Contorto il ragionamento caro Wago. L'utilità didattica sarebbe da commisurare a quanto una cosa è spendibile(dove, quando, perché?).
Quindi prima l'utilità didattica del latino è dubbia, anzi è un eufemismo dire che è dubbia, ma poi dici che quello che dici non vuole essere una dimostrazione dell'inutilità didattica del latino(?!?). Semplicemente è un'evidenza che il latino sia meno spendibile. E che se tu avessi studiato il tedesco sapresti una lingua in più. Come se conoscere il latino sia sapere una lingua in meno!
E il greco? E analogamente la storia dell'arte, la musica, la storia, la filosofia?
Aspé, il mio ragionamento (per contorto che fosse) non si basava affatto sugli assunti che dichiari tu. In particolare non ho mai fatto l'equivalenza "efficacia didattica = spendibilità", anzi: la mia postilla serviva proprio a sgombrare il campo dal rischio di un possibile travisamento in questa direzione. Anche senza pescare la filosofia, la musica ecc, la "spendibilità" della matematica (materia che insegno) termina per il 90% delle persone ben prima dell'algebra dei polinomi, tema centrale del programma delle Superiori.
Chiedo scusa se la mia argomentazione è risultata poco chiara. Il filo era questo: "Se una volta chi studiava latino almeno poi lo sapeva, ora non è più così. Quindi, ammesso che un tempo potesse aver senso studiarlo, quel medesimo senso ora non c'è più. Tanto varrebbe non studiarlo".
Il discorso è ovviamente contestabile, e non entra davvero nel merito di quale nello specifico sarebbe l'utilità didattica della disciplina. Magari la cosa utile è di per sé cimentarsi con una cosa che per tutta la durata degli studi non si potrà mai padroneggiare, e che a pochi anni dalla loro fine sarà svanita nel nulla. Forse è un modo di preparasi alla complessità e alla mancanza di logica della vita. Forse la morale è "testa bassa e pedalare", serve per imparare a farsi il mazzo senza voler sempre ricorrere ad escamotage e sotterfugi. O al contrario lo scopo è proprio di insegnare allo studente a costruirseli da sé, i suoi trucchetti e sotterfugi per vivacchiare in una situazione che non sembra offrire appigli oltre a "studia come un bastardo".
In tutti questi casi, il mio discorso fallisce, perché il punto non sarebbe davvero l'apprendere il latino ma lo sbattersi nel tentativo di farlo, e dunque il fatto che il livello finale scenda non mina il valore didattico della pratica. Però a sto punto mi chiedo perché proprio il latino e non un'alta lingua ostica a caso. Ho fatto l'esempio del tedesco, ma anche il cinese o il giapponese andrebbero benone, credo. Sono pure più aliene, e la cosa penso (questa volta sentitamente) debba rappresentare un valore aggiunto.