Inviato 03 luglio 2020 - 15:21
Blur – The great escape 72/100
Pimpante e scattante, ma sostanzialmente una copia carbone di Parklife con qualche filler di troppo. Coxon eccellente.
Destroyer – Trouble in dreams 77/100
Bel disco, indie rock dai nervi tesi (specie voce adenoidale e batteria sopra le righe), pretenzioso e per niente timido.
East India Youth – Total strife forever 84/100
Wow, colpo di fulmine. William Doyle secondo me scrive un capitolo importante nell’elettronica quantomeno degli anni 10. La cosa che mi è piaciuta è che non è volontariamente accomodante nè pacione, mai. E però non cade mai nell’opposto, vale a dire nell’avanguardia indigesta, nemmeno in Song for a granular piano, il momento più “accademico” lasciatemi dire, c’è sempre una luce melodica (pop?) che infonde una strana sensazione di speranza, e che esplode in particolare nei due singol(on)i Dripping down e soprattutto Heaven,how long.
Hot Chip – One life stand 70/100
Qui invece la vena pop elettronica fa un po’ dei brutti scherzi, partorendo ballate melense che giocano pericolosamente sul filo del melenso. Però non è male, esclusa l’orrenda I feel better, plagio di La isla bonita di Madonna mal celato.
Jam – Sound affect 90/100
I Jam forse per osmosi assorbono le inquietudini della new wave pur non snaturandosi più di tanto. C’è della tensione e dell’inquietudine che eano già apparse in passato (Setting sons) ma qui è tutto perfetto, non c’è una nota fuori posto. Essenziali ma ricchi, e soprattutto veramente potenti.
Kinks – Arthur (or the decline and fall of the British empire) 96/100
Che perfezione!Davies è nell’olimpo dei creatori di melodie, ma anche tra i veri precursori della musica che possiamo definire per comodita “hard”.
Lee Ranaldo – Between the times and the tides 75/100
Un disco solido ecco, banale come definizione ma calzante, con Lee rilassato seppur non addomesticato, specie nei testi, conscio di un passato molto rumoroso che sa gestire e a cui non vuole evidentemente far prendere il sopravvento
Sparks – Indiscreet 77/100
Meno esuberante ed esagerato di Kimono, ma comunque tutt’altro che discreto, appunto.
Still Corners – Creatures of an hour 80/100
Eccellente dream pop, tutto già sentito centinaia di volte, eppure perfettamente a fuoco (si faper dire, sembra di essere immersi nella nebbia).
Paul Westerberg – 14 songs 75/100
L’ex Replacements conferma l’immagine di cattivo ragazzo dal grande talento con questo disco che non è altro che rock, anche se per niente lineare o monocorde, anzi. Che si tratti di ballatona o scatarrrata punk, ha sempre le redini in mano.
Who – A quick one 84/100
Vado tranquillamente controcorrente con gli Who rispetto alla critica tradizionale: il loro meglio è qui e in Sell out, sbollito il garage ‘n roll dell’esorsio (ripreso in Run run run) e prima che le manie di grandezza arrivino (v. Tommy): sono divertiti e divertenti, rumorosi e folli, psichedelici più nel cervello che sul disco.
Adescatore equino dal 2005