiasmo di uno stadio pieno anche nella fase iniziale del torneo assimila l'atmosfera del Meazza a quella del Bernabeu, del Camp Nou e dell'Old Trafford: se succederà abitualmente pure in campionato, altre squadre finiranno per subire l'effetto San Siro, come è capitato all'Auxerre.
I GIOCOLIERI - La quarta conferma offerta dal 2-0 ai francesi è la più importante: il Milan è una squadra da contropiede. La sfida tattica di Allegri sarà appunto quella di sfruttare al massimo questa dote, del resto connaturata alle caratteristiche degli attaccanti e dei centrocampisti. Imbottito di grandi solisti, il Milan diventa devastante e incontrollabile quando gli si aprono spazi nei quali la tecnica superiore di Ronaldinho, Ibrahimovic, Pirlo e Seedorf, la velocità impareggiabile di Pato (ancora fermo però per l'ennesimo guaio muscolare) e i funambolismi per ora un po' confusi di Robinho possono trasformarsi in un incubo per gli avversari. Così è accaduto con l'Auxerre: dopo l'1-0 i francesi hanno dovuto abbandonare il loro catenaccio organizzato e i giocolieri hanno divertito e si sono divertiti moltissimo, rendendo visivamente abissale la differenza di classe rispetto a una squadra che, fino a quel momento, era riuscita a metterli in difficoltà, sfruttando proprio il contropiede. Ma quando in contropiede può finalmente giocare il Milan, scadono a pura filosofia le disquisizioni sul numero degli attaccanti in campo (tre o quattro?) sul nome del o dei potenziali esclusi (Robinho, Pato, Ronaldinho o Inzaghi?) e sulla formula del centrocampo (con o senza Seedorf? Con o senza due mediani di ruolo?): l'essenziale è che le maglie rossonere si possano catapultare verso la porta in condizioni ideali perché vengano esaltate la fantasia, l'imprevedibilità e la classe degli artisti di Allegri.
Il REBUS DI ALLEGRI -Siccome nessun avversario sarà così autolesionista da consegnare in partenza al Milan l'arma letale, la questione è: come ottenere ugualmente la possibilità del contropiede, se gli avversari si chiudono a riccio, pressano i portatori di palla e non lasciano passare uno spillo? E' impensabile che il Milan possa lasciarsi attaccare ed aspettare per colpire, almeno sullo 0-0. L'anno scorso al Bernabeu fu assai imprudente il Real Madrid (quest'anno con Mourinho l'errore non si ripeterà di sicuro), che ebbe la presunzione di attaccare sempre e comunque, anche se era passato in vantaggio, e venne trafitto dalla squadra di Leonardo: quella partita incoraggiò il tecnico brasiliano al varo definitivo del famoso spensierato 4-2-1-3, modulo spettacolare sì ma anche rischiosissimo, come attesta la quantità di occasioni da gol concesse durante la stagione. Il Milan teneva nella metà campo altrui la maggior parte dei suoi artisti, pronti a creare capolavori col pallone tra i piedi, ma soffriva moltissimo, fatalmente, quando il pallone lo avevano gli avversari.
IBRA L'APRISCATOLE- Allegri ha già dichiarato più volte che la fase difensiva è per lui l'imprescindibile base del gioco. Per creare le condizioni necessarie alla superiorità numerica in attacco, che è poi il fondamento del concetto stesso di contropiede, deve dunque studiare un sistema in grado di mantenere un corretto equilibrio tattico. La cosiddetta ripartenza - termine in voga per indicare una variante del contropiede, frutto del pressing e della riconquista del pallone nella metà campo avversaria - è dispendiosissima e oltretutto aggirabile attraverso i lanci a scavalcare il centrocampo. Restano le alternative che, non a caso, il Milan ha esibito sia nelle due partite di campionato con Lecce e Cesena, sia con l'Auxerre: gli inserimenti continui in verticale dei centrocampisti (Gattuso a Cesena, Boateng e Seedorf in Champions), la spinta costante dei terzini (a Cesena lo ha fatto spesso Bonera e nel secondo tempo con l'Auxerre si è rivisto Zambrotta incursore, mentre per Antonini è una consuetudine) e gli incroci tra gli attaccanti (Pato e Ibra in particolare).
Tuttavia, a difesa avversaria schierata, la superiorità numerica effettiva la può creare soltanto una qualità sempre più rara nel calcio di oggi: il dribbling, la conversione improvvisa o la triangolazione in velocità (alla Messi), che scompaginano le difese e velocizzano di colpo l'azione, trasformandola appunto in un contropiede sui generis. Il Milan è provvisto di alcuni tra i massimi esperti mondiali in questo tipo di giocata e soprattutto di un attaccante atipico e unico: per l'abitudine a spostarsi con naturalezza in ogni zona del campo e a sdoppiarsi indifferentemente nel ruolo di chi è capace di fare l'ultimo passaggio o di smarcarsi per riceverlo, Ibrahimovic può essere per Allegri la soluzione al rebus degli spazi intasati, tipici del campionato italiano. L'apriscatole svedese può esaltare il contropiede, che una volta faceva rima soltanto con catenaccio e che proprio il Milan ha fatto evolvere negli anni in un sistema meno ingessato agli stereotipi: pur con tutte le varianti e i distinguo del caso, da Sacchi a Capello a Ancelotti le grandi vittorie rossonere sono arrivate dalla difesa. I suddetti allenatori l'hanno organizzata in modo che fosse il più possibile impermeabile: era la catapulta ideale per i gol di Van Basten, di Weah, di Shevchenko. Adesso, si augura Allegri, lo deve essere per i gol dell'ineffabile Ibrahimovic. (16 settembre 2010)
Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni.