Non mi pare a dire il vero di citare i Muse a ogni pié sospinto (forse piuttosto i Mew): anche in questa discussione, ho fatto il loro nome in un caso di tre considerati, e in un altro per dire ho menzionato i Tribes che mi sembrano tutt'altro che un feticcio anti-indie. E pure il "vuoi vedere rispetto a" è una dietrologia tua (che sfrutti per accusarmi di dietrologismo...): quello che ho scritto, e ribadito nel post successivo, è che anche in ambito alternative c'è varietà ma ci si concentra su pochi nomi come se fossero i soli - ricorrendo anche, nelle discussioni social, a espressioni che sottolineano l'onorevolezza di questo presunto essere gli ultimi giapponesi nella foresta. Questo più per mancanza di esplorazione ed effetto carrozzone che per una qualche (indimostrabile) superiorità intrinseca di chi si afferma, che ovviamente e legittimamente può piacere ma anche a detta degli estimatori non rappresenta qualcosa di incredibile e capace di suscitare entusiasmo verso una percepita novità. Nel caso del post-post-punk le parole usate da fan italiani enfatizzano proprio come meritorio il sembrare cloni di questo e quello; per i King Hannah (culto molto più ristretto peraltro) i commenti si dividono invece fra dichiarazioni apodittiche ("i migliori dell'anno" e simili, senza ulteriori elaborazioni), constatazioni positive del loro suonare per ben che vada come un mix di già noto, e panegirici sulla pochezza del panorama attuale:
I Mazzy star che scopano con i Tindersticks e poi si fumano una Cigarette after sex...molto interessanti
Naturalmente si sente forte lo sguardo verso il passato, soprattutto l'alternative anni 90, ma tutto è fatto con classe.
Toni simili tornano anche nelle recensioni, di solito più propense dei commentatori social a individuare elementi di novità e personalità. Il lancio di Sentireascoltare per il nuovo disco comincia così:
“Big Swimmer” degli inglesi King Hannah è un recupero del suono statunitense anni '90.
E riguardo a quello prima scriveva nell'articolo:
diretto anche nei suoi rimandi, che servono semplicemente a intercettare uno spettro di influenze e suggestioni che ci raccontano il DNA musicale (di tutto rispetto) di una giovane band che non si offende se gli dici che ti ricorda PJ Harvey, ma che anzi ti ringrazia di cuore, perché lo prende come un complimento.
Insomma, non è che lo sguardo nostalgico negli ammiratori me lo stia inventando di sana pianta. Come non mi sto inventando la prospettiva apocalittico/messianica con cui anche loro sono visti: gli ultimi reduci, i soli a tenere alta la bandiera (alternative) rock in un panorama senza speranze. Qua la recensione di Impatto Sonoro:
Se il rock si potesse salvare, sarebbero loro, i King Hannah, i salvatori.
Qui invece alcuni stralci dai commenti sulla pagina Facebook di Sentireascoltare (quelli sopra erano da quella di Ondarock):
se il nuovo a tutti i costi è una la sempre più diffusa pappetta di pad di tastiere, ritmi urban mollicci, suonini, venticinque autori/produttori a brano e via dicendo, voglio essere reazionario. (Mi sa che sto invecchiando, ma chissenefrega)
Visto il panorama musicale tendente all'ignobile, direi di si [In risposta alla richiesta se fosse o meno il disco dell'anno]
Come se tolto il mainstream da 25 collaboratori a brano e l'alternative dei King Hannah e compagnia "reazionaria" non esistesse altro nel mondo musicale odierno.
Direi che mi si può rinfacciare il dente avvelenato e l'eventuale cherry picking, ma è un quadro ricco di evidenze, non mi pare campato in aria. La lettura che ne do in termini di "spirito da canna del gas" sarà magari troppo negativa, ben vengano chiavi diverse, ma mi sembra un quadro definito con cui è inevitabile confrontarsi.