Perri non lo avevo ancora ascoltato, ma era tra gli appuntati. Peraltro mi complimento con la scelta di Not che forse è strategica. Io ho postato Shuta perchè da Not mi aspettavo qualcosa di molto oscuro e caotico, e volevo rispondere con una cosa di orientamento del tutto contrario. Con Perri lo iato è decisamente minore, anche lui ha suoni pastello ma un mood meno scoperto e pulicrino di Shuta, però più indolente e allineato con un tipo di poetica che storicamente gli ascoltatori indie occidentali riconoscono come propria. Perri è sicuramente bravo ma questo pezzo rinnova le mie perplessità sulla sua scrittura, che secondo me è eternamente incapace di chiudere il cerchio della composizione, mantenendosi su un sound equilibratissimo, una certa classe interpretativa e un indubbio buon gusto. Penso che Shuta abbia una purezza singolare, perchè appare naif nelle emozioni pulite e solari che propina, eppure qui sotto c'è un'orchestra con finezze timbrico-armoniche non esattamente comuni e anche la costruzione è sinfonica ma senza farlo pesare.
Haru Nemuri - Harutosyura (JAP)
La pesantezza è proprio l'ultima cosa che cerco nei giapponesi, ma qui appena attacca lei a cantare il pezzo diventa improvvisamente abbastanza interessante, magari meno pazzo dei Bokutachi no Iru Tokoro e con un songwriting meno efficace dei Glim Spanky. Comunque ci siamo abbastanza nel complesso
Vicktor Taiwò - Shovel Moonlight (NIG)
Qui è bello il piano, la voce fa un po' troppo i conti sull'immaginario pre-sintonizzato dell'ascoltatore ma è comunque bella la lontananza della registrazione. Vuvu la gioca sulla piacevolezza e alla fine la vince perchè, pur rilevando un eccesso di sghiribizzi vocali, produttivamente qui c'è della classe e qua e là anche il travaglio emotivo sembra quasi credibile.