E' tanto tipo che vorrei aprire un thread tipo questo. Non sapevo ben come, non avevo idea se potesse interessare (non la ho nemmeno ora, a dire il vero), non mi era chiaro se il luogo adatto fosse rock & dintorni o jazz, classica e avanguardie (alla fine ho optato per qua: di là c'è gente brutta).
Ma insomma eccoci qua.
Il tema sono le sorti del folk tradizionale - folk tradizionale europeo, prevalentemente - a partire dagli anni Settanta.
Perché gli anni Settanta? Perché sono gli anni in cui più visibilmente formazioni di musicisti tradizionali salgono alla ribalta un po' ovunque dividendo pubblico e palchi con le scene pop-rock: Fairport Convention, Pentangle, Steeleye Span (giusto per fare tre nomi grossi) in Gran Bretagna, Planxty e Horslips in Irlanda, Alan Stivell e molti altri in Francia (a proposito, ho in cantiere uno speciale sulla scena francese, in arrivo nei prossimi mesi), Nuova Compagnia di Canto Popolare/Musicanova e altri progetti simili in Italia... Conosco meno le altre scene - uno degli scopi del thread è anche che qualcuno possa illuminarmi a loro riguardo - ma il progetto "Les Mystère des Voix Bulgares" è del 1975 e riscuote un interesse significativo, in Scandinavia prendono piede formazioni come Folque e Kebnekaise, e in diverse altre aree europee (dai Paesi Baschi all'Andalusia, all'Ungheria, alla Romania - e cito solo le cose di coi conosco qualcosina) c'è interesse per il "ripescaggio" di elementi musicali tradizionali - talvolta in funzione cosmetica, talvolta per spirito identitario, spesso in chiave pop o progressiva.
Generalmente indicato come epoca del "folk revival" o del "folk elettrico", questo decennio segna il rinnovamento delle musiche tradizionali, che da un lato abbracciano una strumentazione elettrificata e adottano pressoché stabilmente la batteria, dall'altro sono rapite da slanci "filologici" che le spingono a riscoprire (o inventare ex novo) le proprie radici barocche o medievali. E' un periodo di cui si trova tanto, su cui si può leggere tanto e piuttosto approfondito, che - almeno per le scene principali aka quelle anglosassoni, è stato sostanzialmente storicizzato in modo chiaro e potenzialmente accessibile a tutti.
A me, però, interesse di più cercare di capire che cosa sia successo dopo.
Dagli anni Ottanta in poi (ma a dirla tutta, forse, già dalla fine degli anni Settanta), seguire le sorti e le evoluzioni del folk tradizionale diventa difficilissimo. O almeno lo è oggi, a posteriori. Quello che posso dire - ma è una mia sensazione - è che il folk si "reinsabbia": smette di interessare gli appassionati di novità musicali in campo rock, smette di essere seguito dalle grosse riviste musicali (paradossalmente, almeno da noi, la sensazione è che se ne curino maggiormente le testate generaliste) e torna a essere sostanzialmente appannaggio di una nicchia.
Le cose si fanno piuttosto complicate, e non nego che il senso principale di questa discussione vorrebbe essere quello di disintricarle un po'. Da una parte ci sono i musicisti tradizionali, con le loro evoluzioni, le loro moltissime uscite discografiche, i loro palchi, i loro continui cambi di formazione: si tratta (parlo dell'area britannica, quella che penso sia più nota, e cito in rigoroso ordine sparso) di nomi come Altan, Blowzabella, Dervish, Lunasa, Eliza Carthy, Kate Rusby, Seth Lakeman, Bellowhead - molto noti probabilmente tra gli appassionati e i frequentatori di festival folk, ma assai meno celebri fuori dal giro. Dall'altra, troviamo invece artisti e formazioni di estrazione diversa, non strettamente imparentati con la "continuità" di scene e musicisti propria del genere... Che però, affascinati dall'aura antica e dai suoni "prendono a prestito" elementi tradizionali all'interno della loro personale musica pop: si va dal sound etereo e medievaleggiante dei Dead Can Dance all'impervesante folk-metal di tante formazioni anche nostrane, dall'arpa della canadese Loreena McKennit ai tanti inserti folk cacciati dentro a caso dalle formazioni patchanka-o-giù di lì che tanto piacciono al popolo della sinistra non solo di casa nostra (non cito gente come Enya e Pogues perché forse - forse - andrebbero situati a cavallo fra le due categorie: un discorso che magari si potrà espandere in seguito).
Ciò che io trovo strano non è tanto che le rivisitazioni della seconda categoria, talvolta "turistiche", spesso condotte da musicisti senza un background tradizionale, siano a oggi assai più celebri - sia presso il pubblico generalista che presso quella classe di appassionati a cui noi apparteniamo - delle controparti di pedigree. Ci sono mille ragioni possibili per spiegare questo fenomeno, e non so se vale la pena provare a tirarle fuori.
Quello di cui invece davvero non mi capacito è che il resto sia praticamente invisibile e non mappabile. Capire che diamine sia successo negli ultimi quarant'anni nei circuiti tradizionali è un fottuto casino: non solo si fa una gran fatica a trovare i dischi, ma soprattutto è micidialmente complicato farsi un'idea di quali dischi cercare. Quali sono i nomi importanti, quali sono quelli secondari? Quali sono i fenomeni che hanno scompaginato le carte? Sembra assurdo per noi che abbiamo ormai una visione piuttosto storicistica dei fenomeni della musica leggera, ma in campo folk queste cose tendono a non restare in modo chiaro, a sbiadirsi nel tempo ammesso che vengano mai scritte.
Di mezzo c'è senz'altro il fattore mezzi di comunicazione. Il circuito folk ha (o avrà - è un azzardo, in realtà non ne ho la più pallida idea) le sue testate e i suoi bollettini, di cui l'ascoltatore di musica altra è largamente ignaro; l'era internettiana ha cambiato questa situazione relativamente poco, perché non ha portato a un mescolamento delle fonti informative e ha anzi conservato la separazione dei canali. La mia sensazione da esterno, poi, è che sostanzialmente non esista un canale "centralizzato" per queste musiche, nemmeno su scala macroregionale: il folk è musica locale, e la sua circolazione si basa forse su testate locali, probababilmente nemmeno strettamente musicali. Qualche blog qua e là c'è, ma si tratta di progetti portati avanti da persone singole, spesso di vita breve, e mai (per quello che ho potuto vie) provvisti di una vocazione storicistica: l'idea di quegli mp3 blog a tema che negli anni ho saccheggiato mi è sempre parsa più un "ah, e c'è anche questo" applicato a ogni singola proposta che un tentativo di far conoscere la storia, i capisaldi e l'evoluzione di un genere che negli ultimi decenni è rimasto invisibile ma non è affatto morto.
Sta di fatto che a oggi, anche a voler rimediare alla propria ignoranza, farsi un'idea un po' chiara sulla storia post-Seventies del folk tradizionale europeo (io ho citato prevalentemente quello britannico, ma in Francia e in Italia la situazione è pure più incasinata; altrove non so) è un'impresa improba: senz'altro affascinante e ricca di possibilità di esplorazione, ma per altri versi assai frustrante. Non saprei come altro definire una situazione in cui può essere che dopo aver cercato per mesi il tal disco che per una volta pareva mettere d'accordo tutti i (pochi) commentatori in fatto di rilevanza, scopri che il disco in questione è una merda senza appello, e altrettanto facilmente può capitare che un disco scovato totalmente per caso si riveli una roba pazzescamente originale e stupendissima riuscita. Mancano, insomma, i punti di riferimento. E' anni che mi diletto nell'esplorazione di questi territori, e ancora sento di non avere il minimo senso dell'orientamento.
E quindi, insomma, di che vorrei discutere:
- di esperienze, percorsi, esplorazioni personali che avete avuto in questi territori
- di storia, sia della musica e delle sue band, che delle dinamiche del successo e della comunicazione mediatica che riguarda le formazioni di musica tradizionale
- di pubblico, ascoltatori e appeal, perché quest'ultimo sembra non mancare e suggestionare un vasto numero di persone, che poi però non sentono il bisogno di andare oltre a quella singola formazione che hanno incontrato per caso o per effetto del tal film o del tal concerto beccato in giro
- di fonti, virtuali o cartacee, contemporanee o passate
- di dischi, scene, artisti che conoscete e apprezzate - o che schifate in maniera radicale, perché quel che fa schifo a voi potrebbe piacere ad altri (tipo a me)
Il thread è un calderone tremendo, senz'altro parte poco ordinato e mi auguro lo resti anche in futuro: un po' ambiziosamente, vorrebbe essere più che una discussione usa-e-getta che si perde in qualche giorno un "punto di ritrovo" per quegli utenti (ora non saprei nemmeno dire se si arriva ai tre-quattro) che hanno un qualche interesse per il settore e vogliono scambiarsi consigli. Non mi faccio chissà quali illusioni sul successo dell'iniziativa, ma perché non provarci.