
la recensione di OC: http://www.ondacinem...pitolo-due.html
dove eravamo rimasti… ? tranquilli che se non vi ricordate cosa succedeva nel capitolo 1, come finiva, chi moriva, chi viveva, chi si innamorava, il buon andy muschietti farà di tutto per farvi sentire a vostro agio il più possibile, in pratica rifacendo il primo film soltanto con i personaggi ora adulti
ebbene si, tutti i limiti di questa operazione (“spezzare” il romanzo in due film dalle storylines lineari) vengono alla luce. perché tutti quelli che hanno letto il libro sanno che la forza affabulatoria del romanzo sta tutta nella narrazione alternata tra due piani temporali della stessa vicenda: il confronto con IT. nell’ottica del film, ad esempio, perde totalmente di senso il fatto che i protagonisti da adulti abbiano dimenticato cosa sia successo 27 anni prima e debbano ricostruire a piccoli passi il loro passato… perché noi spettatori siamo invece pienamente consapevoli avendo visto la parte 1 che dettagliava la vicenda ambientata nel 1989. e così muschietti prova ad incastrare passato e presente con inventivi flashback, ma sa tutto di deja-vù… e infatti taglia corto quasi subito e si concentra sul suo fetish preferito: i jumpscares. una miriade, telefonatissimi, pleonastici, che possono spaventare solo un bambino di 13 anni che VUOLE farsi spaventare
le influenze sono le stesse del primo film: il cinema fantastico dei vari spielberg, lucas, landis, dante; il j-horror; la dark-fantasy deltoro-iana. ammetto che da questo secondo capitolo mi aspettavo uno scarto di tono notevole, entrando in scena le figure adulte. e invece no: anche qui è lo stesso identico film infantile con attori adulti al posto dei bambini. del resto la formula aveva funzionato alla meraviglia macinando milioni. ma tutto il ritratto amaro ed in chiaroscuro dei losers adulti fatto da king, viene nel film ridimensionato, se non proprio rapidamente archiviato all’inizio come mero intralcio
il film è fatto per spaventare, ma non troppo; per shockare, ma non troppo. gli do atto di essere un film mainstream in cui abbondano cadaveri di bambini divorati e fatti a pezzi, ma ad ogni orrore o spavento deve seguire una carezza. anzi, una battuta. anche se faccio davvero fatica ad identificare come “umorismo” quelle che sono soltanto strizzatine d’occhio al pubblico, come va di moda oggi nei blockbusters più à la page. non si può più prendere sul serio niente, un postmoderno che si morde la coda. ormai il pubblico ama essere coccolato, i film devono essere interattivi, i personaggi fanno gli stessi commenti che una volta facevi con l’amico seduto a fianco per ridicolizzare quello che stavi vedendo
quasi 3 ore di film che mi hanno fatto persino rivalutare il primo capitolo, di cui non fui vero fan entusiasta. muschietti si impegna davvero tanto per partorire incubi e abomini da surrealista pop, ma non c’è mai sensazione di pericolo, non riesce a generare paura. pennywise sbava, urla, corre, si trasforma in mostri di ogni tipo, ma già dopo il primo assalto andato a vuoto, chiunque può capire che nessuno dei protagonisti verrà neanche graffiato dal mostro prima della resa dei conti finale. e tutto diventa quindi meccanico, ripetitivo, sfiancante. effetti speciali ottimi, qualche azzeccata invenzione visiva (personalmente ho apprezzato la “forma finale” di IT, ben lontani dal camp involontario della miniserie televisiva), simpatico cameo di king (e anche tutta la presa per il culo dei finali deludenti dei libri di bill… ma purtroppo quello di IT resta un finale “meh” per una delle storie horror su carta più belle di sempre)… ma il film non c’è. peccato