- Aggiornamenti e Informazioni -
* Le prime 5.000 copie, acquistate in pre-order (
Standard & Deluxe Campaign Collectors CD Edition),
sono già arrivate a casa o sono in via di evasione.
* Per chi, invece, è interessato a conoscere le date ufficiali di uscita del nuovo lavoro dei Marillion:
Sounds That Can't Be Made has a retail release date of
September 14th in the US and Canada and
September 17th everywhere else in the world.
* Per chi volesse vedere la veste grafica della Deluxe Edition, dia un'occhiata a questo video:
http://www.youtube.c...&v=QkcV0GMO4M0#!
* Chi volesse approfondire la storia trentennale della band di Aylesbury - e penso che per gli eventuali recensori
di OR il testo sia indispensabile - finalmente in Italia è stata pubblicata un'opera validissima
UNPROGGED ARCHIVES,
scritta a sei mani da Michele Bordi, Claudio Prandin e Marco Gregori.
- Biografia della band e dei suoi componenti
- Recensioni dell'era Fish con interpretazione dei testi
- Un'interessante analisi sulle copertine di Mark Wilkinson, nonché una intervista-fiume con Mark Kelly.
- Recensioni dell'era H, ovviamente con interpretazione dei testi
- Intervista a Carl Glover e Antonio Seijas, gli illustratori dell'era H
- Marillion Live
- Steve Hogarth: Recensioni Live + Interviste
- Fish: Recensione "13th Star" + Live + Interviste
Per ordinarlo, basta inviare una email a:
aedobooks@gmail.comIl sottoscritto, che pure ha ordinato la deluxe edition il 2 aprile, è ancora a mani vuote.
La Racket Record gli ha gentilmente inviato, nel frattempo, un file MP3 di STCBM, ma
chiaramente non lo aprirà mai.
Non scriverò, dunque, nulla su STCBM fin tanto che non abbia raggiunto almeno i dieci ascolti in
ambiente controllato, supporto originale pronto per essere infilato nel lettore e strumentazione
allo stato dell'arte. Per le cose preziose c'è bisogno di un ascolto prezioso.
Allego, infine, la prima recensione, tradotta, trovata su www.progarchives.com:
SOUNDS THAT CAN’T BE MADE
A cura di WARTHUR
Vivere nel Regno Unito non è privo di vantaggi. Significa, per esempio, che quando il pre-ordine di STCBM viene spedito, la tua copia arriva con grande velocità. Ho passato tutto il fine settimana dandogli un ascolto approfondito e posso tranquillamente affermare che questo è il meraviglioso successore di Marbles che Somewhere Else e HITR non sono stati (e, ad essere onesti, forse nemmeno volevano esserlo).
Ovviamente, si poteva intuire già da uno sguardo alla durata delle tracce che i Marillion stavolta erano tornati in uno dei loro stati d'animo più prog, con tre canzoni di più di 10 minuti (e con la prima canzone dell'album che è un mostro da 17 minuti!). Queste tre canzoni costituiscono effettivamente la struttura del tendone che sostiene l'album, essendo lunghi pezzi prog nella tradizione di
The Invisible Man o
Neverland. È ironico, in realtà, che i Marillion abbiano speso tanta energia cercando di prendere le distanze da brani come
Grendel quando in realtà con H hanno prodotto brani più lunghi di quanto abbiano mai fatto con Fish.
Il brano d’apertura dell’album,
Gaza, potrebbe rivelarsi uno dei brani più controversi della carriera dei Marillion - non per il suo contenuto musicale, ma per i suoi testi e i temi affrontati. Scrivere in maniera così diretta dei conflitti tra Israele e i palestinesi è una corda tesa profondamente difficile da percorrere, ma bisogna riconoscere a Steve Hogarth il merito di aver dato ai suoi testi una ricchezza incomparabile di sfumature quando si tratta di stare in equilibrio su temi come questi. Aiutato dall’aver passato molto tempo a parlare della situazione con palestinesi e israeliani (come lui stesso ha avuto cura di specificare nel libretto dell'album), e sebbene i testi mostrino come un individuo nato in un ambiente senza speranza tenda a radicalizzare le sue posizioni e a virare verso atteggiamenti violenti, allo stesso tempo, è abbastanza chiaro che H consideri l’azione violenta del tutto controproducente, e che questo tipo di gesti contribuisca direttamente alla prosecuzione e all'escalation aggressiva del ciclo, nel peggiore dei casi ("Per ogni pietra lanciata da una testa calda, dieci ne tornano.").
Come dice la canzone, la situazione documentata non ha risposte facili ("
niente è mai semplice"), e H è attento a notare che ci sono "
madri in lutto su entrambi i lati del filo", e la spinta principale della canzone sembra un lamento di tante generazioni di bambini nati e cresciuti dentro questo conflitto. Credo che nel complesso si tratti di sentimenti con i quali solo i partigiani più intransigenti del conflitto stesso potrebbero essere in disaccordo, ma sono sicuro che ci saranno un sacco di persone che troveranno la canzone sgradevole; alcuni diranno che è troppo comprensiva verso i palestinesi, altri che non condanna abbastanza gli israeliani, e così via. Allo stesso tempo, penso che i Marillion fossero proprio nel momento giusto per affrontare l'argomento, dal momento che per molti aspetti la canzone sembra avere una filiazione tematica da
Forgotten Sons – entrambe hanno l’approccio “
La pace in primo luogo, poi si fanno le domande” verso i conflitti di cui parlano.
Alcuni potranno mettere in discussione il riconoscimento dato all’interno del booklet alla Hoping Foundation, un'organizzazione il cui scopo dichiarato è quello di finanziare progetti che sostengono i bambini palestinesi, ma questa sembra essere una sorta di causa cara alle celebrità prog, visto che anche David Gilmour e Roger Waters l’avevano sostenuta insieme nel 2010. D'altra parte, ho riscontri molto contrastanti al riguardo quando ho tentato di capirne la posizione; suppongo che questo dimostri quanto sia difficile il soggetto.
Il resto dell'album è un po’ meno pesante. Il pilastro centrale del tendone,
Montreal, è un omaggio di 14 minuti alla città, scritto come un racconto ripreso dalle visite della band in quelle terre. Forse è un po’ auto-indulgente - un post da blog leggermente sdolcinato sotto forma di canzone - ma il tema generale di scoprire una città che è così accogliente e così di supporto verso di voi da sentirsi a casa, anche quando si è lontani, significa che perlomeno è tematicamente più profondo di un insulso “
…grazie Montreal, amiamo i nostri Marillion weekend canadesi”. Il brano di chiusura,
The Sky Above The Rain, è un’esplorazione delle difficoltà relazionali e della mancanza di comunicazione, in cui i due protagonisti sono una donna che ha smesso di amare il suo compagno, ma non vuole parlarne e l'uomo in questione, che è disperato per la voglia di parlarne e che disprezza vivere nella menzogna. Tutti e tre i brani che costituiscono la struttura portante del tendone sono un Tour de force, mentre la performance della band va avanti, con paesaggi sonori dalle tastiere di Mark Kelly e assoli di chitarra di Steve Rothery, che come al solito sono un piacere da ascoltare.
Per quanto riguarda le canzoni più brevi, la più importante è probabilmente
Pour My Love, che presenta testi di John Helmer, il quale ha collaborato con H per i testi da Seasons End a Marillion.com e fa un gradito ritorno qui, per fornire le parole di questa canzone un po’ soul. Io non credo che siano proprio “
i Marillion che incontrano Prince”, così è stata descritta la canzone, ma è certamente in quella direzione. La band non sembra essere stata tentata di includere canzoni che non supportano il tono generalmente piuttosto progressive del disco; anche con
Power, il singolo, c’è più profondità di quanto si possa pensare al primo ascolto e di tanto in tanto un po’ di chitarra alla Steve Hackett suonata da Steve Rothery, il quale in alcuni momenti ci regala la propria impronta sul caratteristico suono Hackettiano di weeping guitar. Per chi ha amato Marbles, un acquisto irrinunciabile.
E la recensione del concerto alla MANCHESTER ACADEMY del 10 settembre:
Marillion, Sounds That Can't Be Made, TOUR -Review- Manchester Academy
Yet another guest reviewer today, this time Hayley Green (AKA JaneB on the Marillion On Line Forum (MOLF) ).Hayley has been a friend of mine for a number of years now, we meet up when we can. Good music is and has always been the key to this.So good music has lead to this review, Hayley attended this gig and was raving about it earlier today to me, so I asked her to write about it, to get over to you my readers; what!, how!, when! and why! we do this crazy little thing called MARILLION!MarillionManchester Academy10th September 2012
Steve Hogarth has never been shy of wearing his heart on his sleeve, and he doesn't disappoint when he comes on stage, from the darkness, with searchlight like spotlight's ranging over the audience, to sing the opening song of their recent (10th September) gig in Manchester. With poundingly loud Arabic type rhythms playing, and wearing a very large CND symbol on his shirt, he launches into Gaza - a 17 minute long impassioned plea for justice and peace in the Middle East and also the opening track of Marillion's 17th studio album, released this month. If anyone was expecting Marillion to fade away and stop pushing the boundaries of music, then they would be disappointed both with this gig and the album.
On stage from just before 9pm until the curfew descended at 11pm, the band launched into a joyful celebration of 4 new tracks from the new album (Sounds That Can't be Made) along with some old favourites (Neverland, Fantastic Place, You're Gone, The Great Escape) and some tracks that haven't been played live often or for a while, including This Town trilogy, A Few Words for the Dead and Real Tears for Sale. The new tracks that were played were particularly good, with Power and The Sky Above the Rain stand out tracks for me. I've often thought that Marillion, and Steve H in particular, really connect with their fans on an emotional level, and seeing many of the men near me singing their hearts out to Neverland, and the final encore Sugar Mice, reminded me of this. I think TSATR will become a similar touchstone, especially for men of a certain age.
The gig did have some technical glitches. It is only the 2nd date of their current tour and I'd say the new material benefited for longer rehearsal time. But the new material in particular really highlights the individual talents in the band. Steve Rothery's sublime guitar playing was as good as I have ever heard it, and RTFS showed that Ian Mosley can thrash out a complex drum rhythm when needed. Was great to see Mark Kelly back on stage and running such complex keyboard given the concerns about his hearing earlier this year, and as always Pete Trewavas added endless energy and solid bass. Steve H, always the consummate front man, singing every song as if it were his last. Love him or hate him - and he does still polarise opinion between some fans - in my view the band would have disappeared years ago without him, and that would have been a crying shame.
The 'Sounds That Can't Be Made' Tour continues, for details see http://www.marillion.com/tour/