Stai cercando di fare ordine sulla tua vita, raccogliendo i diari delle medie e invece non succede niente, solo un freddo al midollo spinale e una controversia legale con barboni nobili.
sto riscoprendo la mia band preferita, i MASSAKER di Caspar Brotzmann.
Il figlio immane del più grande sassofonista rumoroso e brumoso di ogni epoca, non solo è il più grande chitarrista vivente (documenti: i filmati ad alta definizione) ma uno dei più grandi intellettuali alcolizzati di sempre.
prendere come esempio i primi dischi: da una parte un subconscio rettile che anticipa le scorribande metal dei GODFLESH, dall'altra soprattutto nella supremazia estetica armonica della rettilinea sezione ritmica riscopri l'aggiornamento non meccanico al free jazz dei settanta, e poi arriva il leader che trasforma la sei corde in un deliquio spaziale policromatico di spericolate retroazioni, stupri sulla terza quarta corda, plettri preparati e acidi da prendere a calci in faccia.
ci troviamo davanti alla suprema ambiguità: che cosa vi è dietro a questo rituale cosmico esoterico, questo suono freddamente arzigogolato e le selvagge copertine pittate dal padre, e perché questo MOSTRO che ha reinventato la chitarra elettrica nelle sue parche e mai sofisticate interviste dice di ispirarsi a un genio della pillola anticoncezionale come Varese? il caos apparentemente disorganizzato come prodromo alla vita? pneuma teutonico post euclideo nonostante tutto. socialdemocrazia post operaia agli inizi dei Novanta?
I MASSAKER omaggiano sicuramente certi monolocali in due quarti della boom musica di Swans e forse le pagine meno senili di EN ma... allo stesso tempo, anche senza saperlo rinculano alla grande la lezione del noise rock americano dei primi novanta, non grunge per intenderci, ma quello marcio e fradicio di psicofarmaci delle metropoli eversive.
IL GENIO
L'EVERSIONE
VARESE