Pastorius è stato un po' il Rick Wakeman del jazz...
Grande virtuoso, fiacco compositore, grande session-man in dischi altrui, parte importante in una band di cui comunque non era la testa pensante, disastroso come solista eccetto forse l'album di debutto...
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Beh dai, non lo liquiderei così...
Intanto Pastorius si staglia un bel po' di più a livello di talento (genio?) parzialmente inespresso; rispetto poi al musicista a cui lo paragoni (in maniera immagino volutamente provocatoria) trovo almeno una grossa differenza, riguardo soprattutto all'approccio e ai risultati verso lo strumento suonato.
Insomma, Wakeman non aggiunge niente alla storia delle tastiere (e a maggior ragione del piano), Pastorius invece ha il grosso merito di aver dato nuova e primigenia dignità jazzistica al basso elettrico... aggiungendo colori e "tridimensionalità" del suono che anche famosi predecessori (penso a Stanley Clarke...
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) semplicemente si sognavano...
Poi, sempre rispetto all'esempio: il disco d'esordio di Wakeman rimane forse (l'ho un po' dimenticato...) un esercizio fine a se stesso, quello di Pastorius qualche merito a livello di organizzazione musicale lo mantiene, senza contare che almeno "Word of mouth" e "Punk jazz" (oltre al disco con Metheny) conservano un certo valore, se non altro nel tentativo di "nobilitazione" dello strumento, oltre che nel dimostrare una certa capacità di ricerca jazzistico/orchestrale.
Riguardo al periodo Weather... c'era da confrontarsi con due giganti assoluti, e tutto sommato qualche responsabiltà compositiva e a livello di "sound" generale il nostro se l'era presa...
Certo, rimane la controversa e magari censurabile vita privata a condizionare pesantemente gli esiti della sua figura artistica (un concerto a Milano con Bireli Lagrene semplicemente impresentabile...), cosa che fa propendere per il suo inquadramento come "piccolo genio" piuttosto che come genio assoluto, visto che altri famosi musicisti si sono confrontati con problematiche anche maggiori. Seppur piccola, comunque una dimensione di genialità che non mi sentirei di accordare al pipistrello tastierista degli Yes...
Però, che suono... e che tristezza nel considerare la sua parabola umana, così simile a quella di tanti jazzisti; una considerazione extramusicale che comunque ha il suo peso nella valutazione a posteriori di un musicista, se non altro a livello di rimpianto...