Cecil Taylor
#1
Inviato 22 marzo 2007 - 07:41
ho ascoltato Conquistador e vorrei approfondire la conoscenza di questo straordinario pianista.
che dischi mi consigliate?
#3 Guest_Mattia_*
Inviato 22 marzo 2007 - 09:47
#4
Inviato 22 marzo 2007 - 10:00
Il Taylor solo mi manca e volevo approfondire.
Posseggo diversi suoi album in gruppo dei primi '60 ma nessuno è buono come "Conquistador" e "Unit Structures", può valer la pena ascoltare "The world of Cecil Taylor" per trovare un performer più morigerato e molto espressivo anche sui brani melodici (in particolare la seconda traccia, un pezzo di Hammerstein/Rodgers).
L'ascolto di "Nefertiti" invece lo rimando da una vita, forse è la volta buona...
PS: tra i discepoli non posso non consigliare Don Pullen, abbastanza noto per l'album "Nommo" (nei fantastici 10, anzi 14, di Thurston Moore) in coppia con l'immensurabile Milford Graves, ma i due secondo me han dato il meglio nel quartetto di Giuseppi Logan (il primo album) in cui c'è anche uno strepitoso Eddie Gomez al basso.
#5 Guest_Mattia_*
Inviato 22 marzo 2007 - 10:16
#6
Inviato 22 marzo 2007 - 10:20
A proposito del fedelissimo gregario di lusso, Lyons, mi piace ricordare l'acutezza del Taylor talent-scout che nei suoi dischi ha battezzato parecchi nomi irrinunciabili del free, a cominciare da Archie Shepp (che pure io non amo tantissimo) fino a Henry Grimes, Alan Silva, Andrew Cyrille almeno, per non dire di gente un pò più slegata come Bill Dixon, Roswell Rudd, Buell Neidlinger...
#7
Inviato 22 marzo 2007 - 10:28
in quel contesto appare sinceramnete bizzarro che, invece, gli elementi di grande novità portati dal jazz si coagulassero poi in un personaggio come Cecil Taylor, pianista nato sotto l'influenza di Brubeck e cresciuto con Hodges e gli Hot Lips Page e repentinamente approdato all'avanguardia più radicale del jazz.
Taylor è un musicista fondamentale per capire il free, forse anche più di Coleman, in quanto il suo pianismo, rude, percussivo ed evocativo, ha costituito certamente l'apice musicale di quel movimento.
di lui consiglierei, oltre al meraviglioso Unit Structures citato sopra, anche:
Lookin' ahead caplavoro del primo periodo
Nefertiti immenso
Silent tongues visionario
Air above mountains epico, gran capolavoro d'improvvisazione
Taylor è da digerire piano piano, quindi non scoraggiatevi; alla fine i frutti arrivano e sono buonissimi!
(Arturo Toscanini)
molti si chiedono se il pop/rock possa essere una forma d'arte musicale o meno; ebbene, lo è sicuramente... ma solo quando risponde al requisito esposto da Don Van Vliet:
« Non voglio vendere la mia musica. Vorrei regalarla, perché da dove l'ho presa non bisogna pagare per averla »
#8
Inviato 22 marzo 2007 - 10:48
un personaggio come Cecil Taylor, pianista nato sotto l'influenza di Brubeck e cresciuto con Hodges e gli Hot Lips Page e repentinamente approdato all'avanguardia più radicale del jazz.
Vero, era uno dei pochi a non ripugnare Brubeck e il motivo stava nell'ascnedenza vagamente classica di quest'ultimo. Va ricordato che Taylor studiò al conservatorio e subì la fortissima influenza di gente come Stravinsky e Bartok. Questo naturalmente può spiegare l'originalità e la "difficoltà" della sua musica. Credo di poter dire che tra i musicisti free sia stato il primo (potremme però metterci dentro anche il divino Eric Dolphy, anche se qui il discorso si complica ulteriormente) a portare una ventata di "contemporanea bianca" all'interno della black music (che più black non si può, vista la vicinanza del movimento free al black power di quegli anni), un tipo di contaminazione che mieterà vittime soprattutto a Chicago durante la "seconda fase".
#9
Inviato 22 marzo 2007 - 11:32
un personaggio come Cecil Taylor, pianista nato sotto l'influenza di Brubeck e cresciuto con Hodges e gli Hot Lips Page e repentinamente approdato all'avanguardia più radicale del jazz.
Vero, era uno dei pochi a non ripugnare Brubeck e il motivo stava nell'ascnedenza vagamente classica di quest'ultimo. Va ricordato che Taylor studiò al conservatorio e subì la fortissima influenza di gente come Stravinsky e Bartok. Questo naturalmente può spiegare l'originalità e la "difficoltà" della sua musica. Credo di poter dire che tra i musicisti free sia stato il primo (potremme però metterci dentro anche il divino Eric Dolphy, anche se qui il discorso si complica ulteriormente) a portare una ventata di "contemporanea bianca" all'interno della black music (che più black non si può, vista la vicinanza del movimento free al black power di quegli anni), un tipo di contaminazione che mieterà vittime soprattutto a Chicago durante la "seconda fase".
la ricercatezza poliritmica portata avanti da Taylor, chiaramente di matrice stravinskiana, credo sia stato il suo apporto più impressionante allo sviluppo del pianismo jazz contemporaneo. anzi, diavolo, una vera e propria rivoluzione!
del resto le sue doti erano e sono incredibili e, ahinoi, rendono la sua esperienza difficilmente ripetibile.
un esempio della "mostruosità" della sua ritmica è riportato proprio nella prima parte di Air above mountains, nella quale l'intreccio di linee melodiche contemporanee in tempo differente raggiunge un effetto parossistico che nemmeno 100 Jarrett riuscirebbero a replicare. e senza considerare che quelle linee melodiche rimangono addirittura distinguibili.
sono convinto, oggi più di ieri, ieri più di ieri l'altro, che Taylor sia, insieme a Morton, Tatum, Powell e Monk, la figura pianistica più importante della storia del jazz.
un'altra considerazione la farei in merito alla "seconda fase" del free richiamata da slothrop; infatti, è singolare come anche in quella stagione, coagulatasi intorno all'AACM di Chicago, se si escludono Muhal Richard Abrams, Jodie Christian e Amina Claudine Myers, è scarso il numero di pianisti importanti. Tra questi, inoltre, sicuramente il solo Abrams (altro mostro da approfondire) è in grado di stare su un piano analogo a quello di Taylor.
(Arturo Toscanini)
molti si chiedono se il pop/rock possa essere una forma d'arte musicale o meno; ebbene, lo è sicuramente... ma solo quando risponde al requisito esposto da Don Van Vliet:
« Non voglio vendere la mia musica. Vorrei regalarla, perché da dove l'ho presa non bisogna pagare per averla »
#10
Inviato 22 marzo 2007 - 14:23
Nessuno cita il grandissimo Jazz Advance?
Di sicuro meno ostico e compiuto dei lavori più celebri del grande pianista, ma secondo me ascolto obbligato per comprendere l'evoluzione del free jazz. In alcuni brani suona anche il mai abbastanza lodato Steve Lacy...
#11
Inviato 22 marzo 2007 - 18:38
Sì, For Olim è eseguito dal solo Taylor (e dedicato al suo "compagno-gregario" Jimmy Lyons - da non sottovalutare lo strepitoso, ineguagliabile cofanetto a lui dedicato, pubblicato qualche anno fa dalla benemerita Ayler). Nommo, invece, non credo esista in cd. Non l'ho mai ascoltato, tra l'altro...
Trovo che Nommo sia un gran bel disco, anche se non così "definitivo" come me lo aspettavo.
Quanto a Taylor, Conquistador, Unit Structures, Nefertiti: The Beautiful One Has Comee Silent Tongues i miei preferiti.
TYPE O NEGATIVE. SLOW, DEEP AND HARD. Parole, musica e gesta di PETER STEELE
C A P T A I N M A S K R E P L I C A. Vita e arte di Don Van Vliet, CAPTAIN BEEFHEART
MEET AROUND THE ROCK - BEST OF ROCK (con Claudio Dosa & Federico Frusciante)
三生石
#12
Inviato 22 marzo 2007 - 19:49
Air above mountains epico, gran capolavoro d'improvvisazione
Questo piace anche a mio figlio seienne!!! (che vorrà dire?)
Nefertiti è strepitoso.
non sono asociale...sono socialmente selettivo
#13
Inviato 24 marzo 2007 - 14:49
#14 Guest_Julian_*
Inviato 24 marzo 2007 - 16:20
Ah, bellissimi anche "Nefertiti" e soprattutto "Conquistador".
#15
Inviato 06 aprile 2018 - 20:21
Ciao Cecil,prima o poi ci si vede.
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