dai ragazzi, Verdone è morto cinematograficamente con Perdiamoci di vista... da Viaggi di nozze in poi è stata tutta una caduta nel baratro senza fondo del conformismo. Verdone è oggi la bandiera delal borghesia conformista ex-democristiana che vota Berlusconi e, forse, Casini e Mastella.
Roba da far rivoltare nella tomba Sergio Leone ma anche Alberto Sordi.
Ma perché dire queste cose? Cosa c'entrano con il cinema e con Verdone? Mi trovo molto più d'accordo con questo intervento:
Tralasciando le primissime commedie (da Un sacco bello a Borotalco), dall'87 in poi ha infilato un titolo più bello dell'altro: Io e mia sorella, Compagni di scuola, Stasera a casa di Alice, Maledetto il giorno che t'ho incontrato, Al lupo al lupo e Perdiamoci di vista (dove Asia Argento recita Bene).
E aggiungo che Verdone ha inaugurato un nuovo periodo della propria maturità artistica con Ma che colpa abbiamo noi e L'amore è eterno finché dura. Anche l'episodio di Manuale d'amore appartiene al Verdone maturo.
Detto questo, sono andato a cercare se c'era una discussione su Carlo Verdone poiché Sky ogni martedì manda in onda un suo film ed è sempre bello passare una serata in compagnia di Verdone.
Sono passati: Grande, grosso e Verdone (2008) e Acqua e sapone (1983).


Partiamo dal Verdone vintage: Acqua e sapone è calato nel clima yuppie degli anni '80 (sfilate di moda, miraggio mediatico-hollywoodiano), ma oppone all'estroversione del periodo la timidezza e la solitudine - persino l'inettitudine - del personaggio di Verdone, simpatico sognatore, pacioccone che vive con la nonna verace e sanguigna, e che mostra tutta la propria ingenuità con la ninfetta milionaria americana che incarna un po' lo spirito (di quei) tempi. Si può naturalmente obiettare che molti temi siano convenzionali - la baby-modella che vuole "vivere come tutti gli altri" e che invece è costretta a portare avanti una vita di "sacrifici" e "rinunce" per la fama e il successo e l'ambizione della madre; il personaggio di Verdone che è quasi una sorta di clown asessuato, "puro" e "buono", anche se si può accettare questa stilizzazione della psicologia che ricorda molto le maschere del cinema muto. Si può quindi criticare l'esile esile filo della trama, e di tante altre cose, ma non si può mettere in dubbio che il film possieda una sensibilità ben marcata, sfiorando in alcune sequenze - come il finale "sospeso" e straniante - persino una poesia "ingenua".
Veniamo invece al Verdone maturo di oggi, che riprende alcune sue maschere del passato e le aggiorna alla contemporaneità . Il ritratto dell'Italia di oggi è lucido e impietoso: la società è peggiorata, si è involgarita, è diventata più cinica e spregiudicata, e di pari passo le sue maschere si sono trasfigurate in questo senso negativo. Se si ride, si ride a denti stretti. Come nel primo episodio - dedicato ironicamente a Il Candido - in cui fa capolino una vena quasi da black humor, e tutta la parte ambientata nel cimitero trasformato in tutto fuorché un "luogo di riposo", mi ha ricordato Un borghese piccolo piccolo, anche se non raggiunge quei picchi di ferocia. L'episodio de Il logorroico è forse il più critico nei confronti della propria generazione di vecchi stronzi bavosi che occupano sedi di potere, ma è anche il più schematico, soprattutto per quanto riguarda la storia parallela del figlio del professore. L'ultimo episodio dedicato alla coppia di burini arricchiti è sicuramente il più divertente, legato a quell'idea di comicità popolare che ricerca anche la risata volgare, ed è infatti in sintonia con il tema trattato. Ne esce fuori il ritratto di una Italia veramente squallida sia dal punto di vista morale che materiale.