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Dengue Fever - Venus On Heart (M80, 2008)


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3 replies to this topic

#1 music won't save you

    reprobo

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Inviato 16 febbraio 2008 - 09:34

Tra Vampire Weekend e Mahjongg pare sia proprio il momento propizio per contaminazioni etniche quasi impensabili. A questi nomi possono ben aggiungersi questi Dengue Fever, band a cavallo tra Stati Uniti e Cambogia (!), che dalla cultura e dalla lingua di quel Paese traggono ispirazione dando luogo a un album all'inizio piuttosto spiazzante ma che cattura facilmente.
Il loro è un indie-rock al sapore di zenzero, nel quale convivono senza pretese riferimenti etnici che a dispetto delle premesse non risultano per nulla "pesanti" né ridondanti. Buone canzoni e melodie accattivanti, tra etno-indie, tocchi psichedelici e qualche pennellata più delicata, come quelle dell'ottima "Monsoon Of Perfume" (che riecheggia quasi i Belle & Sebastian); molto ben riuscite anche la trascinante "Sober Driver" e la divertentissima love-story tra New York e Phnom Penh di "Tiger Phone Card".
Non un album da far strappare i capelli, ma certo un ascolto gradevole e per me del tutto inaspettato.
Qui la recensione.
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#2 hengie

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Inviato 17 febbraio 2008 - 10:19

Facendo caso a due dei brani che hai citato, non posso fare a meno di soffermarmi a fare una constatazione che mi era venuta in mente già al momento dei primissimi ascolti di "Venus On Earth".

"Sober Driver" e "Tiger Phone Card" sono i due soli brani dell'album cantati in inglese, e ad un primo approccio risultano senz'altro talmente accattivanti da catturare subito l'attenzione, restando anche facilmente impressi (mi è capitato di "cercarli mentalmente" quando mi apprestavo ad ascoltare l'album per la seconda o terza volta....).
Questo è sicuramente legato al fatto che i due brani sono "più occidentali" dei restanti, e non solo per una questione linguistica, ma anche (e forse soprattutto) perché sono più spostati verso sonorità familiari ad un pubblico come quello statunitense (o anche europeo), non certo abituato a masticare la musica proveniente da quella parte del globo.

Mi sono chiesta se la scelta linguistica sia stata in qualche modo "studiata a tavolino", per rendere appunto i due brani ancora più vicini a un certo tipo di gusti, o se invece la più forte sensazione di "occidentalità" che vi si respira sia piuttosto una conseguenza del fatto che la lingua ha accorciato maggiormente le distanze in questi due brani, proprio grazie alla minor "osticità" dell'inglese rispetto allo khmer.

Questione di lana caprina, me ne rendo conto.... asd
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#3 Notker

    Scaruffiano

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Inviato 18 febbraio 2008 - 18:36

a me questo disco provoca un certo fastidio...
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« La schiena si piega solo quando l'anima è già piegata »
(Arturo Toscanini)

molti si chiedono se il pop/rock possa essere una forma d'arte musicale o meno; ebbene, lo è sicuramente... ma solo quando risponde al requisito esposto da Don Van Vliet:
« Non voglio vendere la mia musica. Vorrei regalarla, perché da dove l'ho presa non bisogna pagare per averla »

#4 music won't save you

    reprobo

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Inviato 18 febbraio 2008 - 23:54

"Sober Driver" e "Tiger Phone Card" sono i due soli brani dell'album cantati in inglese, e ad un primo approccio risultano senz'altro talmente accattivanti da catturare subito l'attenzione, restando anche facilmente impressi (mi è capitato di "cercarli mentalmente" quando mi apprestavo ad ascoltare l'album per la seconda o terza volta....).
Questo è sicuramente legato al fatto che i due brani sono "più occidentali" dei restanti, e non solo per una questione linguistica, ma anche (e forse soprattutto) perché sono più spostati verso sonorità familiari ad un pubblico come quello statunitense (o anche europeo), non certo abituato a masticare la musica proveniente da quella parte del globo.

Mi sono chiesta se la scelta linguistica sia stata in qualche modo "studiata a tavolino", per rendere appunto i due brani ancora più vicini a un certo tipo di gusti, o se invece la più forte sensazione di "occidentalità" che vi si respira sia piuttosto una conseguenza del fatto che la lingua ha accorciato maggiormente le distanze in questi due brani, proprio grazie alla minor "osticità" dell'inglese rispetto allo khmer.


Lì per lì non ci avevo fatto caso e la mia constatazione era più che altro suggerita dall'istinto. Però non credo che sia il solo elemento linguistico a rendere quei brani più diretti: forse li rende in un certo senso più 'convenzionali', ma probabilmente il discreto risultato finale dell'album è originato proprio dalla capacità - invero piuttosto rara quando ci si cimenta con universi culturali così diversi - di non risultare forzato né nelle sue parti dichiaratamente etniche, né quando le stesse vengono tradotte secondo un registro più 'occidentale', a prescindere dalla lingua utilizzata.
Poi, insomma, è ovvio che la lingua può essere una barriera e che l'inglese per noi è senz'altro meno ostico dello khmer (!), però dai Sigur Rós in giù si potrebbero fare tanti esempi di casi in cui la lingua conta fino a un certo punto. Mentre almeno qui le due sensibilità si fondono senza iati e senza dar luogo a risultati grossolani o palesemente fuori contesto.
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