Juventus-Chelsea 1-0, Sconcerti: calcio d’altri tempi, in Italia non si può fare. Chiesa miglior attaccante d’Europa
È stata la partita perfetta della nuova Juve e di una vecchia Italia, calcio di altri tempi, ma calcio vero, di sostanza. Una partita che dice poco sul futuro perché in campionato la Juve non potrebbe mai giocare così, in Italia tocca a lei essere il Chelsea, ma racconta una notte molto particolare in cui è ricominciata l’amicizia tra Allegri e i suoi giocatori, la comprensione comune della nuova dimensione e la disponibilità a seguirla, assecondarla senza infingimenti.
In questo gioco di contropiede estremo, da area ad area, con un solo giocatore a trascinare il pallone, Chiesa si è consacrato il più grande attaccante europeo. È certamente incompleto come fa spesso notare Allegri, produce gioco solo per se stesso, ma fa cose che nessuno ormai sa fare. La sua capacità di lanciarsi da solo, palla in avanti e faccia al vento, come un ragazzino egoista sui campi di periferia, è diventata qualcosa di unico. Direi che meno compagni ha vicino e meglio va perché ha più spazio. E lui mangia lo spazio, lo divora. Forse di più: lo gestisce, se lo cuce addosso. La partita è stata tutta nei suoi scatti e nell’assenza totale degli scatti del Chelsea, sempre allo stesso passo, con un gioco fotocopiato, senza mai un dribbling o un’idea.
Allegri è stato bravo a lasciarsi alle spalle qualunque ambizione sprovveduta, raccontando alla squadra i suoi limiti e dandole il vecchio gioco di chi lancia sassi contro i giganti. Il Chelsea non ci ha capito niente. Ha continuato a pensare che prima o poi avrebbe segnato per superiorità naturale, ma era un equivoco, era in un altro calcio, un’altra epoca. Chissà cosa diranno oggi Mancini e Sacchi, la loro giusta religione del gioco.
Ma lo spettacolo della Juve è stato nell’umiltà con cui tutti hanno accettato di farsi piccoli, di guardar giocare gli altri, di sorridere davanti a questa specie di ironia felice che li rendeva orgogliosi di resistere. Una grande partita irripetibile, ma inaspettata, gratificante, sorprendente. È una Champions diversa, per tutti. È travolto il Barcellona, perde dallo Sheriff in casa il Real, perde anche il City. È l’anno anomalo fermato dai debiti e dalla pandemia. Non c’è una nuova leggenda del calcio, il tempo si è fermato, irrigidito. Questo è il tempo di tutti. E di questo tempo la Juve sventola finalmente una bandiera di colori buoni anche in Europa.