ovviamente la sottolineatura di un romanzo non è come quella di un libro di scuola. e neanche tutti i romanzi si prestano alla sottolineatura.
credo che uno sottolinei non solo in vista di una futura rilettura (ed è comunque bellissimo ritrovare dei commenti o delle sottolineature rileggendo dopo anni dei libri di cui si era scordato l'esistenza) ma anche per costringersi in qualche modo a soffermarsi un attimo sulla bellezza di un passaggio, su una riflessione, che ne so.
in realtà, anche se mi piacerebbe molto riuscire a sottolineare, purtroppo non lo faccio per vari motivi:
ho troppo rispetto dei libri, e anche se una parte di me ritiene che 'viverli' sia positivo, un'altra si ribella e non permette neanche di piegarne le pagine;
spesso li prendo in biblioteca, e non sarei 'autorizzato' a scriverci sopra, anche volendo;
sono pigro e non ho voglia né di procurarmi un lapis né di mettermi in posizioni adatte ad appuntare sulle pagine.
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ah, concordo anch'io che sia molto più bello possederli - quelli della biblioteca spesso sono così vecchi, sudici o malridotti che non riesco proprio a leggerli - ma non ce l'ho i soldi per comprare tutti quei libri che mi viene in mente di leggere..
Codeste ambiguità, ridondanze e deficienze ricordano quelle che il dottor Franz Kuhn attribuisce a un'enciclopedia cinese che s'intitola Emporio celeste di conoscimenti benevoli. Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in (a) appartenenti all'Imperatore, (b) imbalsamati, c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s'agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.
non si dice, non si scrive solamente si favoleggia