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Garage


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5 replies to this topic

#1 verdoux

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Inviato 01 agosto 2009 - 08:01

Il pregiudizio per il diverso è forte e lo ho vissuto sulla mia pelle guardando questo film; avendo letto nei titoli di testa che il film non è adatto a spettatori di età inferiore a 15, se non accompagnati, per tutto il film ho atteso una esplosione di ira, di violenza, di sangue, di sesso o di tutte le cose assieme da parte di Josie, il protagonista del film, uno che a prima vista appare come un disadattato, che vive in uno sperduto paesino di campagna bigotto e provinciale, quanto basta per divenire l??ambiente ideale per lo sviluppo dei cosiddetti ??cani di paglia?.
Nulla di tutto questo invece, il divieto ai minori scatta per via di una videocassetta porno guardata da Josie, un disadattato dicevo, ma non saprei dire a che cosa sia disadattato, né il perché, dato che da come subisce gli uomini e la vita sembra invece adattissimo a tutto, se mai sono gli altri che non sono adatti a lui; sia l??odioso bullo strafottente del paese, sia le persone perbene, che pure gli vogliono bene, nessuna delle quali però riesce ad essere naturale e spontanea con lui.
Josie non è un cattivo, tutt??altro è un buono, un piccolo idiota che deve fare la parte dello scemo del villaggio e non è nemmeno pericoloso, lo si capisce subito, ma è un debole e gli altri, chi di più chi di meno, ma nessuno è esente, si salva solo il cavallo, si rivalgono su di lui delle loro debolezze, perché in ogni cuore alligna sempre un fondo di cattiveria.
Come da manuale di cinema, la svolta avviene dopo una ora di film a circa due terzi, e coglie di sorpresa, sia il protagonista che gli spettatori; pur non alterando il profilo minimalista che si è dato il film, si tratta di un vero e proprio colpo di scena; prima non era successo quasi nulla, se non la ripetizione monotona di un tran tran quotidiano che il regista osserva con sguardo da entomologo; monotono il tran tran, ma non il film, che per quanto minimalista ha una sua personalità ed incisività, si avvale di una solida sceneggiatura, è ben diretto dal regista Lenny Abrahamson  ed è ben recitato da tutti gli attori, dal protagonista Pat Shortt, molto bravo, e da tutti gli altri fino al cavallo.
Bel film.


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#2 ucca

    CRM

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Inviato 14 settembre 2009 - 12:30


Come da manuale di cinema.


il mio problema con questo film è stato proprio questo, troppo didascalico.
I dialoghi sono imbarazzanti, volutamente. Però dopo un'ora e mezza di "Eh fa caldo" "Eh si"
"Eh già, caldo" "Si caldo in effetti" "Vuoi da bere" "Si grazie" "ah prego". Ecco, dopo un pò svolta o meno, non gliela facevo piu'. L'ho trovato molto povero, non c'è cinema, c'è un minimalismo neutro, calcolato che alla fine annoia e basta. Per me una delusione totale.

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www.crm-music.com

 

Mettere su un gruppo anarcho wave a 40 anni.


#3 Peel Slowly And See

    Roadie

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Inviato 02 maggio 2011 - 21:17

Secondo me la forza di questo film, che considero un capolavoro, risiede nella sua essenzialità. Tutto viene prosciugato, e rimangono scoperte soltanto le piccole cose che possono rendere la vita umana tanto ricca quanto misera.
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#4 popten

    Classic Rocker

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Inviato 07 maggio 2013 - 10:56

un film delicato,triste e bellissimo, una storia di diversità/integrazione, una storia semplice, con anche significativo il tema del rapporto tra il protagonista e la natura.
fortemente raccomandato!
  • 1

#5 Blue Tears

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Inviato 30 agosto 2013 - 18:03

Raggazzi visto che anche io ho visto di recente Garage eccovi una piccola recensione che ho fatto subito dopo la fruizione:

I pomeriggi nella campagna irlandese hanno il cielo basso e gonfio di nuvole, la terra sventola i suoi fili di verde dominante che diventa diafano nei pressi di un lago, come i riflessi dello stesso colore che si posano su un vetro spesso al crepuscolo: un altro giorno è trascorso sotto la pesante ma benevola malinconia del cielo d’Irlanda.
Josie, come racconta a David – il ragazzo che lo va ad aiutare nel lavoro nei fine settimana – poteva andarsene in Inghilterra da giovane, ma è rimasto a lavorare in Irlanda.
La natura è spontanea; nella campagna dove si trova la stazione di servizio in cui lavora J., nella cittadina vicina dove si trova il pub e il negozio d’alimentari, anche se la sera un po’ il freddo pizzica e il cielo sembra annunciare pioggia, gli elementi della natura sono benevoli: non c’è bisogno che madre natura sia arginata dagli uomini. Così è J., un uomo benevolo e senza maschera, ligio al proprio lavoro; tuttavia costui ha dei bisogni umani che si manifestano in una spontaneità ‘’fuoriluogo’’, perché così il consorzio degli uomini – datori ad ognuno di un ruolo – ha deciso che debba essere la natura fanciulla di un uomo ormai adulto.
J. vorrebbe essere ascoltato - seppur disposto a sorbirsi la tristezza e la frustrazione altrui e un po’ imbarazzato nei silenzi delle conversazioni - , è dolce e bisognoso dell’amore (anche sensuale) di una donna, dell’apprezzamento del suo datore di lavoro, di condividere la sua spontaneità con David e gli amici che costui gli ha presentato.
J è pronto a donare le sue mele - frutti destinati a marcire come il resto dei personaggi nella noia della campagna Irlandese - ad un cavallo e ad offrire il suo the ai suoi ospiti. Tuttavia J. deve essere arginato: anche la benevola e comprensiva polizia lo invita alla riservatezza per aver voluto condividere con David il dono proveniente da quel mondo che lui non ha mai visitato e offertogli da un camionista.
L’abbraccio per errore di una donna frustrata sarà l’inizio della sua sistematica frustrazione nell’amore e nell’amicizia, neanche il cavallo vorrà più il cibo da lui.
Con un’ultima passeggiata per rilassare l’anca J. si congeda da noi spettatori così come all’inizio ci era stato presentato dal film. Allora un treno partiva e J. entrava in pieno nella diegesi. Ora J. si è congedato da noi e il cavallo – con la stessa andatura pesante dell’uomo – cammina lento lungo il binario e verso la campagna: J. non ha mai voluto partire.
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Anche tra fiamme violente si può piantare il loto d'oro

#6 Blue Tears

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Inviato 30 agosto 2013 - 18:19


Come da manuale di cinema.


il mio problema con questo film è stato proprio questo, troppo didascalico.
I dialoghi sono imbarazzanti, volutamente. Però dopo un'ora e mezza di "Eh fa caldo" "Eh si"
"Eh già, caldo" "Si caldo in effetti" "Vuoi da bere" "Si grazie" "ah prego". Ecco, dopo un pò svolta o meno, non gliela facevo piu'. L'ho trovato molto povero, non c'è cinema, c'è un minimalismo neutro, calcolato che alla fine annoia e basta. Per me una delusione totale.

sarà una mia caratteristica mia ma in certi film in cui un pubblico medio avverte noia o il tipico ''non succede nulla'', io ci avverto le varie sfumature della sensibilità del regista che veste personaggi, gesti, paesaggio ecc. Forse abbiamo una diversa idea di cinema e quindi siamo diversi tipi di spettatori: non è detto che nel cinema l'azione (intesa come serie di avvenimenti concatenati secondo la logica di un succedere continuato ed immediato) debba essere preminente; il cinema, pur essendo immagine, può veicolare dei significanti strettamente connessi ad un significato interiore che non si impone in modo sensazionale alla vista. Allora questo significato per essere colto cinematograficamente richiede la finezza di un occhio che ha delle connessioni nervose con l'anima.
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Anche tra fiamme violente si può piantare il loto d'oro




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