Mi sono reso conto che tra i miei generi letterari preferiti c'è il seguente:
Saggi di tema storico/scientifico
Scritti da studiosi di valore, ma non per forza formatisi nel settore di cui scrivono
Capaci di proporre visioni ambiziose e di largo/larghissimo raggio ("grandi narrative")
Che vanno oltre alla consueta limitatezza di argomento del consueto articolo o saggio scientifico ("quello specifico studio lì, su quel ristrettissimo caso lì, di cui si interesseranno solo gli specialisti del settore")
E tentano di fornire "spiegazioni generali", non ortodosse, di un intero gruppo di fenomeni
Ricorrendo in continuazione ad argomentazioni di origine scientifica
Ma adottando tuttavia criteri di "accettabilità" dei ragionamenti diversi rispetto a quelli affermati nella Comunità Scientifica
E sostanzialmente bypassando il meccanismo di peer-review
In ragione di tutto ciò, spesso criticati con validi argomenti dagli studiosi del settore
Ma nondimeno capaci di imporsi presso il "grande pubblico" grazie alle loro virtù esplicative e al fascino esercitato dall'eleganza e alla generalità delle loro tesi
Rientrano in questo "filone" lavori come il celeberrimo "Il crollo della mente bicamerale e l'origine della coscienza" dello psicologo Julian Jaynes, che sostiene attraverso un filo che unisce ipnosi, storia dell'epica antica e psichiatria che la mente degli uomini antichi non fosse autocosciente ma scissa in due personalità, di cui una avrebbe controllato l'altra con "voci divine" simili a quelle degli schizofrenici. O i due altrettanto fortunati "Armi, acciaio e malattie" e "Collasso" dell'ornitologo reinventatosi antropologo Jared Diamond, che attraverso esperienze sul campo, dati di archeologia scientifica (studio dei pollini, dei cumuli di rifiuti, di carotaggi di ghiaccio...) e analisi comparate della storia e della geografia dello sviluppo di diverse civiltà formulano tesi molto generali sulle relazioni tra il rapporto uomo/ambiente e il successo o il fallimento delle civiltà umane.
Meno noti, ma a mio giudizio altrettanto affascinanti, sono gli studi dei nostrani Luigi Luca Cavalli Sforza, genetista i cui orizzonti si sono sempre più allargati allo studio della preistoria umana, e Lucio Russo, fisico e poi storico della matematica la cui conoscenza del greco antico lo ha portato a riscrivere in maniera assai ardita la storia della scienza ellenistica.
Il primo, in "Geni, popoli e lingue" e altri lavori ricostruisce in base a studi genetici (analisi della distribuzione di aplotipi nella popolazione mondiale) le dinamiche storiche dei flussi migratori antichi, e accosta i suoi risultati alla criticatissima tassonomia di Greenberg delle lingue, ottenuta tramite mass comparison (metodo assolutamente deplorato dall'ortodossia linguistica), arrivando ad affermarne la validità. Cavalli-Sforza sostiene di individuare forti indizi riguardo all'origine di alcune lingue isolate e delle rispettive popolazioni (baschi, giapponesi, etruschi) e in generale ambienta gran parte delle sue ricostruzioni in epoche che non sono sondabili tramite i mezzi consueti della linguistica storica (eg corrispondenze sistematiche tra gruppi fonetici in due diverse lingue).
Il secondo, a partire da "La rivoluzione dimenticata" si lancia in ricostruzioni coraggiose - ma sempre mirabilmente argomentate - riguardo al contenuto di testi greco-ellenistici non pervenutici, basate su testimonianze indirette (quel che i posteri hanno scritto di quei testi), sui pochi frammenti a noi giunti, e su un pugno di sorprendenti ritrovamenti archeologici dello scorso secolo (il Meccanismo di Anticitera, il Palinsesto di Archimede). La conclusione a cui giunge è il quadro di un incredibile livello di avanzamento della scienza ellenistica, soprattutto sul piano teorico, e delle dinamiche che hanno portato alla "perdita" di tali conoscenze in epoca romana, nonché al ridimensionamento di alcune figure (Tolomeo, presentato come uno studioso capace ma nato troppo tardi per comprendere a fondo i testi su cui si sarebbe basato). In un libro successivo, "L'America dimenticata" Russo arriva addirittura a sostenere tesi iper-diffusioniste riguardo alle tecnologie umane, sostenendo che ci sarebbero prove indirette della conoscenza dell'America (in particolare delle Piccole Antille) da parte della civiltà ellenistica. La tesi è molto probabilmente falsa, ma il modo di argomentarla (la ricostruzione dei metodi usati da Eratostene e Ipparco per misurare la Terra) è lucidissimo e assolutamente magistrale.
Non so bene come classificare opere di questo tipo. In qualche modo, sono "pseudoscienza fatta da scienziati". Certamente non hanno, in sé e per sé, il rigore scientifico necessario perché le tesi in essi contenute possano dirsi acquisite. Eppure, credo che lavori dotati di questo livello di ambizione siano in qualche modo necessari, per fornire ispirazione a ulteriori studi, alimentare il dibattito scientifico, mettere in discussione gli assoluti consolidati e - forse la cosa più importante - "spingersi oltre" ai limiti che l'attuale avanzamento delle metodologie scientifiche impone alla conoscenza scientifica stessa.
Per capirci: i dati attuali non sono sufficienti, e probabilmente mai lo saranno, per stabilire attraverso la linguistica storica ortodossa quali fossero le relazioni tra i proto-indoeuropei e gli altri popoli. E la perdita della gran parte dei testi scientifici di epoca ellenistica rende assai poco realistico che, oggi domani o dopodomani, si possa accumulare evidenza sufficiente per tracciare un quadro rigoroso e dettagliato della conoscenza scientifica di quel periodo.
Testi come quelli che ho citato permettono invece di mostrare delle prospettive, con ogni probabilità solo marginalmente "vere", ma in grado di fornire risposte provvisorie - e "derivate dalla scienza" - a grandi domande a cui per un motivo o per l'altro la scienza attuale è costretta ad abdicare. Credo che ciò che questi libri contengono vada preso cum grano salis, ma che ignorarlo sia sbagliato e che un valore e una validità nei metodi e negli intenti che adottano ci sia. Sarà che faccio l'insegnante, ma penso che un errore brillante sia decisamente più interessante di una verità pedissequa.
Mi piacerebbe leggerne altri. Conoscete qualcosa? L'argomento non importa più di tanto: è più che altro lo "stile" quello che mi interessa.