Ivo Perelman
The Art of Perelman-Shipp Vol. 1 Titan
The Art of Perelman-Shipp Vol. 2 Tarvos
The Art of Perelman-Shipp Vol. 3 Pandora
The Art of Perelman-Shipp Vol. 4 Hyperion
The Art of Perelman-Shipp Vol. 5 Rhea
The Art of Perelman-Shipp Vol. 6 Saturn
The Art of Perelman-Shipp Vol. 7 Dione
Ivo Perelman / Matthew Shipp - Live in Brussels; 2-cd Set
Ivo Perelman / Matthew Shipp / Jeff Cosgrove - Live in Baltimore
Ivo Perelman / Matthew Shipp / William Parker / Bobby Kapp -Heptagon
Ivo Perelman / Matthew Shipp / Joe Hertenstein - Scalene
Ivo Perelman / Matthew Shipp / Nate Wooley - Philosopher's Stone
Ivo Perelman / Nate Wooley / Brandon Lopez / Gerald Cleaver - Octagon
Leo Records
Più che un disco il mio “best” dell’anno riguarda un musicista e la sua recente produzione: Ivo Perelman.
Il sassofonista brasiliano è sempre stato particolarmente prolifico (circa 80 pubblicazioni all’attivo) ma nel 2017 ha superato se stesso: ben 13 album (di cui uno doppio). Senza contare che negli ultimi mesi dello scorso anno aveva pubblicato i sei volumi di The Art of Improv Trio. Non a torto Mark Corroto in un articolo su AAJ ha titolato: Perelman makes rain….
Almeno in questo caso devo smentire il detto “quality not quantity”. Secondo me questi 13 album sono più o meno tutti di spessore e almeno tre o quattro raggiungono livelli di eccellenza.
I sette volumi di Art of Perelman- Shipp, pubblicati per l’etichetta di Leo Feigin a metà anno, racchiudono una serie di registrazioni avvenute nell’arco di circa due mesi. I titoli prendono spunto da Saturno e i suoi satelliti.
Il duo Perelman -Shipp, tranne che nel sesto volume Saturn, diventa un trio o un quartetto alternandosi con musicisti del calibro di William Parker, Bobby Kapp, Whit Dickey, Andrew Cyrille, Michael Bisio.
Trattasi di improvvisazione totale, le sessioni di registrazione sono state realizzate senza idee predeterminate, spartiti o idee preconcette. Considerando anche le affinità tra i diversi strumentisti l’empatia sonora è ai massimi livelli.
I migliori del lotto secondo me sono il volume 4 (Hyperion con Michael Bisio al contrabasso) e il volume 7 (Dione con il grande Andrew Cyrille).
Tutti gli album riportano in copertina opere pittoriche dello stesso Ivo Perelman in cui su sfondo nero si stagliano colature di vernice dorata che ricordano ideogrammi orientali.
La serie andrebbe considerata, secondo me, come un corpus unico e ancora non mi spiego la scelta della Leo Records di pubblicarli separatamente e non di realizzare un box. Anche perché sono usciti tutti in simultanea.
Tra le migliori cose realizzate dal sassofonista di San Paolo nella sua sterminata discografia.
Il secondo lotto di sei cd è uscito qualche mese fa e comprende live e registrazioni in studio.
Particolarmente interessante il doppio Live in Brussels registrato a L’Archiduc nella primavera del 2017 con un pubblico ristretto di appena 75 spettatori. Un live che costituisce l’essenza della concezione musicale di Ivo Perelman e Matthew Shipp. L’intesa tra i due raggiunge livelli impressionanti tra scariche di adrenalina e momenti apparentemente più soft. Una performance fantastica.
In Philosopher Stone i fiati diventano due con l’aggiunta della tromba di Nate Wooley e l’interplay si rivela finissimo tra momenti di tensione statica e improvvise fughe. Bellissimo disco.
Avevo scoperto Matthew Shipp con il leggendario quartetto di David S. Ware. E’ un pianista compositore di grande eleganza e virtuosismo, dallo stile eclettico, complesso, di ispirazione tayloriana. Musicista dalla mentalità estremamente aperta che nella sua vasta carriera non ha disdegnato sconfinamenti nell’elettronica e hip hop sperimentale (tipo la collaborazione con gli Anti Pop Consortium). Sufficiente dare uno sguardo al catalogo della sua etichetta Thirsty Ear e alla collana Blue Series per avere un’idea.
Su Perelman poco da aggiungere. Si tratta di un artista di immaginazione e produttività inesauribile e sax tenore spettacolare. La sua grandezza è accresciuta anche dal fatto di saper allestire formazioni con musicisti di alto livello e dalla mentalità simile.
Mi ha colpito molto anche il suo interesse per l’opera letteraria della scrittrice sua connazionale Clarice Lispector, l’autrice di Acqua Viva, dalla quale ha tratto ispirazione per alcuni dischi (uno su tutti The Clairvoyant).