lynch viene quasi sempre accostato a questi generi cinematografici: noir, thriller, horror, persino commedia. ma raramente ho sentito parlare di lui in relazione al genere erotico. e invece l’erotico è una componente fondamentale del suo cinema. sono film sensualmente ed intensamente erotici tanto velluto blu quanto cuore selvaggio, fuoco cammina con me e strade perdute, fino a mulholland drive. erotismo spesso perverso e malato, come in velluto blu. dirò di più: per me lynch è un grande regista erotico
tutto questo per dire che ho rivisto blue velvet. il suo primo “classico”. per alcuni il suo miglior film. sicuramente è il suo film più comprensibile e coerente, un lynch ancora saldamente ancorato alle forme cinematografiche. un film fondato sulle pulsioni irrazionali di sesso e morte, che attraversano tutto il suo cinema. è la storia di un regular guy della tranquilla provincia che rimane affascinato dal lato oscuro e malato dell’umanità. e scopre suo malgrado di non essere neppure lui così “regular”. il fascino del proibito, della violenza, del malato, del sesso. tutte cose che trova nell’appartamento di dorothy, una specie di buca del bianconiglio per un mondo però da incubo (in realtà più reale dell’artificiale immagine di una provincia americana che sembra cristallizzata negli anni 50)
il film resta sicuramente uno dei suoi migliori, però trovo un po’ deludente la parte finale. con questa specie di happy ending, lynch opta per una chiusura abbastanza convenzionale. alla fine le energie negative sono state riassorbite dal quadretto di vita borghese. un finale quasi romantico e solare per un film disturbante, folle e per l’epoca quasi estremo, da cinema per pervertiti alle 3 del mattino. alcuni magari apprezzano in fondo l’iconoclastia del gesto: del resto lynch è un pazzo che non gioca mai secondo le regole
bisognerebbe scrivere una pietra solo sul personaggio di frank e di quanto mostruosamente bravo sia stato dennis hopper