Mi riferisco a a "La Fontana Della Vergine"(tit orig. Jungfrukallan) di Ingmar Bergman , che in effetti è ambientato in Svezia in epoca cristiana (siamo attorno al 1300 circa), ma in cui l'ombra del paganesimo è sempre incombente, condiziona fortemente e senza sosta lo svolgimento delle vicende e continua a vivere nella cultura popolare(il film inizia con l'invocazione della tenebrosa Inger ad Odino ), al di sotto della religione cristiana "dei ricchi", incapace(come del resto in ogni film di Bergman, uno dei più spietati profeti della morte di Dio nel cinema. che non esita a servirsi di un mito di settecento anni fa per esprimere contenuti modernissimi) di dare una risposta al problematico vuoto esistenziale che affligge la gente. Lo stupro e la morte della "vergine" cristiana Karin per opera dei pastori(questa sezione della vicenda mi ha sempre ricordato non poco la leggenda su cui si basa il concept di Bergtatt) rappresenta il soccombere della morale cristiana dinnanzi alle forze della natura. La morte di Karin fa comprendere a suo padre, il nobile cristiano Tore, che la morale cristiana non può nulla contro la tragicità della vita: del resto se una teodicea(cioè un fondamento divino) della giustizia non è possibile, perchè giustizia nel mondo non c'è (se anche un dio trascendente fosse per assurdo concepibile, agirebbe in una totale alterità rispetto ai principi della nostra morale, ci vuole dire Bergman), allora è possibile votarsi ai culti originari, fidando in una teodicea della vendetta.
Per questo Tore, accecato dal dolore, riscopre l'istituto pagano della faida(contrapposto al perdono cristiano) e, dopo essersi votato ad Odino con un rito di purificazione, trucida i colpevoli. La semplice fiaba è insomma trasfigurata attraverso dialoghi e azioni plastiche degni della più grande tragedia greca. Come accade spesso in Bergman, la conclusione è solo apparentemente rasserenante, laddove invece è del tutto aporetica: il miracolo(pagano o cristiano, non fa differenza in questo contesto, e Bergman lo sa) che chiude e da il nome al film lascia aperte tutta una serie di prolematiche forse destinate a non avere mai risposta. L'unica alternativa chiara posta dal film sembra proprio quella tra una fede "per assurdo" cristiana in un'aldilà al quale è rimandata la giustizia che non si può avere sulla terra e la pienezza(anche se instabile) della vita pagana.
Se volete vedere rappresentate in un film le credenze e le tradizioni dei popoli scandinavi nel medioevo filtrate dall'occhi di un genio di oggi, questo film è perfetto, anche perchè fa riflettere e non poco; se invece volete vedere Odino con Huginn & Muninn a fianco che schianta una chiesa a pedate, dirigetevi altrove.
Lo consiglio vivamente a tutti, con un occhio particolare a coloro che hanno apprezzato il disco "Bergtatt".

Un caloroso hail a tutti,
Reine