"Sulla strada" di Jack Kerouac
#1
Inviato 03 luglio 2006 - 01:24
I pareri mi pare fossero piuttosto discordanti, quindi potrebbe essere interessante parlarne un po'...
"Addirittura" qualcuno arrivò ad affermare di aver trovato difficoltà nel leggerlo.
Tutto il contrario di quello che è successo a me: la lettura è stata tra le più piacevoli e scorrevoli che mi sia mai capitata.
Quando poi, dopo averlo finito, sono venuto a conoscenza della storia leggendaria che vorrebbe questo libro essere stato scritto in una notte, su un unico rotolo di carta ad imbrigliare lo straordinario flusso di pensieri di Kerouac, ecco, mi sono reso conto di quanto avevo percepito questa sua particolarissima genesi.
Non sono assolutamente esperto di letteratura "beat", forse al suo interno c'è di meglio, o forse è un movimento sopravvalutato, tutto è possibile, ma fatto sta che quest'avventura sulla strada e l'America descritta in quelle pagine mi hanno coinvolto ed affascinato incredibilmente.
#2
Inviato 03 luglio 2006 - 14:35
en tout cas, non credo sia possibile, data la sua lunghezza, che On the road sia stato scritto IN UNA SOLA NOTTE, a meno che Kerouac non si fosse trasferito a scriverlo in Groenlandia o in qualche posto simile.
#3
Inviato 06 luglio 2006 - 14:22
di solito uno inizia con questo e si appassiona a questa corrente...
o almeno per me è stato cosi, il libro di certo non è difficile di comprensione, anzi
anche se adoro questo libro, devo ammettere che non è il migliore tra tutti i beat
ci sono autori molto molto validi che passano in secondo piano, ma che credo invece meritino davvero
sicuramente Burroughs, consiglio "La scimmia sulla schiena" è stato uno dei libri beat che mi hanno lasciato piu pensierosa
Ginsberg anche...
ma non ho capitoperchè era nata una discussione su quest'opera...
#4
Inviato 06 luglio 2006 - 20:04
en tout cas, non credo sia possibile, data la sua lunghezza, che On the road sia stato scritto IN UNA SOLA NOTTE, a meno che Kerouac non si fosse trasferito a scriverlo in Groenlandia o in qualche posto simile.
Eheh, infatti... ma se no che leggenda è?
ma non ho capitoperchè era nata una discussione su quest'opera...
Non era nata una vera e propria discussione, ma uno scambio di battute dalle quali emergeva come diverse persone avessero trovato difficoltà nel leggerlo, al punto di mollarlo a metà. Sinceramente la cosa mi sorprese un po', tutto qua.
Comunque ho una mezza intenzione di rileggerlo, con un po' più di spirito critico magari, che alla prima me l'ero "bevuto" tanto velocemente da non saperlo poi descrivere e giudicare più di tanto... quel che è certo è che mi aveva lasciato buone sensazioni: l'immaginario creato da Kerouac, la sua descrizione dell'America percorsa in lungo e in largo a ritmi anfetaminici, incessanti, con l'inseauribile Cassidy a scandire il tempo, le saltuarie ed indispensabili pause salvifiche di Kerouac, tutto mi aveva totalmente coinvolto ed affascinato.
#5 Guest_gunner_*
Inviato 07 luglio 2006 - 01:11
#6
Inviato 09 luglio 2006 - 10:59
io mi trovo daccordo coon quest'interpretazione
#7
Inviato 10 luglio 2006 - 12:31
#8
Inviato 11 luglio 2006 - 06:28
#9
Inviato 13 luglio 2006 - 15:40
#10
Inviato 13 luglio 2006 - 15:54
Ma allora danzavano lungo le strade leggeri come piume, e io arrancavo loro appresso come ho fatto tutta la mia vita con la gente che m'interessa, perché per me l'unica gente possibile sono i pazzi, quelli che sono pazzi di vita, pazzi per parlare, pazzi per essere salvati, vogliosi di ogni cosa allo stesso tempo, quelli che mai sbadigliano o dicono un luogo comune, ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi artificiali color giallo che esplodono come ragni traverso le stelle e nel mezzo si vede la luce azzurra dello scoppio centrale e tutti fanno "Ooohhh!"
#11
Inviato 17 luglio 2006 - 10:04
a distanza di anni forse mi rendo conto che non era assolutamente scopo dell'opera far succedere qualcosa, ma descrivere il viaggio...fatto di piccole sensazioni ed esperienze e non di grandi eventi..
ma tutto sommato non mi è piaciuto granchè...
#12
Inviato 17 luglio 2006 - 22:44
in definitiva può essere forse un pò monotono perchè nonostante le 400 pagine descrive fondamentalmente sempre la stessa sensazione (o forse sarebbe meglio dire una filosofia di vita), ma lo fa benissimo, coinvolgendo completamente in essa.
#13
Inviato 18 luglio 2006 - 18:43
#14
Inviato 21 agosto 2006 - 12:48
azzardo poi che su "on the road" pesi un po' lo spirito del 'grande romanzo americano, del dovere a tutti i costi il capolavoro della beat generation.
#15 Guest_Sonic Stone_*
Inviato 21 agosto 2006 - 20:55
#16
Inviato 21 agosto 2006 - 22:29
Sono di parte.
muahahah l'ho capito adesso
#17
Inviato 29 agosto 2006 - 21:49
opera geniale, innovativa, dissacrante e provocatoria, che indubbiamente si pone ai vertici della produzione letteraria made in usa e sancisce la nascita di un nuovo genere...
Oddio, Henry Miller aveva scritto "Tropico del cancro" qualcosa come 35 (!) anni prima.
Prova a dargli un'occhiata.
Il "beat" era (già) tutto lì.
#18
Inviato 30 agosto 2006 - 08:38
opera geniale, innovativa, dissacrante e provocatoria, che indubbiamente si pone ai vertici della produzione letteraria made in usa e sancisce la nascita di un nuovo genere...
Oddio, Henry Miller aveva scritto "Tropico del cancro" qualcosa come 35 (!) anni prima.
Prova a dargli un'occhiata.
Il "beat" era (già) tutto lì.
che l'opera di Miller sia in qualche modo profetica non ci piove ma dire che il beat era già racchiuso in Tropico del cancro mi pare davvero azzardato.
Il beat, come tutti i fenomeni culturali e intellettuali, è stato figlio del suo tempo e delle contraddizioni che animavano e laceravano quella generazione.
che Miller avesse intravisto uno stile narrativo (perchè è solo di questo che si parla, eh) che si manifesterà successivamente è un'affermazione che mi trova d'accordo, ma la sostanza che si manifestò attraveso Kerouac è tutta un'altra cosa.
infatti nell'opera di Miller c'è una tensione estetica, spesso spasmodica, tipica di certa avanguardia letteraria degli anni 20 e 30 che, ovviamente, non troverà e non poteva trovare credito presso la gioventù letteraria del secondo dopoguerra.
Miller com precursore di stile letterario, certo, ma non nei contenuti.
(Arturo Toscanini)
molti si chiedono se il pop/rock possa essere una forma d'arte musicale o meno; ebbene, lo è sicuramente... ma solo quando risponde al requisito esposto da Don Van Vliet:
« Non voglio vendere la mia musica. Vorrei regalarla, perché da dove l'ho presa non bisogna pagare per averla »
#19
Inviato 27 settembre 2006 - 21:58
l'ho riletto la scorsa estate restando commosso dalla straordinaria umanità e dal tono velatamente nostalgico con cui kerouac tratteggia molti esseri umani e situazioni con cui entra in contatto: prendete il modo in cui parla di gene del missisippi sul camion dei due fratelli, prendete il modo in cui descrive una ragazza annoiata dalla vita in una fermata dell'autobus con cui scambia poche battute...
una sensibilità straordinaria che emerge tra le righe, una fortissima carica esistenziale, sembra proprio realizzare quel "mi innamoravo di tutto" di cui parla de andrè...
p.s. durasse 100 pagine in meno, acquisterebbe molto...
#20
Inviato 27 settembre 2006 - 23:01
#21
Inviato 07 novembre 2006 - 18:52
E' forse il libro più noioso che abbia mai letto. Una palla colossale, finirlo è stata un'impresa.
mio dio...i pareri sono pareri ma credo che di ON the road si possa dire tanto...ma nn che sia noioso...
se devo fare una classifica di gradimento di quento ho letto del Kerouac faccio una discreta fatica...On the road mi ha tenuto incollato al libro ma anche Big sur non è afatto male...meglio ancora i Vagabondi del Dahrma e meglio ancora Angeli della desolazione...non so proprio fare una classifica...mi son piaciuti tutti un sacco...
#22
Inviato 08 novembre 2006 - 13:50
PREMESSA: de gustibus non est disputandum
E' forse il libro più noioso che abbia mai letto. Una palla colossale, finirlo è stata un'impresa.
mio dio...i pareri sono pareri ma credo che di ON the road si possa dire tanto...ma nn che sia noioso...
anche io l'ho trovato noiosetto.
#23 Guest_Stipe_*
Inviato 08 novembre 2006 - 14:16
#24
Inviato 10 novembre 2006 - 18:40
perchè se ti cali nel libro ti trovi ad essere in continuo viaggio..perchè in quel libri si percepiscono sensazioni stati d'animo ed inquietudini che di la a poco avrebbero traghettato la società USA e quella di mezzo globo negli anni sessanta...
cmq, signori miei...i sono di parte
cordialmente
#25
Inviato 11 novembre 2006 - 12:45
un'opera che vivrà di rendita per un sacco di anni a venire, almeno finchè esisterà una generazione compresa fra i tredici e i diccianove anni.
sergente welsh: solo in mezzo alla gente
mi sono innamorato di un'attrice hard
Non morite come me
#26
Inviato 11 novembre 2006 - 13:21
son perplesso..ma del resto come qualcuno sopra a fatto notare i gusti son gusti
cmq sia declassare Jack Kerouac ad un fenomeno buono per i teen ager mi sembra una bestemmia, un infamia.
spesso ho l'impressione che questo forum, letteratura o rock che sia sia popolato da gente un po troppo...che so..caspita non mi viene la parola giusta..
gente un po troppo intellettualloide che sputa sentenze su tutto e basti vedere il forum sul rock, in cui è abbastanza che qualcuno sussurri il nome Beatles per sollevare un vespaio di polemiche.
ho come l'impressione che questo forum sia, al contrario di ciò che dovrebbe essere, un modo per canalizzare le idee, indirizzandole verso punti precisi. Tipo, uno dice: I king crimson sono delle fighe che se la tirano e pensano di saperla lunga....e tutti gli altri qualcuno che gli vanno dietro..
vabbè, non vado avanti perchè se no richio la lapidazione.
cordialmente e buone letture
ciao
#27
Inviato 11 novembre 2006 - 14:34
mah...
son perplesso..ma del resto come qualcuno sopra a fatto notare i gusti son gusti
cmq sia declassare Jack Kerouac ad un fenomeno buono per i teen ager mi sembra una bestemmia, un infamia.
spesso ho l'impressione che questo forum, letteratura o rock che sia sia popolato da gente un po troppo...che so..caspita non mi viene la parola giusta..
gente un po troppo intellettualloide che sputa sentenze su tutto e basti vedere il forum sul rock, in cui è abbastanza che qualcuno sussurri il nome Beatles per sollevare un vespaio di polemiche.
ho come l'impressione che questo forum sia, al contrario di ciò che dovrebbe essere, un modo per canalizzare le idee, indirizzandole verso punti precisi. Tipo, uno dice: I king crimson sono delle fighe che se la tirano e pensano di saperla lunga....e tutti gli altri qualcuno che gli vanno dietro..
vabbè, non vado avanti perchè se no richio la lapidazione.
cordialmente e buone letture
ciao
Kastle, ma di che ti preoccupi?
Qui ognuno dice la sua, e per molte persone qua dentro "Sulla Strada" non è quel romanzo definitivo di cui molti parlano (mentre a diversi altri è piaciuto assai).
Io ad esempio inizia a leggerlo mi pare a 20 anni o giù di lì, e dopo sforzi immani lo mollai, niente da fare, non mi prendeva, e dire che c'è l'ho messa tutta, pensavo "caz, sto romanzo ha fatto epoca! possibile che sono l'unico ignorante che non riesce a finirlo?". Chiesi in giro e non ero l'unico, la maggior parte dei miei amici non ebbe la forza di finirlo.
Dopo anni scopro che anche qua, sul forum di Ondarock, "Sulla Strada" non ha riscosso tutto sto gran successo, per me è consolante, per te un pò meno, ma tant'è...
#28
Inviato 11 novembre 2006 - 14:40
E poi, insomma, non è che si bestemmia se si critica Kerouac: allora si dovrebbe bestemmiare pure quando si critica Burroughs o Bukowski etc....penso che sia un filone assolutamente non considerabile intoccabile dalle critiche dei lettori..
#29
Inviato 12 novembre 2006 - 13:43
Io però non ho detto che è una bestemmia criticare Kerouac; io stesso trovo insopportabili alcuni suoi scritti. Però la critica deve essere fondata come in effetti potrebbe essere il sollevare perplessità circa lo stile del tutto personale dell'autore in oggetto. Però dire che "on the road" riscuoterà successi finchè esisteranno teen ager mi sembra anche più che blasfemo.
cordialmente
#30
Inviato 12 novembre 2006 - 18:43
Però dire che "on the road" riscuoterà successi finchè esisteranno teen ager mi sembra anche più che blasfemo.
non so se ti riferisci a me, in tal caso penso tu abbia frainteso il mio post, o forse mi sono solo spiegato male.
non ho parlato di teenagers, ho parlato di una fascia d'età (che per comodità ho inserito fra i tredici e i diccianove anni) in cui i temi trattati dal romanzo in questione possono rappresentare uno stile di vita, una fonte d'ispirazione, un modello da inseguire. difficile collocarla in un contesto tipo "lavoro" o "famiglia" o "responsabilità in generale".
quand'avevo sedici anni per me dean moriarty era un eroe, oggi è solo un coglione. capisci?
sergente welsh: solo in mezzo alla gente
mi sono innamorato di un'attrice hard
Non morite come me
#31
Inviato 13 novembre 2006 - 19:32
Però dire che "on the road" riscuoterà successi finchè esisteranno teen ager mi sembra anche più che blasfemo.
non so se ti riferisci a me, in tal caso penso tu abbia frainteso il mio post, o forse mi sono solo spiegato male.
non ho parlato di teenagers, ho parlato di una fascia d'età (che per comodità ho inserito fra i tredici e i diccianove anni) in cui i temi trattati dal romanzo in questione possono rappresentare uno stile di vita, una fonte d'ispirazione, un modello da inseguire. difficile collocarla in un contesto tipo "lavoro" o "famiglia" o "responsabilità in generale".
quand'avevo sedici anni per me dean moriarty era un eroe, oggi è solo un coglione. capisci?
ma quel romanzo non parla solo di moiarty...
e cmq sia definire lui un coglione significa dare del coglione ad un sacco di gente che si rifiuta di vivere negli schemi canonici Lavoro-famiglia-casa ecc..., significa dare del coglione a tantissima gente...più di quelllo che si possa pensare...
cmq sia non voglio che questa discussione vada fuori dai suoi binari..per quanto mi riguarda la chiudo qua.
cordialmente
#32
Inviato 14 novembre 2006 - 12:31
definire lui un coglione significa dare del coglione ad un sacco di gente
secondo me ti sbagli, forse anche di grosso.
allora se io reputassi i cradle of filth dei pagliacci, ad esempio, lo stesso aggettivo andrebbe attribuito a chi li ascolta?
allora se per me buona domenica , ad esempio, fosse un programma stupidissimo lo dovrebbero essere anche quelli che lo guardano?
non ti sembra che come ragionamento sia un pò troppo generalizzato?
se ho sbagliato ho sbagliato quando non ho reso evidente il fatto che la mia sia una considerazione totalmente personale, e mi dispiace. poi non ti volevo mica offendere sai offendendo uno dei personaggi del libro, l'ho scritto senza nemmeno pensarci.
fingi che io non sia mai intervenuto, allora.
ciao
sergente welsh: solo in mezzo alla gente
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Non morite come me
#33
Inviato 15 marzo 2007 - 18:01
Mi piace il modo di scrivere e il modo di pensare di Kerouac perchè spontaneo e rispecchia in grandi linee la sua concezione di questo mondo
#34 Guest_Eleanor Rigby_*
Inviato 16 marzo 2007 - 10:30
Ho iniziato a leggere "On the road" intorno ai 17 anni, in preda a trip da sogno americano e amenità del genere.
Al di la' di queste, ogni anno più o meno provo a riprenderlo e a rileggerlo, ma inesorabile, mollo dopo neanche 100 pagine (e giuro che è davvero uno sforzo fisico).Non riesco, è il classico libro di cui arrivo a fine rigo, rileggo lo stesso e neanche me ne accorgo, in loop di lettura interminabili.
Non riesce a farmici concentrare, è inutile.
E altri con cui ho parlato mi han detto più o meno lo stesso.
In genere trovo comunque difficile la Beat Generation, mi pare ci voglia una certa predisposizione mentale, soprattutto per la tematica del "viaggio" inteso come "conoscenza" e non del viaggio come "vacanza" (un po ' come si diceva a proposito di Bruce Chatwin e in Patagonia nell'altro thread)
Ho provato a leggere altro di Kerouac, di Miller, di Saroyan, Ginsberg, ma nulla. Gli unici libri non terminati della mia vita.
#35
Inviato 16 marzo 2007 - 12:48
#36
Inviato 01 novembre 2012 - 13:29
Fuggire la linea retta: non morire, ma andare.
Si potrebbe esordire dicendo che l’on the road più che un genere sia uno stile, uno stile di vita. E non si avrebbe torto. Quando Jack Kerouac cominciò a viaggiare su e giù per il continente americano, insieme all’amico Neil Cassady, sentiva forte la fascinazione per il West, la magica frontiera da valicare, l'occasione per trovare un equilibrio e forse, finalmente, se stessi. Il viaggio, lungo, estenuante, dove ci si perde e ci si ritrova, è connaturato alla storia americana: com’è stato scoperto il Nuovo Mondo, se non così?
Sebbene le sue speranze furono frustrate, Kerouac continuava in cuor suo a credere in quel sogno e in una visione metafisica che conferiva al viaggio una dimensione spirituale e, pertanto, intima e universale al tempo stesso. La contrastata genesi di "On the Road", romanzo cardine della letteratura americana del secondo Novecento, inizia da qui, dalla personale percezione delle strade d’America del suo autore, dalla speranza, sotterranea, di rientrare in contatto col padre morto, cercando il padre di Neil Cassady, perso chissà dove, sulla strada. E nello stesso Neil Kerouac vedeva la proiezione del fratello morto quando lui era ancora bambino e, al contempo, la sua guida (un padre, insomma) per le strade che gli erano ancora ignote. Al contrario Neil, in strada, c'era nato.
Quando descrive il suo primo viaggio che da New York l'avrebbe dovuto portare a Los Angeles, seguendo la linea retta della Route 6, che avrebbe poi continuato nella Route 66, quasi a navigare un affluente che si getta poi nel suo amato Mississippi, Kerouac ammette il proprio fallimento. Il fallimento di un intellettuale borghese che, trasgredendo alle regole, va subito in panne: "Era il mio sogno che andava a farsi fottere, la stupida idea da pantofolaio che sarebbe stato meraviglioso seguire una grande linea rossa da una parte all'altra dell'America invece di provare varie strade e percorsi". Sarà a sue spese e viaggiando con Cassady che Jack capirà come si va: deviando, cambiando percorso, improvvisando, come un sax tenore in una folle esibizione bop. "Perché noi conosciamo il TEMPO" è uno dei mantra di Cassady, il tempo quello dei incasellato dei maledetti e amati padri che non ci sono più. Spettri di un'America dalla forza primigenia che Kerouac è alla disperata ricerca per poter trovare un modello di identificazione, non riconoscendosi nella sua società se non coi “folli della vita” che ha sempre seguito.
Il racconto dei suoi viaggi tra il 1947 e il 1950 mappano una nuova carta geografica degli Stati Uniti, quelli vissuti davvero, finché era possibile andare, loro andavano: fino alla terra del sogno dopo la fine della strada, cioè il Messico. “On the Road” è un romanzo di frontiera, non solo per la letteratura americana, ma anche per il modo di narrare gli uomini, le cose, il sesso, la musica. Per la stessa esistenza del suo autore, che non sarà più la stessa: la popolarità che avrà dopo il 1957 sarà infelice, piano piano la sua vena creativa si spegne e nel giro di pochi anni diventa schiavo del suo personaggio e muore in una stanza piena di bottiglie vuote nel 1969.
Kerouac era molto consapevole di quello che stava facendo e della nobiltà della sua letteratura; trovo ingenuo credere ancora allo stereotipo dell’artista sregolato e impulsivo nel 2012: parliamo di uno scrittore che prima di arrivare alla fluviale versione del “rotolo” aveva iniziato questo romanzo innumerevoli volte a partire dal 1947, prendendo appunti su decine e decine di quaderni (si parla di un novecento pagine…). Kerouac voleva solo scrivere ma doveva trovare voce, intonazione e registro da dare all’opera che diventerà “Sulla strada”: un poema mitopoietico dalla prosa libera e imprevedibile. Poco levigato nella sua versione originaria, anche grezzo e sciatto, con fortissime ischemie ritmiche, che però si trascinano senza posa verso quel “qualcosa” che li spinge ancora avanti, perché si può sempre andare oltre. L’idea di fuga dal Tempo è connessa all’allontanamento dalla morte, di cui già a 25 anni Jack sentiva l’alito sul collo, probabilmente per la precoce scomparsa del padre. Questo senso di sradicamento infetterà indubbiamente il suo modo di concepire il romanzo che, dopo la linearità “La città e la metropoli”, diventerà una narrazione frantumata e jazzistica, perché solo così si può stare dentro e fuori la pagina scritta. Spingendo un po’ più in là l’orizzonte e la fine della strada, in un corso episodico che potrebbe non avere mai fine. Anche se quella fine c’è eccome, ed è l’evidenza della mancanza di un centro condiviso, la differenza insanabile tra lui e Neil Cassady. Il suo “santo della strada” dopo alcune pause tornerà da dove è venuto, seguendo il richiamo istintivo della strada (e nel romanzo quasi londoniano), vedendo scorrere la sua vita davanti, senza opporre resistenza, perché il Tempo non lo si può fermare davvero, lo si può solo ripartire meglio (il metodo per andare a letto con due donne più fare le sue esperienze con Allen Ginsberg), vivere più intensamente rischiando di bruciarsi; al contrario Kerouac dopo le parentesi sulla strada, tornerà a casa, dalla madre. Perché è quella la sua casa e perché potrà trovare la sua estasi spirituale solo con la pratica scrittoria, battendo a macchina più velocemente di un fulmine, raccontando tutta la vita, la strada, la fratellanza, prima che arrivi la morte e il tempo si fermi davvero.
La differenza preminente tra la versione di ”On the Road” del 1951 e quello pubblicato dalla Viking nel 1957 è lo stile. Da una parte un rotolo di 36 metri battuto a macchina ininterrottamente, dall'altra un romanzo dalle dimensioni "normali", diviso comunemente in capitoli, edulcorato nel linguaggio e in alcuni episodi. Spinto dalla mia mania filologica ho pure fatto un po’ di collazione - una variante per tutte: “leccafica” del rotolo diventa “sporcaccione” nel 1957 – e sono probabilmente le innumerevoli varianti formali quelle che incidono maggiormente, normalizzando davvero il ritmo, già di per sé ben poco omogeneo: Kerouac difatti procede per scarti, passando da sintetizzando molti eventi, a descriverne minuziosamente uno che magari si svolge in una sola notte; e sono i secondi quelli migliori, letterariamente più a fuoco e narrativamente potenti. Kerouac aveva tirato fuori tutte le viscere che aveva dentro, tutte le esperienze che aveva accumulato e poi scrisse a Cassady: "Ho raccontato tutta la strada". Il rotolo, appunto, carta bianca asfaltata di parole. Non bisogna però credere che il romanzo pubblicato ufficialmente sia una versione spuria, visto che la revisione fu inizia immediatamente dopo la conclusione del “rotolo”: Kerouac sapeva che così com’era “On the Road” non sarebbe mai stato pubblicato, anche se la versione poi edita dalla casa editrice si allontana abbastanza dal furioso flusso di coscienza che ne fa quasi l’anello di congiunzione tra il “Sulla strada” che tutti conoscono e il successivo “Visioni di Cody”. Ginsberg, che non amò mai la versione ufficiale, profetizzò correttamente che un giorno, quando sarebbero tutti morti, il folle “rotolo” originario sarebbe stato tirato fuori e sarebbe stato finalmente possibile pubblicarlo.
#37
Inviato 07 marzo 2013 - 21:04
Consiglio a tutti, soprattutto ai giovincelli!
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