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Don Bluth, Perché Non Ci Sono Solo Pixar E Giappone


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4 replies to this topic

#1 Incidente

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Inviato 11 agosto 2015 - 19:44

Non sono il più bravo a costruire un topic facendo accenni biografici e artistici su un autore, sia esso di cinema di musica o di quant'altro, quindi magari a tratteggiare velocemente questo grande animatore ci penserà qualcun'altro.

E niente, oggi ho rivisto The Secret Of Nihm, uno dei film della mia infanzia. Non ero ancora nato nell'82, ma avevo la cassetta e l'ho consumata, un film meraviglioso, cupo, crudele nella raffigurazione della condizione dei topolini, ma magico, luminoso nella risoluzione. Un film duro in una maniera che forse la Disney non si è mai potuta permettere.

Altrettando duro è l'altro topolino di Don Bluth, Fievel, che è addirittura una storia di immigrazione, che tratta di sogno americano, di quanto questo sia un'illusione.

Ma le perle nella carriera di Don Bluth si buttano, basti pensare ai dinosauri della valle incantata.

C'è sempre un viaggio nei suoi film, una fuga, la necessità di cambiare qualcosa, ma anche tanta riflessione su contesti socio-culturali, ovviamente elaborati con la leggerezza che si fa ai film di animazione, con una poetica per quanto mi riguarda irripetibile.

In ogni caso, oggi mi è venuto in mente questo grande autore, questo esule della Disney, e ho pensato che ne abbiamo parlato molto poco, se non per nulla, qui, dove invece si presta tantissima attenzione ad altri fatti di animazione, come le varie pixarate e l'animazione, per carità meritevolissima, giapponese. 

Non lo so, magari va anche a qualcun altro di fare un tuffo nell'infanzia. 

 

E che faccia che aveva:

 

bluthbrisbee.jpeg


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#2 Tom

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Inviato 11 agosto 2015 - 21:05

Proprio recentemente ho parlato di Bluth in un altro topic...
 

Sarà stato il 1983 o il 1984. Entro nel tendone dei "giochi elettronici" delle giostre. Territorio da cuggini e ragazzini più scafati che tipo fumano e c'hanno il fiftì. Da pippa quale ero, mi dirigo umilmente verso il mio solito umile Pac-Man (al baretto del campeggio sul Gargano avevo imparato un po' di schemi fissi per sfuggire ai fantasmi), ma in mezzo al tendone troneggia un nuovo gioco, attorno a cui stanno tutti accalcati. Era il famoso "Dragon's Liar": non un gioco qualsiasi, ma "un cartone animato che controlli tu!". Roba neanche da fantascienza, ma da fantasy pura.
 
75.jpg
 
Naturalmente come giochino era una merda, limitatissimo, ripetitivo e difficilissimo (almeno per me), una trappola ciuccia soldi, visto che invece di 200 lire ogni (breve) giocata costava 500. Però a rivedere il filmatino qui sopra un po' di brividi ci scappano, come rivedere le immagini di un sogno fatto trent'anni fa. (Notevole la principessina da salvare in mise da pornazzo.)
 
L'autore del gioco era Don Bluth lo stesso del leggendario e traumatico "Brisby e il segreto di NIMH".

 
E appunto Brisby e il segreto di NIMH è stato uno dei miei maggiori traumi d'infanzia in una sala cinematografica. Non è solo per scene come quella del gufo che schiacciava la felena, il topo che moriva con la faccia nel fango, i topini affogati, ma era tutta l'atmosfera del film ad essere angosciante. In un certo senso credo che la somiglianza ad un classico film Disney invece che addolcire la materia la rendesse ancora più malata e "sbagliata". Tipo che le stesse scene in un anime giapponese mi avrebbero fatto probabilmente meno impressione. Comunque uno dei migliori film d'animazione americani degli anni 80, e uno dei migliori film fantasy in generale.
 
Confesso che il resto della produzione di Bluth non mi pare all'altezza di quel folgorante esordio (e di Dragon's Liar). Sempre come minimo interessante, ma sempre con un che di insistita carineria che mi ha sempre indisposto. Ma immagino che per chi ha visto quei film da bambino possa essere molto diverso.
 
Anche il suo per ora (ma credo destinato a rimanere tale) ultimo film Titan A.E. del 2000 soffre dello stesso problema. Da una parte è uno dei più stimabili tentativi di riproporre al cinema una space opera alla Star Wars (più fedele allo spirito dei vecchi film dei prequel lucasiani), dall'altra Bluth annacqua il tutto con giovanilismi d'accatto e strizzatine d'occhio a costumi assolutamente passeggeri. Per altro mancando completamente il bersaglio, tanto vero che il film fu un flop clamoroso.

 

Ah, Bluth, quando era ancora alla Disney, è stato anche responsabile dei fiumi di lascrime versati da almeno un'intera generazione di bambini, che prima dell'ennesima riedizione natalizia de "Gli aristogatti" si beccava il devastante corto "L'asinello"...

 

the-small-one-disney-christmas-6.jpg

 

EDIT: cioè, ho notato che c'è su youtube, e visto che non lo rivedo da allora mi son messo lì a guardarlo... ma dopo cinque minuti ho tolto, che c'avevo già l'angoscia e una tristezza immane addosso. Giuro.


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#3 Jack DiSpade

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Inviato 11 agosto 2015 - 22:23

Forse è solo perché avevo la cassetta, ma io ho nel cuore  il meno noto "Charlie, anche i cani vanno in paradiso", commedia anagogica a 4 zampe tra i ghetti di New Orleans, con azione rocambolesca e tenuta morale sempre in dubbio. Apprendo adesso che ne hanno tratto 2 seguiti e addirittura una serie di cui non sapevo nulla, ma con questi Bluth non c'entra. è il primo film dove è accreditato come co-regista questo Gary Goldman che pare essere un collaboratore fisso.

 

Un altro grande animatore outsider era  Bakshi, che si è fermato quando ha subodorato l'imminente obsolescenza del suo mestiere; Bluth ha provato a sparare qualche altra cartuccia.


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#4 Incidente

    Feudo

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Inviato 12 agosto 2015 - 12:08

the-small-one-disney-christmas-6.jpg

 

Porca puttana Tom e che mi hai fatto vedere, non lo conoscevo. Conoscendo Bluth temevo per il povero asinello cose atroci per tutta la durata del corto, come una soppressione dopo il macello fatto col banditore. Effettivamente per trarlo in salvo ci voleva soltanto l'intervento divino. 


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#5 Reynard

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Inviato 12 agosto 2015 - 16:44

 

 
Confesso che il resto della produzione di Bluth non mi pare all'altezza di quel folgorante esordio (e di Dragon's Liar). Sempre come minimo interessante, ma sempre con un che di insistita carineria che mi ha sempre indisposto. Ma immagino che per chi ha visto quei film da bambino possa essere molto diverso.
 

 

"Fievel sbarca in America" (ottimo il titolo originale, An American Tail) da bambino l'ho adorato, e devo dire che anche oggi (al netto di questa 'carineria') penso sia davvero efficace nel trasporre sul piano favolistico le vicende degli emigrati ottocenteschi.

E poi l'attacco dei gatti-cosacchi è disturbante quanto le migliori scene del NIMH.


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La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.




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