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Cinema coreano


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136 replies to this topic

#101 nicholas_angel

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Inviato 18 settembre 2008 - 12:39

Io ho recuperato da poco I shoot, You Shoot (è coreano, vero?) su consiglio di Corey e l'ho trovato strepitoso. Un atto d'amore al cinema in generale condito con qualche ingrediente 'noir' e rosso splatter. Bellissime le scene in cui il protagonista si rivolge al poster di Le Samourai, Alain Delon, e cita John Woo in una delle ultime scene. Una piacevole sorpresa.
Altri film di questo genere?
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#102 corey

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Inviato 18 settembre 2008 - 13:12

Io ho recuperato da poco I shoot, You Shoot (è coreano, vero?) su consiglio di Corey e l'ho trovato strepitoso. Un atto d'amore al cinema in generale condito con qualche ingrediente 'noir' e rosso splatter. Bellissime le scene in cui il protagonista si rivolge al poster di Le Samourai, Alain Delon, e cita John Woo in una delle ultime scene. Una piacevole sorpresa.
Altri film di questo genere?


Tutto vero quello che dici, tranne il fatto che sia coreano. Si tratta dell'esordio alla regia dello scrittore (Fulltime Killer di Johnnie To è tratto da un suo romanzo hard-boiled) Pang Ho-cheung, omaggiato quest'anno dal Far East Film fest di Udine (per cui ha girato un trailer assolutamente fenomenale).

Ti suggerisco (il verbo "consigliare" lo detesto) di recuperare il coreano No Mercy for the Rude...
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i periti hanno dimostrato che non vi è alcuna certezza.

#103 nicholas_angel

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Inviato 18 settembre 2008 - 13:36

Scusa la mia ignoranza. Questo titolo comincio a cercarlo da subito
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#104 corey

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Inviato 18 settembre 2008 - 13:41

Scusa la mia ignoranza. Questo titolo comincio a cercarlo da subito


ma figurati...


ecco il minitrailer girato da Pang per il FEFF

http://it.youtube.co...feature=related

buona visione.
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i periti hanno dimostrato che non vi è alcuna certezza.

#105 corey

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Inviato 21 settembre 2008 - 11:36

Whispering Corridors (Yeogo goedam, 1998) di Park Ki-Hyung con Se-yeon Choi, Gyu-ri Kim, Min-jeong Kim, Yu-seok Kim, Mi-yeon Lee

Soprannominata "vecchia volpe", l'odiata professoressa Park si trattiene a scuola oltre l'orario delle lezioni per consultare gli annuari del 1989, 1993 e 1996, nei quali scopre qualcosa di terrificante. Chiama immediatamente l'ex allieva Eun-young per comunicarle che Jin-ju, suicidatasi nove anni prima nell'aula di educazione artistica, si aggira nell'edificio. La telefonata si interrompe bruscamente, la professoressa Park viene aggredita dal fantasma di Jin-ju, che la impicca e la appende al passaggio sopraelevato della scuola...

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Come osserva Darcy Paquet, il titolo originale di Whispering Corridors, Yeo-go-kuei-dam significa "Storia del fantasma del liceo femminile". Pur essendo il "kuei-dam" (racconto di fantasmi) un genere tradizionale coreano in cui le anime dei morti orribilmente sono impossibilitate ad andare nell'aldilà, l'esordio al lungometraggio di Park Ki-Hyung (classe 1967) è di un'importanza cruciale per il New Korean Cinema: il suo inaspettato successo di pubblico (oltre 2 milioni di spettatori) ha infatti spalancato le porte alla produzione horror di ambientazione scolastica con ben tre sequel diretti (Whispering Corridors 2: Memento Mori del 1999, Whispering Corridors 3: Wishing Stairs del 2003 e Whispering Corridors 4: The Voice del 2005) e altri prodotti similari (basti citare To Sir, With Love del 2006).

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Ma il successo commerciale non è il solo motivo di pregio di un film troppo spesso considerato "più importante che bello" (espressione di raccapricciante stupidità): se infatti la denuncia del sistema scolastico autoritario, ultracompetitivo e repressivo è l'autentico nucleo tematico della pellicola (cosa che ha mandato in sollucchero i sostenitori del "messaggio sociale"), ciò che rende Whispering Corridors un film effettivamente efficace è il modo in cui gli elementi di critica sono amalgamati all'estetica horror. Lungi dal ridursi ad uno sterile elenco di storture e sopraffazioni istituzionalizzate, insomma, l'esordio di Park distilla crudeltà e atrocità con uno stile gelido e frontale che predilige la crudezza stilizzata all'eccesso da grand guignol.

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Vanno in questo senso gli splendidi freeze frame che screziano il ritrovamento del cadavere impiccato della professoressa Park, le atmosfere desolatamente sinistre che impregnano l'edificio scolastico e lo spiccato realismo nella rappresentazione del fantasma di Jin-ju: tutte soluzioni stilistiche che mantengono il film in mirabile equilibrio tra incubo e normalità, assicurandogli tenuta drammatica e incisività critica. Ancora una volta la carta vincente dell'horror a sfondo sociale risiede nella sua capacità di riscrivere le dinamiche della quotidianità sotto forma di angoscia terrificante, smascherandone così il potenziale di aggressività e violenza tacitamente istituzionalizzato e altrettanto silenziosamente praticato.

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#106 corey

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Inviato 02 ottobre 2008 - 09:49

Into the mirror (Geoul sokeuro, 2003) di Kim Sung-ho con Yu Ji-tae, Kim Hye-na, Kim Myeong-min, Jeong Eun-pyo, Kim Myeong-su

Young-min (Yu Ji-tae), ex agente dimessosi dalla polizia per aver causato accidentalmente la morte di un collega, è il responsabile della sicurezza di un grande magazzino in riapertura dopo un tremendo incendio che ha provocato numerose vittime tra clienti e dipendenti. Alla vigilia dell'inaugurazione però qualcosa va storto: una donna e un uomo, entrambi impiegati dell'ufficio amministrativo, muoiono misteriosamente nell'edificio. Le indagini della polizia ipotizzano l'esistenza di un serial killer e tra i principali sospettati c'è proprio Young-min, che nel frattempo segue la pista soprannaturale, incentrata sulla presenza di un fantasma che colpisce attraverso gli specchi...

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Contortissimo horror dalle risonanze psicoanalitiche (del resto come potrebbe essere altrimenti col tema dello specchio?), Into the Mirror è il lungometraggio d'esordio di Kim Sung-ho, regista dotato dal punto di vista visivo ma assolutamente disastroso come sceneggiatore. La vicenda di Young-min, ex poliziotto tormentato dal senso di colpa per aver sparato al riflesso di un criminale che teneva in ostaggio un collega ed averne causato la morte, è difatti un susseguirsi di spunti e rivelazioni che si accavallano senza costrutto: gli incubi colpevoli del protagonista, la riapertura del grande magazzino osteggiata dai parenti delle vittime dell'incendio e la presenza del fantasma intrappolato negli specchi restano elementi estranei tra di loro e semplicemente giustapposti, nonostante la rigorosa unità di luogo (il grande magazzino come gigantesco teatro degli orrori) li accolga sotto il suo tetto.

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Se a questo aggiungiamo che, come in quasi tutti gli horror coreani a partire da Whispering Corridors, c'è anche un intento di critica sociale (l'avidità dei dirigenti è la vera origine delle sciagure), il livello di complicazione narrativa raggiunge vette vertiginose. Ed è un autentico peccato, poiché l'eccessiva contorsione dell'intreccio vanifica i meriti figurativi della pellicola, tutti concentrati nella sequenza di apertura (la morte della prima impiegata avviene in un'atmosfera rarefatta e raffinatamente destabilizzante) e nelle fugaci apparizioni del fantasma degli specchi (si tratta dello spettro della sola impiegata del grande magazzino scomparsa nell'incendio).

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Col passare dei minuti (troppi: 113) e con la comparsa della sorella gemella del fantasma, il film si sfilaccia irrimediabilmente, la tensione perde colpi su colpi e il faticoso tentativo di Young-min (un imbambolato Yu Ji-tae) di esorcizzare il senso di colpa confrontandosi con le proprie paure si colora di tinte caricaturali. E quando nel finale i nodi vengono al pettine, si sfonda allegramente il muro del comico involontario: dirigenti assassini, colluttazioni di imbarazzante implausibilità e persone che entrano ed escono dagli specchi come se fossero porte girevoli. Epilogo di psicoanalitico sconcerto. Domani esce in sala il remake hollywoodiano: Mirrors targato Alexandre Aja e Grégory Levasseur.
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#107 RandolphCarter

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Inviato 02 ottobre 2008 - 21:50

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My Sassy Girl
di Jae-young Kwak, Corea del Sud 2001
Genere: commedia, romantico
Titolo originale: Yeopgijeogin geunyeo

Gyeon-woo (Cha Tae-hyun ) è uno svogliato e poco brillante studente delle superiori. Un giorno sulla banchina della metropolitana salva un ragazza visibilmente ubriaca (Jeon Ji-hyun) dall'essere travolta da un treno. Salito a bordo, assiste impotente alle gesta della misteriosa ragazza, che, in preda alla sbornia, vomita in testa ad un povero nonnetto, per poi crollare svenuta. Non prima di aver apostrofato Gyeon-woo "tesoro", cosa che agli occhi dei passeggeri lo obbliga ad assumersi la responsabilità della ragazza... Inizia così il rapporto fra Gyeon-woo e la ragazza (di cui durante il film non ci è dato sapere il nome), che oltre ad essere molto bella è anche una forte bevitrice, un'attaccabrighe, nonchè una compagna violenta e vendicativa. Al di là del suo atteggiamento da spaccona - a cui dobbiamo buona parte delle gag più riuscite del film - nasconde un animo fragile e segnato da una grave perdita.

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Nonostante pecchi indubbiamente di prolissità e di certe sequenze non proprio funzionali (vedi la parte nel Luna Park) My Sassy Girl ha dalla sua una freschezza ed una esuberanza non comuni, nonchè una varietà di registri e situazioni assolutamente invidiabile. Se da un lato c'è da spassarsela nel seguire le angherie e i crudeli scherzetti a cui Gyeon-woo è continuamente sottoposto dalla sua "dolce" metà ("Vuoi morire? Tu prendi un caffè!" ), dall'altro assistiamo ad una sempre maggior attenzione per i personaggi e i sentimenti che si nascondono sotto la superficie. Attenzione sempre più evidente man mano che ci si avvicina alle ultime battute, in cui ci si rivela un inaspettato colpo di scena e i due affrontano finalmente con consapevolezza quello che provano l'uno per l'altra.

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La visione di My Sassy Girl richiede insomma di lasciarsi un po' andare, di farsi trasportare dalla corrente; solo così si potrà gustare appieno quello che si nasconde dietro una facciata da frivola e disimpegnata commediola "pop" romantica, ovvero una riuscita ed intelligentemente bilanciata commistione fra toni comici, sentimentali e drammatici. Cose che in Occidente nel cinema "mainstream" ci sogniamo; tant'è che è in arrivo il solito, prevedibile e a naso ampiamente prescindibile remake hollywoodiano.

[trailer]
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#108 Embryo

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Inviato 02 ottobre 2008 - 22:22

My Sassy Girl


Visto oggi pomeriggio: film clamoroso!
Confermo tutto quanto detto da Randolph, perfetta disamina, anche se non ritengo affatto superflua la scena del Luna Park. Da circoletto rosso l'interpretazione di Jeon Ji-hyun, di un'intensità straordinaria.
A questa pellicola non manca niente davvero, riesce a strapparti il sorriso e a farti commuovere dopo pochi istanti, senza che la sceneggiatura ne risenta minimamente. Anzi, c'è da tenersi ben aggrappati alla sedia, ad un certo punto.
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nobody knows if it really happened

At this range, I'm a real Frederick Zoller.

La birra è un perfetto scenario da sovrappopolazione: metti una manciata di organismi in uno spazio chiuso con più carboidrati di quanti ne abbiano mai visti e guardali sterminarsi con gli scarti che producono - nel caso specifico, anidride carbonica e alcol. E poi, alla salute!

#109 Guest_Oyuki_*

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Inviato 02 ottobre 2008 - 22:27

Visto oggi pomeriggio: film clamoroso!


Ci sono riuscita! Ti ho spinto sulla via del cinema orientale. E ne hai addirittura scritto sul forum!  *eccellente...*

asd
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#110 RandolphCarter

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Inviato 02 ottobre 2008 - 22:32


My Sassy Girl


Visto oggi pomeriggio: film clamoroso!
Confermo tutto quanto detto da Randolph, perfetta disamina, anche se non ritengo affatto superflua la scena del Luna Park. Da circoletto rosso l'interpretazione di Jeon Ji-hyun, di un'intensità straordinaria.
A questa pellicola non manca niente davvero, riesce a strapparti il sorriso e a farti commuovere dopo pochi istanti, senza che la sceneggiatura ne risenta minimamente. Anzi, c'è da tenersi ben aggrappati alla sedia, ad un certo punto.


Oh che piacere! :D
Chissà che il circolo non si allarghi pian pianino.
Hai ragione, lei è grandiosa, e il personaggio che interpreta è assolutamente unico.
Io sono già in odore di seconda visione...
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#111 corey

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Inviato 03 ottobre 2008 - 15:11

Segnalo che, nel suo bellissimo Séoul Cinéma, Adrien Gombeaud fa finire la fase più prolifica e creativa del New Korean Cinema nel 2001, proprio con My Sassy Girl: ??Questo periodo sorprendente non poteva durare. Grosso modo ha preso fine verso il 2001, con l??uscita di My Sassy Girl di Kwak Jae-yong. Questo film molto apprezzato ha avuto sul giovane cinema coreano l??effetto che Star Wars aveva prodotto sulla New Hollywood degli anni Settanta. Avendo riscosso successo in tutta l??Asia, l??industria si è allora strutturata appoggiandosi ad alcuni cineasti, grandi assi, star e formule. Essa aveva terminato la sua mutazione e doveva consolidarsi, il che presupponeva un filtro più prudente dei suoi progetti?.
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#112 corey

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Inviato 04 ottobre 2008 - 14:59

Peppermint Candy (Bakha satang, 1999) di Lee Chang-dong con Sol Kyung-gu, Moon So-ri, Kim Yeo-jin.

Venti anni di vita di un uomo, venti anni di vita della Corea del Sud. Dal 1999 al 1979: a ritroso nel tempo.

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Secondo lungometraggio dell'ex scrittore Lee Chang-dong (futuro Ministro della Cultura e del Turismo dal 2003 al 2004), Peppermint Candy è un film di cristallina, straziante bellezza. La tragica e paradigmatica vicenda di Yong-ho (Sol Kyung-gu, una cicatrice che cammina) si dispiega à rebours in sette pannelli narrativi che coprono venti anni della sua vita (le riprese proiettate all'indietro dal retro di un treno fanno da filo conduttore tra i vari episodi).

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1. Picnic, primavera 1999. In evidente stato confusionale, Yong-ho raggiunge un gruppo di vecchi amici sulle rive del fiume Han, si dimena tra loro e si arrampica sui binari ferroviari. Freeze frame sul suo volto che urla "sto tornando indietro!", mentre una locomotiva è sul punto di travolgerlo.
2. La macchina fotografica, primavera 1999 (tre giorni prima): Yong-ho si procura una pistola per uccidere il suo ex socio in affari e suicidarsi, ma è raggiunto da uno sconosciuto che gli comunica che il suo vecchio amore Sun-im (la luminosa Moon So-ri) desidera vederlo. i due partono in viaggio verso l'ospedale in cui la donna è ricoverata in fin di vita.
3. La vita è bella, estate 1994. Gli affari di Yong-ho non vanno affatto bene e per di più sua moglie lo tradisce. Dopo avere sorpreso (e malmenato) moglie e amante in una camera d'albergo, l'uomo si consola ricambiando l'infedeltà con la sua segretaria e concedendosi una cena in un ristorante in cui incontra un individuo che non vedeva da anni.
4. La confessione, primavera 1987. Yong-ho è un poliziotto che difende l'ordine costituito scovando e torchiando studenti contrari al regime. Ne pizzica uno in una sauna e lo porta in centrale, dove, insieme ad altri colleghi col pelo sullo stomaco, gli estorcono una confessione con le maniere forti. Il ragazzo torturato è lo stesso individuo che Yong-ho incontrerà anni dopo al ristorante.
5. La preghiera, autunno 1984. Yong-ho si è appena arruolato in polizia e assiste, prendendovi parte per la prima volta, ai sadici metodi di indagine dei suoi colleghi. Riceve una visita dalla delicata Sun-im, all'ingenuità della quale reagisce però con sprezzante cinismo, preferendole la futile cameriera del locale che frequenta abitualmente. Prima di fare l'amore, questa le chiede di pregare insieme a lei.
6. Un incontro mancato - La visita militare, maggio 1980. Yong-ho è nell'esercito e il suo plotone è inviato a reprimere una rivolta studentesca. Nel frattempo Sun-im si è recata in caserma per incontrarlo, venendo bloccata all'ingresso perché è entrata in vigore la legge marziale. Non riconosciuto, Yong-ho vede Sun-im dal camion che lo sta portando in città a sedare la ribellione. Durante gli scontri viene ferito a una gamba ed è costretto a fermarsi sui binari morti di un deposito ferroviario. Qui, involontariamente, commette l'errore fatale che gli cambierà la vita.
7. Picnic, autunno 1979. Insieme agli amici che incontrerà venti anni dopo nello stesso luogo, Yong-ho è sulle rive del fiume Han per una gita di piacere. Tra loro c'è anche Sun-im, che mostra particolare attenzione per lui regalandogli una caramella alla menta. A Yong-ho sembra di essere già stato lì. "Forse in sogno", dice lei, "spero sia stato un bel sogno".

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Lee Chang-dong filma questa regressiva via crucis con stile paurosamente limpido: inquadrature lunghe tendenti al piano sequenza, rari e misurati movimenti di macchina, quasi totale assenza di soggettive. Una misura visiva di straordinaria essenzialità, capace di colpire frontalmente senza moine spettacolari o espedienti ricattatori: così depurato, il linguaggio filmico di Lee si fa riflessione di pungente, lacerante esattezza sulla deriva violenta che ha contraddistinto la storia della Corea sotto il regime militare, annientando con cieca ferocia gli impulsi più vitali e progressisti del corpo sociale. Un film poderosamente civile, ma totamente privo di funesti didascalismi e manicheismi d'accatto. Un polittico autocritico spaventosamente commovente. Capolavoro.
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#113 Jules

    Pietra MIliare

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Inviato 04 ottobre 2008 - 15:17

Capolavoro.


Non ho molto tempo, ma... :)
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#114 corey

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Inviato 04 ottobre 2008 - 15:22


Capolavoro.


Non ho molto tempo, ma... :)


Fatti del bene...
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#115 Jules

    Pietra MIliare

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Inviato 04 ottobre 2008 - 15:31

Se hai visto PC te ne sei fatto anche te..
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#116 corey

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Inviato 04 ottobre 2008 - 15:59

;)
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#117 nicholas_angel

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Inviato 06 ottobre 2008 - 15:54

A quanto pare ci sarà un film coreano in concorso alla Festa del cinema di Roma. Avete mai sentito parlare del regista Zhang Lu? Il suo film si chiama "Iri" e tratta dell'esplosione di una stazione ferroviaria a Iri (Corea del Sud) nel 1977.
Qui il programma ufficiale del festival (che non si preannuncia molto ricco, ahimé)

http://www.comingsoo...age.asp?key=391

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#118 corey

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Inviato 16 ottobre 2008 - 15:16

Wild Animals(Yasaeng dongmul bohoguyeog, 1997) di Kim Ki-duk con Jae-hyeon Jo, Dong-jik Jang, Ryun Jang, Sasha Rucavina, Richard Bohringer

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Secondo lungometraggio di Kim Ki-duk, "Wild Animals" è un film di un'ingenuità tale da sfiorare il ridicolo o il sublime a seconda dei punti di vista. Prendendo spunto dalla sua esperienza parigina (durante la quale cercava di sbarcare il lunario facendo il pittore di strada), Kim imbastisce la storia d'amicizia contrastata di due sradicati coreani in Francia (i "Wild Animals" del titolo). I due vengono reclutati dalla malavita locale per sbrigare gli affari più sporchi, ma finiscono per inimicarsi tutti e scavarsi la fossa da soli. L'intreccio è a dir poco contorto (i colpi di scena e le brusche sterzate non si contano) e la messa in scena è al limite del dilettantesco (particolarmente disastrosa risulta la direzione degli attori francesi). Kim non sa che pesci pigliare (a dire il vero li infila anche nel ventre di uno dei personaggi) e la butta spesso sull'estetizzante (come dimostra l'insistenza su un ritratto di Kees van Dongen e su una statua di Rodin che tornano a scandire "artisticamente" il progredire degli eventi). Ma in tutta questa pletora di avvitamenti e ammiccamenti qualcosa si produce: per quanto pasticciata e velleitaria la composizione possiede una sua intensità squisitamente delirante e qua e là si percepisce la capacità di organizzare la scena attorno a un oggetto drammatico ben definito (delle manette, una candela, un complesso marchingegno che lega una pistola al piede di una donna). E almeno una sequenza lascia davvero il segno: quella in cui Hong-san, ex soldato nordcoreano che è riuscito a disertare dall'esercito, si masturba riflesso dalla lastra di vetro del peep-show in cui si esibisce la sua amata (e disperata) Laura. Particolarmente goffi i tentativi di alleggerire i toni con gag comiche. La traduzione letterale del titolo coreano è "Zona protetta degli animali selvaggi".
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#119 corey

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Inviato 21 ottobre 2008 - 14:06

Green Fish (Chorok mulkogi, 1997) di Lee Chang-dong Lee con Han Suk-kyu, Moon Sung-keun, Jeong Ji-hyeon, Song Kang-ho

Congedato dall'esercito dopo i due anni di leva obbligatoria, Makdong (il cui nome significa "fratello più piccolo") torna a casa in treno. Qui, per difendere una ragazza molestata da tre bulli, rimedia un pestaggio e la perdita del suo sacco che rimane sul treno insieme alla donna, mentre lui è sceso per cercare vendetta. La ragazza lo contatta per restituirgli la borsa e lui la raggiunge nel locale notturno in cui si esibisce come cantante. All'uscita i due si accordano per la restituzione del bagaglio, ma nel frattempo gli sgherri del proprietario del locale, un boss in ascesa a cui la donna è legata sentimentalmente, la obbligano a tornare dal capo malmenando l'incolpevole Makdong. Mesto e malconcio, il giovane si aggira nei sobborghi di Seoul finché si accosta una macchina: è quella del boss che, informato dalla ragazza circa l'accaduto, gli fa avere un lavoro da garagista. Da questo momento per il ventiseienne Makdong inizia la carriera criminale...

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Comunemente considerato ancora un po' acerbo e non del tutto all'altezza delle opere successive ("Peppermint Candy", "Oasis" e "Secret Sunshine"), "Green Fish" è il lungometraggio d'esordio di Lee Chang-dong, romanziere, sceneggiatore di Park Kwang-su e futuro Ministro della Cultura e del Turismo dal 2003 al 2004. In realtà, contrariamente all'opinione diffusa tra critici e cinefili, "Chorok mulkogi" è un film bellissimo e di straordinaria importanza. In primo luogo perché interpreta con inaudita efficacia il tracciato del gangster movie (reclutamento, affiliazione, affermazione e punizione) in chiave sociale (il protagonista è di estrazione proletaria e la carriera criminale è raffigurata a tutti gli effetti come una professione in grado di riscattarlo); in secondo luogo, soprattutto, poiché lo fa attraverso un cinema così esatto e tagliente da far venire la pelle d'oca.

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Lo stile ruvidamente disadorno di Lee Chang-dong è già perfettamente maturo e il suo modo di stare contemporaneamente dentro e fuori dalla scena già pienamente sviluppato: lo sguardo della sua cinepresa (molta macchina a mano, frequenti inquadrature fisse, dolly di malinconica sontuosità) è al tempo stesso coinvolto negli eventi rappresentati e leggermente dislocato rispetto ad essi. Come un osservatore che si prende lo spazio e il tempo di riflettere, i punti macchina scelti da Lee rivelano sottili incongruenze ottiche che "delocalizzano" la visione, trasformandola in principio di intelligibilità: raccordi puntualmente incoerenti, movimenti obliquamente sorprendenti e una cascata di false soggettive fanno del tessuto visivo di "Green Fish" un palinsesto su cui Lee Chang-dong scrive la storia riscrivendoci sopra, simultaneamente, le sue personali impressioni.

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Ne scaturisce un film in cui la drammaticità della parabola umana di Mangdok (un Han Suk-kyu esemplare) si fa paradigma di una società che ha eretto la violenza e la sopraffazione a regola di vita. Un codice di comportamento rispettato indistintamente da gangster e poliziotti (che non si fanno scrupoli a intascare multe sottobanco o a commissionare regolamenti di conti domestici) e che nella sua assoluta inflessibilità prevede la soppressione del più debole, anche se questi si è mostrato fedele a tal punto da sacrificare dolorosamente la propria moralità. Per questi motivi "Green Fish" è un film poderosamente emozionante, pensante e militante che nello stile esprime l'irriconciliata emergenza di una visione del mondo pessimisticamente ma non rassegnatamente marginale. Finale da commozione cerebrale.
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#120 William Blake

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Inviato 22 gennaio 2009 - 15:00

La Samaritana (Samaria, 2004) di Kim Ki-Duk con Kwak Ji-Min, Seo Min-Jeong, Lee Eol, Kwon Hyun-Min, Young Oh, Im Gyun-Ho, Lee Jong-Gil.

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Seoul. Due liceali molto amiche con un sogno: mettere insieme i soldi per andare in Europa. Cosi' una delle due decide di prostituirsi ma con lo spirito di una prostituta orientale i cui clienti, dopo aver fatto l'amore con lei, diventavano buddhisti. Vuole dare gioia. L'amica non condivide il suo atteggiamento ma le tiene i contatti. Finche' un giorno, per sfuggire all'arresto, la baby prostituta si getta da una finestra e muore. Da quel momento l'amica prendera' il suo posto ricercando tutti suoi clienti per offrire loro un rapporto sessuale restituendo i soldi che in precedenza avevano dato alla scomparsa. Ma il padre della ragazza e' un poliziotto. La scopre casualmente e decide di seguire i suoi clienti....


Non dico che sia stata una completa delusione, ma ci siamo andati molto vicino. Vista l'osanna pressocchè unanime della critica, avevo grosse aspettative da questo "La Samaritana".
Kim lascia da parte astrazione figurativa e poesia nella messa in scena in un film dall'impianto narrativo lineare. Purtroppo quello che cede - e si vede immediatamente - è la sceneggiatura, che in più momenti rasenta il ridicolo a causa di grossolane forzature (la ragazza che si getta dalla finestra, i genitori che non si trovano, il padre che semina il terrore e che in pratica cambia mestiere...). Kim non sembra nemmeno a suo agio e non sa su quale stile puntare: inizio oleografico e irritante. proseguio su inquadrature urbane piuttosto banali. Poi d'un tratto qualche colpo di coda che ci ricorda chi è il regista che sta dietro la macchina da presa (il sangue che imbratta il marciapiede, la furia del padre raffreddata nella doccia, la barca nella casetta del loro ospite, l'incompiuto finale) e si ritrova tutto il Kim che conta. La storia ha una sua forza e si fa seguire. Ma è un po' poco.

Voto: ***
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#121 untore

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Inviato 05 febbraio 2009 - 23:07

L'unica cosa che mi ha dato fastidio di La Samaritana (le "forzature" sono tipiche del cinema di Kim Ki Duk) è il finale troppo pateticizzato -l'allegoria era veramente fuori luogo-, ma per il resto è un ottimo film, a mio avviso.
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#122 William Blake

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Inviato 05 febbraio 2009 - 23:12

(le "forzature" sono tipiche del cinema di Kim Ki Duk)


tipiche non direi, forse dei suoi lavori più normalmente narrativi sì...percò qua siamo davvero oltre il tollerabile. almeno, con La samaritana ho avuto questa sensazione.
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#123 corey

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Inviato 17 febbraio 2009 - 17:49

Ho finalmente visto The Good, the Bad, the Weird di Kim Jee-woon. Ovviamente magnifico. Sono sostanzialmente d'accordo con la recensione di Ondacinema, ma con qualche riserva in meno e un po' di entusiasmo in più. L'unico vero rammarico è non averlo visto al cinema: un cinemascope così sontuoso non può che essere mortificato dalla visione su piccolo schermo.
Straconsigliato.
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#124 Guest_eustache_*

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Inviato 17 febbraio 2009 - 20:27

Ho finalmente visto The Good, the Bad, the Weird di Kim Jee-woon. Ovviamente magnifico. Sono sostanzialmente d'accordo con la recensione di Ondacinema, ma con qualche riserva in meno e un po' di entusiasmo in più. L'unico vero rammarico è non averlo visto al cinema: un cinemascope così sontuoso non può che essere mortificato dalla visione su piccolo schermo.
Straconsigliato.


bellissimo
un'operazione complementare al giapponese Sukijaki Western Django di Miike
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#125 corey

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Inviato 01 aprile 2009 - 07:22

The Chaser (Chugyeogja, 2008) di Na Hong-jin  con Kim Yun-seok, Ha Jung-woo, Seo Yeong-hie, Jung In-gi, Park Hyo-ju

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Il thriller come progetto destabilizzante


Uscito nelle sale di Seul il 14 febbraio 2008 e salutato da un successo di pubblico tanto clamoroso quanto inaspettato, The Chaser di Na Hong-jin attesta che in Corea del Sud, vivaddio!, c??è ancora chi crede nelle potenzialità sovversive del cinema di genere. Il tambureggiante esordio al lungometraggio di Na (già autore del blasonato corto A Perfect Snapper Dish) penetra difatti nelle viscere della società coreana mettendone impietosamente a nudo strutture e storture, aberrazioni e discriminazioni: è una realtà permeata di prepotenza, brutalità e sessismo quella in cui il giovane cineasta coreano, classe 1974, affonda lo sguardo col suo thriller low-profile (nessuna grande star, un attore secondario al suo primo ruolo da protagonista, una durata teoricamente eccessiva) e high voltage (i forsennati inseguimenti per i vicoli di Seul e i furibondi corpo a corpo non si contano).

Immagine inserita


Questa la trama: un assassino seriale contatta ragazze squillo per sfondare loro il cranio con uno scalpello, ma si dà il caso che al protettore, ex sbirro radiato dal corpo per corruzione, la cosa non vada giù, sicché si mette subito sulle sue tracce. Sembrerebbe l??ennesima variazione sul tema del serial killer sessualmente deviato e dell??ex detective in cerca di riscatto, invece il regista (nonché sceneggiatore) piega il genere in direzione stridentemente polemica: la polizia si attiva solo per sviare l??attenzione dei media da un gesto di protesta che ha ??infangato? il sindaco di Seul, la violenza perpetrata ai danni dei soggetti più deboli (donne bambini, indigenti) costituisce l??agghiacciante normalità urbana e ogni conato di libertà deve fare i conti con la passività del contesto (oggettivata dal ritratto della megalopoli come testimone impassibile e debolmente punteggiata da luci fioche e lontane).

Immagine inserita


Per di più l??ex sbirro se ne sbatte della sua reputazione e agisce per pura preoccupazione economica: di moralismo neanche l??ombra, insomma. Ebbene, nessuna sorpresa che Na abbia impiegato tre anni per trovare qualcuno disposto a produrgli il film, sbalordiscono al contrario la messa in scena da veterano del genere (stile disadorno ma non rinunciatario, rappresentazione frontale della ferocia, montaggi alternati secchi come sassate), l??esaltante assenza di una pars costruens socialmente riparatoria e, soprattutto, l??inarrestabile passaparola del pubblico che ha fatto di un dinamitardo film di genere uno dei maggiori successi nazionali del 2008 (più di 5 milioni di spettatori). Naturalmente a Hollywood, senza calcolare (o forse calcolando fin troppo bene) che lo sradicamento dal contesto di provenienza disinnescherà il potenziale eversivo del film, si sono già accaparrati i diritti per il remake. Protagonista accreditato? Leonardo Di Caprio.

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Recensione già pubblicata su "Historica-Il Foglio letterario", n.3 Febbraio-Marzo 2009, pp.82-83.
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#126 William Blake

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Inviato 01 aprile 2009 - 11:19

sbalordiscono al contrario la messa in scena da veterano del genere (stile disadorno ma non rinunciatario, rappresentazione frontale della ferocia, montaggi alternati secchi come sassate


verissimo, Na ha uno stile secco ma che si afferma prepotentemente nell'azione. gli attacchi frontali alle istituzioni mi sono sembrati un po' fini a se stessi e farseschi e fanno perdere il ritmo tumultuoso che il film assume all'inizio.

Naturalmente a Hollywood, senza calcolare (o forse calcolando fin troppo bene) che lo sradicamento dal contesto di provenienza disinnescherà il potenziale eversivo del film, si sono già accaparrati i diritti per il remake. Protagonista accreditato? Leonardo Di Caprio.


avevo letto anche io di questa notizia e come quando lessi del remake di "Oldboy" sono rimasto molto perplesso. "americanizzare" un film come "The chaser" significa snaturarlo e non so a quale successo possa ambire...poi magari lo danno in mano a un team con gli attributi che saprà ricontestualizzarlo negli Stati Uniti, perchè il problema più grosso sta lì.
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#127 corey

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Inviato 01 aprile 2009 - 11:33

Per me, al contrario, il valore aggiunto del film sta proprio nel modo in cui le istituzioni vengono infangate e messe alla berlina. Trattamento analogo per la popolazione civile di Seul, totalmente assuefatta a livelli così elevati di prevaricazione e violenza da tenere mazze da baseball a portata di mano per difendersi. Se l'azione martellante e gli affondi horror non dialogassero con "ambienti tematici" più ampi, il film per me non si smarcherebbe dal buon prodotto di genere, dimensione ampiamente superata da The Chaser.

Quanto alla dislocazione del film di Na in coordinate culturali e cinematografiche abissalmente distanti come quelle americane, sono pressoché certo che l'adattamento metterà in sordina o eliminerà del tutto la componente critica, probabilmente rimpiazzandola con una sottotrama familiare o sentimentale. Sono pronto a scommetterci. Una prospettiva più interessante potrebbe invece consistere nell'approfondimento della mania omicida dell'assassino seriale con un parallelo approfondimento della personalità dell'ex poliziotto reinventatosi protettore.
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#128 William Blake

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Inviato 01 aprile 2009 - 16:45

Una prospettiva più interessante potrebbe invece consistere nell'approfondimento della mania omicida dell'assassino seriale con un parallelo approfondimento della personalità dell'ex poliziotto reinventatosi protettore.


Effettivamente è più probabile, anche perchè Jung-ho non ha nel serial killer un contrappeso così forte sotto il profilo della personalità.  Un'altra cosa che mi perplime è  che parliamo di un remake di un film "nuovo": americanizzarlo significa renderlo più godibile, non basta un dvd? ??? 

Riguardo all'aspetto politico, l'ho visto alla lunga come un difetto soprattutto per la sua gestione: spezzava il ritmo e allungava i tempi, portando avanti un discorso che m'è parso grezzo. Non so se possa dipendere dal fatto che non conosco bene la situazione politica coreana e della citta di Seoul ::)

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#129 corey

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Inviato 01 aprile 2009 - 22:24

L'importante sarebbe che l'approfondimento della psicologia omicida non passasse attraverso un'apertura verso il suo passato con tanto di flashback su traumi infantili, vicende di maltrattamento o brutture equipollenti. Ma temo che l'argomento "descrizione di personalità deviata" nei manuali di sceneggiatura hollywoodiana sia trattato proprio in questo modo ("Red Dragon" docet).

Avevo capito che consideravi la componente politica un limite (preferisco questo termine all'abusato "difetto") del film. Non la pensiamo allo stesso modo: per me imprime alla vicenda una torsione grottesca (e non grezza) che, anziché intralciare il ritmo e dilatare i tempi, fa dell'intera metropoli la fisionomia mentale dell'assassino. Detto altrimenti, la sua follia omicida altro non è che il luogo in cui si concentrano la violenza e il sessismo che impregnano Seul. Ecco perché il film non sagoma la psicologia di Yeong-min: le ragioni della sua ferocia sono sparpagliate nella città. Tieni inoltre conto che moltissimi film coreani di genere sono intrisi di critica sociale, spesso in modo smaccato (basti pensare a "The Foul King" di Kim Jee-woon o a "Crying Fist" di Ryoo Seung-wan, senza menzionare "Whispering Corridors" di Park Ki-hyung o il magnifico "The President's Last Bang" di Im Sang-soo).
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#130 thistimetomorrow

    pivello

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Inviato 11 aprile 2009 - 18:12

il film coreano che più di tutti mi ha lasciato senza fiato è stato Turning Gate. Mi è capitato di vederlo al cinema ad una rassegna a Roma. Prima di questo, nello stesso giorno mi ero visto Memories of murder e Peppermint Candy, che ho trovato entrambi splendidi.
Di Hong Sang-soo ho visto poi solamente "Woman Is the Future of Man" che però, complice il sonno, non sono riuscito a seguire bene.

Avete visto qualche altro suo film?


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#131 corey

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Inviato 12 aprile 2009 - 09:29

Il patito di Hong del forum è eustache, isso ti darà senz'altro indicazioni più circostanziate. Io, per me, mi limito a esprimere tutta la mia ammirazione per Virgin Stripped Bare by Her Bachelors (2000), un film in bilico tra commedia e analisi sentimentale con una struttura basata sulla ripetizione con variazioni. Bianco e nero tintinnante e scrittura rigorosissima come al solito giocata sui piccoli scarti e sui lievi ma dislocanti slittamenti semantici.
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#132 corey

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Inviato 09 giugno 2009 - 17:59

Segnalo l'uscita della mia entusiastica recensione del Kimchi Western di Kim Jee-woon sul nostro sito:

http://www.spietati....d_bad_weird.htm

Buona lettura
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#133 Guest_eustache_*

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Inviato 10 giugno 2009 - 08:28

il film coreano che più di tutti mi ha lasciato senza fiato è stato Turning Gate. Mi è capitato di vederlo al cinema ad una rassegna a Roma. Prima di questo, nello stesso giorno mi ero visto Memories of murder e Peppermint Candy, che ho trovato entrambi splendidi.
Di Hong Sang-soo ho visto poi solamente "Woman Is the Future of Man" che però, complice il sonno, non sono riuscito a seguire bene.

Avete visto qualche altro suo film?



grandissimi titoli di grandissimi autori: Bong Joon-Ho, Lee Chang-do, e soprattutto Hong Sang-soo... quest'ultimo è l'anti Kim Ki-duck (confronto emerso nella critica francese tra Positif e i Cahiers). Ogni sua opera ripropone una struttura binaria che riflette la dialettica uomo-donna, dialettica nichilista perchè entrambe le figure, contestualizzate nella cultura coreana, ne escono distrutte. l'uomo si umilia rivelandosi meschino, bugiardo, imbarazzante, a causa della donna, il sesso forte,  ormai un mondo a lui incomprensibile (solo La maman et la Putain è stato altrettanto pessimista)
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#134 William Blake

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Inviato 23 agosto 2009 - 16:40

Bittersweet Life
(Di Kim Jee-woon. Corea del Sud, 2005)

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Mescolando noir crepuscolare (Melville), pulp (fiction) e l'estetica della violenza coreana (alcune sequenze gridano il nome di Park Chan-wook), Kim Jee-woon imbastisce un film dalla trama arcinota che non ha assolutamente intenzione di inventare alcunchè (lo stesso protagonista, elegante, freddo, inespressivo, un po' arrogante, sembra il figlio coreano del samourai Jef Costello) ma che si concentra in maniera visivamente sontuosa nella messa in scena e nella disposizione perfettamente calibrata (o quasi, certe parentesi ridanciane potevano essere evitate) della materia narrativa.
La trama è presto detta: Sunwoo, un manager di un albergo, in realtà uomo di fiducia del gangster Kang, deve pedinare la giovane ragazza di questi e "liquidare la questione" in caso di tradimento. L'elegante, freddo, inspressivo, un po' arrogante "direttore" però se ne infatua e la salva, facendo finta che niente sia successo. Il capo lo scopre e decide di vendicarsi, se non che Sunwoo sfugge ai suoi aguzzini e medita di distruggere il suo ex-mentore.
Film elegante, con una fotografia magica e patinata che immortala i luoghi della città come potrebbe fare solo il grande Mann con la sua Los Angeles, "Bittersweet life" è dotato di un comparto registico studiato che raggiunge alti picchi di virtuosismo. Kim si disinteressa a scendere al di sotto della superficie (ma al contrario di come la pensano in molti, ciò non è necessariamente un limite), e di questa superficie luccicante (la carozzeria dell'auto, il tergicristallo, la vetrata della finestra) ne esalta i riflessi e le dicotomie percettive, chiudendo il film in un loop riflettente senza soluzione. Nel film tutti i luoghi, fisici o mentali che siano, rappresentano lo spazio adeguato dove Sunwoo porta avanti la sua malinconica lotta contro se stesso e i suoi sentimenti.

In soldoni: imperfetto, derivativo, a tratti anche esagerato quanto si vuole, ma una piccola grande lezione di come dalla pura estetica si possa giungere al puro sentimento.
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#135 Dudley

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Inviato 07 ottobre 2012 - 09:29

Visto ieri sera "THE YELLOW SEA" di Na Hong-jin (il regista dell'apprezzato "The chaser"). Terrificante. Un action-thriller devastante, complesso, a tratti violentissimo. Io l'ho quasi preferito a "The chaser", dove l'idiozia dei poliziotti mi aveva rovinato un po' la visione. Qui di polizia ce n'é poca, la scena é dominata da un tassista indebitato cui viene proposto di uccidere qualcuno, e da tutta una serie di loschi figuri che cercheranno di fargli la pelle. Ma nulla é come sembra, il film é zeppo di colpi di scena che lo rivoltano come un calzino, ma in maniera convincente e non gratuita. Ci sono scene d'azione fenomenali, grandi inseguimenti, la distruzione di decine di vetture, ma soprattutto ...le accette. Gente, qui i conti si regolano a colpi di accetta o, in alternativa, a coltellate. Dimenticate Hollywood, il realismo é brutale, vere e proprie carneficine, ti viene da girare la testa dall'altra parte. Non mi dilungo oltre ... grandi attori, grandi locations (bellissime le scene ambientate al porto, in mezzo a navi cargo, containers, gru ...), tanti soldi a disposizione. Una grande produzione, in tutti i sensi, un film che tiene incollati alla sedia nonostante la sua durata (140 min.). Imperdibile.
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#136 gigirictus

    ï͂͑̉͆ͧͮͩ̓ͧ̒͒̉̎̂̊͆͑͐̊̓̊̅ͭ͗̐̄̏̾̄͊

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Inviato 14 ottobre 2012 - 17:56

"THE YELLOW SEA" di Na Hong-jin


visto oggi, gran film

le accette sono il colpo di genio

ma anche le ossa

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rym |


#137 Kerzhakov91

    Born too late

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Inviato 17 marzo 2022 - 11:14

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La Corea del Sud è un paese che, così a pelle e senza un apparente motivo (forse tutto è partito dalla peculiare bandiera, ancora oggi la mia preferita), mi è sempre stato tremendamente simpatico, quindi da ben prima che mi approcciassi al cinema coreano degli ultimi 20 anni. Pensate che la portai persino come argomento della mia tesina di terza media  ashd  Benché consapevole del fatto che, anche prima dell'affermazione internazionale dei vari Park Chan-wook, Bong Joon-ho, Kim Ki-duk & C., fossero già esistite delle presunte età dell'oro del cinema coreano (soprattutto negli anni 60), era un mondo che sostanzialmente ignoravo, a parte pochissime eccezioni - ovvero essenzialmente "Hanyeo - The Housemaid" e "Mandala". 
 
Quando Gozer mi ha fatto scoprire questo canale su YouTube, totalmente gratuito, che ha caricato una valanga di film classici coreani, molti dei quali in HD e addirittura coi sottotitoli in italiano (!!!), non mi sembrava vero. Mi si è aperto un mondo, letteralmente.
 
Genealogy-The-Family-Pedigree-1979.jpg
 
Per il momento ho visto solo il notevole "Genealogy" (noto in Occidente anche con il titolo di "The Family Pedigree") di Im Kwon-taek, che mi ha permesso di approfondire una straziante vicenda storica legata all'occupazione giapponese, ma mi sono già segnato diverse altre interessanti pellicole da recuperare prossimamente.
 
Spoiler
 
Avete altri titoli da aggiungere? Ogni consiglio è ben accetto.  :nod:

  • 3
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