Ovviamente Slovenia (Pirano e capodistria) > Rovigno e Parenzo
Stellina mia, come prima cosa ti piacciono i Blue Oyster Cult?
Stellina mia, con me caschi malissimo, come Renzi e brotherhood fra qualche settimana. Pirano ancora adesso è la cittadina che adoro, soprattutto d'inverno quando il presunto gelo e il nitore del cielo rende questa località ancora più geometricamente affascinante, con i volgari turisti che se ne stanno per esempio in Germania cercando di riformare la RAF.
La piazza centrale curata centimetro dopo centimetro dalla nuova giunta comunale del sindaco Mister Bongo è così sottilmente sensuale che anche nelle giornate quando la Bora Cosmica cerca di far schizzare il mare fino aila punta delle mie scarpe coloro nocciola, non riesce a promuovere entro me sentimenti di contestazione.
Che mi dici della Chiesa, soprattutto quando ti succhi assieme alla tua patatina, una granita voltandole le spalle, metaforicamente o meno fissando appunto Capo...
Una città che mi piace solamente a tratti, una architettura che gioca continuamente a migliorarsi, peggiorandosi invece: ovvio i cunicoli del centro, i grandi magazzini ove riesci a trovare elettrodomestici a prezzo stracciato, il lungo filare del lungomare... ma la considero da sempre una città assolutamente comune, poco pulsante, quasi monocroma nonostante i mercatini (oggi massacrati da una Bora Scura).
Rovigno e Parenzo? è come paragonare affermare che MARIO BIONDI (con il suo pacco disastrosamente in primo piano in mille occasioni diverse) sia artisticamente la reincarnazione di ISAAC HAYES... che nel 1974 evitava accuratamente l'ero e con la sua voce benedetta da Dio sniffava direttamente la polvere dalle schiene nude delle bellezze caucasiche che non muovendo un muscolo, se ne stavano a pancia in giù in un albergo per pochi milionari aspettando di sentire il respiro di ISAAC, il suo calore animale, aspettando il piatto forte: quei venti centimetri di una larghezza esagerata che benediva la ferita verticale.
„Non si può che confermarsi 'stranieri nella propria lingua'. Il plurilinguismo (crogiuolo di idioletti, arcaismi, neologismi di che trabocca il poema) è il contrario d'una accademia di scuola interpreti. È 'Nomadismo': divagazione, digressione, chiosa, plurivalenza, ecc. Il testo intentato è (deve essere) smentito, travolto dall'atto, cioè de-pensato.“
CARMELO BENE