http://www.repubblica.it/2009/08/sezioni/scuola_e_universita/servizi/tar-religione/tar-religione/tar-religione.htmlROMA - I docenti di religione cattolica non possono partecipare "a pieno titolo" agli scrutini ed il loro insegnamento non può avere effetti sulla determinazione del credito scolastico: a stabilirlo è il Tar del lazio, che con la sentenza n. 7076 ha accolto i ricorsi presentati, a partire dal 2007, da alcuni studenti, supportati da diverse associazioni laiche e confessioni religiose non cattoliche, che chiedevano l'annullamento delle ordinanze ministeriali firmate dall'ex ministro Giuseppe Fioroni e adottate durante gli esami di Stato del 2007 e 2008. Contraria alla sentenza la parlamentare del Pd, Paola Binetti: "Così si creano insegnati di serie A e serie B; la religione non è un optional".
L'inclusione della religione nella rosa delle materie da cui scaturiscono i giudizi degli allievi è ritenuta illegittima. Per i giudici amministrativi "l'attribuzione di un credito formativo ad una scelta di carattere religioso degli studenti e dei loro genitori, quale quella di avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, dà luogo ad una precisa forma di discriminazione, dato che lo Stato italiano non assicura la possibilità per tutti i cittadini di conseguire un credito formativo nelle proprie confessioni o per chi dichiara di non professare alcuna religione, in Etica morale pubblica".
Nella sentenza, emessa il 18 luglio e resa nota in questi giorni, i giudici fanno menzione anche del principio della laicità dello stato, enunciato dalla corte costituzionale (sentenza n.203/89), ritenuto garanzia dello stato per la salvaguardia della libertà religiosa, in regime di pluralismo confessionale e culturale: "sul piano giuridico, un insegnamento di carattere etico e religioso, strettamente attinente alla fede individuale, non può
assolutamente - sottolinea il Tar- essere oggetto di una valutazione sul piano del profitto scolastico".
Ed ecco la notizia:
http://www.repubblica.it/2009/08/sezioni/scuola_e_universita/servizi/tar-religione/cei-ricorso/cei-ricorso.htmlCITT? DEL VATICANO - "Sentenza pretestuosa", "bieco illuminismo". La Chiesa non ci sta e, tramite monsignor Diego Coletti, presidente della Commissione episcopale per l'educazione cattolica scatena fuoco e fiamme sulla sentenza del Tar del Lazio che esclude gli insegnanti di religione dagli scrutini. Passano poche ore e il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini mette in pratica l'indignazione dei vescovi: "Farò ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza". Secondo il ministro questa decisione discrimina la religione cattolica. "L'ordinanza del Tar determina un ingiusto danno nei confronti di chi sceglie liberamente di seguire il corso", dice la responsabile dell'istruzione che difende il ruolo degli insegnati di religone: "Non è giusto sminuire il loro ruolo, come se esistessero docenti di serie a e di serie B".
Monsignor Coletti ha definito la sentenza particolarmente pretestuosa e ha riaffermato che l'insegnamento della religione cattolica è parte integrante della conoscenza della cultura italiana, e in questo senso va inteso nel sistema scolastico italiano, non come percorso confessionale individuale. "Non si tratta di un insegnamento che va a sostenere scelte religiose individuali: ma di una componente importante di conoscenza della cultura di questo Paese, con buona pace degli irriducibili laicisti e purtroppo dobbiamo dire con buona pace anche dei nostri fratelli nella fede di altre confessioni cristiane".
La sentenza del Tar del Lazio, ha proseguito Coletti, rischia di alimentare diffidenza e sospetto verso la magistratura che sono già troppo alti in Italia e sono fenomeni che invece vanno contrastati. "Non conosco i giudici del Tar del Lazio - ha detto il vescovo di Como - anche se questo tribunale amministrativo ha una sua lunga storia che molti conoscono. Caso mai ci sarà da chiedersi come mai la competenza su una questione così delicata venga data a un tribunale amministrativo regionale".
Dura presa di posizione sull'ordinanza del Tar da parte dell'Osservatore romano, che con un articolo intitolato "Una sentenza che discrimina i docenti di religione", dà voce al vescovo di Piazza Armerina, Michele Pennisi, membro della commissione episcopale per l'educazione cattolica, la scuola e l'università: "questa sentenza - afferma il religioso - discrimina di fatto sei milioni di studenti che hanno scelto l'insegnamento della religione come materia scolastica e tutti quei docenti che, dopo aver superato un concorso, si trovano ora a essere considerati professori di serie b".
Critiche alla sentenza arrivano anche dal fronte politico. E sono trasversali. Giuseppe Fioroni, ora responsabile organizzazione del Pd, da ministro della Pubblica istruzione fautore delle contestate ordinanze, ha invitato il ministro Mariastella Gelmini a fare ricorso. Il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, ha parlato di "deriva anticattolica che non ha precedenti nella storia e nella tradizione del nostro Paese". Sulla stessa linea il presidente del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, secondo cui "il Tar del Lazio non coglie il problema e rischia di gettar via il bambino insieme all'acqua sporca". Il punto "è quello di assicurare lo stesso numero di ore di frequentazione scolastica a ogni alunno, cosa che non avvenendo determina la discriminazione su cui è intervenuto il Tar del Lazio". E di "vergognosa e ideologica sentenza" parla anche Luca Volontè dell'Udc secondo il quale "la magistratura è fuorilegge".
Favorevole alla sentenza il leader dell'Idv, Antonio di Pietro: "Da cattolico, rispettoso della Chiesa e dei suoi comandamenti, non posso che condividere la decisione del Tar del Lazio in quanto in uno Stato laico tutti i cittadini, cattolici e non cattolici, hanno uguali diritti". Della stessa opinione sono i ragazzi dell'Unione degli studenti, che la considerano "un passo avanti nella direzione della laicità della scuola pubblica". "Da sempre - ha sottolineato l'Uds - riteniamo incostituzionali le ordinanze dell'allora ministro Fioroni e vediamo con entusiasmo l'accoglimento del ricorso di cui l'Unione degli Studenti è stata l'associazione studentesca firmataria". "Viva soddisfazione" è stata espressa anche dal presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, il pastore Domenico Maselli, tra i firmatari del ricorso avanzato, tra gli altri, anche dalla Consulta romana per la laicità delle istituzioni e dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), insieme a decine di associazioni laiche e a diverse confessioni religiose non cattoliche - tra cui avventisti, battisti, ebrei, luterani, pentecostali e valdesi - nonché da due studenti oggi ventenni, che in sede di scrutinio degli esami statali si erano visti discriminati nell'attribuzione del voto finale, perché non avevano frequentato l'ora di religione.
Gli spunti di discussione sono diversi: la competenza del ministro Gelmini e la sua idea di laicità dello stato, la credibilità del PD agli occhi di chi crede che la suddetta laicità vada tutelata (con Fioroni che suggerisce alla Gelmini di fare ricorso e la Binetti con il suo "la religione non è un optional", lol) e la sparata di monsignor Coletti sulla magistratura e la sua presunta perdita di credibilità.
Che ne pensate?