Insomma, di "urlato" in questo film ho visto ben poco...
mi vuoi dire che tutta la prima parte del film non è esagerata e gridata? :
Anzi, ho trovato la prima parte una necessariamente lenta ispezione del barcollante equilibrio non solo dei protagonisti ma di tutto il perfetto, patinato baraccone che ruota loro intorno; in essa, a colpirmi è stato proprio il "silenzio" della regia, una specie di ossequiosa posizione assunta da Mendes nei confronti del testo, un disegnare le figure lasciando le stesse o il loro mondo a scavare, come per timore di accelerarne artificialmente l'inevitabile sgretolamento. Ma questo, ovviamente, è stato il mio modo di vivere il film.
I Frank e April di Mendes si muovono vivi, pulsanti e distruttivi su scenari immobili, lucenti, come incontaminati. Gli attimi in cui quegli sfondi sembrano assorbirli, donar loro una illusione di appartenenza (lo sguardo luminoso della giovane April quando vede per la prima volta la casetta dei sogni, posta candidamente lassù, o l'abbraccio in giardino di tutta la famiglia Wheeler decorato da uno zampillio d'acqua festosa al sole) finiscono per accrescere l'aria malsana che da subito rende chiara l'impossibilità/incapacità di soluzioni, divenendo forse essi stessi i passaggi più angoscianti del film.
Concordo anche sulle virgole. Però credo che dovresti proprio collaborare con OndaCinema, oltre che scrivere di quella band romana di cui sappiamo...
O_O