Umberto Eco moltissimi anni fa scrisse un lungimirante articolo su questo pupazzo geniale e cerco di sintetizzare l'articolo con questa citazione papale papale: "...Topo Gigio insomma, nella sua difforme essenza manca la produttività del cogito per incanalarsi non da solo, nella longitudine autostradale della parvenza del senso".
Umberto Eco è stato sicuramente un ottimo saggista, un uomo di cultura che ha saputo nel corso dei decenni mineralizzare la sua operatività dibattendo di filosofia robotica e di film muti, ma anche di musica classica e contemporanea (giurando una esacerbata ostilità nei confronti della musica post dodecafonica ed elettronica).
Negli ultimi giorni sto ascoltando pacchi di canzoni italiane tra l'acustico e il visuale elaborato in bassa risoluzione: tutti questi giovani cantanti, finalmente liberatisi dalle mamme post capitaliste, dell'agorafobia senile della produzione localizzata, hanno ritrovato quella nodosa e dolcissima fanciullezza legnosa che è stata solamente di Topo Gigio. Se da un lato troviamo incredibili personaggi che cercano di rifarsi all'informatica transgender cercando di sparire lentamente e non progressivamente in strani balletti frattali, vi è questa accolita disciplinata che ha fatto piazza pulita: finito l'impegno, finita la merenda ipercalorica delle quattro del pomeriggio e via tutti assieme con chitarre acustiche e roland machine a provare e riprovare nuove canzoni popolari ma non di bassa grana cromatica.
Anche in Italia, dopo la prostituzione sacrificale di Manuel Agnelli alle platee italiane edoniste, abbiamo un nuovo modo di intendere la musica: una sub postcard ottantiana con simulacri hauntology che interagisce con il burattino simbolo massimo di non ateismo.
mi piacerebbe discutere con voi su questa battaglia etica tra il nulla facente Stato Ordinario della Massa Proletaria Borghese Alcolizzata e questa nuova giovane scena italiana che non usa il cannone, ma il mitra del senso morale per distruggere o meglio amputare il cervello dei primi.