Se interessa, copio e incollo da un altro forum questa mia (ironica) escursione in uno dei generi del cinema italiano. Sono esclusi gli horror gotici.
1962/1966: Come da Totò si arriva ad Antonioni, passando per Bava
Come al solito quando si parla di film di genere in Italia, prima degli anni '60 c'era il deserto: "solo" commedie, comici, melodrammoni e inguardabili filmacci storici... quasi come oggi, solo molto meglio. Comunque, tutto inizia con una parodia con Totò e Vianello di Diabolik. Notare che il film è del '62, quando di Diabolik erano stati pubblicati solo pochi numeri ed era ben lontano dal diventare un successo: praticamente è un istant-movie su un fenomeno che non era ancora un fenomeno...
1962 Totò Diabolicus, di Steno con Totò, Luigi Pavese, Mario Castellani, Raimondo Vianello, Nadine Sanders
Se vi sembra strano mettere un film di Totò tra i prototipi dei thriller all'italiana vuol dire che non avete mai visto "Totò Diabolicus". Che, intendiamoci, è un film assolutamente comico, ma dove, oltre ad una trama gialla non disprezzabile, già ci sono degli elementi che daranno presto i loro bei frutti: un assassino invisibile, onnipresente e onnisciente, atmosfere notturne e claustrofobiche e tutta una sfilza di personaggi ambigui e dall'aria colpevole (in questo caso tutti interpretati da Totò).
1963 La ragazza che sapeva troppo, di Mario Bava con Leticia Roman, John Saxon, Valentina Cortese
Dal comico alla commedia: "La ragazza che sapeva troppo" è solo un simpatico giallo-rosa, dove però Bava canonizza e inventa TUTTI i luoghi comuni che saranno tipici del genere. Ci sono: il protagonista straniero e straniato in un Italia dagli angoli sinistri, l'assassino guantato e impermeabilizzato (cioè con l'impermeabile), l'immancabile scena con la vocina falsata che minaccia la protagonista, la sospettabilità di tutti i personaggi, la finta soluzione del caso, il sopraluogo solitario nell'appartamento del delitto, il particolare rilevatore, l'assassino che si scopre essere una donna, l'atmosfera onirica di alcune sequenze, lo sprezzo della verosimiglianza (personaggi che vanno dove non devono... naturalmente di notte... naturalmente da soli).
1964 Sei donne per l'assassino, di Mario Bava con Eva Bartok, Cameron Mitchell, Thomas Reiner
Il passo ormai è breve e l'anno dopo con buona parte degli stessi elementi del film precedente Bava realizza il primo vero classico dei thriller all'italiana. In più ci mette una fotografia dai colori deliranti e soprattutto tira in faccia al pubblico secchiate di una violenze mai vista in un giallo: ogni omicidio è coreografato con sadica e insistita precisione, la tensione non conosce sosta per tutta la durata del film, praticamente alla fine muoiono tutti i personaggi e lo spettatore non può identificarsi e fidarsi di nessuno. Ancora oggi felicemente malsano.
1965 La donna del lago, di Luigi Bazzoni e Franco Rossellini con Peter Baldwin, Virna Lisi, Salvo Randone, Valentina Cortese
Molto più convenzionale, un giallo classico dai paesaggi lacustri, ancora in bianco e nero, ma dove già si dovrebbero respirare certe atmosfere gelide e morbose che saranno tipiche dei nostri thriller.
1966 Omicidio per appuntamento di Mino Guerrini con Giorgio Ardisson, Ella Karin, Mario Brega, Luciano Rossi, Peter Martell
Sulla scia moderna di Bava si mette invece il modesto tuttofare Guerrini, che qui però tanto modesto non è. Realizza infatti un notevole thriller-poliziesco arricchito da una colonna sonora jazz, esplosioni di violenza inaspettate e svolazzi pop della cinepresa: decisamente da recuperare.
1966 Blow Up, di Michelangelo Antonioni con David Hemmings, Vanessa Redgrave
Sì lo so, per qualcuno sarà ancora più fuori posto di Totò, ma insieme a "Quarto potere" è forse il caso più estremo di un film che pur non appartenente ad un genere ha però avuto su di esso un' influenza incalcolabile. Come il noir non sarebbe mai stato lo stesso senza il dramma di Welles, così il thriller non sarebbe mai stato lo stesso senza il film di Antonioni. Non a caso i due padri del thriller moderno, Argento e De Palma, citeranno a più non posso questo film, fino al punto di prenderne in prestito il protagonista (David Hemmings in "Profondo Rosso") o farne una specie di remake ("Blow Out"). Da "Blow Up" verranno ripresi in centinaia di altri film le seguenti caratteristiche: il protagonista intellettuale e in un qualche modo "in crisi", la fondamentale attenzione maniacale e morbosa per i dettagli, l'uso straniante e inquietante degli spazi architettonici, l'incertezza della visione dove ne il protagonista ne gli spettatori sono mai certi che quello che hanno visto corrisponda alla realtà, la verosimiglianza degli ambienti sociali.
1967/1968: Il sexi thriller, ovvero l'assassino ha le mani pulite e sa dove metterle
Prima dell'arrivo di Argento, il successo internazionale di "Blow Up" scatenò tutta una serie film di ambientazione londinese o comunque "alternativa", pieni di donnine svestite e immagini pop, inizia così il primo vero filone del thriller all'italiana: il sexi-thriller.
1967 Il dolce corpo di Deborah, di Romolo Guerrieri con Carroll Baker, Jean Sorel, Evelyn Stewart, Luigi Pistilli, George Hilton
In attesa di Lenzi, il vero specialista del sexi-thriller, ovvero trame intricatissime con grande abbondanza di colpi di scena e sequenze osè (per l'epoca), è Romolo Guerrieri ad aprire le danze e i (morigerati) spogliarelli, con questo film con la morbidosa Baker e il pettinatissimo Sorel, che diventeranno attori simbolo del sottogenere.
1967 Troppo per vivere... poco per morire, di Michele Lupo con Claudio Brook, Daniela Bianchi, Sidney Chaplin, Nazzareno Zamperla
Altro film o filmetto abbastanza riuscito, che sfrutta bene l'ambientazione londinese per un thriller dai consueti e molteplici colpi di scena e qualche variazione noir.
1967 L'assassino ha le mani pulite (anche "omicidio per vocazione"), di Vittorio Sindoni con Tom Drake, Femi Benussi, Virgilio Gazzolo, Ivo Garrani
Onesta variazione di "Dieci piccoli indiani" ambientata in Francia, che si può avvalere di una gustosa colonna sonora jazz tipicamente anni '60 e qualche buon colpo di scena.
1968 Salvare la faccia, di Oscar Brazzi con Adrienne La Russa, Rossano Brazzi, Nino Castelnuovo, Paola Pitagora
Questo aggiorna il genere con una vena "contestatrice" adatta all'anno di produzione e sempre per stare al passo coi tempi ci da dentro con i deliri fotografici e di montaggio.
1968 Orgasmo, di Umberto Lenzi con Carroll Baker, Lou Castel, Colette Descombes, Tino Carraro
Ed ecco il film chiave del periodo, che fa già scandalo fin dal titolone scabroso. Atmosfere morbose, personaggi ambigui, qualche velleità di scavo psicologico e notevoli scene di nudo. Carrol Baker, già stata usata nel film di Guerrieri, era passata anche dalle grinfie velenose del Marco Ferreri di "Harem". Primo film di una trilogia lenziana con la stessa protagonista. Datatissimo o saporitamente d'annata a seconda dei gusti.
Un paio di film "d'autore" di quegli anni assimilabili al genere. Due film magari non perfetti, ma ambedue da vedere, anche solo per farsi venire la lacrimuccia constatando la libertà e il respiro internazionale del cinema italiano di quegli anni.
1967 Col cuore in gola, di Tinto Brass Jean-Louis Trintignant, Ewa Aulin, Roberto Bisacco, Charles Kohler
Tra i primi a tampinare Antonioni in quel di Londra è un non ancora erotomane e mono-maniaco Tinto Brass che realizza una commedia gialla, cinica e sopra le righe, dai colori pop e dal montaggio sincopato, dove c'è tutta l'aria folle dei tempi e della Swinging London.
1968 Un tranquillo posto di campagna, di Elio Petri con Franco Nero, Vanessa Redgrave
Petri invece va sul tetro, con questa cupa fantasia kafkiana in salsa "pop". Tra i primi film a sfruttare il lato sinistro della provincia italiana, veneta in questo caso. Un film squilibrato, un po' prolisso, ma con un gran montaggio caleidoscopico e qualche sequenza realmente inquietante. Sembra anticipare certi racconti e romanzi di Sclavi.
1969: Nude o col tubino optical... si muore
Annata mica male dominata com'è dal sexi-thriler di matrice lenziana.
1969 Così dolce così perversa, di Umberto Lenzi con Carroll Baker, Jean-Louis Trintignant, Erika Blanc, Horst Frank
Dopo "Orgasmo" Lenzi fa il bis e poi pure il tris. Questo a dire il vero dovrebbe essere il meno vispo del trittico con la Baker. Sempre giocato più sui rapporti morbosi e qualche mezza chiappa scoperta che non sull'intreccio giallo. Se la trama non avvince ci si può consolare concentrandosi sulle abbondanti concessioni alle mode dell'epoca a cominciare dalle suadenti musiche lounge.
1969 Paranoia, di Umberto Lenzi con Carroll Baker, Jean Sorel, Anna Proclemer, Marina Coffa, Luis Davila
Ultimo, ma il migliore dei tre: non che Lenzi inventi niente di nuovo dato che si limita rimescolare per la terza volta personaggi e situazioni dei due film precedenti, ma stavolta a favore di una trama più studiata e una confezione più stringata e tesa.
1969 Una sull'altra, di Lucio Fulci con Jean Sorel, Marisa Mell, Elsa Martinelli, John Ireland, Riccardo Cucciolla
Okey, Lenzi sarà stato lo specialista del genere, ma imitandolo il più spiccio Fulci gli da la paga con questo ottimo giallo ad alta gradazione erotica, che anticipa pure non pochi elementi ed atmosfere dei thriller di Brian De Palma. Stavolta l'ambiente "perverso" lo si trova nella San Francisco psichedelica dell'epoca. Intrigante trama super-cervellotica, ricca di efficaci colpi di scena.
1969 A doppia faccia, di Riccardo Freda con Klaus Kinski, Annabella Incontrera, Sidney Chaplin, Kristiane Kruger, Margaret Lee
Fulci stesso sceneggia una variante del suo film (a sua volta variante de "La donna che visse due volte") per poi affidarla al solido artigiano Freda, che nonostante il budget risicato ben sfrutta il fascino (naturalmente "perverso") della Swinging London e il magnetismo di un allucinato (ma dai?!) Kinsky e un notevole cast di attrici lodevolmente poco vestite.
1969 Nude... si muore, di Antonio Margheriti con Mark Damon, Selly Smith, Lorenza Guerrieri, Luciano Pigozzi
Si accoda al genere un altro artigiano della serie B come Margheriti. Il titolo non vi intrighi troppo: il film punta più sulle atmosfere, l'ironia e la colorata moda dell'epoca, che non sull'aspetto sexi, comunque presente, ci mancherebbe. Film ambientato in un collegio femminile, ambientazione che in futuro darà molte soddisfazioni al genere.
1969 Yellow Le cugine, di Gianfranco Baldanello con Lisa Seagram, Maurizio Bonuglia, Caterina Barbero, Franco Ricci
Molto raro e poco visto (a ragione?) è questo film dello specialista dei budget zero Baldanello, gialletto colorato da elementi hippie e altre amenità sul "libero amore" che all'epoca facevano tanto trasgressione..
1969 Il tuo dolce corpo da uccidere, di Alfonso Brescia con Giorgio Ardisson, Orchidea De Santis, Eduardo Fajardo, Françoise Prevost
Fedele imitatore dello stile lenziano fin dal titolo è il futuro regista di fiducia di Mario Merola Alfonso Brescia, che realizza una fotocopia delle fotocopie del genere. Dignitoso cinema "carta carbone".
1973 Il baco da seta, di Mario Sequi con George Hilton, Nadja Tiller, Riccardo Garrone
Metto qua perché non so dove metterlo. Film "ritardatario": a dispetto dell'anno di distribuzione, il '73, e del titolo simil-argentiano, è un film palesemente girato sul finire degli anni '60 ad imitazione dei film di Lenzi, come denunciano pettinature, vestiti e la faccia senza rughe di George Hilton. Non indispensabile probabilmente.
Il "bikini" thriller
Sottogenere del sottogenere (ed è tutto dire). Una piccola serie di film con in comune la stessa ambientazione (uno yacht), lo stesso tipo di personaggi (giovani ricchi e perversi) e la stessa giustificata attrazione per le attrici in bikini. Bikini naturalmente sfilati, slacciati e strappati con doverosa frequenza.
1967 Il sesso degli angeli di Ugo Liberatore con Bernard De Vries, Rosemary Dexter, Doris Kunstmann, Laura Troschel,
Più che un thriller è un drammone dalle tinte molto forti, a base di perversioni, luoghi comuni sulla "controcultura" e abbondanti dosi di LSD. Qualcuno sulla rete ancora si indigna e lo giudica diseducativo sul versante tossicomane: molto interessante quindi!
1968 Top Sensation, di Ottavio Alessi con Edwige Fenech, Rosalba Neri, Eva Thulin
Grezzo e sensazionalistico, è un thrilleraccio "psicologico" che però può vantare un trio di splendide attrici, tra cui una giovanissima Edwige Fenech... già di "ampie vedute". In teoria molto spinto, ma trovarne una copia integrale pare un'impresa; ne vale la pena per vedere integralmente la scena saffica a tre, o l'altra con la Fenech che viene leccata da una capretta? Beh insomma... un' occhiatina...
1969 Interrabang, di Giuliano Biagetti con Haydée Politoff, Corrado Pani, Umberto Orsini, Beba Loncar, Shoshana Cohen
Più tradizionalmente di genere, sulla scia dei film di Lenzi e meno spinto dei due qua sopra: chissà se è un merito.
1969 Ore di terrore, di Guido Leoni con Herbert Fux, Ann Smyrner, Karin Schubert
Film invisibile, segnato solo nei dizionari tecnici, poco o per nulla vista anche allora. E ci sarà un perché. Però c'è Karin Shubert.