Ovvero colui che sta divenendo il "mio" regista del decennio.
Sarebbe questo personaggio qui (classe '72)...

Mettiamola cosi', se Edgar Wright e' l'amicone simpaticone che ti porti dietro dai tempi dell'asilo a cui vuole bene anche la tua mamma, Wheatley e' l'amico stramboide e cannaiolo che non puoi manco presentare in famiglia.
E' inglese e fa film inglesissimi, ma in tutta evidenza nutre anche un sano odio per tutto un certo tipo di inglesita', che nei suoi film e' letteralmente incubatrice di un Orrore con la maiuscola. E a differenza dei soliti Loach e Leigh non fa sconti a nessuno. Il Male non sono la Tatcher, i conservatori e il capitalismo, il Male siamo noi. All togheter.
Se avesse girato lui Dunkirk il padre sulla barca avrebbe assassinato i suoi figli per la notorieta', i piloti si sarebbero abbattuti a vicenda e i soldati sulla spiaggia si sarebbero dati al cannibalismo.
Uno dei punti fondamentali del suo cinema e' che Wheatley e' un direttore di attori mostruoso. Non staro' quindi a citare nessuno, mettiamo in conto direttamente che in tutti i suoi film tuttti gli attori, da quelli piu' famosi ai piu' sconosciuti, recitano alla grandissima e al meglio della loro possibilita'.

2009 Down Terrace
Piccoli criminali della provincia inglese (che piu' piu' inglese di cosi' si muore) uccidono persone a caso. Chiacchiere, tre stanze, un corridoio, grigiore, problemi famigliari, chiacchiere, una pistola, un'accetta, chiacchiere, musica, ancora chiacchiere, morte. Ovvero la piu' spoglia e incolore banalita' del Male che in confronto i tre Pusher di Refn sono opere wagneriane. Violenza fulminea e antispettacolare, anche per ragioni di budget immagino. Tutto e' gia' a fuoco e affilato.

2011 Kill List
Piu' o meno ripete lo schema del film d'esordio: ti butta in mezzo alla quotidiana e alle banalita' assortite di gente apparentemente piu' normale del normale e poi ti da la scossa. Solo che qui dopo averti dato la prima poi ti fa l'elettroschock completo. Una delirante discesa nel cuore di tenebra della Crisi economica. Mescolando commedia sociale, noir glaciale, horror esoterico, thriller complottista, Wheatley mette un'ansia pazzesca e coglie aspetti e atmosfere da brividi sui nostri tempi.

2012 Sightseers
Il suo film ad oggi di maggior “successo”. Una coppia indie-folk di amanti killer, forse non troppo “born”, ma decisamente “natural”, si aggira per l'UK uccidendo gente a caso. L'orrore del non-viaggio turistico, la grottesca commedia del rapporto di coppia, maglioncini agghiaccianti, il tutto messo sotto a una lente di ingrandimento che brucia cio' che ingrandisce. Memorabile lo squallore piccolo borghese dei due psicopatici. Alta misantropia.

2013 A Field in England
Un pugno di attori, un prato, tanti funghi e relative fungose visioni. Teatro dell'assurdissimo all'aria aperta con cinque personaggi in cerca di un tesoro alchemico. Wheatley unisce i puntini di un discorso sotteso a tutti e tre i film precedenti: il Male Inglese come un male insito fin nelle piu' lontane radici della cultura nazionale. Un film rebus senza soluzione, che sembra un “Dead Man” in costumi shakespeariani con finale alla “2001” tra le frasche. Sydbarrettiano.

2015 High-Rise
Gli affidano un film ad alto budget e lui realizza un'opera invendibile e surreale, a partire dagli omaggi ad autori destituiti dalla memoria colletiva come Nicolas Roeg e Ken Russell. Traspone l'omonimo romanzo di Ballard del '75 come fosse un film dell'epoca, non limitandosi all'omaggio vintage, ma recuperando da quel cinema l'anarchia narrativa, gli scarti di senso, il disinteresse ad andare incontro allo spettatore. Il fascino malato di una distopia glam.

2016 Free Fire
Il suo film piu' "americano”, ma non il meno bello. Chi tra gli appassionati di cinema di sparatorie e viuulenza non ha mai sognato un film che e' un'unica, interminabile resa dei conti? Ecco, Wheatley ha abbastanza calma, dignita' e classe per riuscire a mettere in scena quel sogno divertendo e divertendosi. Perche' ha la giusta ironia. E perche' ha qualcosa da dire sul patetico spettacolo della giostra umana, facendo lievitare il tutto a metafora ghignate sul caos. Tra le tante influenze mi pare evidente quella di Peckinpah, di cui riprende e dilata la meccanica delle sparatorie di “Getaway”, e miracolsamente lo fa senza mai usare un rallenty: anche solo per questo come si fa a non adorare questo geniale panzone?