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Che cos è la destra, cos è la sinistra? E' finito il tempo dei manifesti.


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17 replies to this topic

#1 iancurtis80

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Inviato 10 settembre 2007 - 10:30

La mia "formazione" politica è iniziata molto presto, quando, messi da parte i miei moti interni adolescenziali che mi portavano ad essere contro tutto e tutti, ho preso ad interessarmi di questioni più socialmente importanti rispetto alle stronzate anarchiche dovute all'ascolto di musica punk. Ho iniziato allora a chiedermi tante cose, per capire la mia opinione riguardo a questioni come la prima guerra in Iraq (quella che ho vissuto in quel periodo), il razzismo, la povertà, la disuguaglianza sociale, e tanti altri temi. Ho iniziato a leggere tanto, e ad informarmi sia sugli aspetti storico politici, sia su quelli emotivi riguardanti l'essere di destra o di sinistra.
Quando mi sono reso conto di avere delle opinioni abbastanza forti, sulle questioni rilevanti, mi sono detto: "se è cosi, sono di sinistra". Arrivato il giorno del mio primo voto, feci la mia scelta di conseguenza.
Oggi però, nonostante la maggiore maturità e la teorica certezza delle mie opinioni, mi trovo sempre più in difficoltà.
Non riesco più a comprendere, quelle che sono le posizioni precise dei vari schieramenti. Non vedo più la netta divisione di un tempo, ad esempio sull'interventismo, ma non solo. Non riesco a capire se chi ci governa, la pensa come me, o no. Tutto sembra confuso, e le idee sembrano mescolarsi e straripare da un lato all'altro. Berlusconi è di destra, come Fini e Bossi? e Prodi, Bertinotti e Luxuria, sono di sinistra? e i radicali?
Il problema mio personale, l'ho risolto dicendo semplicemente che  non sono nè di destra nè di sinistra, ma esprimo le mie opinioni in virtù delle mie conoscenze e la mia personalità, di volta in volta. Problema risolto? mica tanto. Posso spiegare ogni volta, il mio pensiero, che ho espresso sopra, per ogni discussione in cui vengo tacciato, alternativamente di essere un estremista di destra o di sinistra? e quando devo votare? una volta falce e martello, cosi come la fiamma tricolore, avevano un senso. Votare l'uno e l'altra era votare un sistema di valori stabile nel tempo. Non si leggevano o ascoltavano i programmi dei due schieramenti per poi scegliere. Chi aveva quel simbolo, la pensava come te. Oggi i simboli e le parole non hanno più alcun significato. Come faccio a votare, in base a cosa dovrei farlo? Ma poi io mi chiedo, oggi esiste ancora una destra ed una sinistra? ha ancora senso fare questo dualismo? e quali sono i valori di base di queste ideologie, se ci sono? e, infine, quanto tali valori hanno a che fare coi valori di sinistra e destra, di qualche decennio fà?

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#2 Guest_Julian_*

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Inviato 10 settembre 2007 - 11:41

Il discorso che fai è abbastanza interessante. E rivela, anche se in modo indiretto ed inconsapevole, la reale natura delle nostre forze di partito e di governo.
Tu dici che non esiste grande differenza fra destra e sinistra, ed io sono perfettamente d'accordo con te. Ma non certo per qualunquismo, bensì perchè ho studiato ed approfondito la realtà, ho cercato di verificare se le cose che mi venivano dette da chi ne capisce di più erano attendibili...e tutto questo processo ha svelato (non certo a me, io sono uno dei tanti che accoglie l'opinione) che le nostre forze di partito, al di là dei proclami, dei nomignoli e nomuncoli, sono tutte schierate dalla stessa parte sociale: sono rappresentanti del potere economico e finanziario dell'Italia ed oggi anche dell'Europa.
Cioè, ogni qualvolta esprimono un'opinione o una considerazione, non lo fanno perchè "convinte", per motivazioni di carattere ideologico (il che non trasformerebbe ciò che dicono nella verità, ma semplicemente li renderebbe più credibili ed affidabili e sinceri), ma perchè tengono conto di due fattori fondamentali: in primis, ciò che dicono che assicuragli un certo seguito nell'ambito dell'elettorato che hanno scelto. Perciò Fini deve dire certe cose, Bertinotti altre, Bossi altre ancora. Ogni volta che esprimono un'opinione, anche su fatti importanti, non devono mai perdere di vista l'interesse elettorale e quindi economico del proprio partito. Devono sempre chiedersi "se dico questa cosa sulle tasse, sugli immigrati, sul lavoro, sulla guerra etc... quanti voti guadagno e quanti ne perdo?".
Secondo: ogni loro azione, manovra, legge o leggina deve tener conto non tanto degli interessi degli "italiani", ma degli interessi economici e di classe di chi li appoggia. Il meccanismo del finanziamento dei partiti è stato occultato per decenni ed ancora oggi è poco chiaro come le forze economiche si distribuiscono: quel che è certo, ad esempio, è che il gruppo Mediaset o quello Pirelli appoggiano il centrodestra, mentre il gruppo RCS appoggia il centro-sinistra. Io e te non possiamo appoggiare nessuno, non possiamo finanziare in modo massiccio nessuno, e quindi nella politica non incidiamo.
Il voto teoricamente è uno strumento validissimo, ma in realtà non incide nella politica perchè non può eliminare le differenze sociali ed economiche della società. Quelle per cui i grandi gruppi economico finanziari, per loro stessa ammissione, indirizzano gli orientamenti della politica e le decisioni fondamentali. Non perchè siano cattivi, ma perchè i rapporti di fatto prevalgono sulle idee: si tratta di essere molto concreti e di osservare la realtà senza paraocchi.
La tanto contestata liberalizzazione del lavoro è stata iniziata dal centro-sinistra perchè rappresenta un'esigenza del capitale italiano. Non conta un cazzo il colore di chi sta al governo: o meglio, conta nel momento in cui devi raccogliere certi consensi, ma nei fatti non incide.
La Lega le spara grosse sugli immigrati: però l'industria italiana, di cui la Lega è una rappresentante, senza immigrati non può sopravvivere. Perciò loro hanno assoluto bisogno dell'immigrazione. Ma sfruttano i problemi che indubbiamente crea per ottenere maggiori consensi elettorali.
In guerra c'è andato il governo di centro-destra. La sinistra ha impostato la campagna elettorale sul no alla guerra. Però una volta al potere non ha cambiato nulla: perchè semplicemente si tratta di esigenze concrete del mercato e del capitale italiano che anche la sinistra deve tutelare.

In tutto, questo, chi non conta, non ha voce, non incide, rappresenta una fetta di mercato e non troppo raramente carne da macello? Noi, le persone comuni. L'impiegato, l'ingengnere (che poi abbia i soldi e la pensi nello stesso modo di chi lo comanda non cambia la situazione di fatto), l'avvocato (idem), l'operaio, il contadino. Chi non è proprietario di mezzi tali da incidere sulla vita degli altri e sulla politica del paese è solo vittima e spettatore.
Chi detiene forze importanti comanda. Poi certo, ti consente di sceglierti il gruppetto parlamentare di riferimento, però ti esclude sempre dalle decisioni importanti della politica.

Ecco perchè sono tutti uguali. Questo, ovviamente, lasciando perdere i mille problemi che riguardano la politica in sè ed il suo parassitarismo.
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#3 iancurtis80

    mainstream Star

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Inviato 10 settembre 2007 - 12:15

Le tue parole sono un perfetto completamento del mio discorso iniziale, ma si limitano ad affrontare il problema confusione destra-sinistra, solo sotto l'aspetto politico-economico. Da un punto di vista personale, il problema lo vedo anche da un lato ideologico. Riscontro una difficoltà nell'adesione ad un'ideologia politica, che prima non esisteva. Oggi, una persona che usi il cervello, in base a cosa riesce a dirsi di destra o di sinistra? Essere favorevoli ad una guerra, significa essere necessariamente di destra? o fare "guerra" agli ambulanti? ed essere "no-global" è di sinistra?
Io credo che una precisa ideologia che distingua destra e sinistra non abbia più senso, per cui l'utilizzo di tali termini deve essere ripulito da quelli che sono i valori positivi o meno che tali parole hanno rappresentato nel corso degli anni.
La creazione del PD, credo sia il primo passo dei politici, per staccarsi dalla politica di una volta, che io chiamo "dei manifesti", quella fatta col cuore, per entrare nella politica del cervello, degli interessi, stile Usa, dove, infatti i termini destra e sinistra non hanno mai messo radici, e mai avrebbero potuto farlo.
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#4 Guest_Julian_*

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Inviato 10 settembre 2007 - 12:39

I due problemi sono strettamente connessi: il venir meno dei riferimenti ideologici è frutto del crollo dell'URSS e di ideologie forti del passato.
Evito ora di dilungarmi sull'URSS e sulla sua natura, discorso affrontato in maniera ultra-approfondita e rivelatasi fondata da tantissimi gruppi ed intellettuali già nel primo dopo guerra, che provocherà le ire del PCI e degli stalinisti. Sino al momento in cui questi non si rimangeranno tutto accorgendosi che l'URSS non era il paradiso degli operai, ma ripeto che questo è un altro discorso.

Con il venir meno del grande avversario è scomparsa anche la nitida separazione fra fascisti (veri o presunti) e "comunisti". Fra DC e PCI.
Oggi mancano a livello laico ideologie forti di massa (solo la Chiesa, cattolica o islamica, manda messaggi forti). La cultura della sinistra è purtroppo (lo dico, lo si sarà capito credo, da uomo di sinistra) in alcune battaglie di poco costutto (droghe leggere in primis), ed ha abbandonato quasi in toto il campo ove dovrebbe svolgersi (quello dei rapporti sociali).
La cultura della destra, se da un lato ha proseguito in certo settarismo della destra sociale (che da molti punti di vista è vicina alla sinistra extra-parlamentare: spesso le due analisi sono simili, divergono ovviamente le conclusioni sul che fare), dall'altro è degenerata nel berlusconismo (che fa rimpiangare la vecchia DC di cui ha preso il posto) ed in un leghismo (qui al nord) che ideologicamente, che lo voglia o meno, è sempre molto vicino al nazismo. E che sfrutta in modo becero determinate problematiche che sono reali, illudendo le persone comuni con facili proclami e sparate grosse.

Piccolo OT: io lavoro con un militante leghista che ha un ruolo anche piuttosto importante nel partito, e che rappresenta una corrente di pensiero fortissima qui al nord. Si passa dalla necessità di tutelare la "razza padana" (è vero, dicono così), alla guerra per la legalità ma non sulle tasse perchè i terroni rubano e non lavorano, a deliranti proposte di apertheid, a malcelati sentimenti di superiorità (tipo noi siamo superiori perchè siamo ricchi; i negri sono poveri perchè non si sono evoluti; non sto scherzando eh) alla criminalizzazione di qualunque cosa sia diverso. A me certe affermazioni, proveniente per di più da laureati e benestati, fanno veramente ribrezzo.

Al di là di quello che ho scritto sopra e che secondo me va sempre tenuto presente anche quando si studia le ideologie che si impongono come maggioritarie, volendoci concentrare sugli aspetti culturali (non disgiunti da quelli sociali ed economici), io non posso che esprimere la mia paura ed il mio disprezzo per determinate correnti di pensiero sempre più in voga dalle mie parti. Dove, per inciso, Rutelli è un pericoloso comunista.
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#5 Guest_Julian_*

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Inviato 10 settembre 2007 - 12:49

Ah, secondo me la grande confusione a livello ideologico dipende anche dal fatto che i proclami elettorali rimangono tali. E questo vale soprattutto per questa ridicolissima sinistra.

Ovvero: per i motivi di cui sopra le politiche dei due schieramenti sono sostanzialmente identiche, salvo che in determinati aspetti culturali non secondari ma che per l'appunto non riguardano i rapporti di fatto fondamentali, e quindi scegliere sembra inutile. Aggiugiamoci la sfiducia giustificatissima per i politici che rubano, per i condannati ancora in carica, per i costi enormi di PA e politica in genere: ecco che la frittata è fatta...
Come faccio a votare un "comunista" che avalla la liberalizzazione del mercato del lavoro, che si preoccupa più che altro della sua poltrona, che è appoggiata da una parte importante di confindustria (il blocco Della Valle, RCS), che le spara sulla guerra ma non cambia nulla etc...?
Dov'è la differenza reale fra i due schieramenti??
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#6 astrodomini

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Inviato 10 settembre 2007 - 13:04

Piuttosto bisognerebbe chiedersi se in Italia nel dopoguerra è mai esistita una vera destra e una vera sinistra. Nel nostro paese questa dualità è sempre stata interpretata dalle visioni più inconcludenti ed estremiste. Di base abbiamo vissuto (e per molti aspetti continuiamo a vivere) nel clima ideologico della guerra civile 1943-1945, che tristezza.
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#7 DONBRIZIO

    Roadie

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Inviato 10 settembre 2007 - 13:16

Sono la stessa cosa, due facce della stessa medaglia. Se ancora qualche mese fa Piero Fassino poteva definire Giuliano Ferrara "un uomo profondamente di sinistra" e questi rispondergli definendolo "un uomo profondamente di destra", vuol dire che la misura è satura, che qualcosa non funziona più...
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#8 Guest_Julian_*

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Inviato 10 settembre 2007 - 18:32

Piuttosto bisognerebbe chiedersi se in Italia nel dopoguerra è mai esistita una vera destra e una vera sinistra. Nel nostro paese questa dualità è sempre stata interpretata dalle visioni più inconcludenti ed estremiste. Di base abbiamo vissuto (e per molti aspetti continuiamo a vivere) nel clima ideologico della guerra civile 1943-1945, che tristezza.


Ma no guarda, la tristezza sta nel fatto che ancora si auspichi di vedere una vera destra ed una vera sinistra, senza comprendere minimamente il fatto che si tratta semplicemente di differenti settori dell'industria italiana che si contendono un maggior potere.

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#9 DONBRIZIO

    Roadie

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Inviato 10 settembre 2007 - 19:05


Piuttosto bisognerebbe chiedersi se in Italia nel dopoguerra è mai esistita una vera destra e una vera sinistra. Nel nostro paese questa dualità è sempre stata interpretata dalle visioni più inconcludenti ed estremiste. Di base abbiamo vissuto (e per molti aspetti continuiamo a vivere) nel clima ideologico della guerra civile 1943-1945, che tristezza.


Ma no guarda, la tristezza sta nel fatto che ancora si auspichi di vedere una vera destra ed una vera sinistra, senza comprendere minimamente il fatto che si tratta semplicemente di differenti settori dell'industria italiana che si contendono un maggior potere.


Oh, Julian, finalmente, così mi piaci... Questo post lo quoto in pieno... E volete scommettere che al massimo tra 50 anni, se si continuerà a seguire l'attuale modello di sviluppo, l'appiattimento sarà ancora più pauroso e si arriverà ad assomigliare in tutto e per tutto agli Stati Uniti, che sono il caposaldo del modello capitalistico democratico-perfetto occidentale? Come negli USA, ci saranno 2 soli partiti, formali, inutili, che si alternano al potere e che si scambiano vicendevolmente i favori, politici ed economici...
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#10 astrodomini

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Inviato 10 settembre 2007 - 19:18


Piuttosto bisognerebbe chiedersi se in Italia nel dopoguerra è mai esistita una vera destra e una vera sinistra. Nel nostro paese questa dualità è sempre stata interpretata dalle visioni più inconcludenti ed estremiste. Di base abbiamo vissuto (e per molti aspetti continuiamo a vivere) nel clima ideologico della guerra civile 1943-1945, che tristezza.


Ma no guarda, la tristezza sta nel fatto che ancora si auspichi di vedere una vera destra ed una vera sinistra, senza comprendere minimamente il fatto che si tratta semplicemente di differenti settori dell'industria italiana che si contendono un maggior potere.


Qualsiasi entità politica di un certo spessore è a mio parere punto di riferimento di una certa area economica, abbiamo parlato di ciò un sacco di volte e ho più volte espresso questo concetto.
Però ciò non cancella lo sviluppo ideologico della nostra politica perennemente divisa fra gli estremismi.
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#11 Guest_soul crew_*

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Inviato 11 settembre 2007 - 09:00

La mia "formazione" politica è iniziata molto presto, quando, messi da parte i miei moti interni adolescenziali che mi portavano ad essere contro tutto e tutti, ho preso ad interessarmi di questioni più socialmente importanti rispetto alle stronzate anarchiche dovute all'ascolto di musica punk.

l' anarchismo è una cosa seria, è ovvio che non lo si può ridurre solo alle magliette con la a cerchiata.
leggiti malatesta, magari ti ci ritrovi asd


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#12 Joey

    Classic Rocker

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Inviato 11 settembre 2007 - 09:27

A livello filosofico, credo che la differenza di fondo tra destra e sinistra si possa riassumere in questo: la sinistra crede più nel valore dell'uguaglianza e tende a preservarla, mentre la destra crede più nel valore della diversità e tende a preservarla (entrambe le cose, se portate a livelli estremi, finiscono per identificarsi, generando i mostri del Novecento). Io, credendo più nel valore della seconda che della prima, mi definisco di destra.

Di fatto, però, tutto ciò ha pochissimi collegamenti con la politica attuale. Mi capita ogni tanto di sentire Fini o Bertinotti appellarsi a questi valori ideali, per esempio parlando di scuola o di università, ma mi sembrano discorsi propagandistici su valori ormai perduti, e quindi quasi completamente scollegati dalla realtà. La realtà è che ormai c'è un livellamento e un appiattimento determinato da una condivisione di valori: oggi, tutti concordano sul fatto che il valore del benessere venga prima di ogni altro (mentre fino a cinquant'anni fa non era così). Non so se questo sia un bene o un male... personalmente, credo più la seconda.
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#13 iancurtis80

    mainstream Star

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Inviato 11 settembre 2007 - 09:50


La mia "formazione" politica è iniziata molto presto, quando, messi da parte i miei moti interni adolescenziali che mi portavano ad essere contro tutto e tutti, ho preso ad interessarmi di questioni più socialmente importanti rispetto alle stronzate anarchiche dovute all'ascolto di musica punk.

l' anarchismo è una cosa seria, è ovvio che non lo si può ridurre solo alle magliette con la a cerchiata.
leggiti malatesta, magari ti ci ritrovi asd



Lo sò che è una cosa seria. Tempo fà lessi Stato  e Anarchia di Bakunin al riguardo, ma quando hai 12 anni e degli amici più grandi che fanno punk old school nei pub, fidati che l'anarchia che ti mettono in testa è un'altra. Solo con l'acquisizione di una maggiore maturità ho potuto fare determinati ragionamenti e determinate letture.

A livello filosofico, credo che la differenza di fondo tra destra e sinistra si possa riassumere in questo: la sinistra crede più nel valore dell'uguaglianza e tende a preservarla, mentre la destra crede più nel valore della diversità e tende a preservarla (entrambe le cose, se portate a livelli estremi, finiscono per identificarsi, generando i mostri del Novecento).


Questo è vero, ma oggi è un problema. Perchè tale definizione non è più applicabile alla politica, ma le persone non lo capiscono. E dunque, se affermi di essere di sinistra, credono subito che tu difenda o abbia votato Prodi, e viceversa per Berlusconi. Per questo credo sia ormai inutile parlare di destra e sinistra, fino a quando tali termini saranno associati dalla massa ai due poli attualmente in lotta per il potere.
C'è difficoltà a scindere il discorso dell'ideologia, da quello del voto.

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#14 Lois

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Inviato 11 settembre 2007 - 09:54

Che cos è la destra, cos è la sinistra? E' finito il tempo dei manifesti.

Si, è finito da tempo, ma se ne sono accorti solo i pochi che sanno pensare.
Ciao Ian, ciao tutti.
Io mi son ritrovata molto nel pensiero di Ian, perchè seppure in maniera più soft era un po' il mio percorso adolescenziale.

... messi da parte i miei moti interni adolescenziali che mi portavano ad essere contro tutto e tutti, ho preso ad interessarmi di questioni più socialmente importanti rispetto alle stronzate anarchiche dovute all'ascolto di musica punk. Ho iniziato allora a chiedermi tante cose...



La differenza è che io credevo di non avere una coscienza politica, fino a quando nn ho compreso che i miei ideali erano la mia coscienza politica.

Poi il caso ha voluto che mi ritrovassi, per lavoro, ad osservare da vicino i politici, e ora con sommo disgusto posso affermare che tutto ciò che dite risponde al vero: non ci sono fazioni, non ci sono valori, nè bandiere rosse o nere, ci sono solo stupidi ignoranti, arroganti parvenue che fanno i conti solo con il potere. La conquista del potere.

Ogni tanto sento che qualcuno si accorge che le "promesse" pre elettorali sono state disattese, in primis quella del ritiro delle truppe. "vabbè ma che c'entra, è diverso". Diverso da che? Diverso perché?
E' triste ritrovarsi a dover contestare le "persone" il cui credevi di poter confidare.
A me questo fa maggiormente rabbia. Quanto maggiori sono le aspettative, tanto più forte sarà la delusione.

Anche io (da un bel po', a dire la verità), voto le persone e non i partiti, almeno a livello locale si può giocare la carta della fiducia personale (?). Non vi nascondo, invece, e non senza vergognarmene ma ditemi voi cosa dovevo fare, che alle ultime politiche non ho votato. 

Non ho buone speranze per il futuro. Il modello americano effettivamente si sta facendo strada. Berlusconi fu solo un apripista. Alla rovina, tanto, ci porta il Caronte di turno.

Scusatemi ma sono un po' di corsa, non posso approfondire.

CiaoCiao



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ॐ मणि पद्मे हूँ

... perchè il voler bene non si compra, non si vende, non si impone con il coltello alla gola, nè si può evitare: il voler bene succede
(J. Amado - "Teresa Batista stanca di guerra")


 

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#15 Haggard

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Inviato 11 settembre 2007 - 10:34

Piuttosto bisognerebbe chiedersi se in Italia nel dopoguerra è mai esistita una vera destra e una vera sinistra. Nel nostro paese questa dualità è sempre stata interpretata dalle visioni più inconcludenti ed estremiste. Di base abbiamo vissuto (e per molti aspetti continuiamo a vivere) nel clima ideologico della guerra civile 1943-1945, che tristezza.


Ma di cosa stai parlando? Cos'è una destra "vera" e una sinistra "vera"? Non esistono degli idealtipi: la destra e la sinistra in Italia sono esistite e continuano a esistere, e sono rappresentate dai partiti concretamente esistenti.    L'Italia dal dopoguerra in poi ha sempre avuto numerosi partiti di sinistra, socialisti e comunisti.
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#16 Ukrainian Roulette

    populista

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Inviato 11 settembre 2007 - 10:51

Io,ritengo fortunatamente,non ho mai votato in base ai miei ascolti musicali o alle mie visioni cinematografiche o alle mie frequentazioni .
Piuttosto l'ho fatto in base a esperienze sociali,lavorative e familiari ed'ho iniziato a farlo a 28 anni.Ma la questione voto-ideologia è già un punto di partenza sbagliato per poter portare a compimento la democrazia,così come pare che la maggior parte degli italiani la desiderino.
La rappresentazione ideologica espressa da joey è limitativa (credo volutamente) al ristretto ambito di quella che può essere la sinistra sociale e la destra sociale.E non prende in considerazione tutti gli altri aspetti che oggi (come ieri) la politica coinvolge.
E' conseguenza diretta che le cosiddette parti politiche,specie se raffigurate nel bipolarismo italiano,ma anche in ambito internazionale,non possono riscontrare le aspettative di chi è radicalizzato in questa o nell'altra ideologia politica.
Proprio perchè l'assetto politico delle suddette parti rende automaticamente inapplicabili le teorie che ne sorreggono il pensiero,sia della destra che della sinistra.Pensiero che ormai non riesce nemmeno a raggiungere il livello di demonitatore comune dei cosiddetti elettori,pur essendone l'unico patrimonio rimasto.
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<p> ANDREA COSTANTINO LIBERO, GRAZIE RADIO LIBERTÀ !

#17 astrodomini

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Inviato 11 settembre 2007 - 10:56

Diciamo che un sistema come quello Inglese è quello che meglio si addice a una democrazia (e che a sinistra, per inciso, è riuscito ad ottenere molto più di quealsiasi partito comunista europeo/democratico) e spero che un giorno ci arriveremo anche noi. Detto questo io ho semplicemente esposto la storia: nel dopoguerra la sinistra ha avuto come punto di riferimento il PCI (comunista e legato a doppio filo con il PCUS) mentre la destra l'MSI (partito neofascista) e tuttora i punti di riferimento sono i figli di queste due entità. Per non parlare di tutte le teste che ragionano ancora a fasci e comunisti.
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#18 Guest_Maori Tattoo_*

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Inviato 20 settembre 2007 - 04:03

La sinistra preserva l` universalismo utopico, la destra fa la stessa cosa con il nazionalismo isolazionista.
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