It - Capitolo Due (Muschietti, 2019)
#1
Inviato 08 settembre 2019 - 20:56
la recensione di OC: http://www.ondacinem...pitolo-due.html
dove eravamo rimasti… ? tranquilli che se non vi ricordate cosa succedeva nel capitolo 1, come finiva, chi moriva, chi viveva, chi si innamorava, il buon andy muschietti farà di tutto per farvi sentire a vostro agio il più possibile, in pratica rifacendo il primo film soltanto con i personaggi ora adulti
ebbene si, tutti i limiti di questa operazione (“spezzare” il romanzo in due film dalle storylines lineari) vengono alla luce. perché tutti quelli che hanno letto il libro sanno che la forza affabulatoria del romanzo sta tutta nella narrazione alternata tra due piani temporali della stessa vicenda: il confronto con IT. nell’ottica del film, ad esempio, perde totalmente di senso il fatto che i protagonisti da adulti abbiano dimenticato cosa sia successo 27 anni prima e debbano ricostruire a piccoli passi il loro passato… perché noi spettatori siamo invece pienamente consapevoli avendo visto la parte 1 che dettagliava la vicenda ambientata nel 1989. e così muschietti prova ad incastrare passato e presente con inventivi flashback, ma sa tutto di deja-vù… e infatti taglia corto quasi subito e si concentra sul suo fetish preferito: i jumpscares. una miriade, telefonatissimi, pleonastici, che possono spaventare solo un bambino di 13 anni che VUOLE farsi spaventare
le influenze sono le stesse del primo film: il cinema fantastico dei vari spielberg, lucas, landis, dante; il j-horror; la dark-fantasy deltoro-iana. ammetto che da questo secondo capitolo mi aspettavo uno scarto di tono notevole, entrando in scena le figure adulte. e invece no: anche qui è lo stesso identico film infantile con attori adulti al posto dei bambini. del resto la formula aveva funzionato alla meraviglia macinando milioni. ma tutto il ritratto amaro ed in chiaroscuro dei losers adulti fatto da king, viene nel film ridimensionato, se non proprio rapidamente archiviato all’inizio come mero intralcio
il film è fatto per spaventare, ma non troppo; per shockare, ma non troppo. gli do atto di essere un film mainstream in cui abbondano cadaveri di bambini divorati e fatti a pezzi, ma ad ogni orrore o spavento deve seguire una carezza. anzi, una battuta. anche se faccio davvero fatica ad identificare come “umorismo” quelle che sono soltanto strizzatine d’occhio al pubblico, come va di moda oggi nei blockbusters più à la page. non si può più prendere sul serio niente, un postmoderno che si morde la coda. ormai il pubblico ama essere coccolato, i film devono essere interattivi, i personaggi fanno gli stessi commenti che una volta facevi con l’amico seduto a fianco per ridicolizzare quello che stavi vedendo
quasi 3 ore di film che mi hanno fatto persino rivalutare il primo capitolo, di cui non fui vero fan entusiasta. muschietti si impegna davvero tanto per partorire incubi e abomini da surrealista pop, ma non c’è mai sensazione di pericolo, non riesce a generare paura. pennywise sbava, urla, corre, si trasforma in mostri di ogni tipo, ma già dopo il primo assalto andato a vuoto, chiunque può capire che nessuno dei protagonisti verrà neanche graffiato dal mostro prima della resa dei conti finale. e tutto diventa quindi meccanico, ripetitivo, sfiancante. effetti speciali ottimi, qualche azzeccata invenzione visiva (personalmente ho apprezzato la “forma finale” di IT, ben lontani dal camp involontario della miniserie televisiva), simpatico cameo di king (e anche tutta la presa per il culo dei finali deludenti dei libri di bill… ma purtroppo quello di IT resta un finale “meh” per una delle storie horror su carta più belle di sempre)… ma il film non c’è. peccato
#2
Inviato 09 settembre 2019 - 08:25
Il commento più a fuoco mi sembra quello di neuro sul film precedente: una sequenza di scene con spaghetto finale messe una di fila all'altra senza sviluppo né accumulo di tensione. Anche perché, con una ripetitività schematica fastidiosa, ad ogni situazione di tensione corrisponde un ammiccamento comico al pubblico per stemperare il tutto.
Personaggi adulti programmaticamente inconsistenti (e attori bravi ma un po' impalpabili, di conseguenza), definiti esclusivamente dai frequenti flashback del loro passato (e forse, come sottolinea la recensione di Ondacinema, questo è paradossalmente l'aspetto più interessante della pellicola).
Comprensibile il completo stravolgimento del confronto finale con la creatura. La spazzatura cosmologica del rito di Chud come descritta nel romanzo (il punto più debole dello stesso a mio modesto avviso) viene giustamente messa da parte in quanto praticamente infilmabile. Largo allora a una soluzione disneyana stile "l'unione fa la forza" di una pochezza narrativa francamente disarmante.
E largo anche a un finale pacificato che non rende giustizia a quello ben più potente e meno riconciliante del romanzo, in cui il legame simbolico/simbiotico tra la città di Derry e la creatura che ne abita i più oscuri recessi è esplicitato dal fatto che la distruzione del mostro comporta la distruzione della città.
Non mi ha fatto impazzire nemmeno l'abuso di effetti digitali, anche se restano un paio di sequenze visivamente azzeccate.
Cosa si salva allora? Praticamente solo il ritmo, e sotto questo aspetto la pellicola funziona e non annoia. I 169 minuti del film volano, va riconosciuto.
In pratica ci troviamo di fronte agli Avengers del cinema horror: un'opera fondata sui continui ammiccamenti al pubblico che va coccolato e compiaciuto con un chirurgico e calcolato assemblaggio di tutti gli elementi necessari a intrattenerlo senza scuotere neanche per un istante le sue certezze in merito a ciò che lo aspetta.
Rendere sullo schermo il respiro (se non la lettera) del romanzo di King comporterebbe una dose di coraggio e follia decisamente maggiore. Ci vorrebbe qualcuno pronto a girare qualcosa di simile ai Cancelli del cielo però in chiave horror praticamente
Sospetto che i tempi non siano maturi.
"Give me all your money just to cover you
Cover you in honey"
(Don't be afraid
There's no marmalade)
#3
Inviato 09 settembre 2019 - 15:48
I 169 minuti del film volano, va riconosciuto.
No dai. E' una mezza verità fino al fallimento del rito, poi diventa francamente insostenibile.
#4
Inviato 09 settembre 2019 - 15:51
Rendere sullo schermo il respiro (se non la lettera) del romanzo di King comporterebbe una dose di coraggio e follia decisamente maggiore. Ci vorrebbe qualcuno pronto a girare qualcosa di simile ai Cancelli del cielo però in chiave horror praticamente
Sospetto che i tempi non siano maturi.
Più C'era una volta in America direi....
#5
Inviato 09 settembre 2019 - 16:08
se le quasi 3 ore fossero servite a costruire personaggi, trame e sottotrame, ecc, sarei venuto qui a scrivere altro. ma mi è sembrato più un accumulo ipertrofico di situazioni
#6
Inviato 09 settembre 2019 - 16:20
Ah be' sì, sono 169 minuti che non costruiscono niente, su questo sono d'accordo. Però diciamo che succedono cose e muore gente; io non ho guardato l'orologio. Non che il film mi sia piaciuto eh.
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There's no marmalade)
#7
Inviato 09 settembre 2019 - 17:59
eri sempre in aereo?
#8
Inviato 10 settembre 2019 - 13:22
eri sempre in aereo?
No, qui foxina mi stava facendo espiare l'Almodovar che le avevo imposto. Però CONFESSO che ero piuttosto curioso di vederlo.
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#9
Inviato 17 settembre 2019 - 21:05
ebbene si, tutti i limiti di questa operazione (“spezzare” il romanzo in due film dalle storylines lineari) vengono alla luce. perché tutti quelli che hanno letto il libro sanno che la forza affabulatoria del romanzo sta tutta nella narrazione alternata tra due piani temporali della stessa vicenda: il confronto con IT. nell’ottica del film, ad esempio, perde totalmente di senso il fatto che i protagonisti da adulti abbiano dimenticato cosa sia successo 27 anni prima e debbano ricostruire a piccoli passi il loro passato… perché noi spettatori siamo invece pienamente consapevoli avendo visto la parte 1 che dettagliava la vicenda ambientata nel 1989. e così muschietti prova ad incastrare passato e presente con inventivi flashback, ma sa tutto di deja-vù… e infatti taglia corto quasi subito e si concentra sul suo fetish preferito: i jumpscares. una miriade, telefonatissimi, pleonastici, che possono spaventare solo un bambino di 13 anni che VUOLE farsi spaventare
(...)
il film è fatto per spaventare, ma non troppo; per shockare, ma non troppo. gli do atto di essere un film mainstream in cui abbondano cadaveri di bambini divorati e fatti a pezzi, ma ad ogni orrore o spavento deve seguire una carezza. anzi, una battuta. anche se faccio davvero fatica ad identificare come “umorismo” quelle che sono soltanto strizzatine d’occhio al pubblico, come va di moda oggi nei blockbusters più à la page. non si può più prendere sul serio niente, un postmoderno che si morde la coda. ormai il pubblico ama essere coccolato, i film devono essere interattivi, i personaggi fanno gli stessi commenti che una volta facevi con l’amico seduto a fianco per ridicolizzare quello che stavi vedendo
i problemi principali del Capitolo 2 di "It" sono questi: non è un caso che vi sia pure il cameo di King costruito, per modalità e ironia, a quelli di Stan Lee nei film Marvel. ormai non se ne esce.
aggiungo: una volta che costruisci una sequenza in cui il nostro personaggio (ad es. Beverly) cerca il suo feticcio e, quindi, torna a casa (momento nostalgia) per poi ritrovarvi l'orrore dell'infanzia che ancora la perseguita (con risultati in CGI grotteschi) non puoi portare avanti lo stesso schema per un'ora intera. puoi prendere alla sprovvista il pubblico la prima volta, dopodiché annoi. inoltre: decidi adattare un romanzo lunghissimo in due film, per dare vita a un primo pannello coming of age e una seconda parte più adulta? benissimo, l'operazione può avere senso. rischia di averne meno se combini un mezzo disastro col casting (laddove avevi azzeccato tutti i ruoli nel cap.1) e se per portare avanti la tua storia, in un film che sfiora le tre ore, devi continuamente utilizzare come stampelle emotive flashback coi protagonisti ragazzini: a quel punto tanto valeva realizzare un solo film di 3 ore e mezza, tanto visto il culto che ha il romanzo e Stephen King la gente sarebbe andato a vederlo lo stesso.
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