“Questi pagliacci sono solo spettatori. Sono solo un rumore bianco fuori campo, del crollo dell’impero americano, e se crolla l’America amico mio, torniamo al Medioevo. Capisci cosa intendo quando dico Medioevo? Umani ridotti a bande vaganti di barbari. Animali, ecco com’era il Medioevo”.
Ultima fatica di Refn ricca di simboli e inttreccio colorato di cultura stelle a strisce e messicana , un rendez vous perfetto e oscuro tra Lynch e Jodoroswsky , richiamati nello stile e nell'approccio ma plasmati nella regia di Refn , mai cosi' audace ed oltranzista.
Poco spazio al compromesso , nulla di gratuito ma una ricerca stilistica ed autoriale impeccabile , sorretta da front men di livello assoluto a livello scenografico e musicale. Ma anche stralci di Antonioni nella lentezza e maestosita' del piano sequenza ( la lentezza dei primi 20 min dell'Eclisse qui riproposta su scala per dare enfasi e profondita'all'immagine ) ; personaggi principali senza vera narrazione ma totem sacrificali e subordinati di una umanita' in dissoluzione e senza via di scampo.
Lo stesso Refn che dice che l'arte e' violenza descrive la decadenza dei tempi con una bellezza e stilizzazione raramente raggiunta da un programma , ricordiamoci televisivo , la lentezza dei dialoghi ed il tratto sognante delle immagini sono cornici di messaggi e monologhi che da tempo non mostravano una cosi ' forte potenza evocativa ( IV episodio ; Discorso di Viggo a descrizione del contrasto tra natura e societa"; grandioso)
MilesTeller supera Ryan Gosling , almeno come icona di eroe maledetto , diventando figura totale di un quadro di dissoluzione generale e parte integrante ed imprescindibile da questo , non c'e' piu' spazio per gli eroi e neanche per una notte.
Come sempre chi critica non comprende quanto di divino possa essere celato in un universo in cui la narrazione , a dir si voglia , possa rivelarsi incresciosamente superflua.
Marco Conteverde