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I Sommersi E I Salvati: Fisse, Beniamini E Negletti Della Critica Pop


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#1 wago

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Inviato 19 novembre 2023 - 19:12

Si dice, si dice, ma alla fin fine i Velvet Underground hanno goduto sempre di buona stampa. Anche i Beatles, salvo parentesi. O i Talking Heads. O Björk. Ci sono invece artisti, se non interi filoni, per cui le cose sono andate diversamente. Gente che è stata al centro dell'attenzione per un tot, e poi è stata dimenticata o addirittura rinnegata, eletta a emblema di un passato a cui non ritornare. O al contrario, artisti bistrattati dalla critica nella fase clou della loro attività, e rivalutati anni o decenni dopo ("sdoganati", si diceva qualche tempo fa da queste parti). Ci sono stati anche ambiti mai considerati prima di essere di punto in bianco "riscoperti" (fino al punto da essere associabili altrettanto all'epoca della loro riscoperta che alla loro originaria), carriere o scuole che sono state seguite con attenzione fino a un tot del loro sviluppo e poi abbandonate (nonostante il perseverare delle produzioni).
Chissà quante combinazioni mancano. Ma soprattutto, mancano i protagonisti. Dal lato degli artisti, e da quello degli scribacchini. E mancano le dinamiche generali, i perché, i tratti ricorrenti. Ci sono delle costanti nelle predilezioni della critica (o delle critiche)? Delle correnti che hanno preso piede e si sono consolidate nel tempo, anche al mutare delle penne, dei pubblici e delle mode? Magari delle inversioni di tendenza, o dei fattori che hanno distinto scuole critiche anche contemporanee fra loro?

 

Che cosa si fa, insomma, in questo thread? Il rischio è ovviamente che la questione sia troppo ampia e vaga, e quindi vorrei che ci si concentrasse su storie e casi concreti, esempi tipici o anomali, ovviamente anche generalizzazioni ma cercando - e questo è uno sforzo che davvero chiedo - di astrarre un poco dal giudizio. Non vuole essere una discussione su "sottovalutati VS sopravvalutati" (che sottointenderebbe una questione di merito) ma una semplice attestazione di cosa abbia ricevuto più attenzione e cosa invece meno (da parte di chi, perché, ecc).

Ci sono alcuni fenomeni che da tempo mi fanno riflettere, almeno in quell'ampio alveo critico che chiamerei "critica alternativa" e che mi pare rappresentare una continuità che si snoda fino ai giorni nostri almeno dall'era "post-punk" (ma con radici almeno nella precedente metà del decennio Settanta):

L'ossessione per alcuni artisti visti come mostri sacri e maître à penser manco fossero le uniche menti creative ad avere attraversato il Secondo Novecento musicale: Eno, Fripp, Reed e in maniera minore Cale, tutto sommato anche Byrne, Bowie... Tutti nomi con pochissimi gradi di separazione peraltro.
La reclusione di alcuni filoni a "generi per fan di settore" e al tempo stesso la promozione di contesti di ultranicchia a new sensation imperdibili per ogni appassionato che si rispetti.

Il post-post-punk che sembra non stancare mai i connoisseur del nuovo millennio.
Il post-rock che passa da non plus ultra della creatività a cliché privo di qualsivoglia interesse (questo per la critica alternativa) ma al tempo stesso diventa un fulcro di attenzione per la risorta community progressive. 

 

Senza dubbio si possono poi riscontrare alcuni bias trasversali a più epoche e più scuole critiche: attenzione pressoché esclusiva per il mercato anglo-americano e i prodotti a esso destinati, predilezione per la musica "d'arte" rispetto a quella "di consumo" (con eccezioni, a volte anche un poco ridicole), disaffezione per i fenomeni visti come "code" di momenti creativi coi quali è andata nel tempo perdendosi la sintonia col canone critico.
E poi elementi specifici che hanno caratterizzato alcune prospettive, a volte dominanti nelle rispettive bolle fino al punto di apparire come presupposti obiettivi perché una visione possa risultare rispettabile. L'avversione verso il virtuosismo che ha accompagnato la critica indipendente e alternativa fin dalla sua nascita. Nello stesso ambito, la presa di distanze, mi sembra, da gran parte delle forme espressive che mettono al centro l'evocazione di immaginari e sensazioni, a meno che queste non rientrino in una ristretta gamma che privilegia il malessere se non la disperazione, e le tinte urbane se non il grigiore fatto e finito. Nel contesto della critica "woke" (che rappresenta direi un superamento "poptimist", e al tempo stesso una prosecuzione, dell'approccio alternativo), un malcelato gioco di Manuale Cencelli per autopromuovere la propria assenza di preclusioni verso questa o quell'altra categoria sociale. In modo più ampio, un gran parlare di "spirito rock", ma pochissimo interesse per il rock'n'roll precedente alla British Invasion.

 

Sono spunti disordinati, lo so. Hanno più a che fare con una mia insoddisfazione verso quello che la critica pop è ed è stata, che con la proposta di una visione coerente da opporre, anche solo in termini di "mondo che vorrei". Mi piacerebbe però che ci si confrontasse, e su questi temi e su altre osservazioni molto specifiche o molto generali, per provare ad abbozzare quello che in questo primo messaggio ho solo accennato, ovvero mettere nero su bianco i "glorificati" e i "rimossi" dagli sguardi critici che volenti o nolenti condizionano il nostro modo di informarci sulla musica.

p.s. Il titolo forse se la sente un po' troppo, ma l'alternativa era "Deliri, desideri e distorsioni" e tutto sommato Primo Levi > Lester Bangs.


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"It's a strange world." "Let's keep it that way."

#2 woody

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Inviato 19 novembre 2023 - 20:00

EL&P e Keith Emerson.
Quando si suicidò feci un post su facebook in cui scrivevo che deve essere stata dura per uno che, pur non facendo musica diciamo troppo easy listening, nei primi 7-8 anni ha avuto una carriera in continuo crescendo con delle belle soddisfazioni in termini di riscontro commerciale ma anche di critica, per poi essere additato per tutto il resto della sua vita come il problema principale della musica anni 70, lo stereotipo del riccardone, quello che non ha niente da dire ma ha l'imperdonabile colpa di saper suonare etcetc
Io stesso per qualche anno li identificavo come uno di quei gruppi prog che la massa faceva bene a schifare.
In realtà ha ovviamente avuto la sua importanza, sul sound creato, sulla diffusione del moog e sulla diffusione del prog e ispirato innumerevoli gruppi.
Non sono certo un aficionados e ci sono diverse cose di ELP che tutt'ora non sopporto, ma almeno un paio di brani per CD mi piacciono e tutta la merda che si è preso è in definitiva eccessiva.
Riteniamoci in parte colpevoli del suo suicidio!

Visto che lo citi nel post di apertura e visto che non ho mica capito di cosa dovremmo parlare citerei anche l'avversione della critica rock per qualsiasi musicista che sapesse suonare.
A 18-20 anni (pre internet quindi) pure io ero colpevole, poi sempre pre-internet scoprii i King Crimson e mi sentii come Fantozzi quando legge Marx su consiglio del compagno Folagra, ci avete inculato per anni!
Nonostante i KC comunque, in quanto io stesso persona pigra, continuai per un po' di tempo a simpatizzare per quell'attitudine fino a capire che era semplice pigrizia dei musicisti e mancanza di BASI e voglia nel caso dei critici e ascoltatori.
Soprattutto col passare degli anni inizi a vedere che gran parte di quei gruppi la cui attitudine era "fanculo la tecnica, fanculo questo, fanculo quello" hanno avuto carriere di due dischi e decenni di depressione, mentre chi era un attimino più umile e aperto a espendere il proprio orizzonte artistico è andato avanti per decenni, come succede nel cinema, nella pittura etcetc
Poi sia chiaro, mi piacciono pure gruppi "scarsi" tecnicamente, l'altra sera mi riascoltavo un po' di cose dei Residents e le trovo tutt'ora interessanti e divertenti.


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#3 Mr. Atomic

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Inviato 19 novembre 2023 - 20:55

vabbe ma la critica non risparmia veramente nessuno, muta di continuo e mi pare che non ci siano intoccabili (forse tolto Monteverdi. Bach e forse Coltrane)

 

sto leggendo un saggio sulle riviste dei primi decenni del novecento ed è tutto un flame tra Croce vs Papini (con Soffici) vs rondisti sulla letteratura del seicento italiano, se fosse da salvare o buttare al cesso. 

 

Sempre sul cesso ad una delle ultime feste in cui sono stato mi è capitato tra le mani il famoso libro-intervista di Gould dove ribadisce più volte la merdosità di Mozart. Sempre Mozart mi pare perculatissimo in molti ambienti di classica. 

 

Ad un cineforum dove sono stato di recente han ribadito la superiorità della scenografia, della "messa in scena" e della fotografia su trama e sceneggiatura come criteri per valutare un film, si parlava malissimo di tutta la New Hollywood, di Welles e di Kubrick, elevando invece tra i registri più grandi di sempre Borzage, Cukor e Minelli.

 

Giorgio Pestelli sintetizza la musica italiana del novecento trattando per dieci pagine Toscanini e poi scrivendo due righe su Morricone e Battiato; "musichette che saranno dimenticate". 

 

alla fine l'unico discorso legato alla critica musicale (ma anche a quella letteraria o sul cinema) interessante da portare avanti mi sembra il continuo riaggiornamento di Apocalittici e integrati 


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#4 Gozer

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Inviato 19 novembre 2023 - 22:36

Emerson si è ucciso perché non riusciva più a suonare a causa di problemi di salute. Se doveva uccidersi per via delle critiche giornalistiche l'avrebbe fatto decenni fa, e comunque l'affetto dei fan non gli è mai mancato, che mica tutti si sono bevuti le balle della critica. 


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7 ottobre 2020, il più grande esperto di tennis del forum su Sinner al Roland Garros:

Tra due anni torniamo per vincere.


#5 wago

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Inviato 19 novembre 2023 - 22:45

visto che non ho mica capito di cosa dovremmo parlare

 

Di qualunque cosa, alla fin fine è una via di mezzo tra un calderone e un thread-sbrocco.

Se avevo le idee più chiare ci facevo un articolo, invece è tutto allo stadio di guazzabuglio.

Emerson ovviamente è un buon esempio, direi il prog in generale ma notare che anche lì (e stando solo sul progressive comunemente inteso):

 

I King Crimson sono considerati "ok" (perché percepiti come "i primi"? perché Fripp poi si è (ri)guadagnato una credibilità collaborando con Eno?)

I VDGG non so chi davvero se li senta e risenta fra critici e musicisti, anche perché all'epoca vendevano pochetto in patria, ma senz'altro citarli fa figo

I primi Pink Floyd, i primi Soft Machine, i Gong sono l'alternativa quindi accettati di default a patto di non esagerare

Wyatt è dio, Ayers non è che lo si ascolti davvero però ha lavorato con la gente giusta quindi promosso

Degli Henry Cow si legge poco ma è ben raro leggerne male, d'altra parte per essere una band prog (ma non ditelo a Fred Frith che ci s'incazza) che riscuote il favore anche degli anti-prog rischiano comunque di richiedere a stomaci deboli dosi di Maalox piuttosto massicce

 

Di contro, Yes e Genesis ed ELP sono ancora additati come emblema del ridicolo, del lezioso e del soporifero; Alan Parsons Project, Moody Blues, Barclay James Harvest (che pure in classifica ci sono finiti, eh) non sono nemmeno additati, proprio ignorati tout-court; coi Jethro Tull già si va un po' sul prog-folk e lì o sei i Comus o non esisti (al netto degli apprezzamenti a parole, perché i Pentangle sono comunque formalmente riveriti)
Ovviamente spingendosi più in là geograficamente o cronologicamente il disinteresse e/o gli sfottò aumentano: Kansas e Styx fenomeni da baraccone, gli Asia non parliamone, e band che sono pure state nelle classifiche britanniche, come Sky o The Enid, spesso non sono nemmeno menzionate nelle monografie da libreria che vengono dedicate al filone (quindi, realisticamente, scritti da appassionati per appassionati).

 

Che band che hanno avuto riscontri limitati vengano un po' perse non è sorprendente, ma il fatto che alcuni nomi di primo piano siano tuttora, a distanza di cinquant'anni circa, viste come il fumo negli occhi o pressoché "cancellate" credo sia il sintomo di qualcosa di profondo, perfino identitario e valoriale. Questo in fin dei conti vale anche per quegli artisti "minori" che sono invece portati come esempio di virtù: l'album dei Comus o quelli della Third Ear Band sono senza dubbio particolari e stimolanti, ma il loro status "cult" anche per la critica alternativa credo indichi soprattutto la voglia di individuare dei totem, degli emblemi di ciò che in un contesto valutato "ostile" si possa comunque leggere come in sintonia con la propria prospettiva, che possa fare da "puntello" per una propria versione della storia del rock (che è poi quella che più spesso ci capita di leggere).


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#6 woody

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Inviato 19 novembre 2023 - 23:46

Emerson si è ucciso perché non riusciva più a suonare a causa di problemi di salute. Se doveva uccidersi per via delle critiche giornalistiche l'avrebbe fatto decenni fa, e comunque l'affetto dei fan non gli è mai mancato, che mica tutti si sono bevuti le balle della critica. 

Quella del suicidio era una battuta ovviamente, sapevo dei problemi alla mano.
Del fatto che circa 20 anni e oltre di ostracismo di stampa e gran parte degli appassionati di musica rock gli abbiano fatto girare le palle ne sono abbastanza sicuro, semplicemente perchè è un essere umano, aggiungiamoci poi che ha sofferto di depressione gran parte della sua vita adulta.
Comunque se non bastasse ne parlava proprio lui in un'intervista sul tubo, non saprei ritrovarla la vidi una vita fa, ricordo solo che era già attempato, quindi roba anni 2000, diceva che non aveva mai compreso tutto l'odio che gli era arrivato dopo i 70 da stampa e appassionati.


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#7 reallytongues

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Inviato 20 novembre 2023 - 06:38

Sarebbe curioso vedere all'opera la critica attuale negli anni 70.
Se oggi praticamente tutto ciòche è mestiere è premiato (oggi tutto è generalista) a prescindere se suoni canzoni senza un'idea una, un tempo il livello era talmente alto che credo per far critica dovevi avere un certo indirizzo culturale e idee chiare anche politiche.
Non era possibile scindere la propria sensibilità politica dalla visione culturale e artistica e se la cosa ha relegato a bambocci ELP e similia, meglio questi danni collaterali che una assenza completa di visione filosofica dell'arte. Una assenza totale di ciò che si chiama(va) estetica.
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Caro sig. Bernardus...

Scontro tra Titanic

"Echheccazzo gdo cresciuto che nin sei altro."<p>

#8 wago

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Inviato 20 novembre 2023 - 08:13

Cioè per te la critica pop nei Seventies era meglio di quella di oggi? Per quanto non abbia grande stima dell'attuale stato dell'informazione musicale, trovo che aprire una rivista dell'epoca sia sì uno spettacolo interessante, ma che il quadro mostrato non sia affatto di un livello migliore, anzi. Molte idee preconcette, molta supponenza e pressapochismo, conoscenze limitate (almeno questo non per colpa ma per effettiva difficoltà di accesso alle risorse), categorie e lessico specifico poco sviluppati e di conseguenza molto vaghi. Trovo in realtà molto più godibili certe riviste senza eccessive pretese, che applicavano un entusiasmo indiscriminato e toni un po' sensazionalistici verso tutto, che il nascente "opinionismo" dai toni spesso saccenti e dagli argomenti almeno altrettanto traballanti.


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#9 woody

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Inviato 20 novembre 2023 - 10:56

C'è il documentario su Creem ad esempio, la rivista in cui lavorava Lester Bangs, ad un certo punto gli intervistati fanno un mea culpa per i toni troppo aggressivi e le inutili e spesso cattivissime offese riservate agli artisti. In Italia a prendere un po' spunto da questa attitudine c'era la rubrica di Stefano Tamburini su Frigidaire, Red Vynile
Se devo spezzare una lancia a favore della vecchia critica mi sembrava che i dischi venissero ascoltati in maniera più approfondita (Lester Bangs in primis, che nonostante molto spesso non ci azzeccasse denotava perlomeno una conoscenza di quello di cui criticava).

Poi ovviamente la critica rock era una cosa nuova su una musica nuova quindi non li biasimo, pure certe recensioni lette su Ciao 2001 fanno tenerezza, ma non credo si potesse fare di meglio anche per la mancanza di accesso a informazioni, vinili non facilmente trovabili etc


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#10 wago

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Inviato 20 novembre 2023 - 11:20

L'idea che mi sono fatto, comunque, è che gli anni del post-punk segnino una "discontinuità" negli approcci critici, e che in qualche modo la critica pop moderna nasca da quelle parti lì, con i nuovi strumenti, l'intellettualizzazione e la specializzazione (es. l'emergere di vere e proprie etichette di genere) portati in quegli anni da penne edotte (a volte anche troppo) di critical theory, filosofia contemporanea, ecc.

Ovviamente in una parte dell'informazione musicale precedente è possibile scorgere dei precursori, soprattutto dal punto di vista del posizionamento ideologico, dello sguardo alternativo e artistoide, dei toni censori. Esperienze come Creem, o dalle nostre parti Gong e Muzak, sono a mio giudizio inquadrabili come proto-alternative nell'approccio, e mi pare ci sia un filo che unisce le preferenze espresse da queste testate a quelle che poi diventarono le fisse della critica indipendente/alternativa degli anni seguenti (e che ancora in un modo o nell'altro ci portiamo dietro).


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#11 Connacht

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Inviato 20 novembre 2023 - 11:49

predilezione per la musica "d'arte" rispetto a quella "di consumo" (con eccezioni, a volte anche un poco ridicole)

 

A me piacciono le t.A.T.u.


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#12 Connacht

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Inviato 20 novembre 2023 - 12:04

Soprattutto col passare degli anni inizi a vedere che gran parte di quei gruppi la cui attitudine era "fanculo la tecnica, fanculo questo, fanculo quello" hanno avuto carriere di due dischi e decenni di depressione, mentre chi era un attimino più umile e aperto a espendere il proprio orizzonte artistico è andato avanti per decenni, come succede nel cinema, nella pittura etcetc
 

 

Discorso interessante che potrei girare a qualche sociologo per chiedere se ha osservazioni da fare a riguardo o letture da consigliare. 

Bisogna vedere se il nesso tra attitudine rispetto alla tecnica artistica ed esito della carriera sia effettivamente regolare oppure in realtà non ci sono grandi differenze nella distribuzione delle opzioni, o almeno in una delle due. In caso, non escludo che l'eventuale correlazione possa essere inversa: forse chi poggia su condizioni (materiali, psicologiche ecc.) più stabili può permettersi di espandere il proprio orizzonte tecnico-artistico, laddove chi ha alle spalle soprattutto disagio, degrado e depressione non riesce sempre a incanalarsi nello stesso sentiero e magari talvolta adotta un'attitudine più "do it yourself" sul piano artistico e "autodistruttiva" su quello umano. Se me ne ricordo in settimana chiedo.

 

Sempre sul cesso ad una delle ultime feste in cui sono stato mi è capitato tra le mani il famoso libro-intervista di Gould dove ribadisce più volte la merdosità di Mozart. Sempre Mozart mi pare perculatissimo in molti ambienti di classica. 

 

Questa cosa mi sorprende e mi incuriosisce. Hai qualche riferimento da linkare che voglio vedere cosa si dice? Proprio sul fatto che sia perculato.


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#13 woody

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Inviato 20 novembre 2023 - 12:49

Col discorso di wago sono più o meno d'accordo.

Con connacht pure, però mi spiego. Non ne facevo solo un discorso di tecnica/non tecnica, la musica rock è da sempre stata associata alla ribellione giovanile o bastian contrari che dir si voglia, a un atteggiamento spesso contrario e polemico sia nei confronti della società che della musica precedente, che dell'industria discografica, che dei canali principali di diffusione della musica etc
Se posso pure essere d'accordo con alcuni degli atteggiamenti di questi soggetti, alla lunga il voler sfanculare tutto e tutti ti si ritorce contro e se a questo si aggiunge una certa chiusura mentale sulla musica e sull'imparare cose nuove con lo strumento allora spesso abbiamo carriere finite nel nulla dopo uno o pochi dischi validi o promettenti.
Giustamente come dici tu c'entra anche il vissuto personale, però non ridurrei tutto a povero e depresso = poco studio e possibilità di studiare, basta vedere per esempio le vite e le carriere di gente come Charlie Parker, Bud POwell, Lester Young o Jaco Pastorius.
Ho fatto esempi jazz perchè questi erano palesemente personaggi provenienti da situazioni iperdisagiate e di povertà (senza contare l'essere di colore negli anni 20-30-40 etc), con storie di droga, depressione e malattie psichiatriche ma nonostante tutto si applicavano.
Non voglio fare il riccardone e non voglio ridurre tutto a un tecnica vs non tecnica che come dicevo prima mi sono da sempre piaciuti anche dischi diciamo "sgangherati".

 


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#14 Frank Pisciobbomba

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Inviato 20 novembre 2023 - 14:38

Secondo me sono sempre stati sottovalutati i rapporti fra gli artisti, o i loro manager, e la stampa. Indubbiamente c’erano, e ci sono ancora, personaggi più bravi a entrare nel giro buono, a costruire una rete di rapporti vantaggiosa e a lisciare il pelo ai giornalisti. 


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#15 reallytongues

    Pietra MIliare

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Inviato 20 novembre 2023 - 18:49

Cioè per te la critica pop nei Seventies era meglio di quella di oggi? Per quanto non abbia grande stima dell'attuale stato dell'informazione musicale, trovo che aprire una rivista dell'epoca sia sì uno spettacolo interessante, ma che il quadro mostrato non sia affatto di un livello migliore, anzi. Molte idee preconcette, molta supponenza e pressapochismo, conoscenze limitate (almeno questo non per colpa ma per effettiva difficoltà di accesso alle risorse), categorie e lessico specifico poco sviluppati e di conseguenza molto vaghi. Trovo in realtà molto più godibili certe riviste senza eccessive pretese, che applicavano un entusiasmo indiscriminato e toni un po' sensazionalistici verso tutto, che il nascente "opinionismo" dai toni spesso saccenti e dagli argomenti almeno altrettanto traballanti.

Ma che minchia dici?
Le riviste storiche del rock risalgono agli anni 70.
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#16 wago

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Inviato 20 novembre 2023 - 23:25

In realtà buona parte ai Sessanta (ma l'NME c'è dagli anni Cinquanta, e il Melody Maker dagli anni Venti). Ma che c'entra?

 

C'erano scritte svariate fesserie e il livello di approfondimento era tendenzialmente basso. Apri un numero di quegli anni di una rivista "storica" e troverai classifiche, interviste e notizie spesso al limite del gossip, qualche live report, un tot di articoli di costume su faccende extramusicali, ovviamente una marea di pubblicità, annunci e lettere dei fan, in qualche caso fumetti, recensioni brevi spesso assai pressapochistiche, e assolutamente zero articoli che analizzino fenomeni un po' trasversalmente, anche solo azzardando un parallelismo fra gruppi di artisti o raccontando scene e filoni. Non c'era nemmeno l'idea che potesse aver senso farlo. Questo sulle riviste di maggior circolazione. Su quelle più underground potevi trovare testi più lunghi, ma più o meno dello stesso taglio, con in più l'occasionale sbrocco del saccentone di turno che ti spiegava come tutto fosse una merda e pontificava su come invece si sarebbe dovuto suonare secondo lui. Livello forum, livello bar. Magari con qualche qualità di scrittura in più, ma non per forza. In generale l'idea di "critica" era molto molto embrionale, gli articoli erano perlopiù scritti con toni da réclame (sulle riviste di più alta tiratura) o con uno spirito contrario a prescindere che tendeva a mettere in vista più l'ego degli autori che la volontà di inquadrare contesti e dinamiche.

A me piace sguazzare in quel tipo di documenti lì, sono testimonianze fantastiche del clima del tempo. Ma dire che rispetto a oggi siano il paradiso mi sembra davvero darne un'immagine poco analitica.


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#17 reallytongues

    Pietra MIliare

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Inviato 21 novembre 2023 - 09:34

Sicuramente non si sprecavano in termini come "distopico". Ho l'idea che ci sua una relazione tra i toni saccenti e iperspecialuzzati dei critici e la musica da mestierandi dei nostri giorni. Poca ingenuità tanto mestiere uguale zero arte.
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#18 Gozer

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Inviato 30 novembre 2023 - 11:57

Non so se questo è il thread giusto, ma mi rendo anche conto che non sempre critica e culti vanno di pari passo.

 

Per esempio, a giudicare dai quintali di sterco che gli Yes si sono beccati dalla critica uno si aspetterebbe che presso il pubblico nerd non godano di ottima considerazione e anche in questo forum sono stati sbertucciati molto in passato. 

Poi però apri RYM e ti ritrovi "Close to the Edge" molto ben votato e nella classifica di tutti i tempi sta sopra a "Marquee Moon", "Doolittle", "Highway 61 Revisited", "Led Zeppelin IV", "The Doors", qualsiasi disco di Hendrix e via dicendo, tutta gente che la critica ha smerlettato molto più degli Yes ma a quanto pare non è bastato. 

 

Alla stessa maniera, i Pink Floyd, per quanto sembra assurdo dirlo, non sono stati esaltati dalla critica così tanto. Nelle varie classifiche di Rolling Stone, NME, Pitchfork e via dicendo, non li trovate mai particolarmente alti, eppure sappiamo che quando è il pubblico a votare non ce n'è per nessuno. Di nuovo, parlo del pubblico nerd che fa riferimento alla critica rock, non del pubblico in generale.

 

Oppure al contrario: Robert Wyatt di cui si ha questa sensazione di intoccabile mammasantissima, anche qui sul forum guai a dirne una virgola fuori posto, ma poi in realtà non è poi tutto st'intoccabile. "Rock Bottom" è solo al numero 9 del 1974 su RYM, superato in scioltezza persino da "Mirage" dei Camel, che la critica istituzionale non se li è mai filati, e persino su Progarchives non è il disco più votato del Canterbury sound, superato di molto dai Caravan, anche loro mai filati più di tanto dalla critica.

 

Si potrebbe continuare a lungo.


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Inviato 10 dicembre 2023 - 21:43

I King Crimson hanno due dischi con voto più alto di Close to the edge e In the court ha pure il doppio dei voti.
Non mi stupisce il voto più alto perchè sono ovviamente migliori però il doppio dei voti vista la popolarità degli Yes mi ha colpito.
Hanno pure 4 dischi in totale sopra il 4, senza contare i live ovviamente.

Wyatt mi sa era intoccabile qui in epoca scaruffiana ma alla fine pure tra la critica era un personaggio di nicchia, io sono più di 20 anni che lo apprezzo non mi è mai parso uno di quelli apprezzati da tutti. Comunque vabbè ne tessono le sue lodi la gente più disparata, da Charlie Haden a Carla Bley, da Gilmour a Bjork, Paul Weller, Brian Eno, Evan Parker, Michael Mantler e Mary Halvorson, pure Lindo Ferretti che non mi sembra un gran cultore di musica se n'è accorto. Mi sembra più intoccabile fra i musicisti (i pochi che lo conoscono diciamo) che fra il pubblico


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#20 Gozer

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Inviato 10 dicembre 2023 - 21:48

I King Crimson hanno due dischi con voto più alto di Close to the edge e In the court ha pure il doppio dei voti.
Non mi stupisce il voto più alto perchè sono ovviamente migliori però il doppio dei voti vista la popolarità degli Yes mi ha colpito.
Hanno pure 4 dischi in totale sopra il 4, senza contare i live ovviamente.

 

I King Crimson per il pubblico indie sono la migliore band prog (tanto che molti indie arrivano a dire che "non sono prog" per giustificare il fatto che li ascoltano), è normale. Ma gli Yes stanno praticamente subito dopo: se guardi i picchi vanno addirittura meglio dei Genesis, che è abbastanza stupefacente.


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RYM ___ i contenuti

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#21 wago

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Inviato 10 dicembre 2023 - 22:28

Diciamo che sulla cosa del non sono prog ci si è messo anche Fripp, che da bravo furbacchione ha saputo rebrandizzare sé e la sua band prendendo le distanze dai presunti altrui eccessi dell'era progressiva e vendendosi prima come collaboratore di alto bordo di gente piuttosto in, e poi da Discipline in poi anche coi King Crimson come interprete della wave evoluta (appartenenza, per qualche ragione, vista come in contraddizione con quella prog, come se le due estetiche non presentassero ampie aree di sovrapposizione).
Anche oggi Fripp non perde occasione di rimarcare quanto gli piacciano e gli piacessero i nomi non progressive della sua epoca e di quelle successive (mentre sui colleghi di genere è sempre assai tiepido). Non dubito che, come poi un po' tutti, abbia gusti eclettici e tenga in grande considerazione personaggi con un suono più ruspante del suo (è pur sempre un rocker), ma credo che un certo grado di paraculaggine lo abbia aiutato a stare sempre dalla giusta parte quando le opinioni critiche mutavano
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"It's a strange world." "Let's keep it that way."

#22 woody

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Inviato 10 dicembre 2023 - 23:43

Beh alla fine io sono abbastanza piacevolmente stupido dai voti in generale positivi per tutti i big e quelli un po' meno big (tipo appunto Caravan, Gong, Hatfield) del prog storico. Ovvio che è una rivalutazione in gran parte del pubblico dei nerd perchè anche gente famosa come Yes o EL&P oggi è appannaggio di appassionati con un minimo di cultura musicale.

Dei King Crimson come gruppo non prog non ne ho mai sentito parlare sinceramente. Forse una delle ragioni della fama, non l'unica ovviamente, è che sono visti come gli iniziatori del genere. Anche se poi il genere veniva visto come il fumo negli occhi era pur sempre un disco innovatore quindi magari in tanti chiudevano un occhio. Poi credo che abbia il suo merito 21st century schizoid, che come brano di apertura è una bomba, è si prog e virtuoso, soprattutto per l'epoca, ma è anche cupo e molto molto aggressivo, che piace ovviamente ai cultori del rock del periodo.
A uno a cui piace poco il prog l'attacco di 21st century risulta molto più accattivante di un Watcher of the skies che ha una lunga intro di tastiere o Close to the Edge che dura 23 minuti e la gente parte a priori maldisposta o di un Tarkus etcetc

Di Fripp che ne prende le distanze mi sembra "normale", una normale furbata diciamo. sapeva che la stampa non apprezzava, vedeva che le nuove tendenze non puntavano su lunghi brani complessi ma in molti casi sulla forma canzone, sui ritornelli e lui ne prendeva le distanze, visto che su di loro la critica non buttava merda, perlomeno non troppa.
Sinceramente non so cosa ascoltasse Fripp e non l'ho mai saputo (strano per il leader di uno dei miei gruppi preferiti da romai un quarto di secolo), so che apprezzava Steve Reich (non a caso le chitarre in Discipline si basano proprio sul phasing Reichiano, merito della scrittura di Belew ma su "ordine" del duce..ehm di Fripp) e fin da dal brano Larks Tongue mi sembrano apparire influenze minimaliste. Dal libro di Franco Fabbri ricordo che erano andati insieme a vedere qualche orchestra, forse suonavano Shostakovic ma non ne sarei sicuro.
Voi conoscete alcuni musicisti apprezzati da Fripp? A parte l'aneddoto di Hendrix che sembra l'unica cosa che gli piace raccontare.


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#23 blackwater

    Scaruffiano

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Inviato 12 dicembre 2023 - 13:09

I Beatles, il cui ascolto di 'A Day In The Life' lo spinse, sua dichiarazione, verso il professionismo. Baronetti che vengono richiamati anche sulla copertina di Lizard


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... sei solo chiacchiere e Baraghini 

 


#24 Frank Pisciobbomba

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Inviato 15 dicembre 2023 - 15:39

Di Fripp che ne prende le distanze mi sembra "normale", una normale furbata diciamo. sapeva che la stampa non apprezzava, vedeva che le nuove tendenze non puntavano su lunghi brani complessi ma in molti casi sulla forma canzone, sui ritornelli e lui ne prendeva le distanze, visto che su di loro la critica non buttava merda, perlomeno non troppa.
 

 

 

Non può essere che il voler prendere le distanze da certe etichette sia un atteggiamento guidato più che altro dalla voglia di non sentirsi ingabbiato all'interno di ben precisi canoni stilistici e di non dover per forza soddisfare certe aspettative? 

 

EDIT: no scusa, ho frainteso il commento


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Mi chiamo Ash, reparto ferramenta


#25 woody

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Inviato 15 dicembre 2023 - 15:48

I Beatles, il cui ascolto di 'A Day In The Life' lo spinse, sua dichiarazione, verso il professionismo. Baronetti che vengono richiamati anche sulla copertina di Lizard

Si i Beatles effettivamente lo sapevo e su Island c'è pure un brano che li ricorda un po'.

 

 

Di Fripp che ne prende le distanze mi sembra "normale", una normale furbata diciamo. sapeva che la stampa non apprezzava, vedeva che le nuove tendenze non puntavano su lunghi brani complessi ma in molti casi sulla forma canzone, sui ritornelli e lui ne prendeva le distanze, visto che su di loro la critica non buttava merda, perlomeno non troppa.
 

 

 

Non può essere che il voler prendere le distanze da certe etichette sia un atteggiamento guidato più che altro dalla voglia di non sentirsi ingabbiato all'interno di ben precisi canoni stilistici e di non dover per forza soddisfare certe aspettative? 

 

Vero, potrebbe essere semplicemente quello, come fanno più o meno tutti gli artisti o quasi, che vengano etichettati punk, post o in qualsiasi modo, in generale è pure un atteggiamento comprensibile.


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#26 Frank Pisciobbomba

    utente blasonato

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Inviato 15 dicembre 2023 - 15:50

In realtà non avevo compreso bene il discorso, nel senso che mi pare si tratti di un distacco a posteriori, in quel caso penso abbia ragione tu. 


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