Credo mi tocchi aprire il topic, visti i recenti sviluppi negli status (tutti di Elle! prendetevela con lui). Ci provo così: già mi vedo preso in giro da häxan con qualche font ridicolo in rosa. Se mi dice bene.
1. Oggidì sono di moda i livelli di ironia, nascondendosi malamente sotto i quali è possibile comunicare innocuamente messaggi reazionari, d'odio e di disprezzo. Qualche tempo fa, in quel tempo liscio e indistinguibile della rete, ridevo divertito per una pagina Facebook alla quale avevo assegnato quella forma minimale, drasticamente ridotta e, perciò, commerciabile di apprezzamento che è il like. Oggi controllo la stessa pagina e trovo scritto questo.
2. C'è un'antica parabola, non ricordo se ebraica o musulmana - controllerò - nella quale un condannato a morte evade dal carcere, allertando l'intera città. Dopo essersi recato alle mura, le guardie gli domandano chi sia. Al che il criminale, già vestito di stracci, risponde, dissimulando un'assente ubriachezza, di essere il pericoloso uomo che stanno cercando. I guardiani ridono divertiti e gli lasciano attraversare il confine.
3. Si dissimula ironicamente la propria voce quando si vuole esprimere un messaggio connotato come un cliché, ormai scaduto tra i peggiori luoghi comuni. Non si può dire "ti amo disperatamente" a una donna molto colta. Ma si può ottenere lo stesso una dichiarazione d'amore dicendole "come direbbe Liala, ti amo disperatamente". (Esempio trito e ritrito tratto dalle Postille a Il nome della rosa.)
4. Un messaggio ironico è un messaggio per il quale il codice, o il sistema culturale di riferimento, non è trasparente. L'ironia è allora una chiave di decodifica, uno strumento che si usa quando un messaggio crea un attrito con le aspettative; l'ironia è allora il movimento che lo riporta alla normalità.
5. Jobless millions whysked away, at least we have more room to play.
6. Essendo l'ironia un processo, questo può concludersi felicemente e andare in porto con successo, ma può anche condurre a una decodifica aberrante. Tuttavia, precisamente, quis iudicabit? (Questa domanda, che fonda il monopolio interpretativo, ossia il fondamento trascendente di ogni potere, sembra elusa da una qualche intima caratteristica anarchica dell'ironia.)
7. Non puoi essere serio! Stai scherzando, vero?!
8. L'ironia è, di fronte al messaggio, quello che è in logica la negazione di un'immagine dei fatti: il distanziamento è binario, ma si può intorbidire e oscurare il messaggio a diversi livelli di complessità. L'ironia è un fatto linguistico, un artificio retorico. Il linguaggio traveste i pensieri. E precisamente così che dalla forma esteriore dell'abito non si può concludere alla forma del pensiero rivestito; perché la forma esteriore dell'abito è formata per ben altri scopi che quello di far riconoscere la forma del mondo (Tractatus, 4.002). La negazione (il segno – ) appartiene al senso; così viene a collocarsi fuori dal mondo. Allo stesso modo possiamo considerare l'ironia un fatto di linguaggio.
9. Cambiando libro, l'ironia determina un certo gioco linguistico? Qui la parola "gioco linguistico" è destinata a mettere in evidenza il fatto che il parlare un linguaggio fa parte di un'attività, o di una forma di vita. (PU, §23)
10. Sembra che in Platone l'idea aristocratica delle differenze gerarchiche inevitabili tra gli uomini (forme di vita?), comporti la necessità di parlare a ognuno di loro in maniera differente (giochi linguistici?). Irony is essentially related to the fact that there is a natural order of rank among men (Leo Strauss). L'ironia ha in sé la necessità di più layers.
11. Si può sottovalutare l'ironia di qualcuno. Non credevo scherzassi fino a quel punto.
12. Rispondere a una determinata ironia rende parte di una comunità; comunità di intenti, di orizzonti e di prospettive. Rende partecipi di una forma di vita. Essa si situa tra le pieghe del codice e quindi è la sua natura selezionare i destinatari. Tornando all'inizio, le agglomerazioni di followers dietro i memers sono già da sempre politiche.