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Nemico pubblico N.1 â?? Lâ??istinto di morte


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10 replies to this topic

#1 corey

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Inviato 14 marzo 2009 - 10:59

Parziale ma innegabile delusione per il capitolo I dedicato al bandito dai mille volti Jacques Mesrine. Richet canna platealmente la prima parte di film (fino a metà anni '60), riprendendo in mano il timone della regia nella seconda parte (quella ambientata in Canada). La sensazione che il capitolo II sarà più incisivo è molto forte, ciononostante resta il rammarico per una ricostruzione d'epoca tronfia e patinata. Ferocemente straniante la rappresentazione dell'isolamento carcerario nell'Unità Speciale di Correzione di Montréal e tumultuosamente arrembante la sequenza dell'attacco armato al penitenziario. Aspetto la seconda tranche con ragionevole ottimismo.
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i periti hanno dimostrato che non vi è alcuna certezza.

#2 Vade Retro

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Inviato 23 marzo 2009 - 12:56

visto ieri . davvero brutto . inutile aggiungere altro
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#3 corey

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Inviato 23 marzo 2009 - 13:11

No dai, una razzatona così non la merita. Che sia deludente è molto vero, ma qualcosa di decente è dato trovarcela (vedi la sequenza dell'isolamento o l'assalto al penitenziario). Non che brilli per plausibilità o originalità, questo è innegabile...
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#4 vegeta851

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Inviato 25 marzo 2009 - 00:24

a me non è dispiaciuto. Ho avuto anch'io la sensazione che la seconda parte sarà più tesa e libera, questo "Istinto di morte" sa un po' di lungo incipit per la vera azione. Ma anche così non mi lamento. Cassell è grande, le sparatorie belle toste, lo stile secco e senza fronzoli.
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#5 corey

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Inviato 25 marzo 2009 - 01:06

Non dico che tu abbia torto, ma nemmeno che tu abbia ragione. Definire il primo capitolo della saga Mesrine un film propedeutico all'azione vera e propria è senz'altro improprio, dal momento che 110 minuti di pellicola non possono certo essere etichettati come "lungo incipit". Ciononostante è indubbio che le fondamenta psicologiche del personaggio siano gettate interamente qui (la guerra in Algeria come addestramento all'assassinio, l'apprendimento del codice del milieu come regola di vita, l'isolamento nell'Unità Speciale di Correzione come esperienza penitenziaria psichicamente e fisicamente devastante). Cassel (con una elle sola) si appropria dello spirito di Mesrine (leggere l'autobiografia per credere) soltanto all'approssimarsi degli anni '70 (dalla fuga in Canada in poi), prima è davvero troppo ingessato, complice una ricostruzione d'epoca tronfia e patinata (sembra quasi che Richet abbia utilizzato le scenografie de "Le deuxième souffle" di Alain Corneau, tanto il set è artificioso e pomposo).
Sulle sparatorie siamo d'accordo: Richet sa orchestrare le scene d'azione con grande destrezza e senso del ritmo, tra l'altro esasperando alcuni elementi eversivi (nell'autobiografia di Mesrine nessun mitra viene lanciato all'interno del recinto: le guardie intercettano i due assalitori a circa duecento metri dall'USC). Mentre sullo stile torniamo a divergere: secco e senza fronzoli proprio non direi. Se nella prima parte non mancano virtuosismi e barocchismi (il multi-frame iniziale, le inquadrature sghembe durante il trasporto del macrò al macello), nella seconda non scarseggiano distorsioni e moltiplicazioni visive (i grandangoli esasperati durante l'isolamento, lo split-screen durante il colloquio telefonico con Jeanne). Definirei lo stile di Richet imponente nella prima parte e tumultuoso nella seconda, complessivamente eclettico con tendenza alla magniloquenza (vedi i numerosi dolly che tendono a innalzare lo sguardo e a riprendere l'azione dell'alto, prassi già vista in Assault On Precinct 13).
Ma di una cosa sono abbastanza sicuro (e spero proprio di non sbagliarmi): la seconda tranche sarà migliore della prima (se non altro gli anni '60 sono alle spalle).
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#6 vegeta851

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Inviato 25 marzo 2009 - 13:09

e poi nella seconda parte subentra Mathieu Amalric...cercherò di non perdermela.

ps: gli altri film di Richet (escluso il remake di "Distretto 13" ovvio) si trovano subbati in italiano?
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#7 corey

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Inviato 25 marzo 2009 - 13:52

e poi nella seconda parte subentra Mathieu Amalric...cercherò di non perdermela.


Anch'io non vedo l'ora che esca.

ps: gli altri film di Richet (escluso il remake di "Distretto 13" ovvio) si trovano subbati in italiano?


Il primo, État des lieux (1995), è praticamente introvabile, mentre l'insurrezionale Ma 6-T va crack-er (1997) e lo scontroso (ma senz'altro meno riuscito) De l'amour (2001) si trovano senza sottotitoli. Il primo è un autentico rompicapo da seguire: i banlieueusards non solo parlano il gergo delle cité (dove "flicker" o qualcosa di simile sta per "stendere", "sfasciare", "sfottere" e "la thune" significa "la grana", giusto per fare un paio di esempi), ma utilizzano anche alcuni termini in verlan, cioè quel linguaggio al contrario (verlan = à l'envers) che anagramma i termini invertendo le sillabe ("femme" diventa "meuf", "mec" diventa "keum" e così via). Il francese di De l'amour invece, in linea con lo stile complessivamente più controllato del film, è un po' meno gergale e decifrabile. Entrambi i film, soprattutto Ma 6-T va crack-er, meritano di essere visti ed è un autentico peccato che in Italia non siano usciti neanche in dvd.
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#8 vegeta851

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Inviato 25 marzo 2009 - 13:59

Entrambi i film, soprattutto Ma 6-T va crack-er, meritano di essere visti ed è un autentico peccato che in Italia non siano usciti neanche in dvd.


peccato sì...allora mi do per vinto...il francese lo seguo a fatica, e da quel che dici "Ma 6-T va crack-er" non è esattamente di facile comprensione.
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#9 corey

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Inviato 25 marzo 2009 - 14:08


Entrambi i film, soprattutto Ma 6-T va crack-er, meritano di essere visti ed è un autentico peccato che in Italia non siano usciti neanche in dvd.


peccato sì...allora mi do per vinto...il francese lo seguo a fatica, e da quel che dici "Ma 6-T va crack-er" non è esattamente di facile comprensione.


In effetti il linguaggio usato dagli interpreti (per di più a velocità supersonica) è ai limiti del proibitivo, ma l'intreccio è a dir poco basico: conflitti tra bande rivali che culminano in scontro a fuoco e degenerano in sommossa generalizzata. Fossi in te un'occhiata (magari sommaria) gliela darei, anche per notare l'enorme differenza stilistica rispetto ai successivi film di Richet (da De l'amour in poi il suo cinema si fa nettamente più disciplinato e in qualche modo estetizzante). Inoltre nel thread dedicato al nuovo ciema francese ho postato una recensione ultradettagliata che ne riassume trama e nuclei tematici... Se questo non bastasse c'è anche il bonus-Ledoyen a motivare  ;)
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#10 Homer

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Inviato 18 luglio 2009 - 23:23

Un lavoro degno di nota, certo non entusiasmante nel suo complesso, ma che si fa seguire fino in fondo.
La prima parte (gli anni '60) sembra più "costruita", con quella fotografia satura, meno spontanea. Senza contare che molti passaggi sembrano forzati, con tagli netti della sceneggiatura (attenzione, non buchi), come a voler correre per arrivare al punto più intenso, concentato nella seconda parte della pellicola.
Seconda parte (da momento dell'arrivo in Canada) che si fa appunto più serrata e decisa, scivolando molto meglio verso un finale crudo e sanguinolento.

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"Beh, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un’ottima domanda. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me... io direi... per Groucho Marx tanto per dirne una, e Willie Mays e... il secondo movimento della sinfonia Jupiter... Louis Armstrong, l'incisione Potatoehea Vlues... i film svedesi naturalmente... L’educazione sentimentale di Flaubert... Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili... mele e pere di Cézanne, i granchi di Sam Wo, il viso di Tracey"

"Saigon. Merda. Sono ancora soltanto a Saigon. Ogni volta penso che mi risveglierò di nuovo nella giungla"


#11 Dudley

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Inviato 22 agosto 2009 - 22:53

Eeeeeeeeh, ero un po' prevenuto a causa dei vostri pareri, invece stasera l'ho guardato pure io e devo dire che mi é piaciuto. Le quasi due ore di pellicola sono volate in un soffio, alla fine, sullo sparo finale, i titoli di coda mi hanno letteralmente colto di sorpresa!
Il film parte molto bene, con bei titoli di testa e l'azione "spaccata" e moltiplicata su più porzioni della schermo, poi la "ricostruzione" della Parigi anni '60 mi é sembrata decente, le scene d'azione sono ben fatte, Cassel oramai é quasi una garanzia.
Certamente non un capolavoro, ma un film "piacevole", che intrattiene, e che mi pare abbia poco da invidiare a molti film americani contemporanei (a caso mi viene in mente "American Gangster", tanto per fare un esempio).
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