Franz Schubert - Symphonies 8 "Unfinished" & 9 "Great" (Berliner Philharmoniker - Herbert von karajan)
Sorvolando sulla bontà dell'interpretazione sia di Karajan che dei Berliner (come sempre le sezioni degli ottoni e dei violoncelli sono da brividi) volevo concentrarmi maggiormente sul rinnovamento stilistico e concettuale operato da Schubert con la sinfonia n.8. Mi piacerebbe parlare anche della 9, ma onde evitare un lungo e tedioso panegirico mi focalizzerò sulla 8, non a caso il grande capolavoro sinfonico lasciato in eredità dal maestro viennese.
Composta nell'autunno del 1822, e lasciata "Incompiuta" dopo due soli movimenti, fu scoperta quasi per caso nel 1865 (37 anni dopo la morte del compositore) dal direttore d'orchestra Johann Herbeck tra le carte di un vecchio amico di Schubert ricoverato in un ospizio. La prima esecuzione, avvenuta il 17 dicembre di quello stesso anno, procurò a questa sinfonia un'immediata fama che non ha mai subito appannamenti.
Se le prime sei sinfonie sono un pallido tentativo di imitazione di quello stile galante di mozartiana mamoria, con l'ottava Schubert rimischia completamente le carte e non certo, come tra l'altro potrebbe sembrare, per abbracciare la nascente poetica bethoveeniana. Infatti la sinfonia "incompiuta" in si minore dimostra l'opposto andando ad inserire Schubert in quello che verrà chamata la terza via del classicismo viennese.
In questa sinfonia in si minore, a differenza di quello che avviene per esempio nella Quinta, troviamo un'unità organica ben definita. In primo luogo, da un punto di vista armonico-tecnico-strutturale, entrambi i movimenti (Allegro Moderato + Andante con Moto) sono (almeno credo) in ritmo ternario con un massiccio uso di ritmo sincopato. Non a caso la cellula di tre nore è presente nei punti nodali della sinfonia: all'inizio dell'allegro moderato, nella sezione centrale (il momento più intenso dell'opera e uno dei più bei momenti di tutta la musica moderna), nella sublime coda del movimento per poi ritornare prepotentemente nell'andante con moto.
In secondo luogo l'unitarietà vi è anche da un punto di vista espressivo. La sinfonia narra il dramma interiore tutto schubertiano tra mondo reale e reltà tragica. Un dissidio che però non viene risolto alla maniera di Beethoven, vuoi perchè la sinfonia è "incompiuta", vuoi perchè Schubert non possedeva l'ardente spirito del maestro di Bonn, anzi era piuttosto fragile di indole.
L'eredità lasciata da Schubert con queta composizione su tutta la generazione romantica sarà enorme: come non citare Mendelsshon e il suo romantismo triste e idilliaco, come non citare Schumann e il suo amore per le "celestiali lunghezze", come non citare Bruckner e il suo sinfonismo mistico.
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