Stuzzicato da Claudio che aveva risposto a un mio status, apro questo thread per poter discutere - eventualmente - con alcuni recensori che talune volte, forse rapiti dallo slancio poetico, compiono degli errori a livello tecnico-musicale. E' vero che su questo sito si tratta di popular music, ma io amo dare per scontato che scrive di musica ne capisca sufficientemente e abbia la piena cognizione delle cose che scrive.
Lo spunto nasce da questa frase di Michele Saran sul recente pezzo su Eno:
Brillanti overture, intermezzo e finale, ma di fatto basati su una frase ad ampi e bruschi intervalli tonali che sembra presa e convertita da una pièce d’avanguardia seriale.
Come contestavo, in questa frase ci sono una serie di approssimazioni che fanno pensare che il recensore tenda a generalizzare e a estendere troppo dei concetti e significanti che, trattandosi di scritti "specialistici", dovrebbero essere espressi nella maniera più coerente possibile ai loro diretti significati.
Brillanti ouverture:
L'ouverture è il brano musicale che apre le opere melodrammatiche, e forma un tempo (nelle opere) o un movimento (nelle suite) a sé stante. Che un brano pop al suo interno, senza separazione alcuna, possa averne addirittura più d'una mi pare strano.
Passino intermezzo e finale, anche lì usate impropriamente, ma sufficientemente sdoganate dal giornalismo musicale leggero.
Ad ampi e bruschi intervalli tonali:
a parte che l'espressione "intervallo tonale" è un'espressione che penso di aver letto solo su metodi di qualche metallofono a percussione, ma la frase è proprio priva di senso. Innanzitutto perché "brusco"? E' un'indicazione ritmica, quindi cosa c'entra con l'intervallo, che invece indica la distanza tra le note? E poi come fa un intervallo di un tono ad essere "ampio"? In regime di temperamento equabile è l'intervallo più breve che esista dopo quello di un semitono. Esistono infiniti intervalli più ampi, e solo uno più stretto. Pensa te.
pièce d’avanguardia seriale:
"avanguardia" è usato in maniera un po' generale e poco lucida, mente immagino che "pièce" sia detto intendendo "brano". Ma una pièce sappiamo bene tutti che è un'altra cosa in teatro e quindi in musica, dove va a configurare una breve opera musicale (o estendendo ancora di più una breve composizione come un lied o un oratorio). E non mi pare che Milton Babbitt, Humphrey Searle o Jean Barraqué - la cui musica si chiamava "musica seriale" o "serialismo" e non "avanguardia seriale" - si siano mai occupati di ciò. Ma potrei ignorarlo io, e saperlo invece Saran, oltre che ovviamente Eno che qui avrebbe avuto un'idea delle sue.
Vediamo se funziona
M.