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La Ruota Delle Meraviglie (Allen, 2017)


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6 replies to this topic

#1 William Blake

    Titolista ufficiale

  • Redattore OndaCinema
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Inviato 17 dicembre 2017 - 09:46

Allen firma un altro drammatico ritratto al femminile, interpretato con intensità da Kate Winslet. La luminosa fotografia di Storaro accende sullo schermo le emozioni dei personaggi, ridando vita al cinema alleniano

laruotadellemeraviglie-loca.jpg

 

http://www.ondacinem...meraviglie.html


  • 1
Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#2 Feynman

    Homeless

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Inviato 18 dicembre 2017 - 05:46

Qualcuno ha qualche feedback?


  • 0
Without examples, without models, I began to believe voices in my head – that I was a freak, that I am broken, that there is something wrong with me, that I will never be lovable… Years later I find the courage to admit that I am transgender and this doesn’t mean that I am unlovable… So that this world that we imagine in this room might be used to gain access to other rooms, to other worlds previously unimaginable.”

#3 ravel

    mon cœur est rouge

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Inviato 18 dicembre 2017 - 15:19

Qualcuno ha qualche feedback?

 

Io l'ho visto qualche sera fa...

 

Sembra un po' una pièce teatrale, e i riferimenti sembrano in effetti Miller o O'Neill (e anche Cechov, naturalmente).
 

Stabilito che la visione della vita di Allen è sempre la stessa e si potrebbe riassumere con un paio di citazioni shakespeariane ("la vita è un’ombra che cammina, un povero attore che si agita e pavoneggia la sua ora sul palco e di cui poi non si sa più nulla. È un racconto narrato da un idiota, pieno di rumore e furore, che non significa niente" e "noi siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni e la nostra breve vita è circondata dal sonno"), certe volte Woody ce la presenta con uno smagato sorriso che lascia spazio all'ironia e a un rassegnato divertimento, in un modo cioè che ci invita a non prendere la faccenda troppo sul serio.
Altre volte invece ce la presenta allo stato puro, per così dire, senza nessuna voglia di ridere (e infatti non c'è una sola battuta, in questo film).

Ecco, La ruota delle meraviglie è di questa seconda specie.


 


  • 7

«Ciò che l'uomo può essere per l'uomo non si esaurisce in forme comprensibili».
(k. jaspers)

 

Moriremotuttista


#4 tiresia

    Sue Ellen

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Inviato 19 dicembre 2017 - 11:44

Aggiungo, Allen ha quasi un unico tema che percorre tutti i suoi film, ogni volta è come se ne approfondisse una scheggia, un elemento, come un Monet o il nostro Morandi.
La ruota delle meraviglie è una variazione sul tema di Blue Jasmine (stesse emicranie, stesse irritazioni, simile l'ambizione di essere di più di quel che si è) ma a livello basso della classe sociale e tutto, tutto, incentrato sui sentimenti. E' come se Allen volesse dire, non sono solo l'avidità, la posizione sociale, il potere economico e l'agiatezza che fanno dell'uomo quello che è, ma anche il presunto sentimento salvifico, l'amore, nell'uomo è spietatezza, è possesso, è vendetta.
Il suo sguardo cinico, pulito come un rasoio, si dispiega in un testo sì molto teatrale, per il componimento delle scene e certo per la tesi iniziale, il teatro che oscilla fra tragedia e romanticismo con una maiuscola interpretazione della Winslet, una Jasmine popolana che null'altro che l'arte ambisce e l'amore, con tutte le debolezze del caso così banali, così semplici, così diffuse.
Il film utilizza tutti gli archetipi di Un tram che si chiama desiderio rovesciandoli nell'amalgama Alleniana di svampite innocenti e fato ineluttabile.
Il dato in più è la paletta cromatica, i caldi colori di Storaro che fanno risplendere ogni scena, le luci che accarezzano i corpi, illuminano i capelli, si illividiscono ad ogni scatto dell'anima.
  • 6

#5 kristofferson

    Giù la testa, coglioni

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Inviato 24 gennaio 2018 - 09:40

Grande film per me. Mi stupisce anzi abbia così pochi feedback. Un capolavoro sia di scrittura nel tratteggio in punta di penna di questi quattro personaggi che poi vengono fatti deflagrare l’uno contro l’altro ma anche di regia con uno stile insolitamente asciutto ed essenziale e un’inedita ricercatezza formale con la fenomenale fotografia di Vittorio Storaro che dipinge stati d’animo ed emozioni. Attori in formissima, soprattutto James Belushi e la Winslet (scandaloso nemmeno una nomination). Finale radicale e davvero senza speranza, nel solco degli Allen per me migliori come Crimini e misfatti o Match Point. Andatelo a vedere perché non è escluso sia l’ultimo Allen che esce al cinema: http://www.awardstod...uscita-del.html


  • 2

#6 Giubbo

    Classic Rocker

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Inviato 25 gennaio 2018 - 09:34

era da tantissimo che non vedevo un film di Woody. credevo ormai fosse perso negli stereotipi della borghesia newyorkese.

 

invece mi è piaciuto tantissimo.


  • 0

#7 George Kaplan

    Giraghiere a tradimento

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Inviato 07 gennaio 2019 - 19:00

Avendolo rivisto recentemente in tv, ho potuto confermare l'impressione positiva al cinema: film bellissimo.

Se nella prima parte l'hanno vinta certi vezzi del nostro, il fuoco mi sembra diverso da quello degli ultimi lavori. Via l'upper class di Manhattan, via quei ritratti incerti di borghesucci che coprono col tintinnio dei flutes il vuoto dei loro discorsi, via quella satira in fondo bonaria, via il sorriso complice, via la battuta memorabile già pronta per wikiquote. Non più distolta dal forzato innesto delle consuete griffe, la scrittura di Allen procede con scioltezza e le scene, appena un po' faticose all'inizio, si concatenano con fluidità sempre maggiore sino a esplicitare la natura teatrale del soggetto nella bellissima ultima mezz'ora, quando gli echi di O' Neil e Tennessee Williams si fanno più limpidi.
Sarà che amo quel tipo di teatro barocco, quelle fantasie sempre pronte a mutarsi in opera lirica, ma il terzo atto mi ha lasciato incantato. La differenza è che Allen vola un po' più basso dei suoi numi tutelari. Harold Bloom diceva di Blanche DuBois che era una whitmaniana fallita - come il suo autore - ma il nostro Woody ha sempre preferito vivere nel suo appartamento piuttosto che nei cuori degli americani e infatti il tormento dei suoi personaggi non eccita affatto la vitalità del loro desiderio, ma li lascia inerti vittime di un male, che non è atavico, ma sociale: la perdita dell'ordine interiore, della moralità. Incapaci di reagire secondo buon senso, imboccano una strada per rabbia, paura o desiderio: è un istante, ma il fatto è compiuto e la tragedia ha preso il suo La.

Se questo abbassa un po' il tono del discorso, non intacca la qualità sopraffina di una scrittura che non trovavo così intensa e partecipe da molti anni a questa parte. Siamo dalle parti di "Blue Jasmine", ovviamente, ma c'è anche dell'altro. Riconosco i meriti di Storaro, che ha svecchiato una certa tendenza da tempo presente in Allen alla pigrizia dello sguardo, ma la bellezza de "La ruota delle meraviglie", o, diciamo, i suoi meriti, non credo vadano ricercati nella cangiante tavolozza del direttore della fotografia; piuttosto credo siano nella partecipazione della scrittura e soprattutto nella resa attoriale - grandiosa la Winslet, ma in generale tutti in parte e ben diretti.

Ci sta che il perenne ripetersi dei temi possa stancare, però capisco una simile obiezione più verso film come "Irrational Man" - rivisitazione un po' stanca dei modi alleniani - o "Café Society" - fin troppo pigro, quasi una prova del nuovo digitale - ma qui mi lascia perplesso, perché l'accordo tra scrittura e mdp è nuovo e ottimo e la tensione al (melo)dramma, liberata dal peso dei soliti meccanismi, amalgama con grande scioltezza le nevrosi alleniane con la nostalgia di un immaginario che è sempre meno memoria culturale e sempre più fantasia letteraria.
In "Midnight in Paris" il protagonista, pienamente alleniano, incontra Hemingway e Fitzgerald, che parlano e si comportano secondo i modi del comune immaginario che le loro opere hanno imposto; qui è Allen stesso che incontra non le ombre di Arthur Miller, Tennesse Williams e Eugene O' Neil, ma direttamente il loro mondo interiore, mescolandolo col suo in ottimo equilibrio.


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